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Hell Clock, la recensione su PC (Steam)

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Immaginate di essere catapultati in un mondo dove il tempo è un tiranno implacabile, l’inferno è un campo di battaglia e la vendetta è l’unico carburante che spinge ad andare avanti. Questo è Hell Clock, un roguelite ARPG che si tuffa a capofitto in una rivisitazione dark fantasy della Guerra di Canudos, un capitolo triste e brutale della storia brasiliana di fine Ottocento. Sviluppato da Rogue Snail e disponibile su PC tramite Steam, questo titolo è un’esplosione di azione frenetica, narrazione intensa e un’estetica capace di far innamorare (o tremare). Dopo aver passato ore a maciullare nemici e a costruire build devastanti, siamo pronti a raccontarvi perché Hell Clock sia un gioco che non passa indisturbato, pur con qualche “fisiologico” inciampo lungo il cammino.

Non è un segreto che il genere roguelite inizi ad essere, come dire, “affollato”. Da Hades a Dead Cells, i giochi che mescolano morte permanente, progressione e adrenalina sono diventati delle costanti tra le varie stagioni videoludiche che si succedute negli ultimi anni. Ma Hell Clock non si limita ad inseguire la scia, scrollandosi di dosso l’etichetta del more of the same. Prende ispirazione dai grandi, certo, ma ci aggiunge un sapore unico: un mix di storia sudamericana, mitologia oscura e un ritmo oltremodo impegnativo. È un gioco che non ha paura di osare, ma che a volte si perde nei suoi stessi ambiziosi intenti. Prepariamoci, dunque, ad un viaggio attraverso l’inferno, dove ogni secondo conta e ogni scelta può essere fatale.

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Storia e Personaggi

La storia di Hell Clock è un pugno nello stomaco (ma non in senso negativo), ma di quelli che vi fanno venir voglia di rialzarvi e combattere. Siamo nel Brasile di fine Ottocento, in un’ambientazione ispirata alla Guerra di Canudos, un conflitto reale che vide migliaia di persone massacrate per mano di un esercito repubblicano. Qui però la realtà si piega al soprannaturale ed alla finzione videoludica. Canudos non è più solo un villaggio distrutto, ma un purgatorio brulicante di demoni, non-morti e forze oscure. Al centro della narrazione c’è Pajeú, un guerriero segnato da cicatrici fisiche e interiori, che si lancia in una missione disperata per salvare l’anima del suo mentore, Antonio Conselheiro, intrappolata da entità demoniache.

Pajeú è un protagonista che si fa amare. Non è il classico eroe senza macchia: è un ex bandito, un uomo che ha conquistato la libertà con il sangue e che ora vive per la vendetta. La sua storia è raccontata con dialoghi essenziali ma carichi di emozione, e il doppiaggio (disponibile in inglese nella versione completa) dà al personaggio una profondità che lo rende memorabile. Non aspettatevi però una narrazione verbosa alla The Witcher. Hell Clock preferisce far parlare l’azione e l’ambientazione, lasciando che i dettagli della lore emergano attraverso manufatti, descrizioni di abilità e frammenti di contesto sparsi nel gioco. È un approccio che funziona (a tratti), ma che può lasciare un senso di vuoto a chi cerca una trama più “immediata”.

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Tra i punti di forza della narrazione c’è sicuramente l’ambientazione storica. La Guerra di Canudos, con il suo mix di fanatismo religioso, ingiustizie sociali e brutalità, è una base perfetta per un dark fantasy. Gli sviluppatori hanno fatto un lavoro eccellente nel tessere elementi di Candomblé (una religione afro-brasiliana) nell’albero delle abilità e nei talismani, dando al gioco un’identità culturale unica.

Tuttavia, questa ricchezza non è sempre sfruttata al massimo. La storia si concentra molto sulla vendetta di Pajeú, ma i personaggi secondari e la cultura di Canudos rimangono in secondo piano. È come se il gioco mostrasse un banchetto succulento ma servisse solo l’antipasto. Si potevano prevedere dei momenti dedicati al mondo e ai suoi abitanti, magari attraverso incontri o missioni secondarie che approfondissero il contesto, ma questo purtroppo non è avvenuto.

Pro della storia e personaggi

  • Ambientazione unica che mescola storia reale e dark fantasy;
  • Pajeú è un protagonista carismatico e sfaccettato;
  • Integrazioni culturali come il Candomblé aggiungono sapore.

Contro della storia e personaggi

  • Narrazione minimalista che potrebbe deludere chi cerca profondità;
  • Personaggi secondari poco sviluppati;
  • La lore è interessante ma rimane troppo in superficie.

Gameplay

Se la storia di Hell Clock è il cuore pulsante, il gameplay è il motore che lo fa correre. Questo è un roguelite che non fa prigionieri, con un sistema di combattimento che ricorda Diablo per la sua brutalità e Hades per la sua fluidità. Vestendo i panni di Pajeú ci si troverà a sfrecciare attraverso dungeon infestati, affrontando orde di nemici con un mix di attacchi base, abilità speciali e talismani che trasformano ogni run in un’esperienza unica. Il tutto è condito da un timer opzionale (la “spada di Damocle” del gioco) che obbliga a correre contro il tempo, aggiungendo un livello di tensione che tiene incollato il giocatore allo schermo.

Il combattimento è il punto di forza assoluto di questa esperienza. È veloce, viscerale ed oltremodo soddisfacente. Si possono scegliere tra diverse armi, come spade rotanti, lance infuocate o catene demoniache, ognuna con un feeling unico. Le abilità si sbloccano tramite un albero delle costellazioni, che vi permette di costruire build devastanti. Abbiamo passato ore a sperimentare combinazioni, come un attacco ad area che incenerisce i nemici e un’abilità di movimento che ci rendeva quasi intoccabili. La varietà è impressionante: ogni run spinge a provare nuove strategie, e il sistema di looting randomico garantisce che non si giochino mai due partite uguali.

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Ma non è tutto rose e fiori. Uno dei problemi principali è il bilanciamento. In alcune run, ci siamo trovati praticamente invincibili grazie a una build ben costruita, ma contro certi boss (come le temute “maledizioni tormentate”) il danno inflitto sembrava irrisorio, trasformando le battaglie in maratone estenuanti. Questo è un peccato “originale” dei roguelite, ma in Hell Clock la sua presenza finisce col essere frustrante, soprattutto quando il gioco non fornisce abbastanza strumenti per superare certi “muri”. Inoltre, i comandi possono risultare un po’ goffi, specialmente con il movimento tramite mouse (il nostro spassionato consiglio è quello di giocare con un controller stile Xbox). La possibilità di avere uno slot abilità extra usando il mouse (sei invece di cinque) crea uno squilibrio con chi usa tastiera e/o un controller, e questo potrebbe irritare i puristi del bilanciamento.

Un altro aspetto interessante è la modalità “Relaxed”, che elimina la pressione del timer per chi vuole godersi il gioco con calma. È una scelta intelligente che rende Hell Clock accessibile anche a chi non ama la frenesia tipica del genere. Tuttavia, è nella modalità Hardcore – con il timer sempre attivo – dove il gioco brilla davvero, premiando riflessi e strategia. L’endgame, con il sistema di Ascensione e le sfide chiamate “Penances”, aggiunge longevità, ma può sembrare ripetitivo per chi non ama grindare.

Pro del gameplay

  • Combattimento fluido e adrenalinico;
  • Grande varietà di build e personalizzazione;
  • Modalità Relaxed e Hardcore per accontentare tutti.

Contro del gameplay

  • Squilibri nel bilanciamento contro certi boss;
  • Comandi a volte poco intuitivi;
  • Endgame un po’ ripetitivo per i non amanti del grind.

Dimensione Artistica

Senza girare troppo attorno all’argomento, dove veramente eccelle Hell Clock è nella sua direzione artistica. Questo gioco è un capolavoro stilistico, che riesce a bilanciare un’estetica cupa e opprimente con momenti di bellezza quasi poetica. L’ambientazione, ispirata al Brasile rurale di fine Ottocento, è resa con una palette di colori terrosi, interrotta da fiammate di rosso e arancione che rappresentano il fuoco della vendetta di Pajeú. I dungeon sono vivi, con ombre che danzano al passaggio della torcia del protagonista e dettagli ambientali che raccontano una storia senza bisogno di parole. Rovine coperte di vegetazione, altari improvvisati, graffiti sbiaditi: ogni elemento contribuisce a creare un mondo credibile e inquietante.

