Warner Bros. Games ha annunciato che Gizmo è ora disponibile in MultiVersus, il picchiaduro in stile platform free-to-play sviluppato da Player First Games. Sbarcata dal franchise dei Gremlins, l’adorabile creatura Mogwai che deve evitare di esporsi alla luce, di bagnarsi e di mangiare dopo mezzanotte entra a far parte della Stagione 1 di MultiVersus. È un personaggio della categoria “Guaritore”, con un assortimento di mosse unico che ne mette in risalto il fascino e le doti, tra cui l’abilità di attaccarsi ai compagni di squadra per assorbire parte dei danni subiti. Il trailer del gameplay appena svelato mostra gli attacchi e le mosse speciali di Gizmo, nonché i suoi proiettili a nota musicale, la mitica macchinina decappottabile rosa e il suo classico arco con frecce. Presenta inoltre la variante Gizmo combattente che è ora acquistabile nel gioco.
Il Pass Battaglia della Stagione 1 di MultiVersus è già disponibile e permette ai giocatori di ricevere delle ricompense in gioco. Per maggiori informazioni sulla Stagione 1, visita: MultiVersus.com/News/Season-1.
MultiVersus è il nuovo picchiaduro in stile platform free-to-play basato su incontri 2 vs. 2 a squadre e con un cast stellare di personaggi leggendari, tra cui Batman, Superman, Wonder Woman e Harley Quinn (DC); Shaggy e Velma (Scooby-Doo); Bugs Bunny e Tazil Diavolo della Tasmania (Looney Tunes); Arya Stark (Game of Thrones); Tom & Jerry (Tom & Jerry); Jake Il Cane e Finn L’umano (Adventure Time); ); Steven Universe e Garnet (Steven Universe), il Gigante di Ferro (Il gigante di ferro); LeBron James (Space Jam: New Legends); Morty Smith (Rick e Morty); Gizmo(Gremlins) e una straordinaria creatura originale conosciuta come Rendog. Al gioco verranno continuamente aggiunti altri eroi e personaggi: Rick Sanchez (Rick e Morty), Black Adam (DC), Stripe (Gremlins) e molti altri si uniranno al gruppo di MultiVersus nei prossimi mesi.
CORSAIR ha oggi annunciato l’imminente uscita, prevista per il 4 ottobre, della tastiera gaming meccanica CORSAIR K100 AIR Wireless, la tastiera CORSAIR più sottile e ad alte prestazioni di sempre. Dall’elegante telaio in alluminio spazzolato alle versatili modalità di connessione su più dispositivi, K100 AIR offre un’esperienza all’avanguardia e di prim’ordine, in linea con le esigenze dei gamer e degli appassionati più attenti alla produttività.
Grazie ad un telaio incredibilmente sottile con parti di soli 11 mm di spessore e ad un design essenziale e minimalista, K100 AIR si adatta perfettamente a qualsiasi sistema o workstation. Gli switch meccanici CHERRY MX iper-reattivi e dal profilo estremamente ridotto offrono un feedback tattile appagante ed affidabile, per soddisfare le esigenze degli utenti ed offrire al contempo uno spessore molto più ridotto rispetto agli switch full-size.
La tastiera K100 AIR offre tre modalità differenti di connessione supportandole fino a cinque dispositivi differenti: SLIPSTREAM WIRELESS ultraveloce, Bluetooth a bassa latenza su tre dispositivi host, oppure connessione USB cablata su PC e MAC con hyper-polling a 8.000 Hz, così da garantire per un’esperienza di gioco più reattiva che mai. La batteria a lunga durata della tastiera assicura fino a 50 ore di autonomia con la vivace retroilluminazione RGB attiva, oppure fino a 200 ore di autonomia senza retroilluminazione RGB, garantendo quindi oltre una settimana di carica.
Per ottimizzare il flusso di lavoro, K100 AIR è in grado di passare rapidamente da una connessione wireless all’altra su PC, laptop, tablet e molto altro ancora tramite la pressione di un singolo tasto, per consentirti sempre di eseguire complesse attività con la sicurezza della crittografia AES a 128 bit. Quattro tasti dedicati completamente programmabili consentono di eseguire complesse macro, azioni ed avviare applicazioni, mentre i tasti multimediali dedicati ed una rotella di regolazione del volume in alluminio permettono di avere comodamente tutto sotto controllo. Durante la connessione della tastiera K100 AIR ad altri dispositivi, gli 8MB di archiviazione integrata consentono di salvare fino a 50 differenti profili, per mantenere macro predefinite ed effetti di illuminazione sempre a portata di mano.
K100 AIR offre possibilità di personalizzazione illimitata ed esegue contemporaneamente in modalità wireless fino a 20 profili di complesse illuminazioni RGB grazie alla tecnologia hyper-processing CORSAIR AXON. Il potente software CORSAIR iCUE permette di sfruttare il controllo wireless dell’illuminazione RGB dinamica, le opzioni per la rimappatura dei tasti, la programmazione delle macro e la personalizzazione dell’intero sistema RGB CORSAIR attraverso un’unica interfaccia intuitiva.
Grazie allo splendido design, alle prestazioni di livello superiore ed alla connettività avanzata, la tastiera K100 AIR assicura un vantaggio competitivo ed un tocco di stile innegabile per portare il tuo lavoro e le tue sessioni di gioco ad un livello superiore.
Disponibilità, garanzia e prezzi di K100 AIR
La data di uscita della tastiera gaming meccanica CORSAIR K100 AIR Wireless è prevista per il 4 ottobre 2022. Per informazioni aggiornate su disponibilità e costi, consultare il sito Web CORSAIR o contattare i rappresentanti vendite o PR CORSAIR locali.
CORSAIR K100 AIR è coperta da una garanzia di due anni ed è supportata dall’assistenza clienti e dal supporto tecnico di CORSAIR disponibili in tutto il mondo.
Oggi 2K annuncia che NBA 2K23 è finalmente disponibile. NBA 2K23 offre un’esperienza di basket autentica e iper-reale, con innovazioni e animazioni di gioco inedite, l’ambito ritorno della modalità Jordan Challenge, una coinvolgente esperienza di community online e molto altro ancora.
“Come franchising, ci sforziamo di essere all’avanguardia nella cultura del basket e siamo entusiasti che i giocatori possano mettere le mani su NBA 2K23 per vedere il gioco prendere vita“, ha dichiarato Greg Thomas, presidente di Visual Concepts. “Con il ritorno delle sfide Jordan, NBA 2K23 chiede ai giocatori di rispondere alla chiamata e di vivere alcune delle più grandi performance della storia del basket. L’incredibile attenzione ai dettagli ha portato al nostro titolo più realistico e autentico di sempre, con integrazioni divertenti che piaceranno agli appassionati di basket di lunga data e ai nuovi giocatori.”
