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Call of Duty: Vanguard, la recensione su Xbox Series X

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La nascita delle forze speciali raccontata in Call of Duty: Vanguard, il titolo della nostra recensione per console Xbox Series X. E siamo a quota 18, se consideriamo tutti capitoli della serie. È un ritorno al passato, visto che il periodo storico scelto è quello della seconda guerra mondiale. In campo nuovamente il trio della spin-off Call of Duty: Black Ops Cold War, che si suddivide il gioco per competenze. Sledgehammer Games si è concentrata sulla Campagna, Raven Studios sul Multigiocatore e Treyarch su Der Angfang, con un ritorno dell’armata infernale degli zombie.

Con un nuovo capitolo di Modern Warfare non ancora annunciato – ma solo “rumoureggiato” – Activision punta sull’effetto nostalgia, anche se il format narrativo subisce degli scossoni importanti. La storia vede 4 eroi impegnati su più fronti, riunirsi (e non si sa ne dove ne come e ne quando, ndr) sotto l’egida delle Forze Speciali. Il ritmo è incalzante e come sempre non dura mai abbastanza. Segno, questo, che non si vuole rubare troppo tempo alle componenti PvP e PvE. Loro due devono portare avanti la baracca, tra buff e nerf fisiologici. Senza dimenticarsi, ovviamente, l’intramontabile Warzone.

call of duty vanguard recensione xbox series x

I 4 personaggi di Call of Duty: Vanguard non sono alla ricerca di un autore. Ognuno ha un proprio lato caratteriale e un gameplay specifico, contraddistinto da abilità uniche. Abbiamo già sottolineato, nel corso della beta di settembre, di come ci sia una svolta all’orizzonte. Black Ops Cold War aveva accennato il cambiamento, restando ancora fermo sulle sue radici. La struttura a missioni viene smantellata in favore di una narrazione più cinematografica. La presenza delle cutscene, infatti, ne è un chiaro esempio, anche se talvolta lo stacco con il giocato è troppo netto.

Graficamente abbiamo poco-nulla da rilevare. La competenza degli sviluppatori è già nota al mondo intero, per cui ogni parola in più sarebbe superflua. C’è, però, una componente storica che merita di essere evidenziata. Se pensate che dei veri fotoreporter di guerra hanno avuto la possibilità di fare un salto nel tempo, con delle speciali macchine fotografiche, è facile farsi un idea di quello che ci aspetta. Il livello di fotorealismo, infatti, migliora in ogni capitolo della saga. Ma non servono i pop corn adesso, ma solo i fucili e tanto sangue freddo. Vi lasciamo, quindi, in compagnia della nostra recensione di Call of Duty: Vanguard, giocato nella sua versione per console Xbox Series X.

https://youtu.be/n_-ed085Eo8

Prime impressioni

Il modo di giocare i vari Call of Duty è principalmente molto simile tra loro. Si brucia la Campagna in meno di 3-4 ore di gioco, anche alzando il livello di difficoltà e si guarda, poi, al PvP e al PvE. Se avete alle spalle le sessioni di beta di settembre avete anche un’idea di quella che è la componente multigiocatore. Certo, con meno armi e meno personaggi, ma l’identità era già ben chiara. Restava l’incognita sulla modalità Zombie, anche se il ricordo di quella vista in Black Ops Cold War era ancora vivo.

L’intelligenza artificiale non ci ha soddisfatto moltissimo. Troppo facile, anche in modalità belle impegnative. Di converso, il fattore immersione è decisamente migliorato. Meno FPS e più FPP, con una spiccata componente narrativa che ci porta, in diverse occasioni, a posare il pad e prendere i pop corn. Eravamo abituati bene sinora ma un cambiamento c’è stato. Se questo sia un bene o meno, rietra nel gusto personale. Chi vi scrive sa bene che la campagna è da prendere come un film al cinema. Può anche non piacere.

call of duty vanguard recensione xbox series x

Contenti di aver ottenuto il progetto Rat-ta-ta (grazie alle nostre eccellenti performance in beta, ndr), non vedevamo l’ora di tuffarci in modalità multigiocatore. Ci siamo, però, dovuti arrendere all’easter egg storico che rimandava all’esoterismo nazista. Ed ecco che tutti i buoni propositi se ne sono andati a far benedire. Der Angfang ha rapito i nostri cuori, forse per via del ricordo ancora vivo di Back 4 Blood.

Sia in solo che in compagnia di altri 4 giocatori, prendere i calci i nazi-zombie è piuttosto divertente. L’utile, poi, si unisce al dilettevole quando si realizza che tutti i progressi fatti sono condivisi con la componente PvP. Tutto migliora, dalle armi agli operatori, in modo da essere sempre sul pezzo e non restare mai indietro. Insomma, l’imbarazzo della scelta passa in secondo piano, anche se la Campagna merita di essere vissuta come prima cosa (e se ci spiegate che sia il progetto Phoenix ci fate un grandissimo favore, ndr).

https://youtu.be/EfFU-vxbzd0

Contesto di gioco

Allora, c’erano un americano, una russa, un inglese e un neozelandese… Può sembrare il classico inizio di una barzelletta ma è buon pretesto per introdurre i 4 personaggi presenti in Call of Duty: Vanguard. Sono loro i protagonisti che, con le loro storie, raccontano alcuni momenti chiave della WWII, per poi ritrovarsi uniti (e senza spiegare né il come e né il perché, ndr), alle prese con un aspirante Hitler che sognava il quarto reich. La scelta di puntare su storie diverse aiuta anche a comprendere come Sledgehammer Games vuole cambiare il suo modo di raccontare un Call of Duty, con i personaggi che non subiscono più passivamente gli eventi ma sono una parte fondamentale del racconto.

Il viaggio intorno al globo, passando da alcune battaglie fondamentali per le sorti del conflitto, ci ha un po’ spiazzato. Eravamo convinti di trovare la solita narrazione diretta, senza troppi fronzoli. E invece no, si viaggia di flashback e ricordi per poi ritrovarsi nella missione principale. Ogni personaggio ha una componente caratteriale ben individuata, con il ruolo di eroe di difficile assegnazione. Loro sono l’alter-ego di un personaggio realmente esistito, che si è distinto in guerra per alcuni meriti particolari. Da Stalingrado alle Midway, ricordando quel razzo che ha dato il via all’operazione Overlord.

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Tra realtà e finzione videoludica, il controller funziona meglio di un libro di storia, visto e considerato che le nostra gesta ne stanno scrivendo parte di essa. Non è un caso che dei fotoreporter storici hanno sfruttato l’incredibile fedeltà presente nelle sequenze di gioco di Call of Duty: Vanguard. Probabilmente lo abbiamo già detto in Call of Duty: Black Ops Cold War, e lo andiamo a ribadire anche questa volta. Restiamo, di nuovo, inermi di fronte al grande lavoro svolto dagli sviluppatori.

