Terraria, il titolo sandbox action-adventure 2D che ha venduto diverse milioni di copie, sviluppato da Re-Logic (PC) e DR Studios (console/mobile) e pubblicato da 505 Games, celebra oggi il suo decimo anniversario con il lancio dell’attesissimo aggiornamento Journey’s End su PlayStation 4 e Xbox One. Journey’s End è anche giocabile su PlayStation 5 e Xbox Series X|S.
Dopo un decennio di creatività e avventura, Terraria si è trasformato in un fenomeno culturale globale, vendendo oltre 35 milioni di copie su diverse piattaforme. Journey’s End celebra una delle più grandi community gaming mai esistite, aggiungendo nuove modalità, boss, nemici e miglioramenti al gameplay.
Affronta la sfida finale nella modalità Master, dove la difficoltà dei combattimenti si intensifica ma ogni boss sconfitto offre ricompense uniche. Per un’esperienza di gioco più rilassata e incentrata sull’immaginazione, Journey’s End fornisce ulteriori opzioni come la duplicazione degli oggetti, il controllo delle condizioni atmosferiche, i tempi di rigenerazione dei mostri regolabili, modifica della difficoltà e tanto altro.
Affronta nuovi boss come L’imperatrice della Luce, ispirata ai Bullet Hell, e l’imponente Regina Slime. Tieni traccia di nemici, alleati e creature con il Bestiario. Prenditi una pausa dall’uccidere mostri e gioca a golf. Passeggia durante i nuovi eventi meteorologici, come le Notti delle Lanterne e le Pioggie di Meteoriti, mentre esplori nuovi biomi come i Cimiteri e le Oasi. Goditi la nuova musica tra cui il tema del titolo “Journey’s End” e il brano vincitore del concorso Terraria, vinto da Xenon e DSniper.
Journey’s End migliora Terraria anche con svariati miglioramenti e modifiche che rendono l’esperienza di gioco più piacevole. Si possono ora scambiare tipi di blocchi durante la costruzione, mentre i Caveau del Vuoto aiutano i giocatori a meglio gestire il loro inventario. Revisioni grafiche, le barre di salute dei boss, miglioramente all’interfaccia utente con maggiori personalizzazioni e un’interfaccia a schermo condiviso che permette di concentrarsi meglio sui combattimenti. I Tralicci e la felicità dei PNG espandono il sistema della città, eventualmente garantendo al giocatore l’abilità di costruire una rete di teletrasportazione tra tutte le città del mondo.
Per celebrare l’arrivo di eFootball 2022, ci sarà una campagna eFootball Kick-Off al lancio con Match Online e l’evento “Worldwide Clubs”. La campagna Match Online permetterà ai giocatori di guadagnare contratti “Accordo al buio” in base al numero di partite online giocate. Gli Accordi al buio offrono ai giocatori la possibilità di ottenere carte calciatori “Leggendari”, oggetti che potranno essere usati per migliorare il proprio Creative Team in autunno con l’arrivo del primo Major Update. La campagna Match Online è già attiva e terminerà alla 03:59 dell’8 novembre 2021. Le ricompense nel dettaglio:
Accordo al buoio #1 – ottenibile dopo 10 partite
Accordo al buoio #2 – ottenibile con 15 o più partite
Accordo al buoio #3 – ottenibile con 20 o più partite
L’evento speciale Worldwide Clubs permette ai giocatori di scontrarsi con rivali da tutto il mondo utilizzando i propri club preferiti. Da oggi, i giocatori potranno entrare nell’eFootball™ World, dove potranno godersi partite con team reali sia online sia offline. La modalità Evento Online permette ai giocatori di sfidarsi in eventi uno contro uno. Ogni settimana i giocatori potranno scegliere uno tra gli oltre 200 team con licenza ufficiale e competere in diverse sfide per guadagnare GP che potranno essere usati nel prossimo major update. Una volta che i giocatori avranno selezionato il loro team preferito dovranno usarlo per tutta la durata dell’evento – questa selezione si resetterà al termine dell’evento in corso.
Ci saranno due sfide per ogni evento, completando la prima si sbloccherà la seconda. Non ci saranno limitazioni per il numero di partite consentite, anche dopo il completamento delle sfide. Mentre le ricompense saranno ridotte dopo aver completato per la prima volta l’evento, i giocatori potranno continuare ad aumentare i propri GP sulla base della struttura ‘Play to Win’ di eFootball. eFootball 2022 offrirà matchmaking online cross-generation (PlayStation 5 vs. PlayStation 4, Xbox Series X|S vs. Xbox One), in questo modo i giocatori potranno sperimentare appieno la modalità Evento indipendentemente dalla generazione della loro console. L’evento Worldwide Clubs è già attivo e terminerà alla 03:59 dell’8 novembre 2021.
I giocatori potranno anche giocare offline contro l’IA o contro un amico scegliendo tra nove club partner. I giocatori avranno anche accesso a questi sei stadi: Camp Nou, Old Trafford, Allianz Stadium, Emirates Stadium, Allianz Arena ed eFootball Stadium.
Il major update di questo autunno porterà importanti aggiunte e novità in eFootball 2022, tra cui:
Creative Team – create il vostro “dream team” mettendo sotto contratto calciatori e allenatori che meglio si adattano alla vostra formazione ideale e alle vostre tattiche di gioco, poi allenali e rafforzali per prepararli a competere con giocatori di tutto il mondo.
Nuove tipologie di giocatori – ci saranno quattro nuove tipologie di calciatori in eFootball™ 2022: Standard, Trending, Featured e Legendary. Contratti – i giocatori potranno mettere sotto contratto i calciatori tramite due tipologie di accordo: Contratto al buio e Contratto mirato. Nuove modalità Match – i giocatori avranno accesso alle modalità eFootball™ Creative League, Tour Event, Challenge Event, Online Quick Match e Online Match Lobby*
*Alcune modalità di gioco saranno attive dopo il lancio della versione v1.0, presto tutti i dettagli.
I giocatori possono prepararsi all’arrivo del major update pre-ordinando il Premium Player Pack. Con il Premium Player Pack i giocatori otterranno 2.800 Monete eFootball™ e sei contratti Accordo al buio. I giocatori riceveranno sei calciatori unici senza duplicati**, ogni calciatore ha la stessa probabilità di essere messo sotto contratto.
**A meno che il giocatore non decida di resettare la selezione
I giocatori che effettueranno il pre-ordine entro la 01:59 dell’11 novembre (termine conclusivo del pre-order) saranno premiato con due contratti Accordo al buio addizionali, portandone il totale a otto invece dei sei garantiti al termine del periodo di pre-order.
L’eFootball 2022 Premium Player Pack è disponibile in pre-order ora per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, Windows 10 e PC Steam a €39.99. I possessori di eFootball PES 2021 SEASON UPDATE o eFootball PES 2021 LITE potranno acquistare il Premium Player Pack attraverso lo store in-game con uno sconto del 10%***.