Inoltre, le Stagioni tornano in NBA 2K23 con nuove ricompense, musica e sfide per i giocatori che possono competere e vincere. Entra subito nella prima Stagione per vivere esperienze uniche in MyCAREER, MyTEAM e The W*. Le ricompense del livello 40 ti permettono di andare in giro con una Golf Cart per quattro persone su PS5 e Xbox Series X|S e con una Hoverbike su PS4, Xbox One, PC e Switch, mentre in MyTEAM ti aspettano nuove carte e modalità di gioco, una migliore accessibilità, una maggiore personalizzazione e infinite combinazioni di formazioni.
NBA 2K23 presenta diverse nuove aggiunte e miglioramenti, dove sia i giocatori alle prime armi che i veterani troveranno una varietà di esperienze in cui immergersi:
This is Game – I giocatori possono competere nei panni delle loro squadre e stelle preferite dell’NBA e della WNBA e sperimentare l’apice del gioco reale. Grazie alla presentazione visiva migliore della categoria, all’IA dei giocatori migliorata, ai roster aggiornati e alle squadre storiche, il gioco non è mai stato così reale e completo come in NBA 2K23. Sentite l’energia della folla, l’intensità della competizione e l’infinito divertimento di uno dei prodotti sportivi più coinvolgenti del momento.
Michael Jordan, il ritorno – Entrate in campo nell’esperienza più definitiva di Michael Jordan con la rinnovata Jordan Challenge. Rivivete 15 performance iconiche dell’illustre carriera di Jordan, con 10 delle sfide originali che ritornano da NBA 2K11 completamente ricostruite da zero, insieme a cinque momenti completamente nuovi. Fate un salto indietro nel tempo mentre giocate a queste iconiche esibizioni che includono presentazioni di gioco, arene e annunciatori dell’epoca, ascoltando i luminari dell’NBA che hanno vissuto in prima persona la leggenda che è nata.
Diventare il top della Lega – I giocatori possono realizzare i loro sogni nell’NBA e partire alla conquista della grandezza in un viaggio drammatico in MyCAREER. Creare relazioni, costruire New York, NY – 9 Settembre 2022 – Oggi 2K annuncia che NBA® 2K23 è finalmente disponibile. NBA 2K23 una reputazione e superare gli ostacoli che mettono alla prova anche i giocatori più promettenti. I giocatori possono diversificare il loro marchio fuori dal campo e fare del loro nome quello da ricordare sul parquet.
Unisciti alla “Hoops Community” – I giocatori possono sperimentare la città più coinvolgente mai vista su PS5 e Xbox Series X|S, oppure intraprendere un viaggio epico a bordo della G.O.A.T. Boat su PS4, Xbox One, Nintendo Switch e PC. Qualunque sia il viaggio con MyPLAYER, siate pronti a lavorare, guadagnare e correre sui campi da gioco. Mettete alla prova i vostri limiti nella struttura di allenamento Gatorade e visitate i negozi per acquistare l’attrezzatura più fresca delle più grandi marche prima di partecipare agli eventi di tutto l’anno.
Costruisci il tuo Dream Team – MyTEAM trasforma la fantasia in realtà: i giocatori raccolgono e guadagnano carte per comporre starting 5 fuori dal comune con leggende e All-Star di ogni epoca. Scoprite sfide coinvolgenti, tornei competitivi e ricompense entusiasmanti, oltre a nuovi aggiornamenti stagione dopo stagione.
Punta al Top – Scegliete i colpi per costruire una dinastia o decidere la traiettoria della lega nell’esperienza di simulazione manageriale più coinvolgente di MyNBA su PS5 e Xbox Series X|S. Scegliete di iniziare il vostro viaggio durante le diverse epoche e sperimentate un controllo senza precedenti. Immergetevi in una stagione o prevedete una crescita a lungo termine con un’esperienza pluriennale disponibile online o offline.Disponibile solo sulla nuova generazione di NBA 2K23, richiede hardware PlayStation 5 o Xbox Series X|S per essere giocato.
Con una lacrima sul viso ripartiamo da dove tutto è iniziato con The Last of Us Parte I, il titolo di questa nostra recensione per console PS5. Ancora una esclusiva, anche se già sappiamo che in un futuro prossimo – e non remoto – arriverà su PC seguendo le ultime tendenze di mamma SONY. È un ritorno al passato, quello che Naughty Dog ci chiede di fare. Sappiamo già benissimo dove la storia ci porterà. Lo abbiamo visto 2013, rivisto nel 2014 e rivissuto in parte nel 2020. Eppure eccoci di nuovo qui, al pari di tutte queste “prime volte”.
La magia si chiama PS5, questa meravigliosa macchina in grado di accendere tutte le nostre emozioni. In mano al giusto sviluppatore riesce a fare miracoli, al punto da farci dimenticare tutto il nostro background rispetto un determinato titolo. Ed ecco spiegato il significato delle parole di Jim Ryan e Marc Cerny quando ci preparavano a quello che sarebbe stato. Non sapevano che di li a poco il mondo sarebbe cambiato in un modo che forse riuscì a profetizzare meglio Naughty Dog nel 2013.
Ironia della sorte, The Last of Us Parte I racconta le vicende di un mondo post pandemico, dove un fungo è riuscito a dividere in due la popolazione vivente. Gli infetti perdono tutti i loro connotati umani, andando a caccia di ogni cosa che si muova e respiri. Gli esseri umani si sono rifugiati in strutture protette, a razioni ridotte e pochi margini di vita sociale. La resistenza è in mano alle Luci, un gruppo paramilitare di dissidenti che vogliono instaurare un proprio regime, utilizzando metodi poco ortodossi.
Se è la prima volta che giocate a questo titolo, la nostra invidia ci precede. Se, invece, siete dei “veterani” come noi allora l’occasione è perfetta per dimenticarsi tutto e ricominciare da capo, magari con un full immersion delle due parti. Sicuramente lo farete (noi ne siamo consapevoli, ndr). Per il resto vi lasciamo alla nostra recensione di The Last of Us Parte I, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
Prime impressioni: per la terza volta, una prima volta
Siamo di nuovo in compagnia di Joel e Ellie, felicissimi di rivedere il primo dei due, pur sapendo già che la sorte ha deciso qualcosa di diverso per lui. La prima volta fu su PS3, e parliamo del lontano 14 giugno del 2013, un giorno che lo scrivente ricorda bene perché fu il suo regalo di compleanno. Quella generazione di console di apprestava a concludere la sua epoca, con la PS4 che veniva presentata alla stampa nel dicembre di quello stesso anno. Naughty Dog era riuscita a celebrare il giusto requiem per quella che è stata una delle console più importanti della storia di Playstation.