Se proprio vogliamo trovare dei difetti, non abbiamo apprezzato al massimo la scelta di intervallare i filmati alle sequenze di gioco. Lo stacco è netto e non eravamo abituati a questo, visto che, in passato, tutto era “un continuum”. All’inizio non reca alcun fastidio, ma con il tempo si dimostra un po’ pesante. Al livello narrativo ci sono alcuni buchi, probabilmente voluti per incrementare l’hype intorno alla storia. Sarebbe stato bello, però, assistere al momento dell’incontro tra i vari membri del team, e non ritrovarli subito lì sul posto, già come eroi belli navigati.

Gameplay

Parlare di gameplay in un Call of Duty, inizia con un grande “dipende”, prima di tuffarsi in ogni considerazione del caso. Le analisi – a caldo e freddo – vanno fatte sulla componente extra-Campagna. Parliamo, infatti, del multigiocatore e di zombie, che entrano nel vivo una volta esaurita la modalità narrativa. E quì, cerchiamo di mettere da parte il nostro abito da giocatori incalliti che imprecano in cuffia, e indossiamo quello di professori “senza cattedra”.

L’esperienza insegna, e non c’è bisogno di alcun spot per ricordarlo. La frenesia della modalità competitiva di Black Ops Cold War è ormai un lontano ricordo. Si ritorna a un combattimento “più umano”, con un fisiologico contatto corpo a corpo. Certo, ci sono ancora alcune cose che vanno bilanciate a livello di armi. I “pompa” sono devastanti anche a medie distanze, con degli headshot che non hanno nessuna ragione vicina all’umana comprensione. Stessa sorte viene riservata anche ai fucili da cecchino, che non hanno nemmeno bisogno di andare in mira di precisione per mandarti al creatore.

call of duty vanguard recensione xbox series x

A livello di modalità di gioco e mappe, l’offerta è ottima. Non ci si annoia mai, cosa che invece non possiamo dire di “Der Angfang”. La lotta contro le forze del male, esaurito il momento iniziale, si dimostra scarica e ripetitiva. Il solo aspetto interessante è che, asfaltare gli zombie, serve per far crescere la potenza delle armi e il livello dell’operatore. Uno sviluppo che viene condiviso anche con la modalità multigiocatore, per cui scegliere non suona come un “aut aut”.

I 12 operatori presenti, da sbloccare con il completamento di alcuni obiettivi, hanno delle confidenze particolari con una sola tipologia e modello specifico di arma. Questo si riduce ad un boost a livello di esperienza generale e del livello dell’operatore, e in alcun modo riconducibile a un miglioramento del danno. Poteva essere comodo un approccio simile, magari ruotando “a giro” l’arma preferita dall’operatore.  Una soluzione per inserire un po’ di pepe alla minestra.

Dimensione artistica

Beh, dire che siamo rimasti senza parole è piuttosto scontato. L’estrema fedeltà riservata ad alcuni momenti di Call of Duty: Vanguard lascia spazio a moltissime considerazioni, che trascendono la sola componente artistica. Abbiamo la possibilità di vivere alcuni momenti storici, osservando i comportamenti degli NPC, ascoltando suoni e analizzare gli usi e costumi del tempo. Alcuni dettagli che, per quanto infinitesimali, aiutano nel tuffo immersivo, motivo per cui la modalità Campagna ci lascia più di un dubbio se catalogarla o meno nel genere FPS. Il transito verso una concezione FPP, o quanto meno un’ibridazione sui due generi, è proseguita.

Il fotorealismo è ormai a un buon punto. Su console vi è la possibilità di riservare dello spazio su disco per caricare modelli e texture, per un’esperienza grafica ancora più ottimale. Il livello di FOV (Field of View) è tra i migliori della saga, merito della potenza della nuova generazione di console. I 60 fps incontrano i 4K, anche se la scelta è sempre la stessa: qualità o performance? Nel primo caso i 2160p sono sempre garantiti anche se i framerate scendono a 30 fps. I 60 fps della modalità performance abbassano la risoluzione al di sotto dei 1600p. In entrambi i casi, comunque, si assistono a degli episodi di salti frame in occasione di alcuni caricamenti dei check-point.

call of duty vanguard recensione xbox series x

La qualità dei dettagli grafici è di assoluto rilievo. Sul freddo metallo dell’arma sono presenti anche le impronte digitali dei precedenti utilizzatori. Qualità che si riflette anche sul versante sonoro, in grado di aiutare moltissimo in competitivo. Gli effetti sonori cambiano a seconda della direzione e dell’ambiente, fornendo importanti indicazioni sulla posizione del nemico. Il supporto al Dolby Atmos, inoltre, amplifica tutto questo, a patto che le cuffie siano compatibili.

La campagna alterna momenti di azione ad altri di calma “apparente”. Ci sono diverse situazioni stealth, dove il silenzio è “d’oro”. La novità, dal punto di vista artistico, vive in queste perle. Ci si accorge di come vi è una precisa volontà di cambiare, puntando verso una narrazione sempre più spiccata e che sfida il mondo del cinema. Più FPP e meno FPS, giusto per chiamare le cose con nome e cognome. La scelta funziona.

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In conclusione

Ed eccoci giunti al momento i cui si tirano le somme rispetto alla nostra esperienza in Call of Duty: Vanguard. Ancora una volta lo storico trio visto in Black Ops Cold War riesce a catturare la nostra attenzione, giocandosi la carta “nostalgia”. Appena pronunci WWII il popolo acclama, anche se poi è solo il periodo storico a ritornare in auge e null’altro. Il ritmo narrativo segue il trend delle ultime uscite, anche se vi sono alcuni “buchi” che ci lasciano un po’ interdetti. La scelta, inoltre, di intervallare sequenze filmate a quelle giocate non ha incontrato il nostro palato. 

La componente multigiocatore si dimostra leggermente più umana, anche se dei bilanciamenti si rendono necessari e piuttosto urgenti. I fucili a pompa sono dei cannoni ambulanti in grado di “killare” anke a medie distanze. Non parliamo, poi, dei cecchini, che non hanno nemmeno bisogno di andare in mira completa. A livello di modalità e mappe il divertimento e assicurato visto il numero di scenari e le possibili combinazioni a livello di gameplay. La dimensione artistica è indiscutibile. Il livello di foterealismo presente in Call of Duty: Vanguard è di primissimo livello. La nuova generazione di console offre tutto il suo potenziale ai dev, che ringraziano e lo sfruttano al meglio. 

Riders Republic, la recensione su Xbox Series X

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Gli sport estremi visti da una prospettiva “sociale”, è quello che ci aspetta in Riders Republic il titolo della nostra recensione per console Xbox Series X. Ubisoft Annecy, dopo le fatiche di Steep, gioca un’altra volta in casa, in un terreno che conosce molto bene. È vero, sono passati diversi anni (e forse troppi, ndr) da quella IP che ci illustrava il lato estremo degli sport invernali. Partendo da quella eredità, l’offerta sportiva si allarga includendo anche quelli su strada e in aria, riproponendo quelli su neve.