La direzione artistica si ispira chiaramente a titoli come Curse of the Dead Gods e Hades, ma riesce a ritagliarsi un’identità propria grazie all’influenza della cultura brasiliana. Le divinità del Candomblé che appaiono come spiriti guida o le reliquie ispirate alla tradizione locale danno al gioco un sapore unico. Anche i nemici sono un piacere per gli occhi: dai non-morti scheletrici ai demoni colossali, ogni creatura è disegnata con cura e animata con fluidità. Il design di Pajeú, con la sua cicatrice che gli divora il volto, è iconico e trasmette tutta la sua furia.

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La colonna sonora è un altro punto forte. Le tracce mescolano ritmi tribali con suoni elettronici distorti, creando un’atmosfera che è al tempo stesso ancestrale e apocalittica. Il doppiaggio, anche se limitato, è di ottima qualità, con un’interpretazione di Pajeú che trasuda rabbia e disperazione. Tuttavia, non tutto è perfetto. Gli ambienti, pur splendidi, possono diventare ripetitivi dopo ore di gioco, con dungeon che a volte sembrano troppo simili. Inoltre, in alcune sezioni buie, la visibilità è un problema, e la torcia di Pajeú non sempre illumina in maniera ottimale. È un difetto minore, ma può spezzare il ritmo in momenti critici.

Pro della dimensione artistica

  • Direzione artistica mozzafiato e unica;
  • Integrazione della cultura brasiliana nei design;
  • Colonna sonora coinvolgente e doppiaggio di qualità;

Contro della dimensione artistica

  • Dungeon a volte ripetitivi;
  • Problemi di visibilità in alcune sezioni buie;
  • Mancanza di varietà in certi ambienti.

Battlefield 6: trailer ufficiale, l’anteprima dell’esperienza di guerra totale suprema

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Electronic Arts e Battlefield Studios hanno pubblicato il trailer di presentazione di Battlefield 6, che offre un’esclusiva anteprima dell’esperienza di guerra totale suprema.

Il trailer ci fa conoscere la Pax Armata, una compagnia militare privata finanziata da ex stati NATO che minaccia di trascinare il mondo in un conflitto globale. Questo delinea il contesto di ciò che i giocatori possono aspettarsi sul campo di battaglia, sia in modalità multigiocatore sia con il ritorno della campagna per giocatore singolo.

In Battlefield 6, torna l’incredibile mix di combattimenti viscerali, epiche battaglie e libertà di gioco. Sfonda i muri e demolisci gli edifici per ottenere un vantaggio tattico, o lanciati per i cieli in duelli aerei da brivido. Partecipa a una guerra di carri armati, caccia e combattimento su vasta scala, ma ricorda: l’arma più letale è la tua squadra.

Non dovrai aspettare a lungo per saperne di più su Battlefield 6.

Giovedì 31 luglio alle 20:30 CEST, si terrà un imperdibile evento di presentazione del multigiocatore in diretta con gli sviluppatori di Battlefield Studios. È il momento più importante della storia di Battlefield, perciò assicurati di seguirlo! Questa epica presentazione alzerà il sipario sulle tanto attese funzionalità multigiocatore di Battlefield 6 e dimostrerà perché questo è il titolo più ambizioso nella storia della serie, con una presentazione esplosiva di alcune delle mappe mozzafiato in cui i giocatori combatteranno, la serie di modalità nuove e ricorrenti e molto altro ancora.

Dopo questa trasmissione, i tuoi creatori di contenuti preferiti di FPS condivideranno anche le prime prove di gameplay in streaming di Battlefield 6, rivelando un accesso senza precedenti al gioco, con talent che si uniranno da eventi in diretta di tutto il mondo, da Los Angeles, Berlino, Parigi e Londra, a cui farà seguito un evento che si terrà a Hong Kong il 2 agosto.

EA SPORTS FC 26: annunciata la copertina e diffuso il primo gameplay

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Electronic Arts Inc. ha annunciato che i calciatori straordinari Jude Bellingham e Jamal Musiala sono gli atleti di copertina di EA SPORTS FC 26 e EA SPORTS FC Mobile, e ha inoltre offerto un primo sguardo al gameplay di EA SPORTS FC 26, in vista del suo lancio mondiale il 26 settembre 2025.

Bellingham e Musiala si uniscono a Zlatan Ibrahimović, che è stato presentato come star di copertina della Ultimate Edition di EA SPORTS FC 26 all’inizio di questa settimana, per inaugurare un nuovo capitolo di EA SPORTS FC, basato sul feedback della community di FC. Bellingham torna sulla copertina di EA SPORTS FC dopo il suo debutto lo scorso anno, ed è affiancato dall’ex compagno di squadra giovanile Musiala, che è il primo giocatore dell’FC Bayern Monaco a comparire su una copertina di EA SPORTS FC a livello globale.

“È davvero bello condividere con Jamal questo momento, che riflette quanto siamo arrivati lontano. Ricordo i tempi in cui condividevamo la stanza nell’alloggio della squadra giovanile inglese, giocavamo sempre” , ha detto il centrocampista del Real Madrid Jude Bellingham. “Da dove vengo io, tutti conoscono il gioco, tutti ci giocano e ne parlano molto. Sono grato di avere l’opportunità di essere di nuovo in copertina”.

“È stata una sensazione pazzesca scoprire che sarei stato sulla copertina di FC. Ho pensato, come potrei dirlo al mio fratellino? È un grande fan del gioco, quindi questa sarà una bella sorpresa per lui” , ha detto la star del Bayern Monaco Jamal Musiala. “È una cosa che ho sempre desiderato crescendo, ed è così importante per la cultura calcistica. Chissà, forse posso ancora battere Jude a FC”.

EA SPORTS FC 26 È PLASMATO DAL VOSTRO FEEDBACK

Giocate come preferite con nuove innovazioni a livello generale per il gioco e un’esperienza di gameplay completamente rinnovata, basata sul feedback della community di FC, tra cui:

  • Fondamentali di Gameplay affinati: EA SPORTS FC 26 offre una varietà di modifiche a livello generale per il gioco, tra cui una maggiore reattività e fluidità nel dribbling, cambi di direzione in corsa ri-calibrati per movimenti dei giocatori più forti, un posizionamento del portiere completamente nuovo basato sull’apprendimento per rinforzo, animazioni volumetriche corpo a corpo, nuovi Playstyles e Ruoli Giocatore più versatili, e molto altro ancora

  • Preset Gameplay Autentico e Gameplay Competitivo: Il nuovo preset di Gameplay Competitivo — guidato da fondamentali affinati, maggiore coerenza e reattività migliorata — è fatto su misura per giocare in Football Ultimate Team™ e Clubs, mentre il preset di Gameplay Autentico offre l’esperienza più fedele al calcio di sempre in Carriera.

  • Vivete la Carriera Allenatore come mai prima: Entrate nel divertentissimo mondo di Manager Live, una nuova dimensione aggiunta alla modalità attraverso un hub live ricco di Sfide a lunghezza variabile in continua evoluzione. Accanto a Carriera Originale e Live Start Points, Manager Live ospita scenari rilasciati regolarmente durante la nuova stagione, curati seguendo il mondo reale del calcio, e offrendo ai giocatori il prossimo obiettivo da perseguire nelle loro carriere.

  • Archetipi: Una nuovissima funzionalità di FC 26, gli Archetipi sono stati ispirati dai grandi protagonisti del calcio, introducendo nuove classi in Club e Carriera Giocatore, portando più individualità ai giocatori. Sviluppate le vostre abilità migliorando gli attributi e sbloccando i Vantaggi Archetipo per dare al vostro giocatore una sensazione distintiva sul campo.

  • Nuovi Eventi Live e Modalità Torneo: In FC 26, i fan potranno mettere alla prova le loro squadre dei sogni in Football Ultimate Team con le nuove modalità Eventi Live e Torneo, oltre alle esperienze Rivali e Campioni rinnovata.

  • Autenticità ineguagliabile: EA SPORTS è orgogliosa di portare un’autenticità in-game che riflette un realismo ineguagliabile in EA SPORTS FC 26 con oltre 20.000 atleti, oltre 750 club e squadre nazionali che giocano in più di 120 stadi e oltre 35 leghe, supportati da più di 300 partner calcistici globali.