A distanza di poco meno di un anno dalla sua uscita arrivava la versione Remastered di The Last of Us, che puntava tutto su una rinnovata veste grafica, forte della potenza della nuova PS4. Ed eccoci di nuovo qua, dopo quasi 10 anni da quel famoso 14 giugno, a parlare ancora del primo incontro tra Joel ed Ellie. E volete sapere una cosa: è come se fosse una nuova prima volta. Siamo arrugginiti dal punto di vista narrativo, anche se abbiamo bene a mente tutti i momenti chiave della storia. Ma poco importa, appena inizia il prologo diventa tutto nuovo per noi. Come è possibile questa cosa?
Si chiama fattore immersione, ed è il miracolo che SONY promise all’alba della presentazione di PS5 alla stampa internazionale. DualSense, feedback aptico, Audio 3D, erano solo delle sigle che riecheggiavano come delle promesse da mantenere. E diamine se sono state mantenute. The Last of Us Parte I ne è la prova schiacciante. Quando ti accorgi che sta arrivando qualcosa alle tue spalle grazie alle feedback aptico (al pari dei sensi di ragno di Spider-Man), posi il controller e parte l’applauso. E così è stato.
Tralasciando tutta la parte grafica, che, a conti fatti, è anche meglio di The Last of Us Parte II, il resto è pura e semplice magia. Quella magia che, a distanza di quasi 10 anni, è in grado di farti resettare il cervello e pensare che sia come una “vera” prima volta. Però, pensandoci bene, se si riescono a provare delle emozioni inedite, vere ed autentiche, non è una mera illusione. Non è colpa dell’hype, e del fatto che siamo dei “Sonari” incalliti. È colpa del cuore, l’unico a cui è quasi impossibile mentire.
Contesto di gioco: tra lacrime e sorrisi
Tra lacrime e sorrisi andiamo a rivivere il primo capitolo di The Last of Us, già sapendo perfettamente come andrà a finire. Un’autostrada di emozioni, a cavallo tra più stagioni e dopo 20 anni da quel tragico incidente che ha cambiato per sempre la vita e il cuore del gigante Joel. Il contesto pandemico, ideato quasi 10 anni fa da Naughty Dog, non è più una cosa lontana da noi. Sentire l’esercito, che, dopo aver scansionato un civile, proferisce con rabbia la parola “POSITIVO”, è un qualcosa che non ci scandalizza più come prima.
Fortunatamente l’epilogo della nostra era non è stato lo stesso di quello di Joel, e il mondo, per quanto in una situazione di instabilità senza precedenti, ci dà ancora quelle certezze che in The Last of Us sembra un lontano ricordo. Le avventure di questo primo capitolo si svolgono nel 2033, in quel che rimane di Boston. Joel e Tess, due inseparabili contrabbandieri, sono pronti per regolare i conti con Robert, loro ex socio in affari. Quest’ultimo, dopo avergli tirato un tiro mancino, diventa il loro bersaglio prioritario ma il destino aveva qualcos’altro in serbo per loro.
Il primo incontro tra Joel ed Ellie ci ha fatto venire in mente i flashback giocabili di The Last of Us Parte II. Il design dei personaggi è praticamente identico rispetto a quelle sessioni amarcord. Il ricordo di Sarah è quella ferita che non si è mai rimarginata, e la vicinanza di Ellie diventa, piano piano come un lento scorrere del fiume, vitale per il burbero Joel. Ed è tosta, a livello emotivo, ri-vivere una bellissima storia come questa sapendo già come andrà a finire.
Non vogliamo andare contro i nostri ideali e non proseguiamo oltre nel racconto della trama di The Last of Us Parte I. Odiamo gli spoiler, anche se la voglia di raccontarvi qualcosina di più è terrificante.
Gameplay: quando si parla di immersione
The Last of Us Parte I si presenta come un’avventura in terza persona in uno pseudo contesto open world. In realtà è una mera illusione, visto che è il level è suddiviso in “stanze” interconnesse tra loro da un momento esplorativo. Era il 2013 e si ragionava ancora per “momenti”, aspetto che veniva limato in The Last of Us Parte II, dove tutto sembra un grande racconto.
Nonostante si tratti di una rebuild,alcune lacune nei movimenti sono rimaste come tali. Joel appare ancora fuori forma se paragonato ad Ellie, aspetto che viene fuori quando si gioca in modalità difficile ed oltre. L’intelligenza artificiale, che definire splendida è riduttivo, evidenzia tutto questo. In tal senso si poteva fare molto meglio. Resta il fatto che ogni momento, dall’esplorativo al combattimento, è permeato dalla costante presenza del feedback aptico.
Il primo assaggio della presenza di questa fenomenale feature lo abbiamo subito nei momenti iniziali, quando proviamo ad uscire dalla zona di quarantena, in prossimità del tornello dell’esercito. Di fianco a Joel si avvicina un camion. Ebbene in quel preciso momento il controller vibra dal lato in cui arriva il mezzo, con un’intensità e una costanza in linea con la vicinanza del camion al personaggio. Subito dopo arriva un’esplosione che ci fa quasi perdere di mano il controller per lo spavento.
Anche il gameplay viene, quindi, investito da questa ondata di novità. La presenza dei trigger adattivi, per esempio, aiuta a vivere più intensamente le sessioni di combattimento. Quando scocchiamo le frecce sentiamo la durezza della corda dell’arco, e lo stesso vale nelle sessioni di scontro a fuoco. Lo stimolo tattile cambia con ogni arma, così come contro ogni nemico. A seconda della loro stazza la forza d’urto dei colpi cambia in maniera differente. Come i pugili sul ring, ad ogni bordata dobbiamo essere sempre pronti e rialzarsi.
Dimensione artistica: senza parole…
Ed ecco che arriviamo nell’harem, momento in cui diamo sfogo al nostro attacco d’arte. In The Last of Us Parte I ce ne sono parecchi di questi attacchi, e capiamo forse anche meglio il senso della parola “remake”, ricordando quanto visto nell’ultima remastered del gioco. Abbiamo la possibilità, infatti, di giocare in 4K@40fps e 4K dinamici con l’obbiettivo dei 60fps (supponendo che il RayTracing sia gestito da IA, ndr). Un approccio simile – ma non del tutto uguale – a quando visto in Marvel’s Spider-Man. La nostra scelta, non trattandosi di un titolo action frenetico, ha premiato la prima modalità.