Riders Republic si presenta come una prosecuzione filosofica, con gli stessi stili, ritmi e modelli di fruizione. In verità c’è dell’altro. Si intuisce, in maniera cristallina, qual’è la volontà della casa madre canadese. Quello di creare aggregazione partendo da una condivisione. Il gioco, infatti, ha un hub che funge da cuore pulsante, con la possibilità di gareggiare con un numero di giocatori pari a 50. Un bel record finora. Il tutto immerso in un contesto naturalistico mozzafiato, che ci porta alla scoperta dei grandi parchi naturali americani.

Riders Republic gameplay

Non è la prima volta che lo ricordiamo, e lo rifacciamo anche questa volta. La funzione sociale ed educativa di un prodotto videoludico merita di essere sottolineata. Ubisoft lo ha sempre fatto, questo bisogna dargliene atto. Basta vedere il lavoro svolto con Far Cry 6, con Ghost Recon e con i vari Assassin’s Creed. Non solo, quindi, un momento di sano divertimento, ma anche una finestra di aggregazione culturale.

Troppo spesso ci si riduce ad analizzare un titolo per le sue componenti tecniche e non quelle che esso ispirano. Quando ci si interroga se considerare o meno un videogioco come un elaborato di arte contemporanea, fermiamoci tutti un attimo prima di rispondere. Riders Republic ci rimette davanti a questo quesito. La risposta proviamo a darla nella nostra recensione dedicata alla sua versione per console Xbox Series X.

Prime impressioni: l’eredità di Steep

Venivamo, in un certo senso, “già imparati”. Abbiamo avuto modo di partecipare alla lunga sessione di beta, aperta e senza limiti di accesso. È bastato poco per capire Riders Republic. Una forte componente social, spiccato lato competitivo, progressione del personaggio legata alle performance e una prospettiva di crescita notevole. Il DNA di Steep c’è. Pochi fronzoli e tanto divertimento in salsa arcade. La simulazione e il realismo non sono stati (ri)compresi nel gioco. E meno male, ci sentiamo di aggiungere.

Lo scopo principale è quello di divertire senza un impegno pressante, con un occhio di attenzione agli acquisti in-game. Lo diciamo per dovere di cronaca: in Riders Republic sono presenti delle microtransazioni dedicate ai soli elementi cosmetici. La progressione del personaggio non è interessata in alcun modo. Una doverosa considerazione questa, anche alla luce delle attuali tendenze dei modelli pay-to-win.

riders republic gameplay

Vince, quindi, il più forte e il più bravo. Prima di ogni cosa, però, bisogna trovare la propria strada. All’inizio ci vengono servite tutte le discipline in formato tutorial-in-game. Un momento didattico, dove, oltre ad imparare le nozioni base, ci si fa un’idea sulle naturali predisposizioni. Tradotto: qual è lo sport che più mi piace? Fare figli e figliastri, in Riders Republic, è assolutamente normale. Steep, all’epoca, non lo permetteva ed il limite più grande era proprio questo.

Chiudete, per un attimo, gli occhi e immaginate cosa potrà diventare tra qualche anno il titolo di Ubisoft Annecy. Mancano all’appello, giusto per fare un piccolo esempio, bmx, parapendio, deltaplano, cayak, skateboard. Sono state sfogliate solo alcune pagine della grande enciclopedia degli sport estremi. In prospettiva, Riders Repubblic ha le potenzialità per diventare un nuovo ed importante GAAS (Game As A Service), al pari di FIFA 22.

Contesto di gioco: un nuovo GAAS all’orizzonte

Il ricordo di Steep, per chi ha avuto modo di provarlo nel 2016, sovviene sin dai primi istanti di gioco. Lo abbiamo già ribadito all’inizio della nostra recensione, di come Riders Republic sia una prosecuzione di quella filosofia voluta dalla sussidiaria francese di Ubisoft. Quello che cambia è solo l’orizzonte, visto che oltre agli sport invernali si è puntato il riflettore verso nuove discipline “estreme”.

Quella sana (e mica tanto, ndr) follia insita negli atleti di queste competizioni è stata travasata all’interno di un’ipotetica comunità, che si nutre solo di adrenalina. Tutto è in funzione delle gare, con uno scenario open world che ricomprende, al momento in cui scriviamo, 7 diversi parchi nazionali situati nella costa ovest americana. L’enorme mappa di gioco vi porterà nelle Bryce Canyon, Mammoth Mountain, Sequoia Park, Zion, Canyonlands, Yosemite Valley e Grand Teton. Ogni contesto naturalistico comprende diverse discipline, coerenti con l’ecosistema del luogo.

riders republic modalita gioco

Il clima di competizione è molto forte. Passata la fase di ambientamento sarete naturalmente portati a volgere lo sguardo verso il mondo del competitivo online. Cercate solo di avere le idee chiare sul dove vi sentite forti. Esplorate tutte le 4 macroattività della modalità Carriera, in modo da potere decidere in quale delle sei discipline identificarsi al meglio. I “tuttologi” non esistono nella vita reale, figuriamoci in un videogioco.

La mappa offre numerose attività da svolgere, tra cui momenti di sano relax. Coglieteli e ammirate il grandissimo lavoro artistico svolto da Ubisoft Annecy. Ne riparleremo più avanti di questo, ma è importante sottolineare l’importanza dei momenti Zen e della ricerca dei punti di interesse. Prendetevi il vostro tempo ed immaginate di essere lì a contatto con la natura. In gara diventa fondamentale.

Gameplay: adrenalina in salsa arcade

Riders Republic presenta un gameplay che vanta già qualche primato. Ancor prima di prendere il controller in mano veniamo a conoscenza dell’esistenza della Mass Race Competion, dove 50 giocatori si sfidano in una gara multidisciplinare. Un numero, questo, che vale solo su PS5, Xbox Series X e PC. Le old-gen, invece, si devono accontentare di 20 player in contemporanea. Un vero e proprio delirio competitivo, che, se affrontato in compagnia di amici, diventa uno spasso.

Il cuore pulsante del titolo di Ubisoft Annecy è l’hub. Lo possiamo definire come un centro sociale entro cui stringere amicizie e fare acquisti. L’unica cosa che potete comprare con la valuta in-game (e se volete anche quella reale, ndr), sono gli elementi cosmetici che donano un po’ di stile al vostro personaggio. Il proverbio dice che “l’abito non fa il monaco”, per cui dovete fare di necessità virtù.

riders republic edizioni

Lo sviluppo del rider passa dal vostro rendimento in gara. I punti abilità guardano con attenzione il posizionamento sul podio prima di arrivare nelle vostre sapienti mani e creare il futuro re degli sport estremi. Il concetto di gara, però, non è quello “classico”. In Riders Republic vince chi arriva primo, e questo è piuttosto scontato. Ma lo stile e la vostra vena di follia vengono – sempre e comunque – ricompensate. Ed ecco, quindi, che non conta solo il piazzamento ma anche come ci si arrivasul podio, con le acrobazie e le skill che hanno un peso determinante.