***I tassi di cambio delle valute possono comportare percentuali di sconto diverse a seconda della regione.
Infine, i giocatori di lunga data di eFootball PES 2021 SEASON UPDATE e/o eFootball PES 2021 LITE riceveranno “Bonus Veterani” basati sulla loro collezione di calciatori in-game. Questi Bonus potranno essere utilizzati in eFootball 2022. I giocatori potranno ottenere fino a due contratti “Accordo al buio” e 1.000.000 GP:
I contratti “Accordo al buio” saranno assegnati in base al numero di calciatori della Serie Momento Glorioso in possesso:
Da 1 a 5 calciatori – 1x “Accordo al buio”
6 o più calciatori – 2x “Accordo al buio”
GP saranno assegnati in base al numero di calciatori “Leggenda” in possesso:
Da 1 a 7 calciatori – 300.000 GP
Da 8 a14 calciatori – 500.000 GP
15 o più calciatori – 1.000.000 GP
Il termine ultimo per raggiungere questi traguardi è fissato per le 03:59 del 16 settembre. La distribuzione dei Bonus Veterani terminerà il 23 dicembre 2021 alle 03:59.
Un nuovo caso da risolvere per l’inossidabile Tak in Lost Judgment, il titolo di questa nostra recensione per console PS5. Quello che è iniziato come un spin-off della serie Yakuza inizia a mostrare una sua personalità ben precisa. Lo stile di Ryu Ga Gotoku Studio c’è sempre, ed è ancora più vivo in questo capitolo. Ci piace pensare che in esso sia rappresentato un po’ il loro modo di essere anche nella vita reale. Determinati e sempre pronti a fare gruppo.
Lost Judgment riparte da dove eravamo rimasti. Un nuovo caso piomba tra le mani dell’agenzia d’investigazione Yagami, in un intreccio di cronaca nera e giudiziaria che coinvolge da vicino lo studio Genda. Ritornano tutti i personaggi che abbiamo avuto modo di vedere nel primo episodio di questa serie. La differenza vive nel ritmo narrativo, che si distanzia dal mondo del cinema e punta verso quello delle TV series americane. Dalle colonne sonore ai colpi di scena, sino ad arrivare alla sigla introduttiva, il fattore immersione è pari a quello di una puntata della nostra serie preferita.
In mezzo c’è una cosa chiamata gameplay, che ripropone tutti gli elementi della ricetta con qualche sana novità. Le fasi di gioco sono sempre scandite da momenti ben distinti e che sembrano racchiuse in camere a tenuta stagna. I dialoghi (presentati in maniera terrificante, ndr) e le cutscene (alcune sono veramente “tanta roba”, ndr) fungono, invece, da raccordo. Il cambiamento importante vive nelle fasi di investigazione, dove i muscoli passano in secondo piano. Non mancano, inoltre, i mini-game, quelli che esulano dal core business del videgioco e aiutano ad evitare la l’apatia.
Bene, la nostra consueta premessa è giunta alla sua conclusione. Vi lasciamo, quindi, alla recensione di Lost Judgment, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per consolePS5.
Prime impressioni: ha ancora senso parlare di spin-off?
Quando nel 2018 usciva sulle old genJudgment, era lecito chiedersi se aveva senso – dal punto di vista narrativo – giocarlo senza prima conoscere l’universo della serie Yakuza. Essendo stato presentato come spin-off, pensarlo, era piuttosto normale. A distanza di 3 anni, con il ricordo ancora vivo di quell’esperienza, abbiamo la risposta a quella domanda con Lost Judgment. L’universo Yakuza accoglie, quindi, un nuovo titolo, con un’identità forte e ben precisa, percorrendo la strada maestra dalla serie madre.
Yakuza, dopo Like a Dragon, ha fatto capire quello che sarà il suo futuro, sposando le filosofie del turn based RPG. La parte più action – e meno ruolistica – è stata affidata alle avventure di Yagami, evitando pericolosi copia e incolla. L’intenzione è quella di sfruttare – nel migliore dei modi – tutta l’eredità raccolta nel corso dell’abbondante decennio di attività. Di fatto, è un approccio democratico questo, lasciando in mano alla community la scelta sul “chi” seguire.
Se avete giocato al primo capitolo di Judgment, nei primi istanti di gioco non noterete delle grosse differenze. Il preambolo, prima del capitolo 1, serve a mostrare i cambiamenti più significativi, senza fornire nessuna “soffiata” sulla storia. Le potenzialità del DualSense sono minimante accennate, lasciando intravedere un narrazione che alterna momenti action ad altri di calma “apparente”. La scelta di introdurre delle sessioni dialogate, in stile JRPG moderno, è terrificante. Un modo per evitare ulteriori cutscene ma che, di fatto, stonano con lo stile del gioco. Vedere i personaggi esprimersi come dei manichini ricorda dei fotoromanzi per adolescenti. Scelta bocciata.
Le musiche di accompagnamento e il ritmo narrativo ricordano molto quelle di una serie TV americano. Il filo conduttore che non si perde mai, ma lascia ampio spazio a delle deviazioni molto gradite. Ryu Ga Gotoku Studio fa scuola in questo. È tra i pochi che, in questo ambiente, ha saputo sempre offrire un prodotto in grado di ereditare il suo passato e aprirsi verso le tendenze del momento. Umiltà che premia in ogni occasione.
Contesto di gioco: pronto per una serie (TV o giocata?)
La forza di un videogioco risiede nel genio creativo dei suoi autori, in grado di elaborare storie e personaggi che, talvolta, presentano una realtà non molto distante dalla nostra. Sono le situazioni, talvolta surreali, che rendono Lost Judgmentun prodotto unico nel suo genere. Una ridicola telefonata, nel bel mezzo di una rissa con mezza Yakuza, è solo un piccolo assaggio della follia narrativa che accompagna questo titolo.
È interessante, invece, segnalare come dal punto di vista del format qualcosa sembra stia cambiando. Nel primo episodio di questa serie si è preferito seguire un approccio più ludico, con molte – e forse troppe – cose da fare che non servivano a mascherare una precoce ripetitività. Si girava mezza Kamurocho andando dal punto A al punto B, tra missioni principali e secondarie.
Le dinamiche base non sono cambiate in questa seconda avventura, ma l’introduzione di una nuova location aiuta nel cd. “effetto surprise”. La voglia di scoprire e svelare nuovi personaggi e storie aiuta per dimenticare la vera natura di Lost Judgment, con i minigame che sono una vera e propria “manna dal cielo”. I veri protagonisti, infatti, sono proprio loro.
La storia, dal canto suo, riesce sempre a catturare. Questa volta è una trama che vede la Yakuza solo marginalmente toccata dal punto di vista narrativo. Le risse da strada la vede sempre protagonista, ma gli eventi interessano un contesto molto più crime-noir. In un certo modo, la voglia di scoprire la verità diventa un bel catalizzatore di interesse, con delle vicende che non sono molto distanti dalla realtà in cui viviamo tutti i giorni.