Dal punto di vista grafico è un tripudio di dettagli. Nonostante il passaggio di testimone tra Neil Druckman e il Game Director Matthew Gallant e il Creative Director Shaun Escayg, membri veterani all’interno di Naughty Dog, la musica non è cambiata. Anzi, alcune cose sono addirittura migliorate tantissimo. I riflessi nei vetri, per esempio, sono di primissimo livello. Così come il particolato nelle zone con alta densità di spore, dove i raggi del sole filtrano all’interno del pulviscolo sospeso in aria.
Le texture hanno una risoluzione molto più alta di quanto visto in The Last of Us Parte II. Ricordiamoci che questo capitolo usciva su PS4 e non ha mai ricevuto un vero e proprio upgrade nativo per PS5. Motivo per cui questo è il primo vero capitolo della saga che nasce in un reale contesto di nuova generazione. Si ha finalmente la possibilità di godere appieno del potenziale della next-gen in un titolo che ha portato a casa 200 riconoscimenti in tutto il mondo.
Se la parte grafica è sublime, possiamo confermare lo stesso anche per il comparto audio. La presenza dell’Audio 3D è quello che serviva per realizzare l’esperienza definitiva. La profondità sonora è in grado di disegnare dei panorami acustici del tutto inediti. Per carità, il miglioramento grafico è tangibile se si procede per paragoni, ma questo è un qualcosa che non ha un termine di riferimento. Ci vogliono solo le giuste cuffie, cosa che vi consigliamo assolutamente di indossare.
In conclusione
Siamo giunti al termine della nostra recensione di The Last of Us Part I, un esclusiva (supponiamo temporale) su console PS5. Naughty Dog compie l’ennesimo miracolo, tirando fuori il meglio del meglio dalla prima avventura di Joel ed Ellie. Non solo dimostra di fare benissimo i compiti a casa sotto il profilo tecnico, ma aggiunge anche del sottotesto emotivo a una storia che sembrava già aver detto e dato tutto. Ed ecco che, per la terza volta, andiamo a rivivere questa avventura come se fosse la nostra prima volta.
Se la storia non offre nulla di nuovo in chiave narrativa. Diametralmente opposta, invece, la questione sotto il profilo artistico; è veramente un altro gioco. Il gameplay respira l’aria della next-gen, con la presenza del feedback aptico e dei grilletti adattivi in grado di rinnovare tutte le meccaniche di gioco. Il comparto sonoro è una delle vere grandi novità di questa remake. La presenza dell’Audio 3D offre un orizzonte sonoro del tutto inedito, a patto che ci sia una cuffia in grado ospitare la bellezza di questa tecnologia.
Si torna sui blocchi di partenza con F1 Manager 2022, il titolo di questa nostra recensione della versione per console PS5. Lasciati nell’armadio i panni di pilota con F1 22, Frontiers ci invita a vestire quelli del Team Principal in una tra le 10 scuderie iscritte al mondiale di Formula 1 2022/2023. Il ricordo a Football Manager – in attesa dell’uscita dell’edizione 2023 – è stato quasi scontato. Siamo in un contesto diametralmente opposto, questo è indubbio, ma quando si parla di manageriale sportivo l’immaginario porta sempre alla gallina dalle uovo d’oro di Sport Interactive.
Ebbene è la prima volta sul campo per un manageriale dedicato esclusivamente al mondo della Formula 1. Motorsport Manager ci si avvicina, anche se devia le sue attenzioni in altri contesti automobilistici. F1 Manager 2022, invece, punta tutto sulla regina delle corse automobilistiche, esplorando il dietro le quinte di questo mondo. Non saliremo direttamente noi sulla monoposto, bensì la osserveremo nascere, crescere e correre.
Uno scomodo ruolo, quello del Team Principal, che dobbiamo saper interpretare con attenzione e voglia di osare, senza far mai il passo più lungo della gamba. I risultati arrivano senza dover accelerare i tempi ed investire soldi in maniera scellerata. Il Consiglio non ha pazienza e il benservito arriva quando meno te lo aspetti. Le cose da fare sono tante e la stagione è lunga.
Sul fronte artistico non ci si può lamentare più di tanto. Tra gli obiettivi degli sviluppatori, la grafica, seppur una componente importante in ogni videogioco che si rispetti, riveste un ruolo secondario rispetto alle complesse meccaniche e dinamiche di gameplay. Ergo, non ci possiamo lamentare se il design, in generale, non è dei migliori. In giro c’è molto di peggio per cui ci si accontenta. Per il resto vi lasciamo alla nostra recensione di F1 Manager 2022, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
Il ruolo del Team Principal
Dalla padella alla brace, in un senso che non è propriamente quello che si pensa. Chi rischia di più all’interno di un team di Formula 1? Quando una squadra non gira, la colpa viene sempre data all’allenatore ed è il primo a ricevere il benservito quando i risultati non vanno. Succede lo stesso anche nel mondo delle quattro ruote, solo che le dinamiche sono molto più complesse di quanto succede in altre realtà sportive. Una scuderia è come una grande azienda, con divisioni e responsabili di settore che devono dar conto al Team Principal, ma al tempo stesso dirigere la loro area di competenza.
Gira che ri-gira, la colpa è sempre nostra perché l’interpretazione di questo scomodo ruolo è alla base dell’esperienza di gioco di F1 Manager 2022. Frontiers ci mette al comando di una delle 10 scuderie iscritte al campionato mondiale di Formula 1 2022/2023. Non si ha la possibilità di scegliere altri campionati se non quello regina, e la cosa ci è un po’ dispiaciuta. Ti capita tra le mani uno dei primi manageriali della storia di questa disciplina, sfiorando l’idea di scrivere la storia partendo da sconosciuto ed arrivare nell’Olimpo degli Dei. Così non è per cui “prendi e porta a casa”.
Archiviato il sogno nel cassetto, si sceglie quella che diventa la nostra casa nel corso della stagione, con la speranza che resti tale sino al termine delle 22 gare previste dal mondiale. L’atterraggio è molto morbido. Veniamo, infatti, guidati passo passo sulle prime cose da fare sino all’inizio della prima gara. La strada del tutorial “ossessivo-compulsivo” non pesa affatto, anche perché l’interfaccia presente nel gioco è terrificante in termini di cose “da fare”. Senza una guida del genere è quasi impossibile destreggiarsi nell’universo di F1 Manager 2022.