Il problema è che, proprio sul più bello, arrivano due scivoloni importanti. Il primo è relativo alla gestione della telecamera, non sempre adeguata per il “momento”. Succede, troppo spesso, che se ne va per i “fatti suoi”, creando delle pericolose zone d’ombra che causano degli errori non voluti. Il secondo arriva, invece, dal controllo dei movimenti. Abbiamo ribadito, in più occasioni, che la simulazione lascia il posto all’arcade. Questo, però, porta a delle situazioni ai limiti del surreale, con delle collisioni – e conseguenti cadute – esilaranti. Ridere per non arrabbiarsi.

Dimensione artistica: una gita nei grandi parchi americani

La dimensione artistica di Riders Republic non si discute. Dal punto di vista grafico, abbiamo un solido Snowdrop che garantisce i 60 fps con HDR e i famosi 4K dinamici. L’engine proprietario Ubisoft assicura sempre i 1620p con upscale a 2160p. Numeri che ritroviamo anche nelle gare di massa, quelle da 50 giocatori tutti assieme. Tanto di cappello per il risultato raggiunto in termini tecnici.

I numeri stanno a zero se poi il contesto non assicura una resa ottimale. I parchi nazionali della costa ovest americana rappresentano, a nostro avviso, un bel “contesto” ottimale. Per garantire un’esperienza di gioco sempre al top, gli sviluppatori non hanno voluto badare a spese. Utilizzando un sistema di rilevamento GPS hanno scansionato le location reali in modo da cogliere il minimo dettaglio e riportarlo in gioco. L’ecosistema naturale non si limita alla classica mappa di gioco, ma è un qualcosa che vive insieme alla gara.

riders republic data uscita

Anche lo stile e l’atteggiamento dei vari personaggi, controllati e non, osservano le regole del mondo reale. Un segno tangibile del lavoro svolto dagli sviluppatori con personaggi del settore, che hanno spiegato i dietro le quinte degli sport estremi. L’hub social è forse un’estremizzazione di quello che succede realmente. Per quanto irreale, però, la Repubblica dei Rider è come Narnia. Un posto che esiste solo se si vuole cercare.

Per quanto il mondo degli sport estremi sia una cosa bellissima da vedere in televisione – con il grande disclaimer “Don’t try this at home” – viverlo, anche solo per gioco, è un altro paio di maniche. Ci si rende conto di come la natura ci fornisce gli strumenti per sfidarla, sapendo già a priori che è un duello perso in partenza. Eppure si parte, con la speranza di arrivare al traguardo (e non sul podio, ndr). E meno male che facciamo tutto questo in un gioco, mentre fingiamo di essere gli “estremi della domenica”, sull’estremità della nostra comoda poltrona di casa.

Riders Republic uscita

In conclusione

Riders Republic arriva al termine del lungo inverno 2020 di Ubisoft, un periodo in cui l’azienda ha fatto tesoro dei suoi errori per poi ripartire. Il divertimento non manca in questa IP affidata alle sapienti mani della sussidiaria francese Ubisoft Annecy. L’esperienza di Steep è servita come punto di partenza per creare un qualcosa di nuovo che guardasse al futuro. Quest’ultimo sembra sorridere a Riders Republic, che si dimostra propenso a diventare un interessante GAAS. 

Il gameplay frenetico vive in un universo dove le regole della fisica non sembrano mai state scritte. Una scelta che paga molto bene visto il format, ma che incontra dei problemi non sottovalutabili. I trick e le acrobazie sono a posto, mentre i contatti e le collisioni sono da rivedere. A peggiorare la situazione ci pensa la gestione delle inquadrature, talvolta infelici. Dal punto di vista artistico ci inchiniamo davanti al grande lavoro svolto dagli sviluppatori. L’ecosistema naturalistico ci porta a visitare i grandi parchi della costa ovest americana, con delle competizioni immerse in uno scenario mozzafiato.  

Svelata la Mkers Gaming House Powered by Mercedes-Benz

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Dopo l’annuncio della partnership, Mkers e Mercedes-Benz Italia ha svelato ufficialmente la Mkers Gaming House Powered by Mercedes-Benz. Un luogo studiato su misura per i player del team che, esattamente come avviene per le società appartenenti agli sport tradizionali, coniuga le migliori infrastrutture messe a disposizione dei giocatori con tutte le tecnologie necessarie alla creazione di contenuti originali, posizionandosi come un vero e proprio Media Center. La struttura rappresenta un tassello fondamentale nel percorso di crescita di Mkers, in quanto simboleggia da un lato il punto nevralgico in cui i Pro Player possono allenarsi, studiare le migliori strategie con il supporto di coach e analyst e cementificare lo spirito di squadra; dall’altro il polo di creazione di contenuti originali, fondamentali per operare a 360° nel mondo dell’entertainment.

La location, inoltre, sorge nel cuore pulsante di Roma, collocata in un contesto storico unico nel suo genere, tra la magnificenza dei Fori Imperiali, la maestosità del Colosseo e la bellezza sconfinata del Circo Massimo, con il chiaro obiettivo di legarsi filosoficamente al luogo in cui i giochi hanno anticamente avuto origine. Considerando l’unicità e l’esclusività del luogo, anche internamente la Gaming House è stata concepita curando ogni singolo dettaglio dell’arredo, cercando di sottolineare le peculiarità delle diverse zone tra cui una Bootcamp Room, dove i coach possono ideare le migliori strategie e spiegare nel dettaglio tutte le tattiche studiate per i team, ed una Sim-Racing Room: il luogo dove la squadra e-racing Mkers powered by Mercedes-Benz può allenarsi al meglio per le gare ufficiali, sfruttando l’avanguardista Simulatore di guida ufficiale del team. Un vero e proprio gaming “garage”, impreziosito dalla presenza di oggetti di design originali targati Mercedes-Benz.

Ma non solo eSport: nella Mkers Gaming House Powered by Mercedes-Benz c’è anche tanta attenzione alla community e alla creazione di contenuti grazie alla Streaming Room. In essa, infatti, giocatori e creator posseggono tutto il necessario per trasmettere contenuti e per dialogare attivamente con il pubblico. Dallo streaming degli allenamenti alla telecronaca degli eventi più importanti, passando per contenuti entertainment, la sala rappresenta la finestra attraverso cui Mkers può entrare in contatto con i propri tifosi.

Infine, non poteva di certo mancare lo spazio dedicato allo svago e al relax, una Lounge Room dove i player possono rilassarsi, condividere l’adrenalina pre-competizione e gioire insieme delle vittorie del team.

Siamo orgogliosi di svelare ufficialmente la Gaming House powered by Mercedes-Benz” – ha dichiarato Thomas De Gasperi, Presidente di Mkers – “La struttura rappresenta un importante passo in avanti per Mkers, in grado di spingere i nostri team a dare il meglio durante le competizioni eSportive. In sinergia con Mercedes-Benz Italia, da sempre sinonimo di qualità e vision sul futuro dell’automotive, siamo sicuri che la struttura possa fornire un grande impulso al settore eSportivo italiano, contribuendo alla propria crescita e all’appetibilità internazionale.”

