Immaginate di essere catapultati in un mondo dove il tempo è un tiranno implacabile, l’inferno è un campo di battaglia e la vendetta è l’unico carburante che spinge ad andare avanti. Questo è Hell Clock, un roguelite ARPG che si tuffa a capofitto in una rivisitazione dark fantasy della Guerra di Canudos, un capitolo triste e brutale della storia brasiliana di fine Ottocento. Sviluppato da Rogue Snail e disponibile su PC tramite Steam, questo titolo è un’esplosione di azione frenetica, narrazione intensa e un’estetica capace di far innamorare (o tremare). Dopo aver passato ore a maciullare nemici e a costruire build devastanti, siamo pronti a raccontarvi perché Hell Clock sia un gioco che non passa indisturbato, pur con qualche “fisiologico” inciampo lungo il cammino.
Non è un segreto che il genere roguelite inizi ad essere, come dire, “affollato”. Da Hades a Dead Cells, i giochi che mescolano morte permanente, progressione e adrenalina sono diventati delle costanti tra le varie stagioni videoludiche che si succedute negli ultimi anni. Ma Hell Clock non si limita ad inseguire la scia, scrollandosi di dosso l’etichetta del more of the same. Prende ispirazione dai grandi, certo, ma ci aggiunge un sapore unico: un mix di storia sudamericana, mitologia oscura e un ritmo oltremodo impegnativo. È un gioco che non ha paura di osare, ma che a volte si perde nei suoi stessi ambiziosi intenti. Prepariamoci, dunque, ad un viaggio attraverso l’inferno, dove ogni secondo conta e ogni scelta può essere fatale.
Storia e Personaggi
La storia di Hell Clock è un pugno nello stomaco (ma non in senso negativo), ma di quelli che vi fanno venir voglia di rialzarvi e combattere. Siamo nel Brasile di fine Ottocento, in un’ambientazione ispirata alla Guerra di Canudos, un conflitto reale che vide migliaia di persone massacrate per mano di un esercito repubblicano. Qui però la realtà si piega al soprannaturale ed alla finzione videoludica. Canudos non è più solo un villaggio distrutto, ma un purgatorio brulicante di demoni, non-morti e forze oscure. Al centro della narrazione c’è Pajeú, un guerriero segnato da cicatrici fisiche e interiori, che si lancia in una missione disperata per salvare l’anima del suo mentore, Antonio Conselheiro, intrappolata da entità demoniache.
Pajeú è un protagonista che si fa amare. Non è il classico eroe senza macchia: è un ex bandito, un uomo che ha conquistato la libertà con il sangue e che ora vive per la vendetta. La sua storia è raccontata con dialoghi essenziali ma carichi di emozione, e il doppiaggio (disponibile in inglese nella versione completa) dà al personaggio una profondità che lo rende memorabile. Non aspettatevi però una narrazione verbosa alla The Witcher. Hell Clock preferisce far parlare l’azione e l’ambientazione, lasciando che i dettagli della lore emergano attraverso manufatti, descrizioni di abilità e frammenti di contesto sparsi nel gioco. È un approccio che funziona (a tratti), ma che può lasciare un senso di vuoto a chi cerca una trama più “immediata”.
Tra i punti di forza della narrazione c’è sicuramente l’ambientazione storica. La Guerra di Canudos, con il suo mix di fanatismo religioso, ingiustizie sociali e brutalità, è una base perfetta per un dark fantasy. Gli sviluppatori hanno fatto un lavoro eccellente nel tessere elementi di Candomblé (una religione afro-brasiliana) nell’albero delle abilità e nei talismani, dando al gioco un’identità culturale unica.
Tuttavia, questa ricchezza non è sempre sfruttata al massimo. La storia si concentra molto sulla vendetta di Pajeú, ma i personaggi secondari e la cultura di Canudos rimangono in secondo piano. È come se il gioco mostrasse un banchetto succulento ma servisse solo l’antipasto. Si potevano prevedere dei momenti dedicati al mondo e ai suoi abitanti, magari attraverso incontri o missioni secondarie che approfondissero il contesto, ma questo purtroppo non è avvenuto.
Pro della storia e personaggi
- Ambientazione unica che mescola storia reale e dark fantasy;
- Pajeú è un protagonista carismatico e sfaccettato;
- Integrazioni culturali come il Candomblé aggiungono sapore.
Contro della storia e personaggi
- Narrazione minimalista che potrebbe deludere chi cerca profondità;
- Personaggi secondari poco sviluppati;
- La lore è interessante ma rimane troppo in superficie.
Gameplay
Se la storia di Hell Clock è il cuore pulsante, il gameplay è il motore che lo fa correre. Questo è un roguelite che non fa prigionieri, con un sistema di combattimento che ricorda Diablo per la sua brutalità e Hades per la sua fluidità. Vestendo i panni di Pajeú ci si troverà a sfrecciare attraverso dungeon infestati, affrontando orde di nemici con un mix di attacchi base, abilità speciali e talismani che trasformano ogni run in un’esperienza unica. Il tutto è condito da un timer opzionale (la “spada di Damocle” del gioco) che obbliga a correre contro il tempo, aggiungendo un livello di tensione che tiene incollato il giocatore allo schermo.