Resta il fatto che, almeno al netto della nostra esperienza di gioco, l’impressione è quella di mostrare un livello di accessibilità alla portata di tutti. Non occorre essere malati di Formula 1 per trarre il massimo dal titolo sviluppato da Frontiers. I dev hanno fatto si che non ci fossero barriere all’ingresso, senza rivolgersi a delle nicchie particolari. Un po’ alla stregua di quanto visto in RiMS Racing, dove la meccanica della moto veniva semplificata all’inverosimile. Ad essere semplificate, nel caso di F1 Manager 2022, sono le dinamiche interne alle scuderie. Attenzione, però, a non confondere il termine “semplice” con “banale”. In questo caso commettereste un gravissimo errore.
Prima della gara
Bene, dopo i saluti di benvenuto e aver compreso con attenzione quelli che sono gli obiettivi stagionali (che il Consiglio si aspetta di raggiungere per merito del nostro operato), si lavora in funzione di due specifiche esigenze: sviluppare nel migliore dei modi la vettura e trovare il giusto assetto per il giorno di gara. Le due strade, almeno nel corso del primo anno (che si spera di non chiudere anzi prima del tempo) difficilmente trovano un punto di incontro tale da mostrare subito dei validi risultati.
La competenza della scuderia è un qualcosa in cui investire, ancor prima di farlo sulla meccanica e aerodinamica della monoposto. Un team affiatato e felice, diventa, con il giusto e relativo tempo, un team competente ed efficace in grado di perfezionare la vettura sino a farla salire sul podio. Purtroppo, c’è un prezzo da pagare, che prende il nome di “pazienza”. La regola base è solo una: non avere fretta. Dopo aver compreso la competenza del valore umano della scuderia, si passa alla comprensione dei numeri che descrivono le performance del bolide. Utilizzando la famosa “regola della coperta”, iniziamo, procedendo per tentativi, a livellare i valori di meccanica e aerodinamica della monoposto.
Non si può avere tutto, soprattutto se partite con una scuderia come l’Alfa Romeo che, se paragonata alla Toro Rosso o alla Ferrari, dispone di una forza competitiva inferiore. Una volta, però, individuato il punto di forza della macchina, facciamo si che questo diventi il perno dove orientare tutti gli sforzi – attuali e futuri – nel suo sviluppo. Ed ecco che qui entra in gioco il pilota, che deve essere in grado di interpretare tutto quello che facciamo in tal senso.
Purtroppo, non è così. Gli sviluppatori non hanno investito molto in questo aspetto e il livello di interazione tra il Team Principal e il pilota è limitato alla gestione dell’umore di quest’ultimo e alle poche istruzioni che forniamo in sede di gara. Manca tutta la parte prima della “tre giorni”, con momenti di incontro e scambi di idee. Questo è un vero peccato, anche perché, quando poi si arriva al giorno di gara, si assiste passivamente alle scelte obbligate che il gioco offre. Troppo poco.
La 3 giorni di passione
Tutto quello che abbiamo detto sinora si risolve in 3 giorni, precisamente dal venerdì alla domenica. Un fine settimana dove si capisce se quello che stiamo facendo ha senso oppure non porta ai risultati sperati. A conti fatti, resta tutto su carta e nei modelli simulativi. Persino la galleria del vento fornisce dei parametri indicativi che, fino a che la vettura non incontra l’asfalto, valgono solo come punto di riferimento.
In questi 3 giorni di gara – suddivisi tra libere, qualifiche e gara – può succedere di tutto. Dalle previsioni del tempo – che possono impazzire da un giorno all’altro – sino ai guasti meccanici, mettendo in conto l’incognita dell’errore umano. Non vi preoccupate, tanto tutto quello che succederà sarà sempre colpa vostra. E in tutto questo bel teatrino ci sono anche gli sponsor che, mettendo le giuste pressioni, promettono dei facili guadagni a patto che raggiungiate determinati obiettivi. Prendere o lasciare?
Il denaro, almeno nella fase iniziale del gioco, serve come il pane. Tornando, però, a quanto detto sinora, anche in questo caso la fretta serve solo a commettere dei pericolosi errori di valutazione. Senza fare il passo più lungo della gamba, restare a ridosso delle prime 10 posizioni, nel corso dei vari gran premi della nostra prima stagione, è un traguardo importante. Cavolo, è come se portassimo a casa il mondiale. Il primo anno prendetelo come un rodaggio, una prova generale per la vostra ascesa.
Un piccolo rammarico arriva dal fatto che non possiamo scendere direttamente noi in pista. Quello lo abbiamo già fatto con F1 22, con EA Sports che ci ha dato la possibilità di sfruttare il potenziale del Logitech G923. Questa volta, invece, assistiamo allo spettacolo come spettatori, notando le diverse lacune grafiche e di animazione che contraddistinguono le sessioni di gara. Per carità, in un manageriale non è un aspetto che penalizza fortemente l’esperienza di gioco. La fisica, però, in alcune situazioni va un attimo rivista, giusto per costruire un piccolo capolavoro in un futuro prossimo e non troppo remoto.
In conclusione
Ed eccoci giunti alla conclusione di questa nostra recensione di F1 Manager 2022, giocato nella sua versione per console PS5. Come prima volta di Frontiers, alla prese con un manageriale sotto licenza ufficiale F1, possiamo dire che se la sono cavata egregiamente. Se da una parte, il lato piloti è stato egregiamente coperto dall’onnipresente EA Sports, quello dietro il paddock ha un nuovo leader. Ci sono ancora dei piccoli correttivi da fare, cose che siamo sicuri succederà nelle prossime edizioni.
Sotto il profilo manageriale è un esperienza che definire completa è riduttivo. C’è tutto quello che riguarda la gestione delle motoristica e dell’aerodinamica, partendo dalla progettazione e sino ad arrivare al completamento dello sviluppo della monoposto, aspetto che è non arriva mai ad un momento definitivo. Peccato solo che la gestione del giorno di gara non sia così curato come quello dei momenti prima. Tutto gira sempre e solo attorno alla vettura e l’interazione con il pilota si ferma alla sola strategia di gara. Sicuramente la parte umana è da rivedere, al pari da come successe a Sport Interactive nei vari Football Manager. Il successo è veramente dietro l’angolo.
Warner Bros. Games e Turtle Rock Studios hanno rivelato il trailer di lancio della seconda espansione di Back 4 Blood, “Figli del parassita”, che mostra elementi inediti della campagna che porteranno i giocatori a un’epica resa dei conti con nuovi avversari noti come I Seguaci, un gruppo pazzoide di umani che si battono per l’ascesa degli Infestati. Come supporto contro questa terribile minaccia nemica, l’espansione introduce un nuovo Sterminatore giocabile, il “Profeta” Dan, un autoproclamato predicatore dell’apocalisse che gira armato ed è in grado di resuscitare gli altri per dare alle squadre la possibilità di combattere di cui hanno tanto bisogno. Il nuovo DLC comprende anche skin esclusive – otto per i personaggi e 12 per le armi – e novità per armi, accessori e carte. L’uscita di Children of the Worm è prevista per il 30 agosto come parte del Pass annuale di Back 4 Blood, Back 4 Blood: Deluxe Edition e Back 4 Blood: Ultimate Edition oppure come acquisto separato.