“FC 26 riflette il nostro continuo impegno a costruire questo gioco con e per la nostra community” , ha dichiarato John Shepherd, VP & GM, EA SPORTS FC. “Siamo anche noi giocatori, e questa passione condivisa guida tutto ciò che facciamo. Quest’anno porta un’esperienza di gameplay rinnovata, nuovi Tornei ed Eventi Live in FUT, una nuovissima personalizzazione degli Archetipi in Clubs e una Modalità Carriera che prende vita attraverso Sfide in evoluzione. Non vediamo l’ora che i giocatori sentano la differenza questo settembre e aiutino a plasmare il futuro di FC”.

Per approfondire ulteriormente il suo approccio incentrato sulla community, EA SPORTS ha lanciato FC Feedback: una nuova iniziativa che consente ai giocatori di contribuire direttamente all’evoluzione di EA SPORTS FC, basandosi su un anno di caratteristiche in FC 26 influenzate dai suggerimenti della community. Questo riunisce i molteplici modi in cui i giocatori possono condividere il loro feedback, inclusi il Portale di Feedback dei Giocatori, i Consigli di Design guidati dalla community, il Server Discord di FC, i Forum e i social media.

Per celebrare la presentazione della copertina, i fan che giocheranno a EA SPORTS FC Mobile tra il 17 e il 31 luglio riceveranno un oggetto giocatore speciale Jude Bellingham da 102 OVR e un oggetto giocatore Jamal Musiala da 102 OVR✝. Il 17 luglio vedrà anche Zlatan Ibrahimović fare il suo ritorno su FC Mobile come ICONA, consentendo ai giocatori di reclutarlo nel loro club, e di rivivere momenti chiave della sua leggendaria carriera in Cronache ICONE.

Death Stranding 2: On the Beach, la recensione su PS5

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Death Stranding 2: On the Beach è un viaggio. Non un viaggio qualsiasi, ma uno di quelli che ti fanno fermare a riflettere, con un controller in mano e un groppo in gola. Hideo Kojima, il maestro visionario dietro Metal Gear, torna con il sequel del suo titolo più audace, e lo fa con un coraggio che pochi sviluppatori osano sfoggiare. Uscito nel 2025, questo gioco è una lettera d’amore al rischio creativo, un’esperienza che non si piega alle convenzioni e che chiede al giocatore di investire, non solo tempo, ma anche cuore e testa. È un gioco che divide, come il suo predecessore, ma che punta a restare impresso tra i ricordi.

Dopo aver trascorso decine di ore in questo mondo, tra deserti, città in rovina e connessioni umane che sfidano il tempo, siamo pronti a raccontarvi cosa rende Death Stranding 2 un’opera unica, con i suoi alti spettacolari e qualche perplessità lungo il cammino. Lanciamo un avviso che non vuole, però, spaventare nessuno: non è un gioco per tutti, ma per chi si lascia prendere. È un’avventura che lancia uno spunto di riflessione importante circa il modo di vedere e intendere i videogiochi, un possibile nuovo inizio per qualcosa che potrebbe venire.

Storia e Personaggi: la missione non è ancora finita

La storia di Death Stranding 2: On the Beach riprende le fila del primo capitolo, ma potrebbe anche non essere propriamente necessario averlo giocato per immergersi in questo sequel. Il titolo inizia con una sorta di prefazione che spiega, a grandi linee, gli eventi della prima avventura del famoso “portapacchi”, ma non basta per arrivare a comprendere il vero significato del Death Stranding e del segreto connesso (segreto che non viene svelato in alcun modo).

Sam Porter Bridges, interpretato da un Norman Reedus ancora una volta magnetico, torna come protagonista, ma non è più il lupo solitario del primo gioco. Ora è un uomo segnato dal passato, ma con una nuova missione: ricollegare ciò che resta dell’umanità in un mondo devastato dal Death Stranding, un evento che ha mescolato i confini e le dimensioni dell’umanità.

DEATH STRANDING 2 ON THE BEACH recensione

La trama si sposta su un nuovo continente, lontano dalle ambientazioni nordamericane del primo gioco, e introduce una narrazione più frammentata e onirica, che mescola temi di perdita, speranza e identità. Il cast di personaggi è uno dei punti di forza assoluti. Fragile, interpretata da Léa Seydoux, evolve da figura di supporto a co-protagonista, con un arco narrativo che esplora il suo passato e le sue scelte.

Nuovi volti, come il misterioso Tomorrow (Elle Fanning) e il carismatico Dollman (un pupazzo animato doppiato da un sorprendente Shioli Kutsuna), aggiungono strati di complessità alla storia. Ogni personaggio ha un peso emotivo, e Kojima non ha paura di prendersi il tempo per farli respirare, con dialoghi che oscillano tra il poetico e il bizzarro. La narrazione è densa (a volte troppo) e alcune sottotrame possono sembrare dispersive, soprattutto per chi cerca un ritmo più incalzante. Ma è proprio questa lentezza voluta che permette ai momenti di climax – come una scena a metà gioco che coinvolge un sacrificio straziante – di colpire dritto al cuore.

Tra i punti di forza della componente narrativa segnaliamo la presenza di personaggi profondi e memorabili (con alcune interpretazioni davvero stellari), una storia che affronta temi universali (come la connessione umana e il lutto) ed una sceneggiatura audace che non ha paura di sperimentare. Il rovescio della medaglia vede un ritmo lento che potrebbe scoraggiare chi cerca azione immediata, alcune sottotrame si perdono (e sembrano manchevoli di una giusta chiusura) e alcuni dialoghi, a volte, si presentano troppo criptici, (e che richiedono pazienza).

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Gameplay: Un’evoluzione dinamica

Il gameplay di Death Stranding 2 rappresenta un’evoluzione di quello del primo capitolo, ma senza stravolgerne la formula. Vestiamo i panni di un corriere in un mondo post-apocalittico, e il nostro compito è sempre trasportare merci, costruire infrastrutture e connettere comunità. Detto così suona quasi come un more of the same, ma il gioco trasforma ogni consegna in un’epopea.

Il sistema di gestione del carico è ancora centrale: occorre bilanciare il peso, scegliere l’equipaggiamento giusto e pianificare il percorso su terreni insidiosi. Le novità stanno nei nuovi gadget – come droni più versatili e un esoscheletro che permette salti spettacolari – e in un sistema di combattimento più fluido.

Le battaglie contro le creature spettrali chiamate CA (Creature Arenate) sono più dinamiche, con opzioni per affrontarle stealth o in scontri diretti. Una delle aggiunte più interessanti è il sistema di “connessione asincrona” migliorato. Si possono costruire strade, ponti e rifugi che altri giocatori possono usare, e il gioco premia la collaborazione con un sistema di “like” che dà un senso di comunità.

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È emozionante vedere come una scala lasciata da un altro giocatore possa salvarci da un burrone. Tuttavia, il gameplay può risultare ripetitivo per chi non si lascia catturare dal “calmo” ritmo meditativo. Le missioni di consegna, pur varie, seguono uno schema simile, e i combattimenti, ancorchè migliorati, non raggiungono la profondità di altri titoli d’azione. È un gioco che chiede pazienza e dedizione, ma ripaga con un senso di realizzazione unico.

Guardando, dunque, l’esperienza vissuta nel primo capitolo, in questa nuova avventura emerge sicuramente il nuovo sistema di gestione del carico che si dimostra profondo e soddisfacente, seguito dalla possibilità di sfruttare una connessione asincrona (in grado di amplificare la creazione di un senso di comunità), sino ad apprezzare la presenza di nuovi gadget e meccaniche che rendono l’esplorazione più varia. Di contro, giungono alcuni vecchi ricordi come il ritmo lento (che talvolta sembra sfociare nel monotono), i ritmi dei  combattimenti (migliorati ma non al livello di altri giochi d’azione) e la mancanza di originalità di alcune incarichi secondari.

Dimensione Artistica: In una parola, Capolavoro

Dal punto di vista artistico, Death Stranding 2 è un capolavoro. Il mondo di gioco è un personaggio a sé, con paesaggi che spaziano da deserti aridi a foreste luminescenti, fino a città in rovina che sembrano uscite da un dipinto surrealista. Il Decima Engine, già impressionante in Horizon: Forbidden West, qui raggiunge vette incredibili, con una cura per i dettagli che lascia a bocca aperta. La pioggia che scorre sul viso di Sam, i riflessi sulle superfici, le animazioni dei personaggi: tutto è realizzato con una precisione maniacale.

