Konami Digital Entertainment B.V. e lo studio scozzese KeelWorks Ltd annunciano un accordo di pubblicazione mondiale per CYGNI: All Guns Blazing, titolo di debutto di KeelWorks Ltd. Twin-stick shooter a scorrimento verticale, CYGNI combina nostalgici elementi old school con grafica next-gen, animazioni dal sapore Hollywoodiano e azione intensa.
“Siamo entusiasti di annunciare la nostra partnership con KeelWorks”, commenta Richard Jones, Development Strategy Manager di Konami Digital Entertainment B.V.. “Siamo davvero onorati di lavorare con questo giovane e talentuoso studio. Dal primo momento in cui abbiamo giocato a CYGNI ci siamo resi conto di quanto il titolo incarnasse il DNA dei classici giochi KONAMI, e uno dei nostri obiettivi era quello di poter lavorare su giochi in grado di rievocare lo spirito di questi classici. L’esplosivo gameplay, l’affasciante design e lo splendido impatto grafico fanno di CYGNI il perfetto shoot ’em up moderno”.
Meher Kalenderian, Founder & CEO di KeelWorks Ltd aggiunge: “Come piccola compagnia indie, KeelWorks era alla ricerca di un investitore che permettesse al team di crescere e dedicarsi appieno allo sviluppo della sua prima opera, CYGNI. Rispetto a tutti i publisher con cui abbiamo parlato, l’incontro con KONAMI è stato fin da subito diverso e si è immediatamente distinto dagli altri. Con alle spalle una lunga e blasonata storia di classici shoot ’em up, KONAMI ha immediatamente riconosciuto la direzione verso cui volevamo portare CYGNI e il suo enorme potenziale.
Ad ogni modo, ciò che più ci ha persuaso e incoraggiato a chiudere un accord con KONAMI è stato il loro entusiasmo a investire non semplicemente nel gioco ma anche nel team e nelle persone dietro di esso. Siamo stati colpiti e onorati dal loro approccio. Siamo entusiasti di questa partnership e non vediamo l’ora di condividere nuovi dettagli di CYGNI!”.
CYGNI: All Guns Blazing è attualmente in sviluppo per PC e console. Ulteriori dettagli sulla finestra di pubblicazione saranno prossimamente svelati. Affascinanti immagini ed effetti visivi che non danno tregua, paesaggi sonori che permeano ogni secondo di gameplay e azione frenetica fanno di CYGNI: All Guns Blazing l’avanguardia degli shoot ‘em up di nuova generazione.
Sopraffatti da armi e piloti, tuffatevi in un cielo infernale per prendere parte a una guerra all’ultimo sangue per la sopravvivenza. Sceglete se convogliare l’energia alle armi o al sistema difensivo e preparatevi a contrastare ondate di nemici via terra e via cielo. Migliorate la vostra nave e abbattete colossali boss alieni in scontri viscerali; fate tutto ciò che è necessario per sopravvivere!
CYGNI assalta occhi, orecchie e mente offrendo una straordinaria esperienza videoludica. CYGNI non cerca di reinventare il concetto di shoot ‘em up ma eleva il genere trasmettendo una genuina sensazione di esperienza next-gen.
Accampata tra i resti di una civiltà perduta da tempo sul pianeta CYGNI, la colonia viene decimata da un attacco a sorpresa a opera di una potente razza aliena biomeccanica. Come uno degli ultimi piloti su una delle poche portaerei rimaste nella flotta, sarete l’unica linea di difesa contro l’inflessibile bombardamento alieno.
Con immagini, animazioni ed effetti speciali next generation, CYGNI è il nuovo punto di riferimento per gli shoot ‘em up cinematografici.
Come pilota solitario o uno dei due in co-op locale, dovrete farvi strada e sopravvivere attraverso intensi livelli ostili e incessanti ondate nemiche.
Segliete in qualsiasi momento dove convogliare l’energia, se agli scudi (divensiva) e alle armi (offensiva).
Raccogliete energia per potenziare la vostra nave e il vostro armamentario, da proiettili dall’elevata potenza di fuoco a una vera e propria pioggia di missili.
Lanciate attacchi aria-aria o aria-terra mentre attraversate futuristiche metropoli, oceani e molti altre ambientazioni.
Affrontate faccia a faccia gargantueschi nemici in epiche e cinematiche boss battle.
Musiche orchestrali e immersive paesaggi sonori vi accompagneranno durante l’azione.
Si ritorna sul campo di battaglia per combattere gli zombie con Back 4 Blood, il titolo della nostra recensione per console Xbox Series X. Era il 2008 quando Turtle Rock Studio dava alla luce Left 4 Dead, titolo che riuscì a catturare l’attenzione in un contesto già stra-abusato. All’epoca era conosciuta come Valve South e tale vi rimase fino al 2010, anno della ri-fondazione dello studio per come lo conosciamo oggi. Il primo amore non si scorda mai e quindi eccoci qui, ancora tra zombie e violenza servita a freddo.
La formula del gameplay è molto aderente a quella originale vista in Left 4 Dead. In 13 anni le cose sono cambiate molto sul fronte videoludico, motivo per cui qualche cambiamento si è reso necessario. Pur mantenendo intatta la sua firma genetica sono stati introdotti elementi strategici in grado di modulare i ritmi frenetici del gameplay. Non solo quindi uno zombie wave system dove vince chi ammazza tutti. Occorre, infatti, usare l’ingegno e la creatività per portare a termine le 33 missioni che ci aspettano.
Back 4 Blood si presta per essere giocato anche in solo, unitamente a dei compagni bot. Non commettete questo errore, o meglio, fatelo se ne avete solo bisogno. Il titolo di Turtle Rock Studiomerita di essere giocato in compagnia di altre persone reali. Che sia PvP o PvE, non importa. La comunicazione è fondamentale in questo gioco, visto la forte presenza di una componente strategica da non sottovalutare.