Trovi il trailer ufficiale di Back 4 Blood– “Figli del parassita” a questo link:
“Figli del parassita” è il secondo DLC del gioco, dopo “Tunnel del Terrore”, uscito negli scorsi mesi e già disponibile:
Back 4 Blood è un avvincente sparatutto cooperativo in prima persona in cui si combattono zombie, realizzato dagli sviluppatori di Turtle Rock Studios e disponibile per le console Xbox Series X|S, Xbox One, PlayStation 5 e PlayStation 4 e per PC. La storia di Back 4 Blood è ambientata dopo una catastrofica epidemia, durante la quale la maggior parte dell’umanità è stata spazzata via o è rimasta contagiata da un parassita chiamato Verme del Diavolo. Un gruppo di veterani dell’apocalisse, temprati da terribili eventi e pronti a lottare per difendere ciò che resta dell’umanità, ha adottato il nome di Sterminatori e si è riunito per combattere gli orribili mostri conosciuti come Infestati e riprendere il controllo del mondo.
SUBtember è la festa (inventata) preferita di tutti. Non è solo un modo per celebrare la comunità globale di Twitch, ma anche un’occasione per ottenere risparmi speciali sulle sottoscrizioni a partire dal 1° settembre.* E, con l’aiuto dello sponsor di quest’anno, Lenovo Legion, più lunga è la sottoscrizione, più si risparmia.
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Paura a delirio a Santa Illeso con Saints Row, il titolo di questa nostra recensione della versione per console Xbox Series X. Deep Silver Volition si lancia in un ambizioso reboot della sua fortunata saga. L’intento è sempre lo stesso: uscire dall’ombra di GTA. L’operazione non è facile, visto e considerato che la gallina dalle uova d’oro di Rockstar Games non lascia margini per fare qualcosa di “veramente” originale. Ed ecco qui il terribile appellativo di “GTA-clone”. Purtroppo, se sei un free roam in un contesto urbano open world, tutte le strade portano allo stesso identico punto d’arrivo. Paragoni e similitudini sono fisiologici, oltre che ovvi.
La volontà è stata sempre quella di uscire da questa prigione e l’occasione arriva propizia. Un nuovo capitolo che non sembra legato in alcun modo alle ultime uscite sul campo della serie, ma che filosoficamente si connette alle sue origini. Senza alieni e senza armi ai limiti della censura. L’unica cosa che resta invariata è lo stile, con una carica di humour che ci mette davanti a delle situazioni ai limiti del surreale.
Anche il gameplay sembra procedere in chiave evolutiva. Le soluzioni, in termini di progressione e grinding, sono molteplici e promettono di spazzare via l’annoso problema della ripetitività. Le attività presenti in Saints Row sono tantissime e sembrano autorigenerarsi man mano che si avanza nella storia. Il valhalla di ogni giocatore, giusto per intenderci.
Santa Illeso è grande ma non è paragonabile, in estensione ed ecosistemi, alle ambientazioni dei vari GTA. La nuova generazione di console aiuta a creare degli scenari diversificati e originali, pur garantendo fluidità e velocità di caricamenti di altissimo livello. Deep Silver Volition non sembra temere in alcun modo il dominio di Rockstar Games, creando quella che sembra essere una “vera” alternativa. Senza andare oltre, vi lasciamo alla nostra recensione di Saints Row, titolo, vi ricordiamo, giocato su console Xbox Series X.
Prime Impressioni: Welcome to Santa Illeso
Non è facile evitare il terribile vortice dei paragoni. Diamine, però, perché evitarlo? Qui i confronti si sprecano. Da un lato abbiamo il passato della saga di Saints Row, con 4 capitoli regolari all’attivo e due DLC. Dall’altra, invece, abbiamo il colossale GTA, che, con la componente multigiocatore GTA Online, sembra dominare la fetta di mercato dei free-roam open-world senza lasciare spazio a soluzioni originali.
Allora, chiariamo alcuni aspetti. Saints Rownon è stato concepito per essere fruito in un contesto competitivo online. Vi è la sola possibilità di giocarlo assieme ad un altro amico (il che è oggettivamente troppo poco per un reboot). Santa Illeso, inoltre, per quanto sia vasta e stilisticamente variopinta, non è grandissima. La sua densità abitativa non è minimamente paragonabile ai “popoli” dei vari GTA. Ed è qui che si scorge l’intelligenza degli sviluppatori di Deep Silver Volition. Fare il passo più lungo della gamba è molto rischioso, soprattutto quando la marcia di avvicinamento è accompagnata da una copertura promozionale di altissimo livello.
Saints Row è divertente, ironico e talvolta surreale. In termini di narrazione i contenuti non sembrano trascinare il giocatore in missioni dallo stile iterativo. Certo, la logica non cambia rispetto al passato, questo è indubbio. L’esistenza, però, della componente del grinding e della personalizzazione invitano il giocatore a spaziare nella miriade di contenuti a disposizione, senza avere l’impressione di essere obbligati nel farlo. Di fatto è così, ma la somministrazione è mascherata in maniera del tutto intelligente.
Il prologo iniziale ci mostra il contesto degli eventi che, in un certo modo, sembra quasi prenderci in giro. Quando pensi di saper ormai come si svilupperà il gioco arriva il colpo di scena che mischia le carte in tavola. Questo “colpo basso” l’abbiamo seriamente apprezzato, anche perché, prima di quel momento, sembrava un susseguirsi di missioni apatiche, con tanti momenti action e molti cliché già visti.
Contesto di gioco: Prendere le distanze
Saints Row ci prova da una vita a prendere le distanze dall’onnipresente GTA. Le ha provate di tutto, tentando anche la strada di un invasione aliena che ha chiamato in campo niente popò di meno che il Signor Presidente degli Stati Uniti d’America. Purtroppo le aberrazioni e il voler fare a tutti costi “troppo”, ha portato ad una progressiva e pericolosa perdita d’identità, cosa che si è vista palesemente nel quarto capitolo regolare. Per non parlare, poi, dei due DLC che hanno seriamente rischiato di far deragliare la saga in maniera decisamente pericolosa.