Gameplay: dinamiche a tenuta stagna
Il gameplay di Lost Judgment segue una filosofia ben precisa, identica a quella del primo capitolo. L’esplorazione della città è sempre il punto di riferimento di tutta l’infrastruttura del gioco, dove vivono tutte le attività e le missioni da svolgere. Le prime servono, in un certo modo, a deviare dall’ordinario, regalando dei momenti di sano divertimento spensierato. Queste vengono somministrate in un contesto scolastico, ma solo per coerenza e non per utilità. Yagami dovrà, infatti, destreggiarsi in gare di ballo, battaglie con i robot, gare in moto, incontri di boxe, partite a freccette ed evoluzioni con lo skate per ottenere il rispetto e le informazioni dagli studenti.
Ovviamente queste sono solo delle deviazioni dal core business del titolo. Il cuore del gioco resta sempre e solo lo svolgimento delle missioni, che non cambiano di una virgola il loro modello di fruizione. Ryu Ga Gotoku Studio, infatti, ha preferito strutturare il tutto con sessioni a tenuta stagna, interconnesse da dialoghi e cutscene. I momenti sono ben distinti, nell’ambito dei quali le cose da fare sono catalogate per logica e natura. Si passa dall’investigazione all’inseguimento in maniera guidata e poco naturale, con il transito che viene sempre vissuto in maniera passiva. Solo i combattimenti arrivano in maniera, per così dire, naturale, visto che si presentano anche nei momenti di esplorazione urbana.
Dopo la tigre e la gru, arriva il turno del serpente. Questa nuovo combat style trasforma la difesa in una micidiale tecnica offensiva, restituendo al mittente la potenza dei colpi avversari. Il sistema di combattimento è, a grandi linee, lo stesso di quello visto nel 2018. Il lock system non sta molto simpatico agli sviluppatori, che preferiscono un approccio ad area invece che individuale.
Un altro elemento di novità arriva dalle sessioni di parkour, dove il nostro Yagami si divertirà ad emulare l’amichevole Spider-Man di quartiere. Anche i momenti investigativi presentano delle interessanti feature aggiuntive. Nuovi gadget, come il microfono direzionale e il rilevatore di segnali, subentrano nell’arsenale del detective di Kamurocho. Quando la situazione si fa difficile Yagami potrà, inoltre, contare sull’aiuto di un cane detective, utile non solo per scovare le tracce. I suoi canini serviranno i nobili interessi di giustizia e legalità.
Dimensione artistica: piccolissimi passi in avanti
La nuova generazione di console non convince quelli di Ryu Ga Gotoku Studio ad investire, più di tanto, nel comparto artistico. Le feature specifiche di PS5, inoltre, non vengono prese nemmeno poi tanto in considerazione. Feedback aptico e grilletti adattivi potevano fornire un grande valore aggiunto in tal senso, ma questo non è stato. Ci piace pensare che sia stata una scelta, in un certo modo, democratica, per non creare delle disparità sulle due next-gen.
Resta il fatto, però, che rivedere le stesse espressioni monolitiche di qualche anno fa, anche in Lost Judgment, ci ha sorpreso in negativo. Il potenziale messo in campo in questo salto generazionale è notevole e va sfruttato. Life is Strange: True Colors ne è un chiaro esempio, con una mimica facciale impressionante. Yagami e compagnia bella formano un cast formidabile, ma rivederli, ancora una volta, con un viso che non segue le emozioni, non aiuta a rompere la quarta parete. E questa volta dispiace ancora di più della prima.
Seguendo le tendenze degli ultimi tempi, viene offerta la possibilità se dare priorità alla risoluzione o al framerate. Da una parte si possono raggiungere i 4K e dall’altra i 60 fps, ma qui si entra in un discorso prettamente personale. Non essendoci una photo mode, e vista e considerata la natura action del gioco, la scelta di dare priorità alla fluidità dei movimenti è piuttosto scontata. L’occhio vuole sempre la sua parte, ma quando Tak è circondato dalla gang di turno, servono velocità e reattività.
Rispetto alla prima avventura, il salto grafico lo abbiamo, invece, notato nella cura dei dettagli delle strade e dell’architettura urbana. Si respira – ancora meglio – il contesto culturale di Kamurocho e Yokohama, realtà molto lontane da noi ma che in Lost Judgment regalano numerosi momenti di vita quotidiana. Ed è quello di cui abbiamo bisogno adesso, di finestre su un mondo che ritrova progressivamente la sua normalità.
In conclusione
Lost Judgment conferma la riuscita di questo spin-off, che dimostra di vivere tranquillamente senza il bisogno di legittimazione. Ryu Ga Gotoku Studio ha finalmente preso un decisione, evitando così di creare pericolosi cloni. La parte RPG pura è stata riservata a Yakuza, quella action, invece, spetta di diritto al buon Tak. Il contesto degli eventi, a differenza del primo capitolo, lambisce gli ambienti della mafia giapponese, concentrandosi su fatti di cronaca nera.
Il gameplay resta fedele alle sue origini, con delle novità in grado di evidenziare meglio i suoi punti di forza. I mini-game si confermano in gran forma, evitando tutti i momenti di apatia da ripetitività. Non sarà facile risolvere il caso. Ad aiutare il team Yagami ci saranno numerosi gadget e anche un cagnolino che mostra, quando serve, un bel caratterino. Interessanti, inoltre, le sessioni stealth, in grado rallentare i bpm del gameplay.
“Graficamente” parlando, dobbiamo segnalare solo un lieve miglioramento. La risoluzione consente una migliore definizione delle texture e dei personaggi, con un contesto urbano denso di dettagli ambientali. Le espressioni dei personaggi restano ancora il tallone d’Achille di questa serie, che dagli occhi in giù non mostrano un minimo di emozione. A peggiorare il tutto ci sono delle sessioni di dialogo in stile fotoromanzo adoloscenziale, che poco ci azzeccano con la serie di Judgment.
Electronic Arts e DICE hanno annunciato oggi, in un nuovo trailer, che l’Open Beta di Battlefield 2042 sarà disponibile a partire dal prossimo 8 ottobre perXbox One, Xbox Series X and S, PlayStation 4, PlayStation 5 and PC; i membri di EA Play e tutti coloro che pre-ordinano il gioco possono ottenere l’accesso con due giorni di anticipo il 6 ottobre. Tutti i giocatori possono pre-scaricarlo a partire dal 5 ottobre.
L’Open Beta di Battlefield 2042 presenterà l’iconica esperienza Conquista sulla mappa Orbitale, precedentemente mostrata nel trailer di reveal del gioco. Chi giocherà da PC e console next-gen potrà sperimentare le nuove ed epiche battaglie a 128 giocatori (64 giocatori su PlayStation 4 e Xbox One) attraverso la modalità di gioco Conquista, su larga scala, e potrà combattere per il controllo dei punti chiave degli obiettivi sulla mappa.