Storia e grafica passano in secondo piano quando quello conta è solo il gameplay. Nonostante questo, i 60fps sono granitici con una risoluzione che sembra attestarsi intorno ai 4K. Con l’ansia di riportare la vostra pelle a casa, dubitiamo fortemente che vi soffermerete sul lato estetico del gioco. In Back 4 Blood conta solo il numero di proiettili che regalerete agli infetti. Vi lasciamo, quindi, alla nostra recensione della versione per console Xbox Series X. Buona fortuna.
Prime impressioni: un ennesimo Zombielike?!
Quando si parla di un nuovo gioco a tema di zombie si va subito sulla difensiva. Il nostro trascorso videoludico annovera una lunga serie di esperienze in compagnia di non morti e creature simil-demoniache. Facendo finta che non esista Resident Evil(ah ah e come si fa scusa?!, ndr), si passa subito ad analizzare in maniera critica il gameplay dell’ora zero. Sin da subito vengono declinate le dinamiche di gioco. Senza ma e senza sé. Come piace a noi, insomma.
Il primo atterraggio è morbido e questo ci invoglia ad andare avanti per entrare nel vivo. Il gruppo di sopravvissuti inizia con un roster iniziale di 4 personaggi, che raddoppia dopo aver superato la metà dei livelli presenti. La componente strategica è predominante e coinvolge ogni aspetto del gameplay. Questa scelta ci porta ad affrontare la run sempre in maniera oculata, tenendo a mente mappa e missione. Senza perdite di tempo e facendo molta attenzione a dove e come si spara.
Anche uno stupido colpo che non va a bersaglio può decretare la nostra fine se attira l’attenzione dell’orda di non morti. L’ambientazione funge da guida, e talvolta ci aiuta per uscire da situazioni di grosse difficoltà. Considerando che le munizioni non sono infinite, ci sono dei nerf costanti e, talvolta e senza nessun preavviso, veniamo attinti da debuff poco graditi, l’approccio parsimonioso è altamente consigliato.
Chi vi scrive ha iniziato l’esperienza con Back 4 Blood in solo. Nei primi livelli non si sono notate grandi difficolta, ma con l’avanzare verso stage più ostici è stato quasi naturale volgere l’attenzione verso il PvE. Il titolo di Turtle Rock Studios si presta fisiologicamente per la condivisione. Non perdetevi questa parte, perché rischiate di non cogliere il meglio di Back 4 Blood.
Contesto di gioco: Left 4 Dead…Boh, non mi ricordo
Back 4 Blood è stato presentato come l’erede spirituale di Left 4 Dead. Facendo un attimo mente locale su quello che è stato, ci siamo accorti che quest’ultimo albergava nei nostri più remoti ricordi. Il titolo, infatti, usciva nel novembre del 2008 per PC e Xbox 360. Parliamo di due generazioni fa di console, di ben 13 anni orsono. Riguardando i video gameplay ci si accorge subito di come quella prima esperienza sia molto legata al contesto storico. Le strade sembrano quelle di Raccoon City con un design degli zombie molto simile a quello adottato da Capcom.
Back 4 Blood, sotto questo aspetto, dimostra una maturità notevole. Più che erede spirtuale, è proprio una vera e propria evoluzione della filosofia di base del gioco. Non è più un semplice FPS a tema zombie. Di fatto era così quello che conoscevamo un tempo, dove il divertimento viveva nel numero di kill da mettere in bacheca. Il wave system è tuttora presente, ma viene ammorbidito dalla costante presenza di una componente strategica.
Turtle Rock Studios, ricordando il suo passato come Valve South, percepisce che le attuali esigenze della platea dei gamer sono ben diverse da quelle del passato. La tendenza è quella di inserire, laddove possibile, un pizzico di RPG. Il gameplay si presta perfettamente a questo tipo di approccio, che richiede un training autogeno che passa, per forza di cose, attraverso delle sonore sconfitte in campo. Poco male, visto che sono queste che ci fanno entrare in sintonia con le nuove dinamiche.
L’intenzione della software house californiana, spinta anche dalla volontà del publisher Warner Bros Interactive, è quella di creare una community attorno a Back 4 Blood. Lo dimostra il canale Discord aperto sul gioco, e non soltanto le dinamiche del gameplay e gli altri aspetti tecnici del gioco. Le premesse ci sono tutte.
Gameplay: chi rusha è perduto
L’errore più grande che si può commettere in Back 4 Blood è quello di affrontarlo con la fretta di concludere il livello e andare al successivo. In parole povere, il classico rush. In verità, la prima impressione può indurre in errore. Se il ricordo di Left 4 Dead è ancora vivo, il contesto di gioco era quello di un kill and run. Circondato da ogni sorta di creatura assetata di sangue il tempo per ragionare non era moltissimo.
La filosofia di base, a distanza di oltre un decennio, non è cambiata. Le situazioni, in cui ci troviamo coinvolti, ci spingono a trovare delle soluzioni rapide per portare a casa la pelle. C’è da dire, però, che il gameplay fornisce delle valide motivazioni per evitare un suicidio che appare – sin da subito – scontato. L’introduzione del sistema delle carte, le munizioni e le risorse limitate, la build del personaggio e il looting aiutano in tal senso.
All’inizio di ogni livello ci viene chiesto di compiere delle scelte. Quella più importante risiede nel personaggio, visto che determina il nostro “senso” della partita. Come vi abbiamo già ricordato, Back 4 Blood punta molto sull’elemento cooperativo. Ora, capite bene che in un gruppo eterogeneo di 4 persone ognuno ha un ruolo che, in sinergia con quello degli altri membri del team, determina l’esito della run. I fantasisti e i solitari, salvo qualche giocata da immortalare su Youtube, cagionano morte sicura. Il ruolo viene determinato dalla build del personaggio, sfruttando le diverse abilità uniche che ognuno porta con sé.