Il combattimento è il punto di forza assoluto di questa esperienza. È veloce, viscerale ed oltremodo soddisfacente. Si possono scegliere tra diverse armi, come spade rotanti, lance infuocate o catene demoniache, ognuna con un feeling unico. Le abilità si sbloccano tramite un albero delle costellazioni, che vi permette di costruire build devastanti. Abbiamo passato ore a sperimentare combinazioni, come un attacco ad area che incenerisce i nemici e un’abilità di movimento che ci rendeva quasi intoccabili. La varietà è impressionante: ogni run spinge a provare nuove strategie, e il sistema di looting randomico garantisce che non si giochino mai due partite uguali.
Ma non è tutto rose e fiori. Uno dei problemi principali è il bilanciamento. In alcune run, ci siamo trovati praticamente invincibili grazie a una build ben costruita, ma contro certi boss (come le temute “maledizioni tormentate”) il danno inflitto sembrava irrisorio, trasformando le battaglie in maratone estenuanti. Questo è un peccato “originale” dei roguelite, ma in Hell Clock la sua presenza finisce col essere frustrante, soprattutto quando il gioco non fornisce abbastanza strumenti per superare certi “muri”. Inoltre, i comandi possono risultare un po’ goffi, specialmente con il movimento tramite mouse (il nostro spassionato consiglio è quello di giocare con un controller stile Xbox). La possibilità di avere uno slot abilità extra usando il mouse (sei invece di cinque) crea uno squilibrio con chi usa tastiera e/o un controller, e questo potrebbe irritare i puristi del bilanciamento.
Un altro aspetto interessante è la modalità “Relaxed”, che elimina la pressione del timer per chi vuole godersi il gioco con calma. È una scelta intelligente che rende Hell Clock accessibile anche a chi non ama la frenesia tipica del genere. Tuttavia, è nella modalità Hardcore – con il timer sempre attivo – dove il gioco brilla davvero, premiando riflessi e strategia. L’endgame, con il sistema di Ascensione e le sfide chiamate “Penances”, aggiunge longevità, ma può sembrare ripetitivo per chi non ama grindare.
Pro del gameplay
- Combattimento fluido e adrenalinico;
- Grande varietà di build e personalizzazione;
- Modalità Relaxed e Hardcore per accontentare tutti.
Contro del gameplay
- Squilibri nel bilanciamento contro certi boss;
- Comandi a volte poco intuitivi;
- Endgame un po’ ripetitivo per i non amanti del grind.
Dimensione Artistica
Senza girare troppo attorno all’argomento, dove veramente eccelle Hell Clock è nella sua direzione artistica. Questo gioco è un capolavoro stilistico, che riesce a bilanciare un’estetica cupa e opprimente con momenti di bellezza quasi poetica. L’ambientazione, ispirata al Brasile rurale di fine Ottocento, è resa con una palette di colori terrosi, interrotta da fiammate di rosso e arancione che rappresentano il fuoco della vendetta di Pajeú. I dungeon sono vivi, con ombre che danzano al passaggio della torcia del protagonista e dettagli ambientali che raccontano una storia senza bisogno di parole. Rovine coperte di vegetazione, altari improvvisati, graffiti sbiaditi: ogni elemento contribuisce a creare un mondo credibile e inquietante.
La direzione artistica si ispira chiaramente a titoli come Curse of the Dead Gods e Hades, ma riesce a ritagliarsi un’identità propria grazie all’influenza della cultura brasiliana. Le divinità del Candomblé che appaiono come spiriti guida o le reliquie ispirate alla tradizione locale danno al gioco un sapore unico. Anche i nemici sono un piacere per gli occhi: dai non-morti scheletrici ai demoni colossali, ogni creatura è disegnata con cura e animata con fluidità. Il design di Pajeú, con la sua cicatrice che gli divora il volto, è iconico e trasmette tutta la sua furia.
La colonna sonora è un altro punto forte. Le tracce mescolano ritmi tribali con suoni elettronici distorti, creando un’atmosfera che è al tempo stesso ancestrale e apocalittica. Il doppiaggio, anche se limitato, è di ottima qualità, con un’interpretazione di Pajeú che trasuda rabbia e disperazione. Tuttavia, non tutto è perfetto. Gli ambienti, pur splendidi, possono diventare ripetitivi dopo ore di gioco, con dungeon che a volte sembrano troppo simili. Inoltre, in alcune sezioni buie, la visibilità è un problema, e la torcia di Pajeú non sempre illumina in maniera ottimale. È un difetto minore, ma può spezzare il ritmo in momenti critici.
Pro della dimensione artistica
- Direzione artistica mozzafiato e unica;
- Integrazione della cultura brasiliana nei design;
- Colonna sonora coinvolgente e doppiaggio di qualità;
Contro della dimensione artistica
- Dungeon a volte ripetitivi;
- Problemi di visibilità in alcune sezioni buie;
- Mancanza di varietà in certi ambienti.
Hell Clock
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8.5/10
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8/10
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8.5/10
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8/10
Summary
Hell Clock è un gioco che non passa inosservato. È un roguelite che brilla per la sua ambizione, mescolando un’ambientazione storica affascinante con un gameplay che pompa adrenalina a fiumi. Pajeú è un protagonista che resta nel cuore, e il mondo di Canudos, trasformato in un inferno dark fantasy, è un palcoscenico perfetto per la sua vendetta. La direzione artistica è un trionfo, con un’estetica che cattura l’occhio e un suono che vi trascinerà nell’azione. Ma non è un gioco perfetto. La narrazione, pur intrigante, lascia troppi fili scoperti, e il gameplay soffre di qualche squilibrio che può frustrare i giocatori meno pazienti. Anche i comandi e la ripetitività di certi elementi non aiutano. Eppure, nonostante i difetti, Hell Clock ha un’energia contagiosa.