Durante la Beta, i partecipanti avranno l’opportunità di immergersi nella Guerra Totale iconica del franchise, come uno dei quattro unici specialisti ciascuno dotato di un proprio stile individuale, specialità e tratti. I giocatori possono calarsi nei panni di Boris, un ingegnere russo dotato di un SG-36; Casper, un sudafricano esperto di mimetizzazione e attacchi a lungo raggio; Falck, un abile medico tedesco specializzato nel supporto; e Mackay, un escursionista canadese e nomade che è dotato di una pistola a rampino.
Ambientata a Kourou, nella Guyana francese, la mappa Orbitale di Battlefield 2042 permette ai giocatori di sperimentare una corsa contro il tempo in condizioni ostili mentre combattono intorno al sito di un imminente lancio di un razzo. I settori che si trovano in questa mappa includono l’Edificio di assemblaggio, la Piattaforma di lancio e la passerella che li collega. Durante una partita di Conquista, i giocatori sperimenteranno le mappe dinamiche di Battlefield, caratterizzate da una sequenza di lancio automatico per il razzo, un attraversamento con la zipline attraverso torri di fulmini, combattimenti con veicoli in condizioni atmosferiche avverse, compreso un inaspettato tornado che altera il flusso della battaglia, e molto altro ancora.
Inoltre, la serie dei blog, Battlefield Briefing, continua fino all’inizio della Open Beta, con il nuovo blog degli sviluppatori Progressione e Oggetti cosmetici online sul sito ufficiale del gioco. Questo post approfondisce il sistema di progressione di Battlefield 2042, il ritorno dei Ribbons e altre caratteristiche come la Maestria e la Carta Giocatore, la cross progression e le opzioni cosmetiche per gli Specialisti. Ci sono anche commenti degli sviluppatori con il Level Designer Kalle Nystrom e il Lead Level Designer Shashank Uchil.
Battlefield 2042 è disponibile ora per il pre-ordine e sarà lanciato nei negozi e online il 19 novembre al prezzo di 59,99 euro per PC, 69,99 euro per Xbox® One, PlayStation®4 e 79,99 euro per Xbox® Series X e S e PlayStation®5.
Si torna in campo con FIFA 22, il titolo della nostra recensioneper console PS5. Un anno importante EA Sports, il primo da quando le console di nuova generazione sono entrate in attività. La chiamata alle armi è stata subito accolta, con l’introduzione del Hypermotion Technology. Il nome, già da solo, basta per accendere gli animi dei giocatori. Tutto parte dall’evoluzione intelligente del concetto di motion capture, quello che serviva a rendere più umani i movimenti dei giocatori.
Le speciali tute X-Sense hanno fatto il resto, passando dalle sole animazioni alla costruzione delle manovre in campo. Il tutto aiutato da un algoritmo di machine learning, in grado di riprodurre normali situazioni di gioco. Occorre vedere come queste nuove logiche di gameplay si comporteranno in modalità competitiva, con FUT e Weekend League che aspettano alla porta. Ragionamenti, questi, che avranno un senso solo quando la stagione di FIFA 22 raggiungerà la sua base d’utenza massima.
Il resto delle modalità non subiscono scossoni, ad esclusione dell’esplosivo VOLTA Football. La dichiarazione d’indipedenza è stata proclamata. Scordatevi quella simulazione “adattata” in FIFA 22. L’arcade regnerà incontrastato, con tanto di introduzione di super tiri e iper velocità. La direzione tracciata è piuttosto cristallina, con i giocatori che, per forza di cose, inizieranno a prendere sul serio questa modalità.
La dimensione artistica del gioco ci aiuta a respirare meglio i momenti del giorno partita. Luci e suoni, grazie all’aiuto della potenza delle console di nuova generazione, creano un contesto emozionale che ci trascinano “di forza” in campo. Il tifo segue le prestazioni della squadra, con le animazioni del pubblico che incitano le nostre prestazioni in campo, anche nei momenti di estrema difficolta. We never walk alone, insomma. Vi lasciamo,quindi, alla nostra recensione di FIFA 22, nella sua versione per console PS5.
Prime impressioni: la rivoluzione si chiama Hypermotion Technology
EA Sports è chiamata a una riscossa, visto e considerato quanto successo nelle ultime due passate edizioni. Il gameplay iniziava a perdere acqua da tutte le parti, richiedendo un intervento deciso ed efficace. Il colosso americano, dopo aver raccolto i vari e numerosi feedback pervenuti dalla community – il gran vero punto di forza di questa serie – è andato di reverse engineering, modificando il cuore del suo simulatore.
Quello che oggi conosciamo come Hypermotion Technology altri non è che è una rielaborazione di alcune dinamiche base che punta tutto sul gioco di squadra, aiutato da algoritmi di machine learning. Può sembrare una cosa piuttosto sempliciotta, visto che, di fatto, tutti conosciamo il vero significato del gioco del calcio. Calarlo, però, in un videogioco non è una cosa del tutto semplice, visto e considerato che il franchise ci prova da oltre 25 anni.
In questi anni, numerosi sono stati gli investimenti sul fronte motion capture, ricercando una fluidità dei movimenti al pari di quella dei giocatori reali. Ed è proprio ereditando questo lavoro che è stato possibile, oggi, attraverso delle speciali tute chiamate X-Sense, arrivare all’implementazione di questa tecnologia. Il risultato – visibile sin da subito – lo si vede, non solo nei movimenti con palla al piede, ma anche nelle fasi di gioco passivo.
Tutta la squadra si muove intorno al pallone, esulando dai discorsi di tattica e impostazioni di gioco. Ci si accorge del grande passo avanti fatto in questi termini quando si è alla ricerca di un compagno libero. Le soluzioni di passaggio diventano numerose, anche se dall’altra parte vi è un pressing offensivo che offre pochi margini per ragionare. I compagni interagiscono all’interno della squadra, chiamano la palla, invitano al passaggio, facendo capire la direzione che prenderanno prima dello scatto. Le intenzioni, insomma, arrivano prima dei movimenti. E tutto questo crea una cosa che già da un po’ mancava in FIFA: il fattore immersione.
La voglia di cambiare c’è e si intuisce sin dai primi istanti. Al primo lancio, si viene proiettati all’interno di una sessione introduttiva che ricorda tantissimo il The Journey di Alex Hunter. Qui gli sviluppatori presentano quali sono i cambiamenti importanti presenti in questa nuova edizione del simulatore calcistico. Spicca, senz’altro, la difesa tattica, con la possibilità di switchare tra i giocatori della linea difensiva in maniera veloce, agile e puntuale. Menzione d’onore la meritano, sicuramente, i movimenti filtranti che, da quest’anno, sono pilotabili per direzione e intensità. In fase d’attacco è stato rivisto il tandem con il compagno di squadra, con gli 1-2 che diventano più tattici e ragionati.
