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The Evil Within 2: la nostra recensione

A tre anni dal primo “Evil Within”, Bethesda riscrive la fine del primo capitolo e si presenta al protagonista Sebastian Castellanos dicendogli: “Abbiamo scherzato, era tutto un sogno”. Ma noi lo sapevamo che era un sogno, anzi, un bruttissimo sogno! Sebastian era sopravvissuto ma aveva perso tutto, soprattutto la figlia Lily, ed è appunto da qui che riparte The Evil Within 2 per ritornare nel sogno, nell’incubo, nel mondo parallelo dove resuscitano i morti e prendono “vita” improbabili ma magnifiche creature.

Analogamente nella storia del gioco sono passati tre anni dagli eventi del “Beacon Mental Hospital” e Sebastian, provato da quelle esperienze, vaga come un ubriacone cercando di dimenticare la scomparsa della moglie e la morte in un incendio della figlia Lily. In un Bar viene avvicinato da un vecchia conoscenza, l’ex-collega Juli Kidman, che gli rivela che Lily è ancora viva perché l’organizzazione segreta Mobius ha finto la sua morte. Purtroppo Mobius continua le sue ricerche sulla mente umana lavorando sul progetto STEM ed, in questo caso, utilizzano Lily come nucleo principale di un nuovo sistema STEM per simulare una città idilliaca chiamata Union.

La supervisione di Shinji Mikami in The Evil Within 2 ci dona un miglior sequel rispetto al primo episodio.

Nel frattempo gli agenti Mobius presenti a Union hanno perso il contatto con Lily e quindi non hanno più alcun controllo sullo STEM. Sebastian è sotto ricatto e, pur di salvare la figlia, deve aiutare Mobius entrando nello STEM per farsi trasportare a Union dove scopre immediatamente che Judy ha omesso qualche piccolo particolare, la città è ora infatti trasformata in un incubo dove tutti gli abitanti sono stati uccisi o mutati in mostri sanguinari.

The Evil Within 2

Un classico survival-horror in terza persona

Chiaramente anche questo sequel è un classico survival-horror in terza persona, con le meccaniche ed il gameplay pensati dal grande Shinji Mikami che però, in questo episodio, sveste i panni della direzione per assumere il ruolo di produttore e supervisore del gioco. Rispetto al predecessore Union ci offre alcune mappe più grandi e ariose dove possiamo muoverci più liberamente ed affrontare alcuni scontri con più agio. In più siamo dotati di una specie di scanner portatile che ci aiuta a evidenziare e marcare sulla mappa gli obiettivi, i rifugi, le risorse ed i nemici presenti nell’area in cui ci stiamo muovendo. Oltre a ciò, ci rivela anche i Punti di Risonanza, ectoplasmi che forniscono suggerimenti su quanto è avvenuto nel mondo di Union. Da un lato questo strumento è molto utile per scovare oggetti e armi fondamentali per la nostra sopravvivenza, dall’altro spesso distrae e abbassa la tensione del gioco.

Anche in The Evil Within 2, armi e risorse sono scarse; quando è possibile è meglio quindi evitare di sprecarle con scontri diretti ma procedere furtivamente per evitare di essere notati o per avvicinare i nemici e ucciderli silenziosamente. Ovviamente il gioco dispone anche di un sistema di “crafting”, dobbiamo raccogliere il più possibile gli oggetti che troviamo in giro per creare risorse nuove come munizioni e salute o potenziare le armi. In realtà, esistono due modalità per creare oggetti. La prima è usando uno dei rari banchi di lavoro che troviamo di solito nei pochi rifugi presenti, la seconda è una modalità “on-the-fly”, in qualsiasi momento del gioco vogliamo. La differenza è che, utilizzando il banco di lavoro, la creazioni degli oggetti richiede un numero inferiori di componenti base per la lavorazione. E ritroveremo anche l’allucinata infermiera Tatiana che, come nel precedente gioco, ci farà sedere su una speciale sedia a rotelle che, tramite il Gel Verde che raccoglieremo dai nemici, ci permetterà di potenziare le nostre cinque abilità: Salute, Combattimento, Atletica, Furtività e Recupero.

In termini di giocabilità, i movimenti del protagonista sono analoghi al primo episodio, un po’ impacciati, legnosi e spesso nei combattimenti corpo a corpo si perde il controllo della telecamera. Ma questo, nel bene e nel male, è la caratteristica dei survival-horror di questo genere. Come accennato sopra, The Evil Within 2 sviluppa parte del gioco in ambienti all’aperto che ci consentono un approccio più rilassato agli obiettivi e dandoci l’illusione di poter scappare più facilmente se inseguiti dai mostri. E’ una modalità diversa rispetto alla solita progressione dei survival-horror. Queste aree più grandi e aperte ci trasportano più in una modalità stealth dove potremo distogliere gli zombie lanciando bottiglie prima di portarci silenziosamente dietro di loro per ucciderli.