“L’universo degli eSport ha una forte affinità con il nostro Marchio, soprattutto in questa fase di profonda trasformazione che sta rivoluzionando il mondo della mobilità individuale”, ha dichiarato Mirco Scarchilli, Responsabile Brand Experience di Mercedes-Benz Italia. “Già da diversi anni siamo entrati in questo mondo, che ci permette di condividere i nostri valori con un pubblico molto giovane ed eterogeneo, un vasto bacino di opinion leader con un fortissimo potenziale e una grande amplificazione attraverso i canali social.”

Far Cry 6 in arrivo Vaas: Insanity

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Vaas: Insanity sarà disponibile dal 16 novembre per Xbox Series X|S, Xbox One, PlayStation 5, PlayStation 4, Stadia e per Windows PC tramite lo Store Ubisoft e lo Store Epic Games. I giocatori potranno anche abbonarsi a Ubisoft+ con PC, Stadia e Amazon Luna**. È necessario possedere Far Cry 6 per accedere a Vaas: Insanity.

Impersonerai Vaas, l’iconico villain di Far Cry 3 interpretato da Michael Mando (Better Call Saul), che torna nei suoi panni in un’esperienza completamente nuova, ispirata al genere roguelite. Iniziando con una sola pistola per autodifesa, dovrai trovare nuove armi e sbloccare potenziamenti per diventare più forte e progredire nella psiche del villain. Mischiando intensa azione e storytelling, Vaas: Insanity ti darà l’opportunità di comprendere il passato di Vaas, i suoi demoni e motivazioni.

Sviluppato da Ubisoft Toronto, Far Cry 6 è un open-world FPS in cui i giocatori si immergeranno nel cuore di una guerriglia moderna. Sull’isola di Yara, il Presidente Antón Castillo giura di riportare la sua nazione al suo antico splendore mentre cerca di indirizzare il figlio Diego a seguire i suoi passi. Il paradiso però ha un costo e arricchire il suo paese significa soggiogare quelli che non la pensano come lui. Il giocatore prenderà parte alla lotta per liberare Yara nei panni di Dani Rojas, un ex militare che cerca di fuggire dall’isola ma finisce col raggiungere un gruppo di rivoluzionari, Libertad. Sperimenta l’adrenalina e il caos di una guerriglia “resolver”, in pieno stile Far Cry, con l’arsenale più creativo e innovativo di sempre.

Marvel’s Guardians of the Galaxy, recensione su Xbox Series X

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L’improbabile quartetto di eroi spaziali torna in azione in Marvel’s Guardians of the Galaxy, il titolo della nostra recensione per console Xbox Series X. Il delicato compito di replicare al grandissimo successo cinematografico viene affidato da Square Enix a Eidos Montreal. Dopo la saga di Deus Ex, lo studio canadese era rimasto un po’ ai margini della scena videoludica, battendo “un colpo” solo con Shadow of the Tomb Raider. Dopo aver concluso egregiamente la trilogia della bellissima Lara Croft iniziavano a circolare voci su un presunto titolo “pesante” dedicato all’universo Marvel. Solo nel 2021 il gioco è stato ufficialmente svelato al pubblico, nonostante il leak del 2017.

Marvel’s Guardians of the Galaxy riscrive parte della lore che vede coinvolti Star Lord e il suo equipaggio. Marvel autorizza questa rischiosa operazione, dando fiducia al contesto narrativo del tutto inedito. Il colpo d’occhio grafico è notevole, aiutato dai cavalli messi a disposizione dalla nuova generazione. Anche in quest’occasione sarete chiamati ad una scelta: Performance o Qualità, questo è il dilemma. I 60 fps fanno sempre gola, anche se rinunciare alla qualità grafica generale non è per niente facile. La photo-mode necessita di quest’ultima per dare il meglio di sè e ve lo dimostreremo con gli scatti scelti in questa recensione.

marvel's guardians of the galaxy recensione xbox series x

I personaggi sono la componente fondamentale di Marvel’s Guardians of the Galaxy. Rispetto alle ultime produzioni videoludiche, dobbiamo andare parecchio indietro per ritrovare un lavoro di questo livello. Non simpatizzare per i protagonisti è impossibile, desiderio che diventa sempre più grande man mano che si svela parte del loro passato. Questo evita di affrontare una dura verità, ed è insita nel gameplay. Purtroppo – e di questo ci dispiace parecchio – il sistema di gioco non ha mai quella capacità di reinventarsi. Troppo presto, infatti, il tutto diventa scontato, aspetto che viene attenuato da storia e personaggi.

Bene, il resto lo lasciamo alla nostra recensione di Marvel’s Guardians of the Galaxy, titolo, vi ricordiamo, giocato su console Xbox Series X.

Prime impressioni: la storia c’è, il gameplay arranca

Quando ti trovi davanti a un qualcosa che riguarda Marvel – e ovviamente ne sei un mega-fan – si rischia che l’effetto “prosciutto davanti agli occhi” influisca sulla capacità di giudizio. Pacifico e assolutamente normale. Marvel’s Guardians of the Galaxy ci tenta per tutta la prima ora di gioco. La lore è assolutamente immersiva, con dei chiari spunti alla storia originale ma con un contesto narrativo assolutamente inedito. Si intuisce che dietro vi è una complessità non da poco, anche se, a tratti, si ha come la sensazione di perdersi. A rimetterci sulla retta via ci sono le cutscene e i vari documenti presenti nel gioco, che raccontano quello che è stato.

I personaggi, e la loro caratterizzazione, rappresentano uno dei valori aggiunti del gioco. Non capita tutti i giorni di avere un prodotto che dedica un’attenzione maniacale a questo aspetto, e questo bisogna riconoscerlo ad Eidos Montreal. Sono loro che portano avanti la “carretta” per tutta la durata del gioco. Il gameplay, dal canto suo, non dimostra subito il suo punto debole. Vestiamo i panni di Star Lord, in compagnia delle nostre blaster elementali che evolvono man mano che si va avanti. Da buon capitano della Milano abbiamo la responsabilità sullo sgangherato equipaggio. Questo vale sempre, sia nelle fasi narrative che in sede di combattimento.

marvel's guardians of the galaxy recensione xbox series x

La componente RPG è timidamente accennata, segno che la volontà è quella di spingere sul lato action del gioco. L’intuizione si rivela giusta e i 60 fps aiutano ad enfatizzare le sequenze di combattimento. Il problema è che, nel corso delle 16 missioni che ci aspettano dinnanzi, le dinamiche sono sempre le stesse. È questo vale sia dentro che fuori le sequenze di battaglia. Ogni tanto si affaccia la Milano che ci coinvolge in scontri a fuoco stellari, utili per dimenticare “il solito” che ci aspetta. Un problema mica da poco questo, che si presenta troppo presto e senza soluzioni.

Contesto di gioco: nasce una nuova continuity?

Non è facile dire a mamma Marvel “Ciao, voglio fare un videogioco sui Guardiani della galassia, facendo finta che non esistano i 2 film degli Studios e tutto il mondo dei fumetti”. Un’affermazione che in parte è vera, visto che la lore è contenuta all’interno di un nuovo arco narrativo, liberamente ispirato a quelli già esistenti. Sappiamo che c’è stata una guerra intergalattica, con i Chitauri al servizio di Thanos che hanno creato un po’ di chaos nel equilibri del cosmo.