A livello di modalità non si assiste a un grandissimo stravolgimento. Ci sono le stesse cose, presentate in maniera più organizzata. VOLTA Football chiama a gran voce una sua indipendenza. La modalità più frizzante del noto simulatore calcistico sembra, quest’anno, aver trovato una sua dimensione, in grado di sfumare le dinamiche simulative in favore di una mentalità più arcade. È ovvio che il pubblico di riferimento sarà diverso da quello di FIFA Ultimate Team, PRO Clubs e Carriera. Ma l’intenzione è questa, con una scelta che, a nostro avviso, appare corretta.
Contesto di gioco: il pericolo di un’offerta “troppo” differenziata
FIFA 22 è divenuto un contenitore di numerose modalità di gioco. EA Sports, già da qualche anno, ad esclusione di VOLTA Football, non ne ha inserite di nuove. Ha preferito, invece, concentrarsi su quelle che ha, ma senza adottare dei grossi stravolgimenti rispetto la sua offerta. La Carrieraonline, giusto per fare un esempio, è un qualcosa che tarda ad arrivare già da diverso tempo, lasciando presagire una precisa volontà in questo ritardo.
Ogni anno il colosso americano pone in essere delle scelte. È come se facesse una classifica di rendimento, decidendo dove e come concentrare gli sforzi progettuali per l’edizione che verrà. Il biennio 2019/2020 è stato infausto per tutti gli addetti ai lavori. FIFA 21, infatti, è stato proposto come una nuova iterazione della serie ma, a conti fatti, è come se fosse stato un FIFA 20.5. Lo capiamo, vista l’attuale situazione pandemica, ma avremmo preferito una scelta alla Konami. Un season update sarebbe andato più che bene.
Ed ecco che arriva il 2021, un anno che urla a gran voce la riscossa di questo franchise, che inizia pericolosamente a restare troppo fermo sui suoi passi. Le scelte progettuali, quest’anno, sono ricadute su gameplay, FUT e VOLTA, lasciando degli interventi marginali al PRO Club e Carriera. Questo lo si capiva già nel corso dell’evento dello scorso luglio, in occasione della presentazione in anteprima di FIFA 22.
Ci troviamo assolutamente d’accordo sulla prima scelta. Il gameplay, infatti, aveva bisogno di un intervento pesante che è finalmente arrivato. Pad alla mano, le differenze si vedono e si percepiscono in ogni situazione di gioco. FUT e VOLTAportano i denari nelle casse di EA Sports. Una decisione che, quindi, punta a degli interessi commerciali prima ancora che ludici. Non dimentichiamo che il modello di fruizione del noto simulatore calcistico è quello di un GAAS (Game As A Service), dove ad ogni modalità viene assegnato un rendimento economico. Capite bene, quindi, il perché non voler investire troppo su Carriera e Pro Club. Forse perché già così rendono abbastanza bene? La risposta arriverà da noi, dai giocatori.
Gameplay: ben (ri)trovato gioco di squadra
L’osservato speciale in FIFA 22 è quindi il gameplay. Un termine che, per il simulatore calcistico di EA Sports, vuol dire tutto. Sbagliare qualcosa in termini di dinamiche di gioco, controlli e reattività rischia di mandare a monte una stagione. In passato ne abbiamo avuto degli esempi piuttosto importanti. Basta vedere quello che è successo con FIFA 20 e FIFA 21, che ha costretto gli sviluppatori a un numero di patch che è entrato nella storia, ma che di fatto non potevano stravolgere un’architettura nata già con dei problemi congeniti. Quest’anno la sfida è ardua, con l’introduzione dell’Hyper Motion Technology.
L’abbiamo visto in azione per la prima volta nel corso della beta esclusiva provata nel mese di luglio. Già in quell’occasione abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano il significato di questo cambiamento, che mette al centro del simulatore il concetto stesso di gioco di squadra. Tutta la formazione, suddivisa per comparti, partecipa attivamente all’azione di gioco al di là della tattica impostata. I compagni osservano la posizione della sfera in campo, si propongono e chiamano i passaggi. L’intelligenza artificiale, pilotata da un algoritmo di machine learning, fa sì che i giocatori non selezionati propongano delle soluzioni di gioco intelligenti, in grado di analizzare il contesto e le situazioni in campo.
Il tutto aiuta a creare un’atmosfera reale, al pari di una vera partita di calcio. Anche la rotazione della sfera, in FIFA 22, assume delle connotazioni sempre più vicine alla realtà, rendendo le trame di gioco divertenti e coinvolgenti. I contatti in campo, inoltre, sono divenuti più “umani”. Parametri come fisico ed elevazione definiscono un vantaggio importante che si riverbera con animazioni realistiche per intensità e svolgimento.
L’inserimento della spizzata di testa o della parata con la mano di richiamo, mostrano solo un piccolo assaggio di quali siano le reali intenzioni degli sviluppatori. Ovviamente, come ogni videogioco che si rispetti, ci sono dei pro ma anche contro. Il gameplay ragionato – introdotto in FIFA 20 per stoppare le folli rushate sui campi – quest’anno sembra rallentare ulteriormente il passo. Questo rende le manovre più lente (forse anche troppo lente, ndr), e costringe a dei ragionamenti veloci con palla al piede.
La decisione, a nostro avviso, è stata presa per enfatizzare lo sprint esplosivo, un’aggiunta all’attuale scatto in velocità. Lo possiamo definire una mossa abilità base, questa, ma che crea vantaggi importanti solo con alcuni giocatori. Il mercato, per quel poco che abbiamo visto, l’ha subito intuito. Tutti i giocatori con parametri di accelerazione velocità alti, infatti, hanno visto un’impennata delle loro quotazioni. Ci aspettiamo dei nerf nel corso della stagione.
Dimensione artistica: respirare il giorno partita
Ed eccoci arrivati al momento in cui ci lasciamo andare nei nostri “art attack”. In termini di dimensione artistica, il buon FIFA 22 ha fatto molto bene i compiti a casa, anche se l’ago della bilancia verte sul discorso framerate. Il salto enorme lo potremmo avere con il passaggio ai 120fps, ma non sembra ancora scoccata quell’ora. Al momento in cui scriviamo, lasciando aperta una finestra verso il futuro, si viaggia a 60fps con una risoluzione che sembra girare intorno ai 4K.
Sul fronte ray tracing l’impressione è che la soluzione sia la stessa adottata per F1 2021, con i replay che accolgono la potenza della luce. Normale, e in un certo modo fisiologico, visto che quelle che contano sono fluidità e reattività quando si vuole portare un risultato utile a casa. L’occhio, per quanto vuole la sua parte, passa in secondo piano. Noi però, che abbiamo un debole per questo aspetto, siamo riusciti a catturare qualche azione di gioco più da vicino. Strizziamo l’occhio verso il lato artistico di un videogioco, e se ne abbiamo la possibilità tendiamo ad evidenziare questo aspetto rispetto al lavoro svolto dagli sviluppatori.