La svolta ruolistica viene enfatizzata dalla presenza delle carte. Scegliamo il nostro deck all’inizio del livello, selezionando le virtù e i vizi che ci accompagneranno nel corso della run. Oltre a questa, la mano invisibile del Game Director peggiorerà le condizioni della battaglia in maniera del tutto casuale. Quando vi dicevamo che Back 4 Blood è un gioco che merita di essere giocato in compagnia un motivo c’era.
Dimensione artistica: una dovuta pausa estetica
Se cercate una ricercatezza grafica in Back 4 Blood dovete un attimo rivedere le vostre aspettative. Al contrario delle tendenze del momento, Turtle Rock Studios decide di spingere l’acceleratore sul gameplay, dedicando una minore attenzione ad aspetti come texture, illuminazione globale e risoluzione. I 60 fps sono granitici ed aiutano a muoversi in maniera fluida e controllata nei momenti di azione estrema.
Fortunatamente, in tutto questo, c’è un grande “però”. Le ambientazioni hanno catturato il nostro interesse, sebbene il livello grafico non sia proprio dei migliori. Le situazioni sono sempre ben costruite ed è difficile che si ripresenti un qualcosa già visto in un livello precedente. Il raid notturno nel cimitero, con quel terrificante silenzio interrotto dai gemiti degli infetti, è rimasto vivo nei nostri ricordi.
Back 4 Blood, nonostante questa sua “mancanza”, riesce ad incidere con uno stile tutto suo. Senza tanti fronzoli e puntando sull’essenziale. La scelta operata dagli sviluppatori americani è condivisibile, ma fino a un certo punto. Deathloop, giusto per citare uno degli ultimi titoli che si avvicina per coerenza, potrebbe insegnare qualcosa. Per il futuro (e siamo sicuri che ci sarà, ndr), un investimento sul fronte artistico si rende necessario.
Dal punto di vista sonoro, il livello di Back 4 Blood è più che buono. Sfruttando il Dolby Atmos riusciamo a percepire il pericolo ancor prima di scorgerlo a video. Gli effetti del “Verme del Diavolo” sono diversi a seconda dell’ospite, generando un bestiario contraddistinto da suoni e versi caratteristici. Sapere chi ci sarà dietro il vicolo, analizzando i suoi latrati infernali, può fare la differenza.
In conclusione
Ed arriva il consueto momento dei saluti, quello in cui compiliamo il bilancio dell’esperienza accumulata in Back 4 Blood. Il titolo arriva come erede spirituale di quello che è stato 13 anni prima Left 4 Dead. In verità è una riproposizione, in chiave moderna, dell’IP sviluppata da Turtle Rock Studios fuori dal cappella di Valve. Un modo, insomma, per tentare un reboot. Le premesse c’erano e i risultati dovranno essere valutati nel tempo.
Il gameplay rispetta la formula originale, con i 60fps che aiutano a caricare le dosi di adrenalina a più non posso. L’errore è quello di non “attaccare il cervello” mentre si gioca, scambiandolo per un kill and run. La svolta ruolistica aiuta a dimenticare l’eredità lasciata da un gioco che, oltre al titolo, non alberga nella nostra memoria genetica. Ecco perchè lo abbiamo definito evoluzione, vista anche la sua naturale inclinazione ruolistica. L’introduzione del sistema delle carte, per quanto all’inizio poteva anche far storcere il naso, si dimostra una scelta più che giusta.
La dimensione artistica di Back 4 Blood non spicca particolarmente. Per quanto la carica stilistica è molto presente, gli sviluppatori hanno preferito concentrare i propri sforzi altrove. Il comparto audio merita, invece, una menzione particolare.
Oggi, Call of Duty ha rivelato una nuova collaborazione che, per la prima volta, ha permesso a veri fotoreporter di guerra di entrare all’interno di Call of Duty: Vanguard per scattare fotografie in-game, come se si trovassero realmente in quelle zone di guerra.
I celebri fotoreporter di guerra Alex Potter e Sebastiano Tomada Piccolomini hanno una vasta esperienza di riprese in zone di guerra, comprese numerose battaglie in tutto il Medio Oriente. Per l’imminente uscita di Vanguard, a tema Seconda Guerra Mondiale, la cui uscita è prevista per il 5 novembre, Alex e Sebastiano si sono avventurati all’interno del motore di gioco per un servizio fotografico esclusivo tenuto presso gli studi di motion capture del publisher Activision. I viaggi di Potter e Piccolomini sono stati poi inseriti in un trailer, permettendo ai fan di vedere con i loro occhi le esperienze e le reazioni in tempo reale di questi fotografi.
“Call of Duty: Vanguard cattura l’epica intimità della Seconda Guerra Mondiale in modo incredibilmente coinvolgente”, ha detto Fernando Machado, Chief Marketing Officer, Activision Blizzard. “Abbiamo testato il suo realismo immergendo Alex Potter e Sebastiano Tomada Piccolomini nel motore di gioco attraverso speciali portali simili a macchine fotografiche, consentendo loro di fare un salto indietro nel tempo come se fossero fotoreporter di quel periodo, mostrando ai giocatori di tutto il mondo come Vanguard apparirà realmente ai giocatori di tutto il mondo“.
L’incredibile grafica e l’immersività visiva di Vanguard riflettono gli ultimi progressi tecnologici in arrivo con il lancio del nuovo gioco, compreso l’uso della fotogrammetria con cui luoghi, scene e oggetti sono ricreati nel gioco con una qualità fotorealistica senza precedenti. Alex e Sebastiano hanno aspettato i momenti giusti per scattare le loro foto, come farebbero sul campo. “Erano tutte situazioni che avrei catturato normalmente con la mia macchina fotografica”, ha detto Alex Potter nel filmato. “Sono rimasto colpito da quanto fosse cinetico e coinvolgente il tutto”, ha aggiunto Sebastiano Tomada Piccolomini.