Quando uno sviluppatore ha il coraggio di tornare sui suoi passi e cercare di capire cosa non sta funzionando, bene quello è uno sviluppatore che ha a cuore l’interesse dei suoi fan. Deep Silver Volition ha fatto che quello che nel gergo informatico viene chiamato “reverse engineering”, applicandolo al gameplay. Un ritorno al passato per capire cosa funzionava nelle meccaniche di gioco e da li partire per edificare quello che è stato battezzato come un reboot della saga.
Chi conosce Saints Row, in questo nuovo capitolo ci vedrà molto dei fortunati albori della saga. Tanta ironia e situazioni goliardiche, senza mai perdere di vista la realtà “vera”. Per quanto, talvolta, i momenti action sfidano le leggi della fisica, non troveremo mai armi inventate di sana pianta ma sempre modelli reali da potenziare nel migliore dei modi. Anche l’outfit del personaggio – completamente personalizzabile con tanto di app dedicata e separata dal gioco stesso – prevede soluzioni stilistiche sempre all’ultimo grido (senza trasformarci in umanoidi e/o similari).
Ovviamente è un’interpretazione della realtà in cui viviamo noi, estremizzando all’inverosimile alcuni stereotipi che sono all’ordine del giorno. La suddivisione in clan prevede una categorizzazione del tessuto sociale in grado di descrivere al meglio il mondo così come lo vediamo oggi. Clientelismo per puri interessi politico economici (Marshall), edonismo e culto della persona (Panteros) e contro correntisti apolidi (Idols). Suvvia, non diteci che questo non è anche uno spaccato della nostra società?!
Gameplay: L’arte di non annoiare
Saints Row propone una miriade di cose interessanti da fare. Il gameplay è strutturato in missioni, di cui principali e secondarie. Non ve ne accorgerete della loro utilità rispetto alla storia sino a quando non ci sarete dentro sino al collo. E comunque non vi preoccupate, il loro completamento vi servirà per accumulare soldi, punti abilità e far crescere i compagni di squadra.
La fase di grinding è importantissima e coinvolge tutti gli assett fondamentali delle meccaniche di gioco. Ad iniziare dalla crescita del personaggio, che vede un piccolo skilltree dove poter equipaggiare delle abilità uniche da attivare con il classico D-Pad. Queste si rinnovano man mano che andate avanti nel gioco, ed alcune sono decisamente risolutive in alcune situazioni. Affiancato a questo skill tree vi sono i cd. “vantaggi” che fungono da potenziamenti passivi che non necessitano una preliminare attivazione. L’unica “fregatura”, se così la possiamo definire, è che vanno sbloccati a parte, completando alcune sfide supplementari.
Accanto alle missioni vi sono numerose attività side, alcune delle quali per nulla collegate alla storia e agli eventi di Saints Row. Le sfide, per esempio, che vi propongono una serie di premi in cambio di alcune vostre performance extra. Un altro esempio sono le taglie, dove l’obiettivo è solo quello di spedire a miglior vita il vostro bersaglio. In tutto questo c’è un’impresa criminale da mandare avanti, che vi obbligherà a scendere in campo in prima persona, anche nei panni di dipendente.
Insomma, a Santa Illeso finire per annoiarsi è quasi impossibile. Il problema arriva quando ci si accorge che tutto questo ben di Dio poteva essere condiviso in un ambiente multigiocatore, quello che è sempre servito a questo benedetto franchise. Gli sviluppatori non sembrano volerci investire più di tanto in questo senso, ed è un vero peccato. Questa poteva essere veramente la svolta per questa saga ed invece ci si deve accontentare di un semplice co-op (con un solo giocatore).
https://www.youtube.com/watch?v=FVhu1iz4AvM
Dimensione artistica: Bentornata follia a KM0
C’è un vecchio detto che recita “Fatti l’arte e mettila da parte”. Ora, qui siamo nel regno del free roam, dove tutto sembra concesso e il player di turno vive con un costante senso di libertà. È una “libertà” apparente, per ovvi motivi, ma l’intelligenza del dev sta nel farlo credere per tutta l’esperienza di gioco. Saints Row riesce in questo intento senza grossi problemi. Santa Illeso – per quanto la sua estensione non sia poi così eccezionale – punta tutto sulla sua carica creativa.
La città è divisa in zone, ognuna con la sua identità e densità abitativa. Da nord a sud, il territorio presenta diversi ecosistemi che ricordano molto quelli di Las Vegas, per certi aspetti. Molto deserto e poco verde. Il tutto è costantemente permeato da una vena di follia che coinvolge tutti. Inseguimenti, risse e conflitti a fuoco sono all’ordine del giorno, con un AI con permette mai di stare tranquilli. Il detto “conosci il tuo nemico” non è di facile applicazione in Saints Row.
La voglia di creare un’esperienza personalizzata è stata la cosa che più ci è rimasta. Deep Silver Volition ha mantenuto la sua promessa e noi l’abbiamo particolarmente apprezzato. Ad ogni missione, sfida, taglia e attività completata la ricompensa ha sempre offerto qualcosa di nuovo, che, in un modo o nell’altro, stimolava il nostro “attacco d’arte”. In Saints Row, infatti, abbiamo la possibilità di ridefinire lo stile del nostro quartier generale, rifare il look delle nostre armi e rimettere a nuovo i mezzi a disposizione. Il tutto senza mettere le mani al portafoglio con deleterie microntransazioni.
La presenza di una app dedicata chiamata “Boss Factory”, è poi una novità senza precedenti se guardiamo il passato della saga. Un posto dove crearsi una vera e propria identità, un qualcosa in grado di rappresentare la nostra presenza tangibile all’interno di Saint Illeso. Come per dire “Ehi tutti, da oggi si cambia e comando io”. Peccato che, a confermare tutto ciò, ci sarete solo voi stessi, o al massimo un vostro amico. Ed un’altra occasione persa se ne va…
In conclusione
Nuovo look e stessa filosofia per il tanto atteso reboot di Saints Row. Deep Silver Volition ci porta a Santa Illeso, una città che sembra non dormire mai e dove tutti trovano un valido pretesto per mandarci al creatore. Forse per colpa del nostro look troppo sgargiante, o perché siamo da poco entrati nel business del non lecito con l’intenzione di restare e dettare le regole. La storia è consistente, i personaggi di contesto un po’ meno, ma la narrazione è solida e ricca di “Momenti”.
Il gioco resta ancorato al concetto di single player, con la sola possibilità di condividere l’esperienza di gioco assieme ad un altro giocatore. Solo uno, purtroppo, è poco per un titolo che vanta di 6 uscite sul campo “di livello”. Graficamente il gioco è molto valido, con i i 60fps che non perdono un minimo frame per strada.