Il cuore del terrore rimangono comunque gli spazi al chiuso dove macabre allegorie ci fanno precipitare in un cruentissimo “Gran Guignol” frequentato da impensabili creature che spesso, la velocità con cui dobbiamo fuggirle, ci impedisce di apprezzare la genialità con la quale gli sviluppatori le hanno disegnate.

The Evil Within 2 recensioneIl tutto è coeso da un numero di sequenze cinematografiche che a volte sembrano appesantire la storia. Molto meglio quando vengono utilizzati piccoli frame successivi che rendono più fluidi alcuni movimenti di Sebastian.

La storia è decisamente meglio costruita e più godibile rispetto al primo episodio, fermo restando che è inutile tentare di fare ordine razionale degli avvenimenti che ci si presentano. Spesso è meglio lasciarsi trasportare e non cercare risposte alle visioni, ai salti onirici e ai mondi che saremo costretti a visitare e da cui usciremo per vie impensabili. In questo, il lavoro fatto da Tango Gamewors è veramente egregio. Non solo le classiche scene truculente di genere sono ben disegnate ma si alternano ad un sapiente uso ti trucchi ottici e di luce che disegnano atmosfere inquietanti e angoscianti.

Tecnicamente dal punto di vista grafico il gioco è molto godibile ma abbiamo ancora qualche problema. Non di rado vi sono compenetrazioni ed il frame-rate, a volte, lascia a desiderare. Invece, notizie buone per quanto riguarda i tempi di caricamento perché è stato fatto un ottimo lavoro e quindi aspettatevi caricamenti rapidi. FSicuramente The Evil Within 2 è, sotto molti aspetti, un’esperienza ludica migliore rispetto al primo episodio. Più ragionato, più arioso, un miglior design e con un gameplay più completo. Non è certo un gioco modernissimo per quanto riguarda le meccaniche di gioco, ma resta un ottimo prodotto per tutti coloro che amano i survival-horror tradizionali.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, la recensione PS4

A poco meno di tre anni dalla pubblicazione di L’Ombra di Mordor, Warner Bros e Monolith Productions hanno dimostrato di avere le idee chiare. La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra riprende la narrazione esattamente dove il prequel si era interrotto, con giusto un breve filmato introduttivo a presentare protagonista (anzi, protagonisti) ed eventi passati.

Per quanto non sia assolutamente necessario conoscere la saga fantasy de Il Signore degli Anelli per apprezzare appieno L’Ombra della Guerra, è innegabile che non sempre il codex interno riesce a tener testa alla mole di informazioni, nomi, personaggi e terminologie che il titolo riversa sul giocatore; stesso dicasi per la caratterizzazione di Talion, il Ramingo alter ego del giocatore, il quale vede le proprie motivazioni giusto accennate nel filmato introduttivo, ma che potrebbe risultare un po’ troppo inespressivo e piatto nel caso in cui non si fosse già affezionati alle sue vicende grazie al precedente L’Ombra di Mordor.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra

Tutti i comprimari in linea di massima non brillano per memorabilità, ma fortunatamente la loro caratterizzazione “nella media” viene compensata da quella, eccezionale, delle fila nemiche: gli Orchi sono tutti egregiamente realizzati e doppiati (va però messo in evidenza che la localizzazione italiana semplifica o persino cancella molti giochi di parole e frasi in rima, donando a quasi tutte le creature dialettica e dizione perfette) ed è impossibile non lasciar scappare almeno qualche sorriso durante la campagna principale davanti a determinati comportamenti dei tirapiedi di Sauron.

In La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra le mappe sono estremamente più ampie e variegate rispetto al titolo precedente: questo ha limitato la resa grafica del gioco, che per mantenere un framerate stabile ha sacrificato il numero di elementi a schermo e la qualità delle texture ambientali. Il tutto riesce comunque a non risultare spoglio per merito di un design egregio, che trasuda “spirito tolkieniano”.

I puristi della saga letteraria potrebbero comunque storcere il naso davanti alla trama di La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra per via delle diverse differenze presenti, non solo cronologiche. Una delle prime critiche mosse al gioco è stata la scelta degli sviluppatori del mostrare l’entità Shelob in sembianze femminili ed estremamente sensuali, scelta che gli appassionati hanno visto come sessualizzante e denigrante nei confronti della creatura.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra

Ovviamente l’ultima fatica di Monolith Production si discosta non poco dalla canonicità tolkieniana, ma lo studio aveva imboccato questa strada fin dai primi istanti del primo titolo dedicato alla Terra di Mezzo, con piena consapevolezza e rispetto da parte degli sviluppatori, intenzionati a “osare” e creare qualcosa di nuovo all’interno di un universo fantasy vecchio oltre mezzo secolo, pur senza stravolgerne le regole di funzionamento.