Le stampe delle fotografie in-game saranno disponibili in edizione limitata su www.BleeckerTrading.com e Bleecker Trading NY a partire dalle 21:00 del 21 ottobre. Tutti i proventi saranno donati al Call of Duty Endowment.
“Questa speciale collaborazione rappresenta una grande opportunità per continuare a sensibilizzare e onorare i nostri veterani mentre promuoviamo la nostra missione di aiutarli a trovare lavori di alta qualità“, ha detto Dan Goldenberg, direttore esecutivo del Call of Duty Endowment. Dalla sua nascita, il Call of Duty Endowment ha finanziato il collocamento di oltre 90.000 veterani in impieghi di alta qualità e punta a collocare 100.000 veterani in lavori significativi entro il 2024.
Bentornato a The Great Push per la Stagione 2, in arrivo il 10-12 dicembre! Uno dei nostri obiettivi chiave di quest’anno è spingere al limite la corsa alle spedizioni competitiva, per superare gli standard del Mythic Dungeon International (MDI) e vedere come espandere la competizione PvA. A maggio abbiamo presentato il primo The Great Push di sempre, sfidando i gruppi ad avanzare più in alto possibile con le Chiavi del Potere entro un limite di tempo, e la risposta della community e dei giocatori ha superato qualsiasi nostra aspettativa.
Per la Stagione 2 vogliamo far evolvere The Great Push per renderlo ancora meglio di prima! Chiediamo nuovamente ai gruppi di spingersi al limite con le Chiavi del Potere in sei spedizioni. Oltre alle quattro di Shadowlands, torneremo indietro nel tempo fino a Legion per le restanti due! Nonostante solo sei squadre arriveranno all’evento principale e competeranno per la loro fetta dei 20.000 $ di montepremi, tutte le squadre registrare che completeranno in tempo le prime due spedizioni nei Proving Grounds riceveranno l’esclusivo Stendardo Tormentato dell’Opportunismo da usare in gioco! Continua a leggere per scoprire tutto quello che c’è da sapere, tra cui le entusiasmanti modifiche, per competere nella Stagione 2 di The Great Push e mostrare a tutti che il tuo gruppo è il migliore al mondo nel completare spedizioni.
Come funziona The Great Push
Qualsiasi squadra da cinque giocatori può registrarsi per competere sul sito di Gamebattles.
Le squadre inizialmente competeranno in una fase di qualificazioni, chiamata Proving Grounds, il 3-5 dicembre. A ogni squadra verranno assegnate due combinazioni di Chiavi del Potere, che dovranno essere spinte il più in alto possibile sul reame torneo.
Le prime sei squadre delle qualificazioni verranno invitate al torneo principale, dove affronteranno le diverse spedizioni di Shadowlands e Legion cercando sempre di spingere le loro Chiavi del Potere il più in alto possibile.
Quattro spedizioni saranno rivelate all’inizio del giorno 1;
Un’altra sarà rivelata all’inizio del giorno 2;
La spedizione finale sarà rivelata all’inizio del giorno 3.
Per tenere alta la posta, la squadra più in basso al termine di ogni giornata sarà eliminata, facendo avanzare al terzo giorno solo quattro squadre dando loro modo di competere.
La squadra vincente sarà quella con il punteggio più alto nelle spedizioni affrontate e i suoi membri saranno incoronati campioni.
Non ci sono prerequisiti per partecipare al torneo. Le squadre possono iscriversi alla Stagione 2 di The Great Push fino a lunedì 29 novembre!
Il torneo sarà trasmesso in diretta su YouTube e Twitch, e i giocatori potranno trasmettere in streaming la propria soggettiva durante il torneo, incluse le spedizioni dei Proving Grounds. Puoi scegliere di seguire la tua squadra e i tuoi giocatori preferiti, rimanendo comunque aggiornato sulla classifica generale per tutto il fine settimana.
KOEI TECMO Europe e lo sviluppatore GUST Studios hanno rivelato gli ultimi dettagli del loro JRPG: Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, inclusi due nuovi personaggi e i magici aggiornamenti al sistema di panel synthesis del franchise. L’ultimo capitolo dell’adorata serie Atelier sarà disponibile in tutta Europa il 25 febbraio 2022 per Nintendo Switch, PlayStation 4 Computer Entertainment System e Windows PC tramite Steam.
Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream segue l’amata alchimista Sophie Neuenmuller, poco dopo le sue avventure diAtelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book del 2016. La nuova inaspettata avventura di Sophie la trova priva di sensi in un mondo misterioso e onirico noto come Erde Wiege, dove viene salvata da un volto sconosciuto. L’eroe del giorno si chiama Alette Claretie, che sogna di trovare un giorno un tesoro che può essere trovato solo a Erde Wiege. È una procacciatrice che vende cose che trova in tutta la città, ma è anche nota per essere spericolata e selvaggia. Alette aiuta Sophie a esplorare questo nuovo mondo, partendo alla ricerca dell’amica di Sophie, Plachta, che sembra essere scomparsa.
Iniziano il loro viaggio in un luogo noto come The Dream Tree, dove Sophie è stata trovata priva di sensi. La misteriosa pianta legnosa assomiglia all’albero che Sophie e Plachta avevano esplorato l’ultima volta prima di finire a Erde Wiege, ma Plachta non si trova da nessuna parte. Quando Sophie e Alette tornano a Roytale, l’unica città dell’Erde Wiege, vengono avvicinate da un uomo di nome Olias Enders, che si definisce “la più forte guardia del corpo del mondo!” Olias afferma di conoscere una ragazza di nome Plachta e offre i suoi servizi per guidarli all’atelier alla periferia della città. Ma quando il trio arriva e incontra Plachta, Sophie afferma di non conoscere questa nuova ragazza. Chi è questa nuova Plachta e qual è il suo rapporto con la migliore amica di Sophie? Sophie, Alette e Olias sono determinati a scoprirlo.