L’illuminazione del terreno di gioco è migliorata. Possiamo apprezzare meglio questo upgrade anche grazie alla nuova inquadratura televisiva, in grado di presentare le azioni di gioco con un angolo di visione ampio e ottimale. Almeno due zone del campo sono sempre sotto controllo, con la possibilità di vedere meglio i movimenti dei compagni. L’occhio cade, inevitabilmente, anche sul pubblico, che viene definito il cd. “dodicesimo uomo in campo”.
Vogliamo concludere proprio con loro la nostra recensione di FIFA 22. Premesso che tutto quello che diremo è frutto della nostra esperienza di gioco “cuffia-munita”, ascoltare il tifo in campo è stupendo. È come se seguisse il gioco, con momenti di gioia e di disappunto in grado di far vivere ogni secondo del giorno partita. D’altronde, il calcio, che sia reale o virtuale, è un insieme di emozioni eterogenee, tutte che nascono attorno ad una palla.
In conclusione
La nuova edizione di FIFA 22 arriva con delle vere novità. Quelle che lasciano il segno in quanto sono tangibili sin dal primo istante di gioco. L’Hypermotion Technology è la celebrazione perfetta di un concetto che giace nelle fondamenta del calcio: il gioco di squadra. Magari fa “più figo” parlare di algoritmi di machine learning e comportamento adattivo in campo, visto che quello che abbiamo appena detto può sembrare una cosa piuttosto scontata. Tutt’altro.
La sessione di beta privata dello scorso luglio ci ha fatto, in un certo modo, già arrivare preparati. Ci mancavano le altre modalità, tra cui, però, solo VOLTA Football riceve un vero e proprio scossone generazionale. Carriera e Pro Club viaggiano ancora di retaggio, scelta che inizia a farsi sentire in modo sempre più pressante. Chi vi scrive è un “malato” di FUT e Weekend League, ed era (stra)convinto che il “grosso” dei miglioramenti avrebbe interessato il comparto gameplay. Cosa che, di fatto, è accaduta.
Il potenziale della nuova generazione di console aiuta, per forza di cose, ad esprimere al meglio la dimensione artistica di FIFA 22. Su PS5 la differenza la fa più l’Audio 3D che il DualSense, facendoci ascoltare tutte le emozioni in campo e fuori da esso. Il resto è sempre e solo FIFA.
MSI, produttore leader nell’ambito delle soluzioni tecnologiche per il business, la progettazione e il gaming, annuncia Creator Z16 Hiroshi Fujiwara Limited Edition, che è allo stesso tempo il primo e l’unico laptop che il famoso marchio di streetwear giapponese Fragment Design abbia mai contribuito a creare.
Fondata dal padrino dello street fashion Hiroshi Fujiwara, Fragment Design considera il co-branding un elemento strategico importante, che le consente di trasfondere elementi di street culture e subculture in diversi settori e che l’ha già portata a stringere partnership con Maserati, LOUIS VUITTON, NIKE, TAG Heuer, BVLGARI, e molti altri brand famosi in tutto il mondo. Dalla collaborazione con MSI nasce MSI Creator Z16 Hiroshi Fujiwara limited edition, un notebook unico che segna anche il debutto dell’iconico marchio di street fashion giapponese nel modo dell’high tech.
La partnership tra MSI e Fragment Design fonde i canoni estetici delle due aziende in un capolavoro di stile. Già al primo sguardo appare chiaro come il notebook si faccia interprete del concetto di “Black on Black”, coniugando il nero translucido dei due loghi, sapientemente incisi con tecnologia laser, allo Stellar Black dello chassis in alluminio del laptop. Il famoso logo di Fragment Design con i fulmini, che domina la cover del laptop, simboleggia l’audacia dell’Azienda giapponese nel creare nuovi esempi di street fashion in diversi settori.
L’abbinamento dei due marchi viene poi ripreso in basso a destra sulla tastiera e nella parte sottostante, rafforzando in modo impeccabile l’identità visuale. La bellezza di questo nuovo nato si mostra, inoltre, nella piacevole texture con effetto seta ottenuta attraverso una fresatura CNC effettuata ad arte, che contribuisce a conferire un aspetto straordinariamente elegante, valorizzato dall’esclusivo tocco di stile di Hiroshi Fujiwara.
Oltre che dal punto di vista del design, MSI ha dato il suo contributo per rendere questo laptop una vera bellezza tecnologica, equipaggiandolo con potenti processori fino a Intel i9 di 11a generazione e GPU NVIDIA RTX serie 30, un display 16:10 Golden ratio MiniLED con tecnologia AUO AmLED, una tastiera MiniLED retroilluminata e sistema MSI-Center basato su AI, che assicurano il miglior equilibrio sia a livello hardware sia software.
MSI Creator Z16 Hiroshi Fujiwara Limited Edition è stato realizzato in appena 3.000 pezzi, che saranno acquistabili a partire da Ottobre in diversi paesi del mondo, tra cui l’Italia.
Eidos-Montréal ha pubblicato due nuovi video narrati dal Senior Gameplay Director Patrick Fortier e ricchi di approfondimenti su Marvel’s Guardians of the Galaxy. Nel primo, Fortier spiega come sfruttare efficacemente le varie abilità dei Guardiani in combattimento, mentre il secondo aiuta i giocatori a guidare al meglio i propri compagni durante le fasi di esplorazione.
Le personalità distinte dei Guardiani giocano un ruolo fondamentale anche durante i combattimenti, con abilità e specialità uniche che i giocatori dovranno imparare a sfruttare alla perfezione, impiegando le tattiche e le strategie più appropriate, se vogliono sperare di sopravvivere ai tantissimi nemici che incontreranno vagando per il cosmo. Rocket è lo specialista in esplosioni multi-target del gruppo, Groot funge da difensore e guaritore, Drax è una palla da demolizione ambulante, Gamora infligge danni terrificanti a bersagli singoli e Star-Lord, ovviamente, è il loro “cosiddetto” leader versatile.
I giocatori di Marvel’s Guardians of the Galaxy, però, non dovranno imparare a guidare i Guardiani solo in combattimento. Come spiegato nel secondo video, avranno anche il compito di mantenere i propri compagni sulla giusta strada mentre esplorano una pletora di leggendarie località dell’universo Marvel a bordo della Milano. Prendere decisioni (e affrontarne le conseguenze) è fondamentale per un vero leader, ed è un aspetto altrettanto fondamentale per quanto riguarda tantissimi dettagli dell’esperienza di Marvel’s Guardians of the Galaxy: nelle conversazioni, nella distribuzione dei punti abilità, nella scelta tra costumi fedeli ai fumetti o completamente originali, e in un’infinità altri casi.
Questa settimana l’Oktoberfest arriva su Black Ops Cold War, Warzone e Call of Duty: Mobile. Indossa il tuo lederhosen, l’Oktoberfest Bundle è arrivato. Birra e tanta allegria saranno protagonisti in Call of Duty, con il Tracer Pack: OktoberfestStore Bundle disponibile ora. Dalla Skin Operatore “Lederhosen” per Beck a due armi Blueprint con il nuovo effetto Birra Tracer Fire, questo Bundle renderà unica la tua prossima partita Multiplayer, Zombies, o Warzone.