Succede poi che Thanos viene trucidato dal feroce Drax il Distruttore, incontra Quill e gli altri Guardiani della Galassia e iniziano a racimolare denaro con missioni talvolta ai limiti della legalità. Sulle loro tracce ci sono i Kree di Nova Corps, con al comando Kor-El. Purtroppo i loro misfatti non passano inosservati, finendo per guadagnare una bella multa. Ed è qui che inizia la nostra avventura, con Star Lord & Co., in giro per la galassia a racimolare denaro. Nell’ombra, però, una minaccia incombe, con punta a riaffermare un concetto di ordine basato sulla devozione assoluta.

marvel's guardians of the galaxy recensione xbox series x

Ora, il purista di turno – come lo scrivente – senza pensarci troppo, sfodera il suo il dito accusatorio e lo punta verso gli sviluppatori. È un sacrilegio riscrivere una storia già concepita e riproposta egregiamente nel mondo del cinema e dei fumetti. Esorcizzato questo lato di noi, è facile, poi, innamorarsi del nuovo contesto narrativo ideato in Marvel’s Guardians of the Galaxy.

Lo stile inconfondibile c’è. L’ironia avvolge ogni momento di gioco, con il lato caratteriale dei vari personaggi aderente a quello originale. Quella che è cambiato è il loro trascorso, più vicino a quello concepito dal cinema rispetto che ai comics americani. Vende meglio, visto che la lore è più spicciola e meno complessa di quella ideata da Dan Abnett e Andy Lanning. C’è, però, un tributo al loro lavoro. La presenza di Adam Warlock, che si unisce al team nei momenti conclusivi del gioco, suona come un grande ed enorme “Grazie”. E noi ci accodiamo.

Gameplay: all’inizio prende, poi non (sor)prende

Quello che doveva essere uno dei punti di forza di Marvel’s Guardians of the Galaxy si dimostra, con il tempo, un pericoloso tallone d’Achille. Eidos Montreal sceglie di non eccedere sulla componente RPG. La scelta è condivisibile rispetto alla direzione intrapresa dal gameplay, che non vuole annoiare con calcoli e build. Nonostante questo, è presente un sistema di progressione del personaggio basato su punti abilità. Questi consentono di attivare nuove mosse per Star Lord e gli altri membri del team.

Il primo elemento “di disturbo” arriva dall’impossibilità di switchare tra i vari personaggi in fase di combattimento. Siamo ancorati al punto di vista di Peter Quill nei panni del solo e unico comandante che ordina le mosse di Rocket, Gamora e Drax. All’inizio non si avverte il tremendo peso di questa scelta, visto che si rapiti delle mirabolanti evoluzioni atletiche dell’intrepido Star Lord. Passata l’infatuazione, la dura verità diventa difficile da digerire.

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Consci dell’esperienza di Marvel’s Avengers, ci si aspettava qualche espediente per superare il problema della ripetitività. Quanto a longevità, il gioco è perfetto e nulla rileviamo sotto questo aspetto. La storia si sviluppa in maniera bilanciata, alternando a momenti di pathos alcuni di sano divertimento. Il gameplay, purtroppo, non riesce a sfruttare questi momenti, proponendo una formula scandita da un ritmo sempre uguale. Le fasi esplorative e di combattimento seguono lo stesso schema in ogni missione, intervallate da cutscene, crafting e giretti a bordo della Milano.

Nonostante questo, abbiamo letteralmente divorato Marvel’s Guardians of the Galaxy. Il limite del gameplay c’è, ma da fan come siamo abbiamo chiuso un occhio e siamo andati avanti. I 60 fps sono stati fondamentali per limitare i danni, visto che i momenti action, quando arrivano, propongono delle ondate piuttosto intense. E poi, Peter Quill è sempre Peter Quill, non ce lo dimentichiamo.

Dimensione artistica: lezioni di stile

Fino adesso abbiamo parlato di storia, personaggi e gameplay, lasciando per ultimo un commento sulla dimensione artistica Marvel’s Guardians of the Galaxy. Dire che è sublime è riduttivo, anche se per coglierla al meglio bisogna fare un piccolo sacrificio. Vi ricordate quella famosa scelta, tra qualità e performance. Beh, parliamo proprio di questo, visto che il design delle ambientazioni e dei personaggi ne risente parecchio.

In modalità Qualità la priorità è quella dei 4K. La risoluzione è sempre garantita, anche se il compromesso è quello di un framerate che non sale oltre i 30 fps. Non c’è un giusto o sbagliato ma si tratta solo di scegliere. Qui sta a voi e al vostro gusto personale. Noi, per esempio, abbiamo preferito la risoluzione al framerate. La scelta è stata veicolata da una precisa volontà, quella di utilizzare la photo mode nel migliore dei modi e cogliere degli scatti interstellari. Chi vi scrive, come già sapete, ha un grande debole per la fotografia, per cui la decisione è stata fisiologica.

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Le ambientazioni ci fanno vivere un qualcosa che già abbiamo avuto modo di apprezzare al cinema. Lo stile è molto simile, e questo vale sia nella caratterizzazione che nel design. Apprezzatissima la possibilità di rifare il look ai diversi personaggi. La vostra curiosità, in fase di esplorazione, viene premiata con il loot di skin mozzafiato. Eidos Montreal, infatti, decide di rendere tutto disponibile in gioco, senza ricorrere alle microtransazioni. Anche questa scelta è da apprezzare.

Tornando al concetto di stile, Marvel’s Guardians of the Galaxy ha un’impronta fortemente riconoscibile. Capisci lontano un miglio che si sta parlando dei Guardiani della Galassia, anche solo da un semplice fotogramma. L’intelligenza della software house canadese è stata quella di studiare con attenzione il contesto fumettistico e cinematografico, in modo da trovare il giusto compromesso nel videogioco. Dire che hanno centrato in pieno l’obiettivo è riduttivo, visto che sono andati ben oltre.

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In conclusione

Un esperienza vissuta tutta d’un fiato quella di Marvel’s Guardians of the Galaxy. Ma non per via della sua longevità – che andata ben oltre ogni aspettativa – ma per via del nostro essere “malati” di Marvel. Eidos Montreal sceglie un’approccio rischioso, scrivendo una nuova storia liberamente ispirata a quella originale. Anche la lore dei personaggi appare in parte inedita e in parte già conosciuta. Troppe novità destabilizzano, e già così il rischio iniziale di un deragliamento emozionale c’è stato. Tutto, però, rientra subito, apprezzando il grandissimo lavoro svolto in chiave narrativa. 

Se da una parte la storia convince, il gameplay, invece, ci ha lasciati un po’ di amaro in bocca. Ci aspettavamo tanta azione e su quello non siamo rimasti a bocca asciutta. Il problema vive nell’incapacità di rinnovarsi, proponendo per tutte e 14 le missioni schemi e dinamiche ricorrenti. Questo non vale solo per le “cose” da fare ma anche sul come e quando farle. La scelta di non poter cambiare il punto di vista del personaggio pesa come un macigno, visto anche l’ottimo lavoro svolto in fase di caratterizzazione. Chapeau, invece, sul lavoro artistico. Nulla da segnalare, solo tanti applausi.