Durante l’avventura, i personaggi dovranno utilizzare le loro abilità nell’alchimia per procedere, con i giocatori che utilizzano una versione aggiornata del sistema di panel synthesis presente nella sottoserie Mysterious. In Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, vengono creati nuovi oggetti basati sulle componenti alchemiche dei materiali posti sul pannello. I componenti alchemici sono associati a un elemento (colore) di fuoco, ghiaccio, fulmine, vento o luce. Selezionando un materiale che consiste in un elemento (componente alchemico) che corrisponde al tipo di oggetto che si vuole sintetizzare, si possono acquisire vari effetti. Con i componenti alchemici, i pannelli che si illuminano intensamente sono noti come componenti di collegamento. Quando i pannelli di collegamento dello stesso elemento sono adiacenti, formano un collegamento e maggiore è il numero di collegamenti, migliori saranno gli effetti. Per creare oggetti potenti, diventa fondamentale essere consapevoli dei collegamenti e posizionare strategicamente i componenti alchemici.
Con l’avanzare del gioco, saranno disponibili anche catalizzatori e pannelli con restrizioni. L’uso di catalizzatori consentirà effetti speciali come l’aumento delle dimensioni del pannello di sintesi. E mentre i pannelli limitati hanno un livello di difficoltà di sintesi più elevato, rendendo più difficile il posizionamento di componenti alchemici, ci sono effetti speciali che possono essere acquisiti solo utilizzando un pannello limitato.
Inoltre, Sophie e Plachta potranno sbloccare l’uso speciale di Assist Skill più avanti nella loro avventura. Quando la sintesi di Plachta è sbloccata, è possibile selezionare Sophie o Plachta per la sintesi. Ci sono alcune ricette esclusive per Sophie e alcune solo per Plachta, e alcune di queste ricette includono oggetti importanti necessari per procedere nel gioco. Per creare gli oggetti avanzati, che sono la chiave della storia, i giocatori devono aumentare il loro livello di alchimista (Alchemy Lv.). Bilanciare l’uso di Sophie e Plachta nella sintesi per aumentare ciascuno dei loro Alchimia Lv. sarà essenziale per far avanzare la storia e svelare i misteri dietro questo misterioso sogno.
Per festeggiare l’annuncio dell’ultima avventura di Sophie, KOEI TECMO Europe ha previsto due deliziose versioni in edizione speciale di Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream, una Premium Box e una Special Collection Box, disponibile esclusivamente tramite il KOEI TECMO Europe Online Store. La versione Premium Box del gioco include un artbook, un poster in tessuto B3 con un artwork originale, un CD ‘Extra Tracks’ della soundtrack, un costume DLC early-access per Sophie e il gioco, il tutto confezionato in un’affascinante scatola da collezione. L’imperdibile versione Special Collection Box del gioco contiene tutti i contenuti presenti nella versione Premium Box, oltre a una pergamena da parete A1 con un artwork originale, un portachiavi in metallo con motivo a collana di balene basato sui gioielli in-game di Sophie, un set di due cartelle trasparenti illustrate e uno speciale fermacarte in cristallo grande. I pre-order per queste versioni del gioco verranno aperti a breve, con ulteriori dettagli in arrivo sui canali social di KOEI TECMO Europe.
Sulle note di El Bella Ciao de Libertad, arriva la nostra recensione di Far Cry 6, titolo giocato su console PS5. Che bello riascoltare, in un contesto molto simile a quella della lotta dei nostri partigiani per la liberazione della penisola italiana, quella che è la colonna sonora di questo sesto capitolo della fortunata serie made in Ubisoft. Di strada ne è stata fatta. Tra grandi risultati e importanti scivoloni, la nota IP arriva un suo punto di svolta. Se diciamo che questo è il migliore Far Cry di sempre non commettiamo un’eresia.
Dalla storia al gameplay, ogni cosa è al suo posto. Con la ripetitività che viene lasciata a casa dalla dimensione della mappa di gioco e dalle attività in essa presenti. La grafica suona in 4K a 60fps, con un’ambientazione che ha un non so che di nostalgico. Tra il primo storico Far Cry e il terzo capitolo (si quello con quel folle di Vaas, ndr), alcune cose ci torneranno familiari dal punto di vista naturalistico.
Noi l’abbiamo fatto con la glaciale Dani Rojas. La scelta è ricaduta su una lei, seguendo il nostro istinto. Lei ci ha ispirato. Perché amiamo le belle storie, anche se il lieto fine non sempre è quello che ci aspettiamo. Ricordate com’è finito Far Cry 5 vero?! E con quest’ultima battuta vi lasciamo alla nostra recensione di Far Cry 6, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
Prime impressioni: un capitolo molto politico
Far Cry 6 ci porta in un’isola ispanica di nome Yara, dove un dittatore tiene la popolazione in una morsa, tra paura e oppressione. Un embargo la tiene lontano dal mondo, e la produzione di sostanze stupefacenti alimenta le casse dei seguaci di Castillo. Ok, va bene il disclaimer iniziale “dovuto” in cui si parla delle libere ispirazioni e di nessun voluto riferimento a personaggi storici realmente esistiti. In questa occasione, però, le circostanze lasciano pochi dubbi interpretativi.
Lo stesso attore, Giancarlo Esposito, in una delle tante interviste rilasciate ha dichiarato che per il suo personaggio si è ispirato al presindente cubano Fidel Castro. Yara come Cuba insomma, con la nostra Dani Rojas che è la perfetta erede di Ernesto “Che” Guevara. Ma è anche il contesto degli eventi, che si cela dietro la liberazione di Yara, legato a dei fatti storicamente accaduti. La guerriglia femminile è stata uno delle componenti fondamentali della rivoluzione cubana, così come gli accordi con i contadini e le personalità di spicco della comunità locale. Insomma, Ubisoftquesta volta esce allo scoperto, e noi lo apprezziamo molto.