La direzione artistica di Kojima mescola elementi realistici e fantastici, creando un’atmosfera che è allo stesso tempo aliena e profondamente umana. La colonna sonora, curata da Ludvig Forssell con contributi di artisti come Low Roar, è un altro punto di forza. Le tracce si attivano nei momenti giusti, amplificando l’emozione di un lungo viaggio o di una scena drammatica. Anche gli effetti sonori – dal rumore dei passi sul terreno al lamento delle CA – sono perfetti.

DEATH STRANDING 2 ON THE BEACH recensione

L’unico difetto è che alcune ambientazioni possono sembrare meno ispirate rispetto al resto, con una ripetitività visiva che stona con la varietà iniziale. Ma è un dettaglio minore in un comparto artistico che rasenta la perfezione.

Per ricapitolare, la direzione artistica è il fiore all’occhiello di questa produzione, in grado mescolare realismo e surrealismo in maniere inecceppebile. La colonna sonora emozionante e perfettamente integrata rispetto a questa mescolanza, con il Decima Engine che si presenta in splendida forma. È vero, alcune ambientazioni si dimostrano meno ispirate rispetto ad altre, ma è come cercare il pelo nell’uovo in un comparto che si presta solo a dei grandi plausi.

F1 25: recensione su PS5

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F1 25 è arrivato e il rombo dei motori è più forte che mai. Sviluppato da Codemasters e pubblicato da EA Sports, questo titolo vuole proseguire il percorso tracciato da F1 24 e, in un certo senso, cercare un riscatto. Con modalità rinnovate, un handling più realistico e un tie-in col film F1, il gioco punta in alto, ma riuscirà a conquistare anche i veri fan della Formula 1?  La serie videoludica dedicata alla F1 è un must per gli amanti delle corse, ma in questi anni ha vissuto un altalena di alti e bassi. Lo scorso F1 24, se vi ricordate, venne criticato per la guida troppo arcade e poche novità.

F1 25 risponde con un modello di guida affinato e modalità più ricche. Le piste scansionate al laser e l’IA migliorata promettono un’esperienza autentica. Con un occhio ai veterani e uno ai nuovi arrivati, il gioco cerca il giusto equilibrio. Scopriamo se merita la pole position in questa nostra recensione di F1 25 titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.

Braking Point 3, il film sull’ascesa di una leggenda

F1 25 non è solo velocità, ma anche una storia che intriga. Braking Point 3 torna dopo l’assenza in F1 24, portando dramma e rivalità in pista. Ambientata nel team fittizio Konnersport, segue Aiden Jackson, Callie Mayer e Devon Butler. La trama esplora tensioni familiari e ambizioni, con un vibe che ricorda la famosa serie Netflix “Drive to Survive”. La storia viene influenzata con le nostre decisioni, ogni scelta cambia i rapporti tra i diversi personaggi ed influenza le strategie del team. A tratti un po’ melodrammatica, nello scorrere dei 15 capitoli la narrazione riesce comunque ad attirare l’attenzione.

Le cutscene sono ben realizzate, con un doppiaggio in italiano svolto egregiamente. Tuttavia, le animazioni facciali a volte risultano innaturali, con espressioni troppo marcate. Rispetto a F1 23, Braking Point 3 è più profondo, con una narrazione più fluida. La modalità offre quattro difficoltà, perfette per esperti e principianti. Ogni capitolo mescola gare con obiettivi unici, ideale per chi scopre la F1 anche fuori dal videogioco.

Molto interessante il tie-in col film F1 (con Brad Pitt nei panni di Sonny Hayes) che aggiunge un tocco hollywoodiano a questa iterazione. Si può guidare, infatti, per il team APXGP in una missione iniziale. Altri contenuti arriveranno come DLC dopo il 25 giugno 2025.

F1 25 recensione PS5

Le novità del gameplay

Il gameplay di F1 25 è il cuore pulsante del titolo. Codemasters ha rivisto il modello di guida dopo le critiche a F1 24. Le auto sono più realistiche, con un handling che richiede precisione. Il DualSense su PS5 rende ogni cordolo e frenata viva. Il sottosterzo è più evidente, costringendoti a calcolare le curve. Le gomme si consumano in modo credibile, influenzando le strategie. Rispetto a F1 24, la guida è meno arcade e più coinvolgente. Non siamo ai livelli di iRacing, ci mancherebbe, ma potrebbe soddisfare una fetta di pubblico ben più ampia delle passate iterazioni.

Le piste scansionate con tecnologia LIDAR sono un highlight. Circuiti come Imola, Miami e Suzuka brillano per dettagli incredibili. I cordoli e le barriere sono riprodotti con precisione maniacale. Tuttavia, solo cinque piste hanno ricevuto questo trattamento. Altri circuiti, come Hungaroring, sembrano meno rifiniti. Una novità curiosa è correre in senso inverso su Silverstone e Zandvoort. Divertente per qualche giro, ma non aggiunge molto altro al realismo. L’IA è stata migliorata, con avversari più aggressivi e credibili.

Le opzioni di assistenza rendono il gioco accessibile ai principianti. Puoi regolare freni, trazione e traiettorie ideali. I tutorial vocali, però, sono invadenti e ripetitivi (i “veterani” possono disattivarli per un’esperienza più pulita). I server online erano poco popolati al lancio, limitando il multiplayer, ma con il tempo li abbiamo visti crescere in numero. In generale, il gameplay è fluido e coinvolgente, con miglioramenti evidenti rispetto al passato. È un’evoluzione che soddisfa senza stravolgere la formula.

F1 25 recensione PS5

Modalità di gioco: eccellenze e “copia e incolla”

Sul fronte modalità, si prosegue dalla stagione precedente, con alcuni miglioramenti che sono apparsi sensibili. My Team è il vero gioiello, apparso completamente rinnovato. Non si vestono più i panni di pilota-proprietario, ma quello di team principal con due piloti da gestire (si può chi far guidare in ogni gara). Sul fronte realismo, le decisioni su sponsor e ricerca influenzano sensibelmente le prestazioni in gara. L’editor di livree permette design molto personalizzati, un bel passo avanti rispetto a F1 24. I menu, però, sono complessi e a volte frustranti. Rispetto alle edizioni passate, My Team sembra aver assunto una componente più strategica, quasi un RPG a tema corse. A conti fatti, è la modalità più completa di questa nuova edizione.

F1 World torna con eventi online e ricompense cosmetiche. Include un Battle Pass, ma la sua presenza non sembra aver attirato l’attenzione della community. Rispetto a F1 24, aggiunge l’Invitational Mode, che premia il fair play. Obiettivi come sorpassi puliti o gare senza incidenti variano (e premiano) l’esperienza. La Challenge Career offre scenari a tempo, ideali per sfide offline. È una novità rispetto al passato, ma non rivoluzionaria (anche se accolta di buon grado).

La modalità Driver Career si presenta quasi come una fotocopia della precedente iterazione, deludente sul fonte della “freschezza”. La componente multigiocatore offre gare competitive e split-screen. Rispetto a F1 23, l’IA online è più bilanciata, ma attendiamo con ansia il popolamento dei server a pieno regime.

F1 25 recensione PS5

Confronti con le Edizioni Precedenti

Rispetto a F1 24, il gameplay è un netto miglioramento. La guida era oggettivamente diventuta troppo semplice, con auto esageratamente stabili. F1 25 introduce più sottosterzo e feedback realistico. Rispetto a F1 23, il modello è simile, ma più rifinito. Le piste LIDAR-scansionate (Imola, Miami, Suzuka) sono un salto rispetto a F1 24.

Solo cinque circuiti le usano, mentre altri sembrano datati. La possibilità di correre in reverse su Silverstone è nuova, ma, a nostro avviso, potrebbe “morire” nelle more di questa iterazione. L’IA è più aggressiva rispetto a F1 24, con sorpassi credibili.

Sul fronte modalità, My Team in F1 24 era stagnante, mentre qui è apparso ben più profondo. F1 World resta simile, al netto delle tanto criticate microtransazioni. In generale, il gameplay è apparso più ricco e coinvolgente.

F1 25 recensione PS5

Dimensione Artistica: respirare l’asfalto

F1 25 è un trionfo visivo e sonoro. L’EGO engine spreme il massimo la potenza di calcolo di PS5 e i risultati si vedono. Le piste LIDAR-scansionate sono spettacolari, con dettagli che catturano l’anima della F1. Miami brilla al tramonto, Suzuka ha ciliegi realistici. Gli effetti di luce sono dinamici, con ombre che cambiano. La pioggia è incredibile, con spruzzi che si accumulano sulle gomme.