Il gameplay è l’elemento che da subito ha fatto brillare L’Ombra di Mordor e il recente L’Ombra della Guerra: il Nemesis System, già interessante nella sua prima incarnazione, in questo titolo risulta ancora più complesso e sfaccettato, con orchi provvisti di un maggior numero di caratteristiche uniche, punti di forza e debolezza e con schemi comportamentali diversificati.

Tornano alla ribalta le missioni Faida nei confronti dei nemici che sono stati in grado di sconfiggere Talion, stavolta accompagnate da una modalità assedio in cui la componente strategica/gestionale del titolo ha la meglio: pianificare l’assalto alle fortezze nemiche (la qual cosa è possibile anche online, ai danni delle fortificazioni di altri giocatori) e assegnare ruoli ai vari orchi funziona e soddisfa e, nonostante gli elementi parametrici siano sempre quelli ad avere la meglio durante le battaglie, queste riescono comunque a offrire pathos ed emozioni.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra

Anche l’equipaggiamento del protagonista è stato reso maggiormente personalizzabile e potenziabile tramite gemme da incastonare negli appositi slot e questo, accompagnato da un maggior numero di abilità disponibili e alla libertà di sbloccarle nell’ordine più gradito, ha concesso ai giocatori di personalizzare ancor più la propria esperienza in La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra con una componente GDR solo accennata nel primo titolo.

Ovviamente il sistema non è privo di difetti: il più evidente è nel bilanciamento del farming necessario per raggiungere un concreto livello di potenza del protagonista e dei suoi scagnozzi. Questo problema non è una novità e già L’Ombra di Mordor presentava una certa monotonia nelle meccaniche di minmaxing; Monolith Production ha sicuramente aumentato la varietà di azioni da compiere, senza però offrire un’esperienza diversa da quello che, di fatto, era ed è rimasto un farming evitabilissimo e, in questo caso, reso evitabile tramite l’acquisto di comodi e velocizzanti loot box contenenti truppe orchesche pronte a sacrificarsi per la causa di Talion e Celebrimbor.

Pur se realizzato con già ben in mente la presenza di microtransazioni, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è lontano dal risultare ingiocabile o disonesto al punto da obbligare i giocatori all’acquisto di DLC con denaro reale, ma è innegabile che, in quanto il farming tendenzialmente ripetitivo era un difetto già presente ne L’Ombra di Mordor, avrebbe fatto piacere vedere il problema risolto, piuttosto che mantenuto e risolto per vie traverse.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra

I fan meno puristi della mastodontica opera di Tolkien e gli estimatori del primo titolo di Warner Bros dedicato alla Terra di Mezzo non potranno non amare anche L’Ombra della Guerra. I più scettici circa i cambiamenti storici apportati da Monolith e Warner Bros potrebbero invece rimanere ancora più infastiditi che in passato, mentre per tutti i giocatori curiosi, ma ignari degli eventi del prequel, il consiglio spassionato è di recuperare prima quest’ultimo, per riuscire a godere appieno sia del comparto narrativo di entrambi i titoli che delle effettive migliorie a tutto tondo de La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra.

 

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, la recensione

Warner Bros. alza l’asticella e porta L’Ombra della Guerra nel territorio dei giochi AAA. Tre anni sono stati spesi bene da Monolith Productions e dalla Warner Bros. Interactive Entertainment. Chi pensava che “L’Ombra di Mordor” fosse stato uno dei tanti giochi d’Azione Fantasy di passaggio ha sottovalutato le ambizioni di una Major come la Warner Bros. Forti di importanti licenze da valorizzare, di giustificate ambizioni, ma soprattutto grazie al giusto budget da investire negli sviluppatori della Monolith, ecco arrivare su Console e PC l’attesissimo secondo capitolo della La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra.

Come il suo predecessore, questo seguito continua la narrazione attingendo a piene mani dai racconti del “Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien e mescolando il tutto con le sceneggiature dei film realizzati da Peter Jackson. Il giocatore veste sempre i panni di Talion, un Ramingo di Gondor che condivide il suo corpo con lo spirito dell’Elfo Celebrimbor. Al termine del primo episodio Talion e Celebrimbor, dopo aver fermato Sauron sconfiggendo gli Orchi di Mordor e la Mano Nera, decidono di forgiare un nuovo Anello del Potere con l’obiettivo di porre definitivamente la parola fine al dominio di Sauron su Mordor.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra

Tuttavia, una volta completato l’anello, Celebrimbor viene rapito e tenuto in ostaggio da Shelob, una Donna-Ragno che chiede a Talion di consegnarle l’Anello in cambio della liberazione dello spirito dell’Elfo. Talion accetta e Shelob, una volta liberato Celebrimbor, gli confida di avere un nemico comune in Sauron. Quindi Shalon, tramite l’Anello vede il futuro e dirige Talion verso Minas Ithil, l’ultima roccaforte Gondoriana a Mordor ,che è sotto assedio delle forze di Sauron a causa del possesso della città di un prezioso Palantir.