Inoltre, per la prima volta in un Bundle, puoi guadagnare COD Points completando specifiche sfide legate a questo pacchetto.
Oggetti:
“Lederhosen” Beck Skin
“Kölsh” Beer Tracer Assault Rifle Blueprint
“Hefeweizen” SMG Blueprint
“Keg Tap” Ballistic Knife
“Prost!” Animated Calling Card
“Tankard” Charm
“Zum Wohl!” Emblem
“Happy Hour” Watch
Call of Duty: Mobile
L’Oktoberfest è arrivato anche in COD Mobile e si presenta sia nel primo sorteggio fortunato della Stagione 8: 2° anniversario, sia in un evento celebrativo in-game! L’Oktoberfest Lucky Draw viene fornito con un’arma leggendaria unica e dal design suggestivo, la R9-0 – Hopper. Inoltre, come parte di questo evento, ti aggiudicherai la nuova variante operatore Artery – Maiden of Death e molti altri oggetti!
Si torna ad investigare con Life is Strange: True Colors, il titolo di questa nostra recensione per console PS5. L’IP, ideata da Dontnod Entertainment ma di proprietà di Square Enix, passa nelle mani di Deck Nine Games, gli stessi di Life Is Strange: Before the Storm. Questa volta, in un certo senso, giocano in casa, costruendo una storia che si svolgein Colorado, nella città immaginaria di Haven Springs. Il compito, che sono chiamati ad assolvere, è piuttosto impegnativo. Non più personaggi ereditati dal precedente lavoro svolto dai colleghi e, soprattutto, non più episodi.
Non vi sono connessioni con i precedenti capitoli della serie, ad esclusione di Steph, unico personaggio che troveremo anche in Life is Strange: True Colors. Per il resto è tutto nuovo, con una nuova location da esplorare e misteri da risolvere. La vena investigativa del gameplay non cambia, anche se questa volta la protagonista è coinvolta in un dramma personale.
Il povero fratello di Alex Chen, Gabe, muore in circostanze misteriose. Tutto lascia pensare ad un tragico incidente, ma la ragazza non ci sta e vuole andare fino in fondo e scoprire la verità. Anche lei, come i precedenti personaggi della serie, ha dei poteri innati. Il suo dono – che lei definisce, invece, come una maledizione – le permette di entrare in empatia con l’ambiente circostante. Il rischio è quello di rimanere intrappolati nel micromondo emozionale con cui viene a contatto, sino a trasformare la propria personalità.
La dimensione artistica è al pari di un dipinto. L’Unreal Engine, in coppia con il ray tracing, ci regala un paesaggio da cartolina, che rende più in orari diurni che notturni. Gli sviluppatori, per far apprezzare al meglio le luci e i suoni che animano Haven Springs, ci danno la possibilità di sfruttare i cd. “momenti zen”. Un modo, questo, per staccare la spina e uscire dal quotidiano. Un po’ quello che ci ha permesso di fare Life is Strange: True Colors, con il racconto di questa esperienza che vive nella nostra recensione per console PS5.
Prime impressioni: Un contagio di emozioni
Il paragone con i precedenti capitoli della serie sono piuttosto ovvi, evitarli è impossibile. La cosa che più ha stimolato il nostro interesse è stata la scelta di abbandonare il format episodico, e proporre, quindi, un’avventura unica “tutta d’un sorso”. Sia ben chiaro, non siamo degli amanti dei videogiochi in pillole. Una produzione videoludica richiede tempo e risorse che non si presentano come immediati. Il tutto rischia di far perdere quel filo conduttore, oltre che arrivare in un momento dove l’interesse dei giocatori verte su altro.
Il modello di fruzione del videogioco è lo stesso di quello visto sinora con i precedenti capitoli. Dontnod Entertainment si concentrava moltissimo sui personaggi e sulle loro storie, creando un contesto che si svelava con il tempo. Deck Nine Games, invece, costruisce l’alone di mistero aiutandosi con il contesto di gioco, presentando subito tutti i personaggi ma celando le loro reali intenzioni ed emozioni.
Ed è qui che entra in gioco Alex. Con il suo potere è in grado di scoprire il passato e il presente, ipotizzando un possibile scenario futuro. Il suo legame empatico viaggia a livelli di intensità, con i colori che definiscono la tipologia delle emozioni. Rosso per la rabbia, viola per la paura e così via. Il feedback aptico, su PS5, aiuta a percepire meglio le emozioni, avvisando il giocatore quando c’è qualcosa che merita la nostra attenzione.
Il sistema delle scelte è ancora più presente. Alla fine di ogni capitolo, infatti, vi è un resoconto rispetto alle nostre decisioni, che lascia intuire una molteplicità di finali, e quindi la possibilità di rigiocarlo con un interesse sempre vivo. Cercate solo di farvi guidare – almeno nel corso della prima run – dalle vostre emozioni. Le scelte devono essere prese con la consapevolezza che non esiste mai quella giusta a priori.
Contesto di gioco: Haven Springs come Twin Peaks
La cittadina di Haven Springs ospita il contesto narrativo degli eventi di Life is Strange: True Colors. Il ricordo, almeno per chi vi scrive, è andato subito a Twin Peaks. Laura Palmer come Gabe Chen, con un colpevole nascosto nell’ombra. Saranno le sole emozioni che consentiranno alla sorella Alex di svelare che cosa sia realmente accaduto in quella notte, e chi lo vuole far assomigliare a un incidente a tutti i costi.
Il primo capitolo sembra l’idillio del posto perfetto. Tutti carini, gentili e disponibili, creando il classico quadretto di città perfetta. Ma ogni luogo nasconde dei segreti e misteri, e gli abitanti di Haven Springs di scheletri nell’armadio ne hanno parecchi. Nei successivi 4 capitoli, quel bel quadretto iniziale, pieno di colori accessi, diventa sempre più cupo, con la tela che perde progressivamente la vivacità iniziale.
Di fatto il tutto sembra diventare claustrofobico e oppressivo, con la diffidenza che aumenta sempre di più. L’unica arma che può sfruttare la ragazza è il suo dono empatico, estraendo il peggio dalle persone al fine di creare una zona di comfort entro cui muoversi e confidarsi. Alex, in questo viaggio, non sarà sola. Al suo fianco trova delle figure che sostituiscono il defunto Gabe, anche se non riescono a colmare il vuoto che vive nel suo cuore.
Resta il fatto che Life is Strange: True Colors arriva in un momento storico molto particolare, dove la distanza conta più di un sentimento. Per carità, l’emergenza impone delle regole che non incitano il contatto umano. La giovane Alex, però, ci ricorda che per percepire gli stati d’animo non c’è bisogno di oltrepassare il metro di tolleranza. Basta solo entrare in empatia con chi ci sta di fronte, per porgergli una mano o se serve dirgli una parola di conforto. Certi super poteri, in fin dei conti, li abbiamo tutti. Basta solo avere il coraggio e la voglia di utilizzarli.