L’audio è un punto di forza. Le comunicazioni radio usano voci reali dei team. La colonna sonora elettronica dà un ritmo moderno, perfetto per la F1. Le cut-scene di Braking Point sono curate, ma i volti sembrano a volte plastici. Rispetto a F1 24, i podi sono più animati, ma non rivoluzionari. Il tie-in col film F1 aggiunge un tocco cinematografico, con APXGP che spicca.

L’editor di livree è fantastico, permettendo design unici. I menu, però, sono troppo simili a F1 24. Le auto mostrano usura realistica, come sporco e graffi. Alcuni circuiti non LIDAR sembrano meno curati. Rispetto alle edizioni precedenti, la grafica è un passo avanti, ma non è enorme. La presentazione degli eventi cattura il glamour della Formula 1 moderna, creando una sola di filo conduttore con l’esperienza reale.

DOOM: The Dark Ages, la recensione su Xbox Series X

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Ci tocca di nuovo tirare fuori l’armatura, ancora segnata dalle numerose avventure, del Doom Slayer e scatenare l’inferno in DOOM: The Dark Ages. Il celebre sparatutto in prima persona, sviluppato da id Software e pubblicato da Bethesda Softworks, celebra il suo ottavo capitolo della leggendaria saga DOOM, il terzo della trilogia moderna iniziata con DOOM (2016). Uscito il 15 maggio 2025 su PC, PlayStation 5, Xbox Series X|S e disponibile al day one su Xbox Game Pass (con accesso anticipato di due giorni per chi ha acquistato la Premium Edition), questo prequel ci catapulta in un’epoca techno-medievale dove la furia del nostro eroe si scontra con orde demoniache, draghi cybernetici e paesaggi che sembrano usciti da un incubo onirico-epico.

Annunciato con un trailer esplosivo durante l’Xbox Games Showcase del 2024, DOOM: The Dark Ages non è solo un ritorno alle origini della serie, ma un’audace reinvenzione che mescola la brutalità viscerale di DOOM con un’estetica dark fantasy e nuove meccaniche che spiazzano e conquistano. AL netto di una media voto su Metacritic che viaggia tra l’84 e l’86, il gioco ha ricevuto elogi per la sua intensità e direzione artistica, anche se non è privo di piccoli difetti, come alcune sezioni meno ispirate. Allacciate le cinture: si parte per un viaggio infernale. Ecco la nostra recensione di DOOM: The Dark Ages, giocato nella sua versione per console Xbox Series X.

DOOM: the dark ages recensione

L’alba del Doom Slayer

Se cercate una trama intricata degna di un romanzo epico, DOOM: The Dark Ages potrebbe non essere la vostra primoascelta, ma non lasciatevi ingannare: la narrazione di questo capitolo è più ricca di quanto ci si aspetti da un gioco che vive di massacri demoniaci. Ambientato come prequel di DOOM (2016), il gioco ci porta su Argent D’Nur, un pianeta che mescola un’estetica vichinga con elementi fantascientifici e orrori cosmici. Qui, il Doom Slayer è agli albori della sua leggenda, una “superarma” al servizio dei Night Sentinels e dei Maykrs (una razza aliena che si spaccia per divinità). Costoro, però, non si fidano di lui e lo tengono sotto controllo con dispositivi mentali (senza un grandissimo successo). La rabbia del nostro Slayer esplode, rompendo ogni catena e dando il via ad una crociata contro demoni, tradimenti e antichi dèi lovecraftiani.

La storia si concentra sulla genesi della furia del Doom Slayer, mostrando come diventa il guerriero inarrestabile che conosciamo. Rispetto a DOOM Eternal, la narrazione è più presente, con cutscene in terza persona che aggiungono un tocco cinematografico senza mai rallentare il ritmo. Il nostro protagonista è quasi muto, pronunciando una sola parola in tutto il gioco (un momento epico che strappa un sorriso per il suo sapore da action movie anni ’80). La trama è raccontata attraverso momenti brevi ma d’impatto, spesso all’inizio dei livelli, lasciando il gameplay al centro della scena. Tuttavia, id Software ha infuso più lore, con fazioni come i Night Sentinels, i Maykrs e una setta di streghe lovecraftiane che aggiungono intrighi politici e conflitti cosmici.

Tra i personaggi, spicca il Comandante Thira, leader dei Night Sentinels, che porta carisma e umanità al fianco del nostro eroe silenzioso. È una figura di spicco, capace di tenere testa al caos con una presenza scenica che dà spessore alla storia. L’antagonista, invece, è un po’ il tallone d’Achille: un “cattivo generico” che, pur funzionale, non lascia un segno memorabile. La vera forza narrativa sta nell’atmosfera: un mix di epica medievale e orrore cosmico, con momenti ironici come il Doom Slayer che spara a un esattore infernale invece di pagare un pedaggio, in puro stile DOOM. I fan della lore troveranno pane per i loro denti con codex e segreti sparsi nei livelli, che approfondiscono la mitologia senza obbligare a letture interminabili. Se invece si vuole solo sparare, la trama non intralcerà mai, offrendo un equilibrio perfetto tra contesto epico e azione sfrenata.

DOOM: the dark ages recensione

Non solo violenza, ma anche strategia

Parliamo del cuore pulsante di DOOM: The Dark Ages: il gameplay. Se DOOM Eternal era un balletto acrobatico di doppi salti e scatti fulminei, questo capitolo rallenta il ritmo ma non l’intensità, trasformando il Doom Slayer in un carro armato umano che semina morte con una potenza brutale. La novità più eclatante è lo Shield Saw, uno scudo-sega che è al contempo arma, difesa e strumento di mobilità. Questo disco dentato può bloccare attacchi, essere lanciato per falciare nemici o aprire passaggi (e persino surriscaldarsi per esplodere in un’onda d’urto devastante). È una meccanica che cambia il flusso del combattimento, aggiungendo sì una dimensione tattica ma senza sacrificare la frenesia.

Il sistema di parry è il vero asso nella manica. Gli attacchi nemici sono segnalati da indicatori colorati: quelli verdi possono essere riflessi con lo scudo (aprendo finestre per contrattacchi); quelli rossi, invece, richiedono una schivata. Questa meccanica, che richiama i Soulslike, è perfettamente integrata nel ritmo forsennato dello sparatutto, costringendo a bilanciare aggressività e riflessi. Si può caricare un nemico con un affondo esplosivo, stordirlo con un parry ben piazzato o lanciare lo scudo per abbattere un demone corazzato. La sensazione è quella di essere un predatore inarrestabile, ma con un pizzico di strategia che rende ogni scontro una danza mortale.

DOOM: the dark ages recensione

L’arsenale è un tripudio di creatività. Accanto al leggendario Super Shotgun (che qui è più devastante che mai), troviamo armi come lo Skull Crusher, un fucile che spara frammenti d’osso, o un flail (mazzafrusto) che incute terrore nei nemici. Ogni arma ha un ruolo specifico, con potenziamenti che ne amplificano l’efficacia: lo Skull Crusher può aumentare la velocità di movimento, mentre il Super Shotgun può disintegrare miniboss in pochi colpi. La rimozione di doppi salti e scatti rapidi potrebbe deludere i fan di Eternal, ma il focus sul combattimento corpo a corpo e la mobilità “pesante” dello scudo compensano con un feeling unico. Il Doom Slayer si muove come un titano, con impatti che fanno tremare lo schermo e glory kill che sono un’ode alla violenza coreografata.

I livelli sono un mix di arene aperte e sezioni lineari, con un design che premia l’esplorazione senza penalizzare chi vuole solo sparare. Le mappe aperte – una vera e propria novità per la serie – offrono una certa libertà nell’ordine delle missioni, con segreti, potenziamenti e frammenti di lore sparsi ovunque. Le battaglie si svolgono spesso in campi aperti, con orde di nemici che ci circondano, creando un senso di guerra totale. Tuttavia, non tutto è perfetto. Le sezioni con veicoli, come il pilotaggio di un Atlan mech o di un drago cybernetico, sono spettacolari ma deludono nell’esecuzione. Gli scontri in mech sono lenti e ripetitivi, mentre le sequenze a dorso di drago si riducono a schivate a tempo e attacchi automatici, mancando dell’intensità del gameplay principale. Inoltre, alcuni boss, come il Super Heavy Demon, soffrono di una difficoltà mal calibrata, risultando più frustranti che sfidanti.