Il Palantir è una gemma che permette a chiunque la possieda di vedere tutto ciò che si desidera, rendendola un’arma pericolosa se dovesse cadere nelle mani di Sauron. Ma l’assedio a Minas Ithil, il possesso del Palantir ed il potere del nuovo Anello saranno solo il pretesto per un nuovo lungo viaggio attraverso le diverse regioni di Mordor, alla ricerca di alleati ed eserciti per affrontare le moltissime e variegate missioni presenti nel gioco.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, controllo e abilità invidiabili

Le meccaniche di gioco di La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra sono il risultato del sapiente mix  di quelle presenti in “Assassin Creed” e “Batman Arkham”, soprattutto nel controllo delle abilità atletiche e di combattimento di Talion. Così, per gli scontri con le orde dei nemici avremo a disposizione semplici combinazioni di tasti che risulteranno molto efficaci e che ci permetteranno di attivare sequenze micidiali sui nostri avversari.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra viodegames

Tutto questo unito al tempismo da applicare per intercettare i contrattacchi degli avversari che vengono segnalati dal sistema con indicazioni che appaiono sopra i nemici. A queste abilità si combineranno quelle soprannaturali del nostro alterego Celebrimbor che ci consentiranno di “controllare” i nemici per ottenere informazioni, rigenerare la barra salute, reclutarli nelle nostre file o altre varianti quando entreremo in contatto con Capitani o nemici di alto livello.

Ogni missione completata o ogni scontro vinto con i Capitani ci daranno punti o premi che miglioreranno le nostre caratteristiche e abilità. Nel gioco potremo quindi non solo sbloccare diverse abilità principali e loro rispettive varianti, ma anche espandere il nostro inventario con armi e armature specifiche per ogni livello raggiunto e che possono essere ulteriormente potenziate grazie alle gemme che saranno la ricompensa per alcune delle nostre imprese.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è stato sviluppato per essere un gioco open-world ed il risultato è graficamente un bellissimo mondo che potremo percorrere a piacimento. La sua gestione visiva è affidata ad una mappa circolare posta sullo schermo in basso a sinistra che rappresenta i paraggi in cui ci stiamo muovendo. Per poter invece impostare la nostra strategia di gioco dobbiamo richiamare la mappa del vastissimo universo di Mordor, suddivisa in cinque regioni, il cui accesso si sbloccherà via via che supereremo le missioni. Ogni regione ha ben evidenziato il percorso della storia principale, ma a piacere potremo divagare affrontando le più disparate missioni di cui è costellato il territorio. Questo rende il gioco molo ricco e pieno di varianti che ci consentono di accumulare punti esperienza e far evolvere il nostro personaggio in maniera molto personalizzata.

il Gameplay de L’Ombra della Guerra

La caratteristica che rende il Gameplay de La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerraun gioco unico nel suo genere è il Sistema Nemesis, già presente nel precedente capitolo, ma qui ulteriormente sviluppato. Nemesis genera casualmente ed in maniera univoca i nemici appartenenti all’esercito di Sauron. Ognuno di loro ha la propria personalità, potenza, stile di combattimento e posizione gerarchica nella struttura sociale delle Tribù degli Orchi. Ogni nostra azione nei loro confronti genererà una reazione che modificherà la loro evoluzione e quindi influenzerà la progressione del gioco.

Così come, indipendentemente dalla nostra azione, ognuno di loro svilupperà le proprie personalità, rivalità, caratteristiche a seconda delle battaglie a cui parteciperanno. All’inizio non sapremo nulla di loro, saranno solo sagome senza informazioni. Talion tramite un’abilità di Celebrimbor può dominare alcuni orchi per raccogliere informazioni su di loro e così conoscere livello e posizione dei Capitani, i loro punti di forza e loro debolezze. Se li combatteremo sconfiggendoli verremo remunerati con ricompense speciali ma, se saremo noi a soccombere, il nemico salirà sia di livello che nella scala gerarchica.