Jinx, campione di League of Legends arriva in Fortnite

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Oggi Jinx, popolare campione di League of Legends e personaggio principale di Arcane, la nuova serie animata di LoL, entra nel mondo di Fortnite. Questa collaborazione tra League of Legends e Fortnite segna la prima apparizione di un campione di LoL in un gioco non Riot. Dal 5 novembre all’01:00 CET, nel negozio oggetti di Fortnite saranno disponibili un gran numero di oggetti a tema Jinx tra cui:

  • Costume Jinx Arcane
  • Piccone distruttore Pow Pow
  • Spray Jinxato
  • Dorso decorativo Scimmia da sogno di Jinx
  • Colonna sonora della lobby Playground (strumentale)
  • Schermata di caricamento Seminare il caos
  • Boom! Schermata di caricamento

Brandon Miao, Responsabile delle esperienze su più prodotti e delle collaborazioni, Riot Experience (XP) di Riot Games: ”Fortnite ha avuto collaborazioni ed esperienze di intrattenimento di alto profilo, sempre con l’obiettivo di offrire ai giocatori contenuti in grado di arricchire la loro esperienza dentro e fuori dal gioco, un impegno che condividiamo e ammiriamo. Speriamo che ai fan piaccia vedere Jinx in Fortnite, uno dei nostri campioni di League of Legends più iconici, per festeggiare l’uscita di Arcane

Per festeggiare l’ingresso di Jinx nel mondo di Fortnite, Riot Games porterà anche alcuni dei suoi giochi (League of Legends PC, Teamfight Tactics, Legends of Runeterra e VALORANT) nell’Epic Games Store”

Steve Allison, vice presidente e direttore generale dell’Epic Games Store: ”Riot Games è uno degli sviluppatori migliori del mondo, e ha creato franchise dell’intrattenimento incredibili. Siamo felici che abbia scelto di collaborare con noi per offrire i suoi titoli a milioni di nuovi giocatori tramite l’Epic Games Store”

Questa è la prima collaborazione tra Epic Games e Riot Games, l’atto più recente dell’evento RiotX Arcane annunciato, un’esperienza di un mese che raggrupperà tutti i suoi prodotti per festeggiare il lancio della prima serie animata di Riot, Arcane

Arcane debutterà in tutto il mondo domenica 7 novembre alle 03:00 CET su Netflix. È la prima serie Netflix a debuttare con il co-streaming esclusivo su Twitch, permettendo ai creatori di contenuti sul servizio di trasmettere le proprie reazioni mentre guardano il primo episodio insieme alla loro community. Nella prima serie TV basata sull’universo di League of Legends, la storia racconterà le origini di due campioni iconici di League of Legends e del potere che li dividerà

Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint sarà disponibile gratuitamente!

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Oggi Ubisoft ha annunciato che, per celebrare il proprio 35° anniversario, Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoin offrirà un Free Weekend dal 4 al 7 novembre, disponibile su console Xbox Series X|S, Xbox One, PlayStation 5, PlayStation 4, Windows PC e Stadia.

Oltre ad avere pieno accesso ai contenuti del gioco base, i nuovi giocatori avranno la possibilità di provare Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoin: Operazione Madrepatria e guadagnare le relative ricompense. Sarà possibile fare il preload del gioco a partire dal 2 novembre su Windows PC.

I progressi raggiunti durante il Free Weekend saranno disponibili ai giocatori che acquisteranno il gioco completo. Visitate ghostrecon.com/freeweekend per fare il preload del gioco e ottenere tutte le informazioni dettagliate sul Free Weekend.

In Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoin: Operazione Madrepatria, i giocatori aiuteranno Karen Bowman e gli Outcast a liberare l’isola di Auroa che è al centro di un imminente conflitto globale. Una nuova fazione di nemici, più pericolosa che mai, farà di tutto per bloccare i progressi dei Ghost.

The Sims 4 rivela il Kit Interni Floreali

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Electronic Arts e Maxis hanno annunciato oggi nuovi contenuti per The Sims 4, tra cui il prossimo Kit  Interni Floreali, e un aggiornamento gratuito del gioco base che introduce nuove funzionalità di gioco chiamate Scenari. Come parte della Stagione delle personalità, questi aggiornamenti dei contenuti incoraggiano la creatività e l’esplorazione, e facilitano il gioco in modi completamente nuovi per celebrare tutti i lati della personalità dei propri Sims.

The Sims 4: il Kit Interni Floreali

The Sims 4 Kit  Interni Floreali

The Sims 4 Kit  Interni Floreali, è l’ultimo kit pensato per i Simmer che desiderano riempire i loro spazi con vegetazione lussureggiante e creare un santuario moderno nelle loro case. Il kit verrà lanciato il 9 novembre per PC e Mac tramite Origin e Steam, PlayStation 4 e 5, Xbox Series X|S e Xbox One.

Il pollice verde non è richiesto in questo nuovissimo kit, poiché i Sims sono ispirati a portare l’aria aperta all’interno con piante vibranti che danno nuova vita a qualsiasi spazio. I giocatori possono godere di un’atmosfera rilassante di crescita tutt’intorno con dettagli frondosi inaspettati e bellezze naturali, ravvivando i loro spazi trasformando normali oggetti per la casa in decorazioni viventi con l’aggiunta di foglie incantevoli. Le piante in vaso e sospese trasformano qualsiasi stanza in una piccola fetta di paradiso e, con una miriade di colori verdeggianti, sembrerà di vivere in una vera e propria serra.

UN NUOVO MODO DI GIOCARE: THE SIMS 4 AGGIUNGE GLI SCENARI

The Sims 4

Inoltre, gli Scenari sono ora disponibili per i giocatori come aggiornamento gratuito del gioco base per The Sims 4 su tutte le piattaforme, offrendo un nuovo modo di giocare ed esplorare per i Simmer.

Gli Scenari sono storie basate su obiettivi all’interno del gioco in cui la scelta di un giocatore influisce sul risultato, proprio come nella vita reale! L’aggiornamento di oggi introduce gli Scenari di Sfida: Trovare l’Amore dopo una Rottura e Fare Soldi; così come uno Scenario in edizione limitata, Troppi Bambini, che sarà disponibile da domani fino al 6 novembre.

The Sims 4 continuerà a rilasciare nuovi Scenari nel tempo, con temi e stili diversi. La festa è appena iniziata!

Apex Legends: Escape ora disponibile – Mappa Passo della Tempesta, Ash e altro

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Respawn Entertainment ha lanciato Apex Legends: Escape, il prossimo importante aggiornamento per il loro pluripremiato sparatutto di eroi. Escape introduce Passo della Tempesta, la quarta e più grande mappa del gioco fino ad oggi, Ash, il micidiale simulacro Leggenda, il C.A.R. SMG, una delle armi preferite dai fan di Titanfall e molto altro ancora per un viaggio che i concorrenti degli Apex Games non dimenticheranno.