La prima parte di Far Cry 6 è organizzata come se fosse un grande tutorial. Vengono mostrati tutti gli elementi chiave del gameplay. Ci si muove all’interno di una piccola isola al cui interno ci sono missioni e avamposti da liberare. In meno di due ore non rimane nulla da fare, avendola già “svuotata” in maniera più che certosina. Si arriva al momento dell’assalto delle navi sulle note di El Bella Ciao de Libertad. Adrenalina, come si dice in questi casi, “a palla”.
In piccolo ci viene presentato tutto l’ecosistema di gioco di Far Cry 6. Ubisoft, in questo, è maestra. Le cose da fare sono molte ma vengono illustrate con una semplicità tale da restare impresse, senza bisogno di ritornarci sopra. Badate a questo aspetto, che in molti non ci fanno più caso al giorno d’oggi. Un gran gioco lo si vede dalla sua attitudine a rendere semplici le cose complesse.
Contesto di gioco: una summa perfetta
Far Cry 6 e la summa perfetta di tutta la sua storia. Quando parliamo di “tutta” intendiamo anche il primo capitolo, quello realizzato da Crytek con il suo Cry Engine. Era il lontano 2004 e il mondo videoludico era “malato” di FPS. Far Cry, lato gameplay, era uno tra i tanti anche se spiccava la sua propensione verso l’open world. Senza dimenticare una grafica “da paura”, che ai tempi richiedeva una Signora scheda grafica.
Ubisoft ci vide lungo e acquisì completamente tutti i diritti sul gioco. Ed ecco che inizia la nostra storia, quella che oggi ci ha regalato un’altra gran bella avventura. Ogni capitolo è servito ad uno scopo ben preciso, anche se a livello ideologico gli ultimi episodi della serie seguono una particolare filosofia. Far Cry 2 punta i riflettori sulla fisica e sulla dimensione open world del franchise.
Far Cry 3 ci riporta in un paradiso naturalistico, con un figlio di papà che diventa un guerriero contro quello che è stato uno dei migliori cattivi di sempre: Vaas. Il quarto capitolo punta molto sull’arte dell’arrangiarsi, con un contesto storico degli eventi che si allinea a quello dell’ultimo arrivato. Far Cry 5 si allontana dai predecessori, puntando sul fanatismo religioso, un po’ come se fosse una denuncia verso alcune situazioni del continente a stelle e strisce. Fondamentale è la parte relativa alle interazioni con le comunità locali.
Il riassunto di 17 anni di storia del franchise è utile per avere una piccola idea del perché Far Cry 6 si può considerare uno dei migliori capitoli della serie. Chi vi scrive lo ritiene come tale, avendo vissuto l’evoluzione del franchise. Una bella dichiarazione di umiltà quella del colosso canadese, che ringrazia tutto il suo passato e lo eredita di netto in questa sesta uscita sul campo.
Gameplay: in medio stat virtus
Come già anticipato, le cose da fare in Far Cry 6sono tante e molto diverse tra loro. La filosofia è quella di un open world puro, dove non vi è una cosa “giusta” da fare. Bisogna solo “fare”. I collezionabili ci sono, e alcuni sono dannatamene potenti. Il personaggio segue un’evoluzione non legata a uno skill tree. Il rango decide l’equipaggiamento che può utilizzare e questo decide la sua capacità offensiva e difensiva.
Non vi è un giusto modo per ingaggiare e questo si riflette sulla build del nostro rivoluzionario. L’intelligenza artificiale dei nemici è migliorata in quest’ultimo capitolo, anche se a volte alcune situazioni si dimostrano troppo facili. Nonostante questo, occorre sempre un minimo di pianificazione prima di lanciarsi nella guerriglia. Tra lo stealth e la pioggia di fuoco, in medio stat virtus.
La parte più bella di Far Cry 6 vive nella possibilità di muoversi liberamente in tutta la mappa sin da subito. Dopo aver superato il prologo, ci viene spiegato come deporre il dittatore Castillo. Non viene, però, fornito un ordine ben preciso, ricevendo solo dei consigli non vincolanti. Questo ci porta a fare tutto quello che vogliamo e come vogliamo, ma soprattutto è il dove che non viene scelto a priori. Se volete essere sempre al top della forma, uno sguardo alla flotta dei rivoluzionari può essere molto utile. La vera e grande novità di Far Cry 6 vive nel mezzo come arma, con il suo sviluppo che (in)segue quello di Dani.
La cosa bella è che per quanto il mondo ce l’abbia con noi, un fido amico è sempre al nostro fianco. Dal coccodrillo al cane, le nostre spalle sono sempre coperte da un angelo custode che non ci pensa due volte a saltare al collo del primo soldato nemico che incontra. A differenza dei veicoli, il loro sviluppo segue particolari incarichi da portare a termine. La fatica extra ne vale, però, la pena.
Dimensione artistica: un bel ritorno al passato
L’isola di Yara ci fa tornare in mente qualcosa che è sepolto nei nostri ricordi. Il suo ecosistema naturalistico ricorda l’isola di Kabatu e l’arcipelago di Rook Islands, visitate nel primo e nel terzo capitolo di Far Cry. Libere ispirazioni gradite, anche se il chiodo fisso per gli sviluppatori restano sempre luoghi e spiagge all’apparenza paradisiaci. 3 ambientazioni su 6 ci danno ragione.
L’enorme dimensione della mappa ci porta ad esplorare anche numerosi centri abitati. Quì si respira la vita e il costume del posto. Ubisoft ci tiene molto a questo aspetto, al punto da curare anche i minimi dettagli estetici riguardo l’architettura delle unità abitative. Il fattore immersione, per quanto possa essere subliminale come aspetto, fa leva anche su quei dettagli che possono apparire come minimali. La filosofia della software house è questa, e ce lo ricorda ogni volta che ne ha l’occasione.