Il Sistema Nemesis gestirà tutte le situazioni collegate e le possibile varianti. Gli Orchi potranno scappare, ritirarsi, tornare a cercarci facendoci cadere in un’imboscata e, se morti, anche tornare dall’aldilà per reclamare vendetta nei nostri confronti mostrando fisicamente le cicatrici dai noi inferte durante il nostro precedente combattimento. Il fatto che la storia sia in grado di evolvere grazie al nostro comportamento, sia attivo che passivo, porta, non solo a generare trame diverse, ma ci costringe ad approcci ragionati e strategici che prescindono dai semplici scontri fisici atti a migliorare il nostro armamentario. Le Regioni di Mordor, ognuna dominata da un Signore chiuso nella sua Fortezza con sotto di sé un certo numero di Capitani in grado di ricoprire differenti mansioni, non potranno essere approcciate più solo vincendo gli scontri diretti, ma per assaltare le Fortezze dovremo creare un nostro esercito, anche reclutando i nemici e una volta conquistate, queste dovranno essere difese dal ritorno del nemico.

Tutto ciò per quanto concerne la storia principale ma, come accennato in precedenza, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è un universo colmo di missioni ed avventure secondarie durante le quali i protagonisti non saranno solo gli orchi ma incontreremo creature fantastiche, mostri, draghi, un concentrato di sorprese che contribuiranno a rendere questo gioco molto stimolante e longevo.

La Terra di Mezzo: L'Ombra della GuerraLa Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra si dimostra così un gioco di ottima fattura, ma non privo di alcuni difetti. Come tutti i giochi con queste meccaniche, anche qui troviamo il problema relativo al controllo della telecamera che spesso nei combattimenti non è ben controllabile e, mandandoci in confusione, ci espone al rischio di essere sconfitti dai nemici. Forse ancor più fastidioso è il difetto relativo al controllo del movimento di arrampicata che soffre di una forzatura dell’approccio all’esecuzione. Di fatto, è quasi impossibile passare in maniera fluida da una corsa, ma a volte anche da una semplice camminata, alla salita su una struttura. Si è costretti ad arrestare il personaggio prima di poter combinare all’unisono il movimento in avanti ed il tasto per saltare.

Esiste infine una Modalità Multiplayer online le cui caratteristiche la rendono di fatto uno scontro indiretto. Infatti, una volta conquistata una Regione, potremo attaccare la Fortezza di un altro giocatore o essere oggetto di un attacco avversario. Chi attacca può guidare in prima persona il suo esercito, ma dall’altra parte la difesa sarà gestita dalla CPU. Ne consegue che, a fronte di un sostanzioso “Bottino di Guerra, l’Attaccante di solito rischierà maggiormente in caso di perdita rispetto al Difensore.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è un gioco epico sotto molti punti di vista. Un comparto grafico bellissimo disegna uno splendido open-world dove si muovono personaggi e creature pensate come solo il genio di Tolkien poteva immaginare. Il Sistema Nemesis è il fiore al’occhiello della Monolith e risulta la vera chiave di volta del gioco perché crea un’avventura basata su variabili in grado di renderla unica ed avvincente allo stesso tempo. Da avere!

 

The Evil Within 2: trailer di lancio

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Per celebrare il prossimo lancio di The Evil Within 2 fissata per Venerdi 13 ottobre ecco il trailer di lancio ufficiale:

Nei panni di Sebastian Castellanos, affronterai orrori inimmaginabili per trovare tua figlia tra gli incubi dello STEM e portarla al sicuro prima che l’intero sistema collassi definitivamente intorno a te. Oltre alle ripugnanti creature che vagano per le strade, dovrai anche combattere contro nemici quali Stefano e Theodore, individui malati che hanno reso lo STEM la loro casa degli orrori, plasmandolo secondo il proprio volere. Se questo mondo venisse completamente distrutto, non resterebbe alcuna via di fuga per Sebastian e Lily.

Nei panni di Sebastian Castellanos, dovrai immergerti nuovamente in un’esperienza infernale nel seguito dell’acclamato survival horror del 2014 creato dalla mente di Shinji Mikami. Combatti creature distorte in ambienti spaventosi e affronta i tuoi peggiori incubi nel tentativo di salvare tua figlia. The Evil Within 2 sarà pubblicato in tutto il mondo venerdì 13 ottobre 2017 per PlayStation 4, Xbox One e PC. Per ulteriori informazioni sul gioco, visita www.TheEvilWithin.com.

Assassin’s Creed Origins: trailer dei contenuti post-lancio

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Ubisoft ha diffuso il trailer dei contenuti post-lancio di Assassin’s Creed Origins, inclusi il Season Pass e gli aggiornamenti aggiuntivi gratuiti per tutti gli utenti.

I giocatori potranno continuare ad esplorare l’enorme e mistico Antico Egitto grazie a una serie di contenuti post-lancio che includono svariate ore di storia e missioni inedite, eventi a tempo e oggetti personalizzati.