È adesso disponibile da GameStop la Comic Edition di Batman: Arkham City, realizzata in collaborazione con Panini. Questa edizione esclusiva e in tiratura limitata del titolo, secondo capitolo della saga sviluppata da Rocksteady Studios e pubblicata da Warner Bros. Interactive, contiene l’edizione Game Of The Year del gioco per PlayStation 4, un poster, un comic book realizzato da Panini per l’occasione e diversi contenuti extra.
In particolare, il comic book scritto da Paul Dini e disegnato da artisti del calibro di Carlos D’Anda, Dustin Nguyen, Ben Herrera, Ted Naifeh e Derek Fridolfs raccoglie l’intera miniserie “Batman: Arkham City”, i cinque capitoli pubblicati digitalmente e lo speciale “Batman: Arkham City End Game”, mentre gli schizzi e le bozze disegnati da Carlos D’Anda daranno un’idea del dietro le quinte della realizzazione del videogioco. “Batman: Arkham City – Comic Edition” arriva in esclusiva da GameStop al prezzo di €59,99.
Call of Dutyè da sempre tra le saghe videoludiche più celebri di sempre, con oltre 520 milioni di giocatori in tutto il mondo e vendite che nel corso di circa vent’anni hanno superato i 15 miliardi di dollari. Composta da 18 capitoli ufficiali, di cui 2 edizioni rimasterizzate, e diversi spin-off, quella di COD è senza dubbio una serie imprescindibile per gli amanti del genere sparatutto in prima persona. Con il primo capitolo pubblicato nel 2003, si sono infatti stabilite nuove regole e standard tanto per questo genere quanto per i suoi simili. Tra i titoli più recenti si attesta invece Call of Duty Modern Warfare, quarto capitolo di questa saga spin-off, di cui è poi stata rilasciata l’apprezzata espansione Call of Duty: Warzone, oggi giunta alla Stagione 5.
Come noto, Warzone offre ai giocatori nuove possibilità di combattimento in multiplayer, oltre a ulteriori modalità di gioco. Come i suoi simili, anche questo gioco ha ricevuto recensioni generalmente positive da parte della critica, con le mappe che hanno ricevuto elogi specifici per le varietà e possibilità di gioco offerte. Nel corso degli anni, poi, sono state rilasciate delle Stagioni, nelle quali si possono ritrovare nuovi contenuti e modalità di gioco. In questi giorni è ora stata annunciata quella che è indicata come l’ultima Stagione di Warzone e Vanguard, ovvero Sopravvivenza, la Stagione 5 il cui nome originale è Last Stand.
Anche in questo caso sono diverse le novità introdotte da questa nuova stagione, che si preannuncia dunque come il gran finale per un gioco particolarmente apprezzato e celebrato da tutti i fan della saga. Mentre si attende Call of Duty: Modern Warfare II, in uscita il 28 ottobre, la quinta Stagione di Warzone e Vanguard sarà dunque un ottimo modo per salutare uno dei capitoli più iconici della saga. Prima di intraprendere questa nuova avventura, ecco qui di seguito tutto ciò che c’è da sapere a riguardo, dalla data di uscita alle novità introdotte da questa Stagione 5.
Call of Duty: Warzone – Stagione 5: la data di uscita per il download
La stagione Sopravvivenza è disponibile ai giocatori a partire dal 24 agosto 2022. Come noto, Warzone è disponibile per console PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S e PC Microsoft Windows. Essendo un DLC stand-alone gratuito, il gioco non richiede alcun pagamento per essere utilizzato, basterà dunque eseguire il suo download per poter iniziare a giocarvi. Allo stesso modo, per ottenere la nuova stagione basterà eseguire il suo download direttamente dal sito ufficiale di CoD.
Call of Duty: Warzone – Stagione 5: le mappe, le nuove armi e molto altro
Nella Stagione 5 di Warzone i più famigerati antagonisti di Call of Duty si riuniscono per dare vita a un finale epico, caratterizzato da numerosi nuovi contenuti gratuiti. Il giocatore potrà dunque scegliere di stare dalla parte dei buoni o ricoprire i panni di uno dei quattro maggiori antagonisti della storia di Call of Duty: il carismatico Raul Menendez; il brutale Khaled Al-Asad; Gabriel T. Rorke, vittima di lavaggio del cervello, o la spietata Seraph “Orchidea rossa”. Con Sopravvivenza, inoltre, arrivano importanti aggiornamenti per tutte e tre le esperienze di gioco. Per quanto riguarda Warzone, a Peak, su Caldera, si potrà provochere il caos o difendere l’isola dal sabotaggio. In Multigiocatore, ci si potrà invece lanciare in due nuove frenetiche mappe, Beheaded e Fortress. In Zombi, invece, continua la saga dell’Etere oscuro affrontando Kortifex l’Immortale nel finale a round di Vanguard, “L’arconte”.
Per quanto riguarda le due nuove mappe, Beheaded e Fortress, la prima è una Times Square segnata dalla guerra. Una mappa studiata in particolare per l’azione rapida. Qui si potrà combattere sotto le luci al neon fuori dai celebri edifici della Grande Mela o prendere posizione nella testa caduta della Libertà, correre tra le sue braccia e sfrecciare nella metropolitana per battere i propri nemici. Nella seconda, invece, è di medie dimensioni dai ristretti spazi interni e con l’accesso al tetto che garantisce posizioni di potere. Si potrà combattere in un cimitero marittimo il cui paesaggio desertico è costellato dai relitti delle navi. Il design della fortezza include al suo interno una vecchia nave, creando così un paesaggio vario che gli operatori più saggi potranno sfruttare a proprio vantaggio.
Il gioco offre inoltre cinque nuove armi, di cui due disponibili nel Battle Pass. La prima di queste è EX1, un fucile a energia molto effica a lungo raggio il cui periodo di ricarica è però considerevole. Vi è poi il RA 225, una mitraglietta leggera che vanta un’elevata cadenza di fuoco, ottima per scontri ravvicinati. Il RevolverValois è una combinazione tra un coltello e un revolver, che si può ottenere con 15 uccisioni corpo a corpo durante la modalità Multigiocatore o mille eliminazioni durante quella Zombie. Nel corso dell’aggiornamento di metà stagione diverranno poi disponibili i fucili d’assalto BP50 e Lienna 57. Questi sono solo alcuni degli annunci fatti ad oggi per quanto riguarda questa Stagione 5, che si arricchirà certamente di ulteriori entusiasmanti novità nel corso del tempo.
Call of Duty: Warzone – Stagione 5: il trailer di Sopravvivenza