Gameplay: Formula vincente non si cambia
Il gameplay di Life is Strange: True Colors segue, ormai, una formula collaudata nel tempo. Abbiamo davanti un titolo che fa della narrativa il suo asse portante. Tutto ruota attorno a questo aspetto, dai personaggi sino ad agli elementi di contesto. Registi e protagonisti, su un palcoscenico dove siamo noi gli artefici del nostro destino. A differenza della serie Man of Medan, Alex non viene giudicata in base alle sue scelte. Quello che conta sono solo la storia e le scelte che abbiamo fatto nel corso del capitolo.
Le decisioni prese non sono tutte uguali. Ce ne accorgiamo di questo a seconda delle grafiche che appaiono in video. Quando arriva il momento topico – quello da cui possono nascere delle emozioni che diventano fondamentali nel corso della storia – si è davanti ad un aut aut. Lo abbiamo detto in precedenza: scordatevi il concetto di “scelta giusta”. Il destino vi mette davanti delle strade da intraprendere. Quello che fate è sì frutto delle vostre scelte, che, per forza di cose, sono figlie del momento.
L’aria di casa spinge Deck Nine Games a puntare l’obiettivo agli elementi di contesto. L’elemento investigativo è più spiccato in questo ultimo arrivato della serie, invitando il giocatore ad un’esplorazione mirata e non più “spintanea”. Tutto gira attorno alla citta di Haven Springs, con i movimenti della protagonista che vengono guidati da quello che le succede intorno. In un certo modo, però, il contesto ci invita a prenderci delle pause, godendosi il panorama o ascoltando un LP in un negozio di musica.
Una nota di demerito arriva dal level design che limita, in alcune occasioni, la nostra voglia di curiosità. Il design dei luoghi fornisce l’illusione della libertà di movimenti, anche se il più delle volte la povera Alex corre contro un muro invisibile perché non è ancora il momento, per esempio, di salire quella particolare scala. È un errore di concetto, che in un certo modo stride con il credo del gameplay.
Dimensione artistica: Un quadro bagnato dal sole
Ed eccoci al momento che definiamo il più importante della nostra esperienza con Life is Strange: True Colors. Non si spendono mai abbastanza parole per celebrare il talento artistico delle software house impegnate nella costruzione di un videogioco. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di farlo quanto più possibile, come in questo caso di specie.
Quando qualcosa si sente vicino – e in un certo modo “di famiglia” – il lavoro che ne consegue è, per forza di cose, influenzato. Succede con Haven Springs. Ci vuole poco per accorgersi di come ogni dettaglio di contesto, partendo dalle strade sino ad arrivare all’ecosistema circostante, è stato costruito da chi quei posti li conosce piuttosto bene. E, ovviamente, li adora. Viene quasi voglia di trasferirsi ai piedi delle montagne del Colorado, e lasciarsi tutti i problemi alle spalle, come ha fatto la giovane Alex Chen.
L’ossimoro, a livello di design, lo si avverte con i personaggi, talvolta un po’ dozzinali a livello estetico. Basta vedere la risoluzione degli elementi grafici dell’abbigliamento, oppure la scelta discutibile sulle acconciature. Dettagli che vengono, però, oscurati dall’immensità del lavoro svolto in termini di animazioni facciali. Le espressioni arrivano prima delle emozioni, con un doppiaggio in grado di enfatizzare ogni singolo momento del gioco.
La ciliegina sulla torta si mostra con il ray tracing, anche se alcune volte ci si abbandona ad un suo abuso che rende poco verosimili alcune situazioni. I riflessi di luce sugli occhiali di Alex, per esempio, il più delle volte si presentano innaturali rispetto al contesto. Al contrario, da il meglio di sé nei momenti esplorativi e, soprattutto, nelle cutscene. Momenti che porteremo, per sempre, nel nostro cuore.
In conclusione
Di titoli simili a Life is Strange: True Colors ce ne sono diversi. Basta pensare alla serie The Dark Pictures, con i vari Man of Medan, Little Hope e il prossimo House of Ashes. Segnaliamo anche, per dovere di cronaca, Twin Mirrors, sviluppato da Dontnod Entertainment, genitori biologici della serie Life is Strange. Eppure, c’è qualcosa di diverso quando si è davanti a un nuovo capitolo di questa serie. È inspiegabile, quasi a livello metafisico, e semplicemente emozionale.
Sono le emozioni, infatti, le vere protagoniste di questa nuova avventura, che dimostra come il franchise sia maturato al punto da divenire una vera e propria istituzione quando si parla di videogiochi narrativi. La formula del gameplay non cambia molto. Le decisioni da prendere sono il core del sistema di gioco, con il finale che, per forza di cose, ne risente. I 5 capitoli immergono il giocatore nella storia di Alex, creando un legame empatico con la protagonista. Ironia della sorte, è proprio questo il potere che lei utilizza per aiutare le persone e, a tempo debito, svelare il mistero che si cela dietro la morte di suo fratello.
Life is Strange: True Colors non cambia molto sul versante gameplay, proponendo delle leggere variazioni rispetto all’eccellente lavoro svolto sinora dai cedenti Dontnod Entertainment. Deck Nine Games spinge, invece, sul fronte artistico. La cura delle espressioni facciali è inedita, dimostrando un salto di qualità enorme sotto questo aspetto. I personaggi assumono delle connotazioni sempre più umane, enfatizzando, così, le loro emozioni. Sul fronte design, i personaggi si presentano talvolta dozzinali nel loro stile. Per carità, è una precisa scelta degli sviluppatori, ma l’asticella si è alzata. La sfida è lanciata, ma le competenze non mancano.
Warner Bros. Games e DC hanno svelato la key art ufficiale di Suicide Squad: Kill the Justice League, lo sparatutto d’avventura e azione che promette di rivoluzionare i lsuo genere, con i supercriminali DC Harley Quinn, Deadshot, Captain Boomerang e King Shark.
Sviluppato da Rocksteady Studios, creatori della celebre serie di Batman: Arkham, Suicide Squad: Kill the Justice League combina il gameplay incentrato sui personaggi tipico dello studio con dinamiche da action shooter in terza persona per creare un’esperienza di gioco mai vista prima. Ambientata nel dettagliatissimo mondo aperto di Metropolis, la storia originale del titolo segue i quattro membri della Suicide Squad mentre si imbarcano in una missione impossibile per salvare la Terra e uccidere i più grandi supereroi DC del pianeta.
Ricorda di sintonizzarti su DC FanDome, l’esperienza definitiva per i fan DC, sabato 16 ottobre alle 19:00 per scoprire in prima persona le ultime novità su Suicide Squad: Kill the Justice League.