Il Season Pass di Assassin’s Creed Origins include:

  • DLC 1 – The Hidden Ones: Questa espansione si concentra sulla storia e si basa sulla crescita della Confraternita, portando i giocatori anni dopo gli eventi di Assassin’s Creed Origins e mettendoli di fronte alle ostili forze Romane in una nuova regione. Questa espansione amplierà il livello massimo, permettendo ai giocatori di far progredire ulteriormente il proprio personaggio. Disponibile da gennaio 2018.
  • DLC 2 – The Curse of the Pharaohs: In questa espansione incentrata sulla mitologia Egizia, i giocatori combatteranno contro faraoni non morti ed esploreranno un nuovo e mistico reame. Durante il viaggio, incontreranno famigerate bestie egiziane al pari dei guerrieri di Anubi, scorpioni e molto altro, mentre investigano la causa della maledizione che ha riportato in vita i faraoni. The Curse of the Pharaohs aumenterà ulteriormente il livello massimo e introdurrà nuove abilità. Disponibile da marzo 2018.
  • Pacchetti Horus e Centurione Romano: Due esclusivi contenuti aggiuntivi che includono nuovi outfit, armi, scudi e montature. Disponibile da novembre 2017.
  • Un pacchetto di 500 Crediti Helix. Disponibile al lancio del gioco.
  • Un’esclusiva arma rara, la Lama della Calamità. Disponibile al lancio del gioco.

Il Season Pass è incluso in Assassin’s Creed Origins Gold Edition, ma è anche acquistabile separatamente al costo di €39,99.

Inoltre, sarà disponibile una vasta gamma di contenuti gratuiti ricchi di nuove sfide, per tutti i giocatori a partire dal lancio del gioco, tra cui:

  • Prova degli Dei: Battaglie epiche contro gli Dei egizi che si svolgono durante eventi speciali, i giocatori vincitori riceveranno premi prestigiosi. La prima Prova degli Dei sarà disponibile 15 giorni dopo il lancio del gioco.
  • Il Bazaar del Nomade: Un mercante vagante dà ai giocatori le missioni quotidiane da completare per ottenere misteriosi premi esotici. Disponibile al lancio del gioco.
  • Photo Mode: I giocatori potranno immortalare e condividere la bellezza del paesaggio egiziano e rimanere affascinati dagli scatti degli altri utenti. Disponibile al lancio del gioco.
  • Modalità Orda: I giocatori combatteranno le orde di nemici nell’Arena dei Gladiatori. Potranno confrontare i loro punteggi con i loro amici e sfidarli in modo asincrono. Disponibile all’inizio del 2018.
  • Discovery Tour: Questa nuova modalità educativa trasforma il mondo di Assassin’s Creed Origins in un museo vivente e darà a tutti la possibilità di conoscere di più sull’Antico Egitto attraverso visite guidate da storici e egittologi. Disponibile all’inizio del 2018.

Assassin’s Creed Origins è una nuova visione della serie con elementi tipici dei giochi d’azione e RPG, che consentiranno ai giocatori di aumentare il proprio livello, ottenere bottini e scegliere le abilità per personalizzare il proprio Assassino.

Inoltre, potranno sperimentare un nuovo sistema di combattimento, che consentirà di attaccare e difendersi da più nemici contemporaneamente, oltre a equipaggiare armi rare per affrontare boss unici e potenti. Un’esperienza narrativa rinnovata garantirà anche la massima libertà nella scelta e nel completamento delle missioni, ognuna delle quali offrirà una storia emozionante e intensa, ricca di personaggi interessanti e obiettivi significativi.

Con un intero scenario da scoprire, dai deserti alle oasi, dal Mar Mediterraneo fino alle tombe di Giza, i giocatori dovranno districarsi tra fazioni pericolose e creature selvagge, mentre esploreranno questo vasto territorio imprevedibile.

Assassin’s Creed Origins sarà disponibile in tutto il mondo dal 27 ottobre 2017 per PlayStation 4 Pro, PlayStation 4, Windows PC e tutti i dispositivi Xbox One, tra cui Xbox One, Xbox One S e Xbox One X, quando quest’ultima sarà disponibile al lancio il 7 novembre.

Wolfenstein II: The New Colossus, 11 modi per uccidere nazisti

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A fianco di vecchi compagni fidati come fucili a pompa e granate, che continuano a fare egregiamente il loro lavoro, in Wolfenstein II: The New Colossus fanno il loro debutto ben 11 nuovi modi per far fuori i nazisti.

Metteteli a ferro e fuoco con le armi personalizzate

A volte a B.J. basta un approccio frontale per far fuori un gruppo di nazisti. Familiarizzando con il crescente inventario di armi a sua disposizione, però, può cominciare ad aggiungere qualche tocco personale per rendere i suoi fucili e le sue granate ancora più potenti.