Per dovere di cronaca, segnaliamo un aggiornamento post-lancio che ha risposto alle critiche sulla difficoltà iniziale, rendendo i nemici più aggressivi e il parry meno permissivo. Mostri come l’Agaddon Hunter ora possono abbatterci con un solo colpo, spingendoci a perfezionare il nostro approccio. La campagna, lunga circa 20-25 ore a difficoltà media (fino a 40 per i completisti), offre una varietà di situazioni, con arene che cambiano dinamicamente e rompicapi ambientali nel Cosmic Realm, una dimensione lovecraftiana che aggiunge un tocco di mistero. Il gameplay è un crogiolo di adrenalina, accessibile grazie a opzioni di personalizzazione che adattano l’esperienza a diversi livelli di abilità.

DOOM: the dark ages recensione

Un mondo di caos e bellezza brutale

L’estetica di DOOM: The Dark Ages è un puro godimento dei sensi. L’ambientazione techno-medievale è un trionfo visivo, un mix di castelli gotici, lande infernali e architetture aliene che sembrano uscite da un incubo di H.P. Lovecraft. Il motore idTech 8 spinge il dettaglio visivo a livelli stratosferici, con effetti di luce volumetrica e ray tracing che creano un’atmosfera oscura e opprimente. Su Xbox Series X, il gioco mantiene una risoluzione dinamica tra 1080p e 1440p a 60 fps, con qualche artefatto dovuto al Variable Rate Shading.

I livelli variano da fortezze sotto assedio a foreste oscure, fino al Cosmic Realm, una dimensione aliena che mescola orrore cosmico e rompicapi surreali. Ogni ambiente è un’opera d’arte, con un design che bilancia spettacolarità e funzionalità: i campi di battaglia sono ampi ma mai confusionari, e i segreti nascosti invitano a esplorare ogni angolo della mappa. Tuttavia, alcune arene più grandi possono risultare ripetitive verso la fine della campagna e il level design, pur eccellente, non sempre raggiunge le vette di DOOM Eternal.

DOOM: the dark ages recensione

La colonna sonora, composta da Finishing Move, è un argomento controverso. Sebbene non raggiunga le vette di Mick Gordon, il mix di heavy metal, toni epici e guizzi elettronici si sposa perfettamente con l’azione, pompando adrenalina a ogni scontro. Un bug al lancio ha limitato l’impatto della musica, ma id Software ha saputo intervenire con efficacia. L’effettistica sonora è straordinaria: il tonfo dei passi del Doom Slayer, il rombo del Super Shotgun e il clangore dello Shield Saw creano un’esperienza sensoriale travolgente. Il doppiaggio in italiano (pur funzionale), è un po’ monocorde, ma si adatta al tono austero dei personaggi.

L’estetica dark fantasy, con draghi, titani e scudi d’acciaio, rinfresca la serie senza tradirne lo spirito. I demoni – dal Mancubus al nuovo Pinky Rider – sono disegnati con una cura maniacale, e le glory kill sono un tripudio di gore che rende ogni uccisione uno spettacolo. Nonostante qualche compromesso tecnico, DOOM: The Dark Ages è un’esperienza visiva e sonora che ci fa immergere in un mondo di caos e bellezza brutale.

Investire nei V-Buck di Fortnite migliorerà la tua esperienza – ecco perché

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In un mondo videoludico dove la personalizzazione, la progressione e l’espressione personale contano quanto le vittorie, Fortnite ha saputo imporsi come molto più di un semplice battle royale. È uno spazio creativo, uno spettacolo culturale e un social network interattivo. Ma per vivere appieno tutto ciò che il gioco ha da offrire, serve una chiave d’accesso: i V-Buck.

Se ti sei mai chiesto se valga la pena Comprare V Buck, la risposta breve è sì – a patto che tu sappia come utilizzarli. In questo articolo scoprirai perché investire in V-Buck può migliorare significativamente la tua esperienza su Fortnite, rendendola più ricca, coinvolgente e su misura per te.

Non solo cosmetica: il potere della personalizzazione

La prima cosa che molti pensano quando si parla di V-Buck è l’acquisto di skin. Ma le skin in Fortnite sono molto più di semplici elementi estetici. Sono una forma di identità digitale, un modo per distinguerti sul campo di battaglia e per esprimere il tuo stile.

Possedere skin rare, emote esclusive o accessori particolari comunica qualcosa agli altri giocatori. In una lobby con 100 persone, spesso è il tuo outfit a dire chi sei ancora prima che inizi la partita.

Investendo nei V-Buck puoi:

  • Personalizzare completamente il tuo avatar 
  • Accedere a skin limitate nel tempo 
  • Acquistare bundle esclusivi con più elementi coordinati 
  • Rinnovare il tuo stile di gioco stagione dopo stagione 

Il Pass Battaglia: valore assicurato

Tra i migliori investimenti che puoi fare con i V-Buck c’è il Pass Battaglia. Con soli 950 V-Buck per stagione, ottieni:

  • Oltre 100 livelli di ricompense
  • Skin evolutive, emote, spray, schermate di caricamento e altro ancora 
  • La possibilità di recuperare fino a 1500 V-Buck attraverso le ricompense stesse

Il Pass Battaglia non è solo conveniente – è un incentivo continuo a giocare. Ti spinge a completare sfide, esplorare nuove modalità e a partecipare attivamente alla stagione in corso.

V-Buck come strumento di progresso

Oltre alla personalizzazione, i V-Buck possono essere utilizzati per acquistare oggetti e potenziamenti che ti aiutano a progredire più velocemente o in modo più efficiente.

Esempi includono:

  • Pacchetti speciali per nuove modalità di gioco
  • Accesso anticipato a contenuti stagionali
  • Oggetti di supporto nelle modalità PvE (come Salva il Mondo)
  • Skin reattive che cambiano a seconda delle tue prestazioni 

Tutto questo non ti rende automaticamente un giocatore migliore, ma ti permette di ottimizzare la tua esperienza e di adattare il gioco al tuo stile personale.

Partecipazione a eventi ed edizioni speciali

Fortnite è noto per i suoi eventi epici: concerti live, collaborazioni con brand e personaggi famosi, crossover con film, serie TV e fumetti. Molti di questi eventi portano con sé contenuti esclusivi acquistabili con V-Buck.

Essere pronti con un saldo di V-Buck durante un evento significa:

  • Non perdere l’occasione di ottenere oggetti unici 
  • Poter partecipare a tempo pieno senza interruzioni
  • Far parte della storia del gioco, possedendo skin che non torneranno mai più

     

In questi momenti, i V-Buck diventano un biglietto per entrare nello spettacolo.

Supportare i creatori e la community

Utilizzare i V-Buck ti permette anche di sostenere direttamente i creatori di contenuti di Fortnite, grazie al programma “Supporta un Creatore”.

Ogni volta che acquisti un oggetto con un codice creatore attivo, parte dei tuoi V-Buck va a supportare quella persona, che può essere:

  • Uno streamer
  • Un YouTuber
  • Un creatore di mappe o modalità in Creative 

È un modo semplice ma efficace per rafforzare la community e premiare chi contribuisce all’esperienza globale del gioco.

Non sprecare: come usare bene i tuoi V-Buck

Investire nei V-Buck è utile solo se sai gestire saggiamente il tuo budget in-game. Ecco alcuni consigli per ottenere il massimo:

  • Acquista il Pass Battaglia ad ogni stagione: è il miglior rapporto qualità/prezzo
  • Evita acquisti impulsivi: aspetta le offerte settimanali o bundle convenienti
  • Conserva V-Buck tra una stagione e l’altra per essere pronto a skin rare 
  • Segui le novità del negozio: spesso ci sono rotazioni imprevedibili

     

Con un po’ di pianificazione, anche un piccolo saldo di V-Buck può andare molto lontano.

Migliorare la tua esperienza sociale

In Fortnite, non si gioca mai davvero da soli. Dalle modalità in duo e squadra alle isole creative, ogni partita è un’esperienza sociale. E spesso, i V-Buck contribuiscono anche a potenziare questa dimensione collettiva.

  • Regala oggetti a un amico
  • Partecipa a sfide in gruppo con stili coordinati
  • Crea esperienze condivise con look e risorse personalizzate 

Investire in V-Buck non riguarda solo te, ma arricchisce l’esperienza di chi gioca con te.