Il clima e l’ora dinamica ci portano ad esplorare la parte intima di Yara. La photo mode serve moltissimo per cogliere quello che questa stupenda isola ha da offrire. Per carità la rivoluzione è sempre il nostro principale obiettivo, ma qualche piccola cartolina si può sempre rubare. Purtroppo l’unica cosa che manca è l’assenza del ray tracing. La sua presenza poteva veramente fare la differenza.
Ubisoft ha preferito le performance alla qualità grafica, proponendo un 4K dinamico che gira sui 60fps piuttosto stabili. Una scelta, questa, opinabile. Si poteva concedere, però, una scelta ai giocatori, con la solita domandina: qualità o performance? I giocatori su PC potranno beneficiare della potenza del ray tracing, sempre che la loro GPU sia d’accordo. Una decisione, questa, che ci fa sentire esclusi.
In conclusione
La nostra recensione di Far Cry 6 arriva alle sue battute conclusive. Tracciando un breve bilancio della nostra esperienza, dire che siamo soddisfatti è riduttivo. Il sesto capitolo del franchise si presenta in una forma più che smagliante. Non ci siamo mai annoiati e quando si affacciava un piccolo spiraglio di ripetitività prendevamo il nostro bel motoscafo e andavamo a pesca. Il tutto assolutamente privo di senso figurato.
Facciamo prima a dire le noti dolenti, visto che tutto il resto è ottimo. L’intelligenza artificiale, bestia nera anche negli altri capitolo, è migliorata ma si può ancora fare di meglio. A parte nei momenti in cui abbiamo l’intero esercito di Castillo contro, si esce molto facilmente in caso di uno contro molti. L’enorme dispiacere vive nell’assenza del ray tracing. Comprendiamo la scelta di puntare alle performance ma non la condividiamo appieno. La scelta poteva essere concessa ai giocatori, nel bene e nel male. Tutto il resto è semplicemente Far Cry.
DESTINYbit e Ravenscourt celebrano il lancio del survival city builder basato sui dadi, Dice Legacy (Gamescom award per Most Original Game). Il gioco è stato apprezzato sia dalla stampa che dai giocatori di tutto il mondo. Lo studio ci tiene a ringraziare caldamente tutti coloro che hanno già provato Dice Legacy. E non è tutto: l’aggiornamento gratuito Memories è già disponibile su PC, quello per Switch arriverà in un secondo momento.
L’aggiornamento gratuito Memories per Dice Legacy offre un sacco di nuovi contenuti, tra cui più features e correzioni richieste dalla meravigliosa community. Sarà introdotta la pausa attiva completa, le opzioni di accessibilità, tasti di scelta rapida e Memories: un nuovo sistema che si sblocca dopo aver terminato il gioco che introduce un sacco di varietà e rigiocabilità.
A proposito di Dice Legacy
Dice Legacyè un roguelike survival city-builder. I giocatori useranno i dadi per fondare una città medievale in un affascinante mondo ad anello e per far crescere la loro società.
Ogni azione si basa sul lancio di un dado a sei facce, dalla semina e raccolta alla creazione di catene di approvvigionamento o al combattimento. In Dice Legacy, i dadi rappresentano la forza lavoro. In qualità di sovrano, costruttore, conquistatore o commerciante, i giocatori dovranno fornire ai loro dadi nutrimento e cura o assistere alla scomparsa dei loro sudditi. Bilanciare esplorazione, raccolta di risorse, costruzione e conquista è la chiave mentre la minaccia sempre presente di fazioni misteriose incombe.
I giocatori si renderanno presto conto che la fortuna non è nulla senza una buona strategia dietro di essa – e viceversa. Il gioco è disponibile su PC e Nintendo Switch.
Ubisoft annuncia che Discovery Tour: Viking Age, un gioco educativo che permette a tutti di interagire con la storia e le tradizioni del mondo vichingo, è finalmente disponibile. Discovery Tour: Viking Age è gratis per tutti i giocatori di Assassin’s Creed Valhalla. La versione standalone per PC di Discovery Tour: Viking Age è disponibile tramite Ubisoft Connect e sullo Store Epic Games al prezzo di 19, 99€. Per giocare, potrai anche abbonarti a Ubisoft+ su PC. Sarà disponibile nel 2022 come standalone per Xbox One, Xbox Series S | X, PlayStation 4, PlayStation 5, Stadia e Amazon Luna.
Dopo Discovery Tour: Ancient Egypt e Discovery Tour: Ancient Greece’s line, Discovery Tour: Viking Age è un nuovo capitolo dell’esperienza educativa basata sul mondo sviluppato per Assassin’s Creed. I giocatori di tutte le età saranno immersi in un’esperienza interattiva unica, dove potranno imparare la storia, le tradizioni e conoscere i personaggi famosi del mondo vichingo e anglosassone. Per la prima volta, Discovery Tour: Viking Age cambia la formula mettendo la narrazione e l’interattività al centro dell’esperienza. I due nuovi pilastri creativi “la Storia attraverso le storie” e Imparare facendo” rendono l’esperienza ancora più memorabile e coinvolgente dei capitoli precedenti. Seguendo la narrazione strutturata su otto missioni, avrai l’opportunità di impersonare vichinghi e anglosassoni del tempo, prendendo parte alle loro avventure ambientate nel nono secolo. Questi racconti ti porteranno attraverso le nevose lande della Norvegia, i magnifici panorami dell’Inghilterra e i mitici reami di Jotunheim e Asgard.