Usando i kit di potenziamento armi trovati lungo il percorso, B.J. può arricchire le proprie armi di nuove parti, dotandole di dispositivi come sistemi di fuoco avanzati, mirini, caricatori estesi, proiettili perforanti per corazze o anche munizioni surriscaldate. Fortunatamente B.J. può decidere come e quando usare questi kit, scegliendo di dare priorità ai potenziamenti che più si adattano al suo stile e costruendo l’arsenale perfetto secondo il suo gusto personale.

Sparate con due armi alla volta

In The New Colossus torna la possibilità di imbracciare due armi contemporaneamente, ma stavolta si aggiunge un particolare che raddoppierà per B.J. il piacere di far fuori i nazisti. Con grande sfoggio di forza e destrezza, B.J. può ora impugnare due armi diverse nelle sue mani e sparare così due tipi differenti di munizioni alla volta!

Questo non è soltanto utile per dare una dose extra di piombo ai nazisti più ostici, come il Supersoldat corazzato, ma apre anche dei nuovi orizzonti strategici. Dovete fronteggiare allo stesso tempo una squadra d’élite nazista e un Panzerhund in avanzata? Blazkowicz può usare la maschinepistole a fuoco rapido con una mano e la potente kampfpistole con l’altra per sbaragliare le forze naziste, sia quel che sia.

Attaccateli dall’alto

Per vincere un combattimento a volte occorre cambiare prospettiva. In The New Colossus, B.J. ha a disposizione una serie congegni meccanici nuovi di zecca, oltre le sue classiche armi, che gli possono dare quel qualcosa in più in battaglia.

Uno di questi macchinari è il Bipode, una coppia di robusti trampoli meccanici altamente tecnologici che non solo permettono a B.J. di raggiungere aree nascoste o zone altrimenti fuori portata, ma gli offrono una visuale a volo d’uccello della zona di battaglia. I nazisti che si nascondono dietro i muri più bassi o scelgono le vie sopraelevate rimpiangeranno immediatamente la loro scelta quando guarderanno in alto e vedranno Terror Billy svettare su di loro a fuoco spiegato.

Sono tre i dispositivi meccanici integrali disponibili in The New Colossus. B.J. può decidere quale di queste modifiche fisiche sbloccare per prima, fino a poterle utilizzare tutte e tre contemporaneamente per trasformarsi in una macchina ammazza-nazisti ancora più letale.

Fatevi largo a spallate

Il prossimo congegno a disposizione di B.J. è l’Ariete, che dà un nuovo significato alla frase “andare alla carica”. Quando utilizza l’Ariete, B.J. conosce ben pochi limiti: può avanzare in modo così veloce e poderoso che molti degli ostacoli che gli si parano innanzi, compresi i corpi dei nazisti, vengono semplicemente spazzati via.

Non solo l’Ariete premia le azioni di battaglia più audaci, rendendo quella che può essere un’azione evasiva in un attacco improvviso, ma è d’aiuto anche nell’esplorazione, essendo capace di buttare giù le pareti più instabili. Questo per dire che a volte l’unica soluzione, è passarci attraverso.

Colpiteli quando meno se l’aspettano

Anche se non è un’arma vera e propria, il Costrittore nelle mani giuste può trasformarsi in uno strumento letale. Capace di assottigliare il robusto corpo di B.J. fino a farlo passare dentro condutture, prese d’aria o altri luoghi angusti, il Costrittore offre molte nuove opzioni in termini di furtività e, soprattutto, attacchi a sorpresa.

Gli ignari nazisti si trasformano in vittime facili per Blazkowicz, il quale così nascosto può afferrare il nemico, farlo fuori rapidamente e tornare a infilarsi in qualche anfratto nascosto prima di essere notato. Per quelli che preferiscono un approccio furtivo al combattimento, specie quando entrano in gioco i comandanti nazisti che chiedono rinforzi, il Costrittore può essere efficace per fuori i nemici quanto una pistola col silenziatore.

Fateli a pezzi

Come ha detto una volta Jerk Gustafsson, “Si possono fare tante cose con un’accetta e un nazista”. Il produttore esecutivo di MachineGames non scherzava. In The New Colossus, B.J. prende le sue parole alla lettera e usa questo affilato strumento come perfetta arma da mischia.

Tanto efficacie quando brutale, l’accetta può essere usata per abbattere un nazista senza fare rumore, il che la rende particolarmente adatta quando si opta per un approccio furtivo. Allo stesso modo, si può usare anche nel mezzo di un furioso scontro a fuoco se il nemico è troppo vicino o le munizioni scarseggiano.

Fateli a pezzi a distanza!

L’abilità con l’accetta di B.J. resta notevole anche da una certa distanza. Usando delle accette monouso da lancio che abbiano peso sufficiente, B.J. può far fuori i nazisti in modo tanto efficiente (e silenzioso) quanto portando un attacco ravvicinato.