Abbiamo incluso un’istantanea di alcuni degli entusiasmanti contenuti in arrivo in Apex Legends: Escape di seguito.

  • Nuova mappa – Passo della Tempesta:  Passo della Tempesta sembra allettante, ma le spiagge incontaminate e le acque cristalline sono solo l’occhio del ciclone. Brulicante di selvaggi Prowler e di un nuovo tipo di sciame nemico, i ragni velenosi, le tempeste che si accumulano non fanno che aumentare la tensione nell’aria. Le Leggende sono arrivate e troveranno nuovi modi per viaggiare attraverso i diversi punti di interesse della mappa, che includono gruppi di isole, complessi nella giungla e una base incastonata in una montagna gigante che segna la posizione più alta in qualsiasi mappa di Apex Legends fino ad oggi.
  • Nuova Leggenda – Ash: Un simulacro fatto dalla donna che una volta era la dottoressa Ashleigh Reid, Ash individua la morte ovunque vada, infilzando i nemici con trappole elettriche che li bloccano sul posto, squarciando lo spazio per prendere altre vite. Sarebbe facile pensare che non ci sia più nulla di umano in quel freddo acciaio.
  • Nuova arma – CAR SMG: un’arma fantastica e feroce, il C.A.R. SMG è in grado di sparare sia munizioni leggere che pesanti. La mitragliatrice Combat Advanced Round è completamente automatica e offre una discreta quantità di rinculo, come alcuni giocatori potrebbero aver sperimentato in altre parti dell’universo di Titanfall.
  • Pass Battaglia – Sopravvivi con stile con il Pass Battaglia Escape che offre nuove skin leggendarie tra cui Miraggio del Deserto e Per la Gloria di Gibraltar. Nuovi pacchetti musicali, schermate di caricamento, amuleti, olospray e frasi consentono inoltre ai giocatori di personalizzare l’esperienza di Apex Legends.

Preparati a scendere a Passo della Tempesta in Apex Legends: Escape oggi su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch e PC tramite Origin e Steam!

Esport Summit 2021 torna a novembre

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Il 17 e 18 novembre, nella splendida cornice dello Stadio Olimpico di Roma, torna l’Esports Summit, il primo evento italiano dedicato all’industria Esport, organizzato da Mkers e Social Media Soccer. L’obiettivo fondamentale della nuova edizione della manifestazione è di raccontare, grazie alla presenza di istituzioni, organiser, publisher e team, l’industry e il mercato Esport, tentando di divulgare tutti quegli elementi imprescindibili per operare con successo sul panorama competitivo mondiale. Non a caso i temi portanti dell’edizione 2021 copriranno a 360° tutto l’ecosistema Esport, con la profonda ambizione di offrire un quadro chiaro del settore e di tutte le sue sfaccettature. Si partirà dalle basi, con panel dedicati all’organizzazione, in tutta la sua complessità, di un team, fornendo, al contempo, una visione chiara sui metodi più efficaci di investimento nell’Esport e su come organizzare un evento di grande impatto. Ci sarà spazio per temi di importanza sociale come l’educazione, l’inclusione e la sostenibilità, decisivi per comprendere lo spettro valoriale abbracciato dal mercato competitivo. Ma non solo: si guarderà con fermezza all’importanza dei valori numerici, del rispetto dei Kpi, e al rapporto sempre più consistente tra Esport e il mondo delle Criptovalute. L’edizione 2021 dell’Esports Summit si terrà in versione ibrida, permettendo la fruizione dei contenuti sia fisicamente che comodamente in live streaming.

In occasione dell’Esports Summit 2021, inoltre, Mkers e Social Media Soccer presenteranno gli “Esports Summit Awards”: un premio istituito con l’obiettivo di celebrare i migliori team europei e ideato per infondere credibilità al settore Esport italiano, sia tra gli appassionati che tra le aziende non ancora coinvolte. La premiazione degli “Easter eGG” si terrà presso l’esclusiva cornice della Gaming House realizzata in collaborazione con Mercedes-Benz Italia, nel cuore di Roma il 17 novembre sera. L’evento sarà presentato da Emilio Cozzi, tra i migliori divulgatori italiani di cultura videoludica e Esport, e trasmesso in diretta streaming sul canale Twitch di Everyeye.it per tutti coloro che non potranno accedere alla Venue.

Le categorie di premi riconosciuti dai “Easter eGG” saranno:

  • Best European Esport Team, la quale premierà i migliori risultati competitivi ottenuti nell’ultima stagione, l’efficacia e la reach della propria comunicazione, le attivazioni svolte durante l’ultimo anno, la crescita in termini numerici e l’impatto sul mercato di riferimento;
  • Best European FPS Player, Best European Moba Player, Best European Sport Player, che celebrerà i risultati competitivi ottenuti nel corso dell’anno, la comunicazione proposta sui propri canali, la crescita e la percezione della propria fanbase;
  • Best Competitive Event, pensata per esaltare il miglior evento in termini di partecipazione rispetto al target di riferimento, di qualità ed organizzazione e caratura dei partner coinvolti;
  • Best Activation: costruita per valutare l’impatto di un’attivazione sul mercato Esport, considerando il numero di prodotti offerti e il livello di percezione del target di riferimento.

Le singole categorie verranno giudicate da una giuria internazionale qualificata ed esperta composta da:

  • Manuel Musilli Direttore creativo di Saatchi & Saatchi: già giudice al Festival di Cannes e membro dell’ADCI, prima organizzazione globale a celebrare e premiare i leader della comunicazione creativa, egli porterà la sua esperienza per valutare l’immagine percepita dal mercato, la comunicazione proposta e l’impatto dello stile sul mercato di riferimento.”
  • Sam Cooke di Esports Insider: pioniere della comunicazione Esportiva internazionale, da poco promotore dell’ESI London 2021, una delle massime vetrine dell’industria competitiva, offrirà la sua visione prospettica ed analitica dello scenario Esport e delle esperienze vissute nel periodo oggetto in esame. Co-fondatore di Esports Insider, il media focalizzato sugli Esports, ma anche agenzia specializzata in eventi B2B.
  • Carlo Barone di Riot Games: grazie alla sua inestimabile esperienza e lungimiranza e al proprio contributo prima in Activision e poi all’interno di uno dei publisher leader del mercato come Riot Games, valuterà i candidati rispetto all’orientamento e alle dinamiche di gioco.
  • Diego Hicham Aazzi di Mkers: Esport manager più decorato d’Italia, in grado non solo di portare Mkers al successo nel Mondiale di FIFA ma soprattutto di scalare le vette mondiali di Rainbow Six Siege, inserito da Forbes come il 1° tra gli under 30 del settore gaming in Italia; porterà la sua esperienza nella gestione del team e nell’analisi dei player.
  • Sanne Faxøe di DreamHack Sports Games: gigante mondiale delle competizioni digitali che negli anni si è imposto sul mercato con l’obiettivo di unire fan e community da tutto il mondo. Grazie al lavoro in DreamHack Sports Games, Sanne offrirà la sua visione qualificata sugli eventi e la sua consolidata esperienza.