Preparati per il futuro del gioco

Fortnite è in costante evoluzione. Con l’introduzione di nuove modalità (come LEGO Fortnite, Rocket Racing e Fortnite Festival), le possibilità offerte dai V-Buck si espandono oltre il battle royale.

Essere pronto con un saldo attivo ti garantisce:

  • Accesso immediato ai contenuti di nuove modalità
  • Personalizzazioni estese per i nuovi mondi creativi
  • La possibilità di esplorare ogni nuova espansione fin dal primo giorno 

In un gioco che non smette mai di reinventarsi, i V-Buck sono la tua chiave per stare sempre al passo.

Conclusione: un investimento nella tua libertà

Comprare V-Buck non è una fuga dalla difficoltà, né un modo per “vincere” con facilità. È un investimento nella tua libertà come giocatore: libertà di personalizzare, di partecipare, di sperimentare, di essere parte viva della community.

Comprare V Buck significa prendere il controllo della tua esperienza su Fortnite e trasformarla in qualcosa di realmente tuo. Che tu sia un veterano competitivo o un nuovo arrivato entusiasta, un saldo di V-Buck ben gestito ti garantisce un’esperienza più completa, fluida e gratificante.

In un gioco dove tutto cambia e tutto è possibile, il vero vantaggio è essere pronto para ogni cosa — e i V-Buck ti danno proprio questo potere.

Guida ai risultati e ai trofei di DOOM: The Dark Ages

Escludendo il Trofeo Platino per la versione PS5 del gioco, ci sono 28 trofei/obiettivi per DOOM: The Dark Ages. I giocatori possono sbloccarne 14 semplicemente completando la storia principale con qualsiasi impostazione di difficoltà, mentre gli altri 14 sono legati a oggetti collezionabili, sfide e potenziamenti.

Sbloccare tutti i trofei/obiettivi di DOOM: The Dark Ages richiederà alla maggior parte dei giocatori circa 16 ore, anche se è possibile farlo molto più velocemente se si sa cosa fare. Nessuno di essi è perdibile e possono essere sbloccati tutti con il livello di difficoltà più facile.

Tutti i trofei/obiettivi di DOOM: The Dark Ages

Trophy / Achievement Name Description Unlock Method
Trophy Master (Platinum) Acquire all Trophies. Unlock every Trophy in DOOM: The Dark Ages (PS5 exclusive).
A Dark Beginning (Bronze) Complete chapter: Village of Khalim Unlocked by completing Chapter 1 of the main story.
Supersized Brawl (Bronze) Complete chapter: Barrier Core Unlocked by completing Chapter 3 of the main story.
Bringing the House Down (Bronze) Complete chapter: The Holy City of Aratum Unlocked by completing Chapter 5 of the main story.
Jailbreak (Bronze) Complete chapter: Spire of Nerathul Unlocked by completing Chapter 14 of the main story.
Too Angry to Die (Bronze) Complete chapter: Harbor of Souls Unlocked by completing Chapter 19 of the main story.
Argent Return (Bronze) Complete chapter: Resurrection Unlocked by completing Chapter 20 of the main story.
The Only Thing They Fear (Silver) Defeat The Old One and Enhanced Ahzrak. Unlocked by completing Chapter 21 of the main story.
Game Complete (Gold) Complete the campaign on any difficulty. Unlocked by completing all 22 chapters of DOOM: The Dark Ages.
Vagary Down! (Silver) Kill the Vagary Champion. Unlocked as part of the main story by beating the Vagary Champion at the end of Chapter 4.
Agaddon Champion Down! (Silver) Kill an Agaddon Hunter Unlocked as part of the main story by beating the Agaddon Hunter at the end of Chapter 8.
Komodo Champion Down! (Silver) Kill a Komodo demon. Unlocked as part of the main story by beating the Komodo demon at the start of Chapter 14.
Upgraded (Bronze) Acquire your first weapon upgrade. Players will unlock the ability to upgrade the Slayer’s weapons during the game’s second chapter. Unlocking any upgrade will reward players with the Fully Loaded Trophy / Achievement.
Fully Loaded (Silver) Complete the Mastery Challenge for a single weapon. Players will unlock a weapon’s Mastery Challenge after fully upgrading it. Completing any of the eleven master challenges will reward players with the Fully Loaded Trophy / Achievement.
Gunpletionist (Gold) Complete the Mastery Challenge for all weapons. Unlock the conqueror skin for every weapon by completing all eleven weapon mastery challenges in DOOM: The Dark Ages.
Gimme That (Bronze) Acquire the Ballistic Force Crossbow. Unlocked as part of the main story by finding the BFC in Chapter 14.
Shield Adept (Silver) Acquire all shield upgrades under the base category. Fully upgrade the Slayer’s Shield Saw (unlocked in Chapter 2).
Ancestral Blessing (Bronze) Acquire your first Shield Rune. Unlocked as part of the main story by finding the Ground Fissure Shield Rune in Chapter 9.
Powerful Investment (Bronze) Acquire all upgrades for a single shield rune. Fully upgrade one of the four Shield Runes.
Melee Expert (Silver) Acquire all melee weapon upgrades. Fully upgrade the Power Gauntlet (unlocked in Chapter 1), the Flail (unlocked in Chapter 6), and the Dreadmace (unlocked in Chapter 15).
Berserker (Gold) Acquire all Shield Base, Shield Rune, and Melee Weapon upgrades. Fully upgrade the Slayer’s Shield Saw, Shield Runes (x4), and melee weapons (x3).
Essential Upgrade (Bronze) Acquire your first Demonic Essence upgrade. Unlocked as part of the main story by killing the Leader demon in Chapter 2.
Essential Ammo (Silver) Acquire all Demonic Essence ammo upgrades. Find the twelve Ammo Demonic Essences in chapters 5, 6, 9, 10, 13, 14, 16, 17 (x2), 19, 20, and 22. Most of these are obtained as part of the main story, but one or two may be tied to optional Gore Nests that contain Leaders.
Essential Armor (Silver) Acquire all Demonic Essence armor upgrades. Find the ten Armor Demonic Essences in chapters 4, 6, 8, 10, 11, 13, 15, 16, 18, and 20. Most of these are obtained as part of the main story, but one or two may be tied to optional Gore Nests that contain Leaders.
Essential Health (Silver) Acquire all Demonic Essence Health upgrades. Find the ten Health Demonic Essences in chapters 2, 5, 7, 9, 10, 12, 14, 15, 19, and 20. Most of these are obtained as part of the main story, but one or two may be tied to optional Gore Nests that contain Leaders.
Essentially Unstoppable (Gold) Acquire all Demonic Essence upgrades. Find all 32 Demonic Essences in DOOM: The Dark Ages​​​​​.
Challenge Completed (Gold) Complete all Mission Challenges in the campaign. Complete all 49 of the optional mission Challenges in DOOM: The Dark Ages​​​​​.
Toy Collector (Silver) Acquire all Collectible demon toys. Find the 24 Collectible Toys in chapters 1 (x2), 2, 4, 5, 6 (x2), 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14 (x2), 15, 16, 17, 18, 19, 20 (x2), and 22 (x2).
Lore Nerd (Silver) Lore Nerd

Acquire all Codex Lore pages.

Find the 26 Codex Entries in chapters 1 (x2), 2, 4, 5 (x2), 6 (x2), 7, 8, 9 (x2), 10 (x2), 12, 14 (x2), 15, 16, 17, 18, 19 (x2), 20 (x2), and 22.

 

DOOM: The Dark Ages – Guida ai trofei e agli obiettivi

Con un po’ di pianificazione, i giocatori possono sbloccare tutti gli obiettivi di DOOM: The Dark Ages in una sola partita, che dovrebbe richiedere meno di 15 ore. Per farlo, devono assicurarsi di ottenere tutti gli oggetti collezionabili che il gioco ha da offrire, inclusi oro, rubini e pietre spettrali. Questo permetterà loro di potenziare tutto l’equipaggiamento dello Slayer. Dovranno anche completare tutte le sfide specifiche dei capitoli e gli incontri opzionali, il che significa chiudere tutti i Gore Nests (portali rossi) che incontrano.

Rimangono solo le undici sfide di maestria con le armi, che diventano disponibili una volta che un’arma è stata potenziata al massimo. Se i giocatori prestano abbastanza attenzione ai requisiti delle sfide, saranno in grado di completarle man mano che avanzano nella storia principale. In caso contrario, la maestria con tutte le undici armi può essere ottenuta in un paio d’ore, con i capitoli Harbor of Souls e Reckoning che sono i luoghi migliori per farlo.