“L’epoca vichinga è ricca e complessa e volevamo assolutamente metterla in evidenza attraverso un Discovery Tour”, spiega Maxime Durand, World Design Director di Ubisoft Montréal. “Con il nuovo approccio, i giocatori si trovano al centro di un’esperienza interattiva unica, nella quale vedere la storia mentre viene scritta attraverso gli occhi delle persone del tempo. Abbiamo progettato Discovery Tour: Viking Age per fare in modo che sia un videogioco divertente e un efficace strumento per l’apprendimento”. Il contenuto di Discovery Tour: Viking Age, sviluppato in stretta collaborazione con storici, archeologi rinomati e studiosi, è un’aggiornata fonte di informazioni per tutti quelli che vogliono saperne di più su quel periodo. Con 150 momenti importanti della vera storia dell’epoca vichinga, potrai imparare di più su guerra & politica, vita quotidiana, religione & magia, miti & leggende, scienza, legge & giustizia, arte & cultura, commercio & economia.
Discovery Tour: Viking Age sfida i fan di Assassin’s Creed Valhallaa con 11 ricompense esclusive da sbloccare nel gioco principale, 25 stazioni del dietro-le-scene sullo sviluppo del gioco principale e 24 personaggi esploratori.
Per affrontare la stagione autunnale più carichi che mai e pronti a sfruttare al massimo i videogiochi più cool del momento, Trust, azienda leader nel settore degli accessori digitali, ha arricchito il proprio portfolio di proposte gaming con due nuove tastiere e un mouse di fascia media. La tastiera meccanica Mazz, la semi-meccanica Odyss e il mouse Ybar, infatti, saranno ottimi alleati di chi cerca ottime prestazioni tecniche a un prezzo competitivo.
Tastiera meccanica GXT 863 MAZZ
Conveniente, versatile ed audace: per affrontare lunghe sessioni di gioco in compagnia degli strumenti giusti, Trust presenta la tastiera meccanica GXT 863 Mazz, la regina dei giochi. Dotata di interruttori meccanici Outemu RED rapidi, reattivi e capaci di resistere a 50 milioni di battute, questa tastiera è pronta a sopportare anche sfide giornaliere più intense. Con una forza minima di attuazione di 50G (60G max) e un punto di attuazione di soli 2mm (4mm di spostamento totale), la tastiera registra il comando ancor prima che ci si accorga di premere i tasti.
Con la tastiera Mazz la parola d’ordine è “personalizzazione”: grazie allo sfondo retroilluminato e alle 14 diverse modalità di illuminazione e luminosità regolabili, Mazz è pronta ad accontentare i gusti di ogni giocatore. Impostando la combinazione di luci preferita, sfidare gli avversari sarà ancora più semplice e avvincente, grazie anche al supporto dei tasti multimediali integrati e ai rapidi interruttori meccanici.
Infine, Mazz incorpora la tecnologiaN-key rollover, soluzione anti-ghosting che registra la pressione di ogni tasto ed evita che nessun comando rimanga inascoltato. Inoltre, attivando la modalità gaming, Mazz disattiva il tasto Windows, così da non interrompere per sbaglio la sessione di gioco: non resterà che concentrarsi e sbaragliare i propri avversari di gioco.
Tastiera semi-meccanica GXT 881 ODYSS
Per chi si affaccia per la prima volta al mondo del gaming e vuole cominciare a dotarsi di strumenti specifici e tecnicamente più performanti, Trust propone la tastiera semi-meccanica GXT 881 Odyss.
Odyss incorpora tutti i vantaggi delle tastiere meccaniche e a membrana, arginando i relativi svantaggi. Grazie alle sue tecnologie combinate, Odyss è in grado di offrire ai giocatori tutto il necessario per dare il meglio di sé in campo: dalla tecnologia anti-ghosting, alle luci LED, alle irresistibili sensazioni meccaniche.
I commutatori semi-meccanici della tastiera Trust Odyss offrono ai giocatori un feel solido super responsive. Con i suoi tasti sensibili, la GXT 811 è perfetta per coloro che vogliono un riscontro immediato durante le sessioni di gioco. Inoltre, grazie alla tecnologia impiegata, Odyss è in grado di garantire l’efficacia della soluzione anti-ghosting fino a 19 tasti premuti.
Infine, Odyss è dotata di 10 tasti di accesso diretto e 12 tasti multifunzione per offrire il controllo completo degli strumenti multimediali. Anche con Odyss durante il gioco è possibile disattivare la funzione del tasto Windows, evitando che la schermata iniziale ricompaia inavvertitamente: il controllo è nelle proprie mani in qualsiasi momento!
Mouse gaming GXT 922W YBAR
Il mouse GXT 922W Ybar è il perfetto compagno da gaming, pronto a lasciarsi guidare da ogni aspirante pro-player in tutte le sessioni. Il sensore ottico integrato offre una risoluzione regolabile da 200 a 7200 DPI, mentre l’illuminazione LED RGB integrale rende ancora più suggestiva qualsiasi partita. Grazie alla presenza dei cuscinetti lisci a basso attrito, Ybar sarà più scorrevole che mai su qualsiasi superficie; inoltre, il cavo a treccia da 2,1m offre grande libertà di movimento durante il gioco.
Ybar è dotato di 6 pulsanti sensibili, tra cui 2 azionabili con il pollice, per una presa ancora più salda e una reattività maggiore durante il gioco. Inoltre, i lati costruiti a trama consentono un’impugnatura ottimale, per un gioco fluido e veloce.
Infine, il software avanzato dedicato a Ybar consente di programmare il mouse appositamente per varie operazioni. Si possono regolare i sei pulsanti, i profili, le macro e persino gli effetti di luce (dall’onda arcobaleno agli RGB ad effetto cangiante), per un’esperienza di gaming completamente personalizzata da abbinare alla propria postazione di gioco.
Grazie alla nuova generazione di console, questa versione potenziata del gioco presenta molti miglioramenti tra cui 60 FPS, ottimizzazioni audio, grafica migliorata fino alla risoluzione 4K UHD e tempi di caricamento più rapidi.