Come potenziare l’equipaggiamento in DOOM: The Dark Ages (e quali potenziamenti ottenere per primi)

Come in molti altri videogiochi moderni, DOOM: The Dark Ages consente ai giocatori di potenziare le proprie armi e il proprio equipaggiamento. Il processo è piuttosto semplice, anche se a volte può essere un po’ complicato trovare le risorse necessarie per farlo.

Per potenziare le proprie armi, i giocatori di DOOM: The Dark Ages avranno bisogno di oro, rubini e pietre spettrali. Il primo può essere trovato sparsi per il mondo o guadagnato completando sfide, mentre i secondi si trovano solitamente sulle statue.

Come potenziare l’equipaggiamento in DOOM: The Dark Ages

I giocatori di DOOM: The Dark Ages possono potenziare il proprio equipaggiamento visitando un Santuario Sentinel. Questi si trovano in vari punti del gioco, il primo dei quali nel capitolo 2. I giocatori avranno bisogno di oro per i primi potenziamenti di ciascuna arma e di rubini e una pietra spettrale per gli ultimi due. Alcuni potenziamenti delle armi richiedono ai giocatori di scegliere tra due abilità, anche se saranno liberi di passare all’altra quando vorranno senza dover visitare un Santuario dei Sentinelle o spendere altro oro. I giocatori possono anche potenziare le armi da mischia dello Slayer e la Shield Saw, così come le quattro rune che possono essere equipaggiate su quest’ultima.

Dove trovare tutti i materiali di potenziamento in DOOM: The Dark Ages

Come accennato in precedenza, è possibile guadagnare una notevole quantità di oro completando le sfide, che diventano disponibili dal capitolo 4 in poi. In questo modo i giocatori potranno anche guadagnare quattro rubini. Il resto dei materiali di potenziamento in DOOM: The Dark Ages dovrà essere trovato esplorando il mondo del gioco. La tabella sottostante mostra la quantità di ciascuna risorsa che è possibile trovare in ogni capitolo.

Chapter Gold Rubies Wraithstones
1
2 210
3
4 212 2
5 240 2
6 513 4
7 183 2
8 250 2
9 230 2 1
10 230 3 1
11 85
12 177 1 1
13
14 359 3 2
15 182 2 1
16 188 1 1
17 194 2 1
18 153 1
19 294 1 1
20 392 3 1
21
22 335 3 1

 

Quali equipaggiamenti dovresti potenziare per primi in DOOM: The Dark Ages?

I potenziamenti dell’equipaggiamento inDoom: The Dark Ages sono piuttosto lineari: i giocatori devono sbloccare i potenziamenti di ciascuna arma in ordine. Pertanto, la domanda che i giocatori dovrebbero porsi non è “Quali potenziamenti dovrei ottenere per primi?”, ma piuttosto “Quali armi e attrezzature dovrei potenziare per prime?”. Anche in questo caso, però, dato che l’ordine in cui i giocatori sbloccano le nuove attrezzature è fisso, chi raccoglie tutti i materiali di potenziamento disponibili man mano che procede avrà già gran parte della decisione presa. Per tutti gli altri, è necessario tenere conto di quanto segue.

  • La Shield Saw sarà una presenza costante nell’equipaggiamento del giocatore e ha una grande sinergia con diverse armi del gioco, quindi è una buona idea potenziarla per prima.
  • Oltre ad essere l’arma predefinita, il Combat Shotgun è una delle migliori armi in DOOM: The Dark Ages dopo essere stato potenziato al massimo. Anche il Ravager, l’Impaler e l’Accelerator dovrebbero essere prioritari una volta sbloccati.
  • In situazioni in cui due armi utilizzano lo stesso tipo di munizioni (fucile da combattimento/fucile super, Shredder/Impaler, Accelerator/Cycler, Pulverizer/Ravager e lanciagranate/lanciarazzi), è meglio concentrarsi su una di esse fino a quando un’arma di ogni tipo non è stata potenziata completamente.
  • I giocatori non potranno iniziare a lavorare per la sfida di maestria di un’arma finché non sarà stata potenziata completamente, quindi se vogliono una skin dorata per una pistola in particolare, dovrebbero potenziarla completamente il prima possibile.
  • A differenza delle quattro rune scudo (che si ottengono nel corso di soli cinque capitoli), le tre armi da mischia dello Slayer sono distribuite lungo tutta la storia, arrivando nei capitoli 1, 6 e 15. In questo modo, i giocatori possono potenziarle senza doversi preoccupare che diventino obsolete subito. Il Flail (sbloccato nel capitolo 6) è probabilmente il migliore del gruppo, soprattutto se abbinato all’Impaler.
  • Ground Fissure e Heaven Splitter sono senza dubbio le due migliori rune scudo, poiché sono in grado di indebolire e stordire i nemici, infliggendo al contempo danni discreti. Holy Swarm è interamente incentrato sul danno, mentre Auto Turret può generare bonus salute una volta che i giocatori sbloccano il potenziamento Health Extractor.

DOOM: The Dark Ages Ordine di priorità per il potenziamento dell’equipaggiamento

  1. Shield Saw (sbloccata nel capitolo 2)
  2. Fucile da combattimento (sbloccato nel capitolo 1)
  3. Flail (sbloccato nel capitolo 6)
  4. Ground Fissure (sbloccato nel capitolo 9)
  5. Ravager (sbloccato nel capitolo 12)

Come usare il drago in DOOM: The Dark Ages

Nella seconda parte del DLC Ancient Gods, DOOM Eternal presenta un filmato in cui lo Slayer cavalca un drago. DOOM: The Dark Ages fa un passo avanti, consentendo ai giocatori di montare e cavalcare un drago in vari punti della storia. Comprensibilmente, molti giocatori sono ansiosi di scoprire come funziona esattamente.

Purtroppo, in DOOM: The Dark Ages ci sono solo poche sezioni in cui è possibile cavalcare un drago, ma questo non le rende meno divertenti. Anzi, si potrebbe forse sostenere che ce ne sono proprio la giusta quantità, con le sezioni Atlan del gioco che servono a ricordare che a volte anche le cose belle possono diventare eccessive.

Quando si sblocca il drago in DOOM: The Dark Ages?

La prima occasione in cui i giocatori possono cavalcare il drago dello Slayer arriva nel Capitolo 5, il cui inizio funge da tutorial esteso. Purtroppo, a parte alcune brevi apparizioni qua e là, questo è uno dei soli tre capitoli di DOOM: The Dark Ages che includono sezioni prolungate in cui si cavalca il drago, gli altri due sono i capitoli 13 e 14.

Come controllare il drago in DOOM: The Dark Ages

Controllare il drago è relativamente semplice e viene spiegato in modo abbastanza approfondito ai giocatori all’inizio del capitolo 5. Per chi ha saltato il tutorial, però, premendo R1/RB o L1/LB il drago salirà o scenderà, rispettivamente. R2/RT spara il cannone automatico, mentre tenendo premuto L2/LT si attiva la modalità Assalto, che permette ai giocatori di schivare premendo il tasto Cerchio/B insieme a un comando direzionale. I giocatori possono ricaricare la salute del drago volando attraverso anelli blu e, in rare occasioni, eseguire finali brutali con R3/RS. Infine, L3/LS attiva un aumento di velocità, mentre R3/RS può essere utilizzato per atterrare, ma solo in punti di atterraggio designati.

DOOM: The Dark Ages Comandi del drago

Action PlayStation Input Xbox Input
Ascend R1 RB
Descend L1 LB
Fire Autocannon R2 RT
Assault Mode (Hold) L2 LT
Dodge Circle + Direction B + Direction
Boost L3 LS
Land / Finisher R3 RS

L’unica cosa che i giocatori potrebbero dover praticare un po’ è schivare le esplosioni Hell Surge dei nemici, che, se evitate con successo, potenzieranno il loro Autocannon in modo che possa distruggere gli scudi nemici. La chiave qui è concentrarsi sulla forma dell’esplosione e schivarla di conseguenza. Se l’esplosione è orizzontale, è necessario schivare verso l’alto o verso il basso. Se è verticale, è necessario schivare a sinistra o a destra. In alcuni capitoli successivi di DOOM: The Dark Ages, le esplosioni a volte si estendono verso l’esterno in tre direzioni, il che significa che ci sarà solo una direzione in cui i giocatori potranno schivare senza subire danni.