E sapete il bello? Se B.J. incappa in un nazista con un’accetta conficcata nella schiena, può recuperarla e riutilizzarla, risparmiando così munizioni preziose. Questo significa per uccidere i nazisti un’accetta da lancio non è solo veloce e letale, ma anche riciclabile! Un punto in più a favore dell’ambiente.

Fateli saltare in aria

A volte proiettili e lame non sono sufficienti a rimettere un nazista al suo posto. È qui che entra in gioco il Dieselkraftwerk. Sparando dei globi adesivi di combustibile, il Dieselkraftwerk piazza velocemente degli esplosivi che possono essere fatti detonare a distanza premendo un bottone.

Non sarà granché discreto, ma B.J. non deve preoccuparsi troppo di tenere un profilo basso quando è in corso un barbecue di nazisti e c’è il Dieselkraft a preparare i piatti. Assicuratevi semplicemente di trovarvi a distanza di sicurezza delle bombe adesive, se non volete che anche B.J. finisca sul menu.

Folgorateli

Se sarà la timeline di Fergus a prevalere su quella di Wyatt in The New Colossus, B.J. potrebbe trovarsi a scambiare il fuoco e le fiamme del Dieselkraftwerk con qualcosa di più… concentrato.

A fare il suo ritorno (con qualche miglioria, ovviamente) è il Laserkraftwerk: un accumulatore modificato che spara un raggio laser capace di affondare anche nelle armature più coriacee come un coltello nel burro. Finché riesce a trovare carburante per alimentare il Laserkraftwerk, B.J. continuerà imperterrito ad abbrustolire i nazisti come wurstel.

Fateli fuori anche in viaggio

Se c’è qualcosa di più piacevole di uccidere i nazisti con accette, potenziamenti meccanici e armi personalizzate, è uccidere i nazisti con accette, potenziamenti meccanici e armi personalizzate mentre si è comodamente a letto o su un autobus diretto verso casa.

Grazie all’arrivo di Wolfenstein II: The New Colossus su Nintendo Switch, previsto per il prossimo anno, i giocatori potranno tranquillamente portare le imprese di B.J. dallo schermo di casa su quello portatile, così non dovrete smettere di vaporizzare i nazisti solo perché a qualcun altro serve il televisore. Ovviamente state attenti quando giocate The New Colossus sui mezzi pubblici: combattere i nazisti è una causa che chiunque sposerebbe, ma questo non significa che i contenuti siano adatti a ogni età.

Batteteli con l’arte oratoria

A volte per risolvere i problemi basta il dialogo. Ecco, questo non sembra funzionare in The New Colossus. Passiamo oltre…

Fategli conoscere una belva sputafuoco

Se c’è un modo di uccidere i nazisti che ha davvero la firma “Wolfenstein”, è farlo con un quadrupede robotico che incenerisce i nemici col sul alito al napalm. Lo ammettiamo: poche cose caratterizzano l’esperienza targata Wolfenstein più che cavalcare un destriero infernale che trasforma i nazisti in fiammiferi.

Rivolgere questa macchina disumana contro i suoi stessi disumani creatori è qual genere di ironia catartica per cui tanto B.J. quanto noi andiamo pazzi. Per quella e, ovviamente, per il fatto che è un robot sputafuoco che incenerisce i nazisti.

Wolfenstein II: The New Colossus sarà pubblicato il 27 ottobre 2017 per Xbox One, Playstation 4 e PC, con la versione per Nintendo Switch prevista per il 2018. Vincitore di oltre 100 premi all’E3 2017, Wolfenstein II: The New Colossus ha ottenuto quattro nomination agli E3 Game Critics Awards (tra cui “Best of Show”) e ha vinto il premio come “Best Action Game”.

The Surge: il nuovo DLC gratuito

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Scatena la potenza del Fuoco e del Ghiaccio in The Surge con le potentissime armi del nuovo DLC gratuito!

The Surge, il distopico Action-RPG riceve oggi il suo primo DLC gratuito, disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC. Quest’avventura sci-fi hardcore offerta da Deck13 ti vedrà lottare per la sopravvivenza in una mega corporazione che è stata colpita da una devastante catastrofe denominata The Surge. Usa la potente armatura Exo per recidere gli arti, le parti meccaniche o le armi dai tuoi nemici grazie all’originale sistema di puntamento degli arti di The Surge. Questo DLC gratuito include 10 nuove armi – 5 di fuoco e 5 di ghiaccio – e dovrai sudare per ottenerle.

A rappresentare il fuoco troviamo le nuove “MG-branded”. Queste armi militari high-tech sono una versione più letale degli attrezzi antisommossa della CREO, in grado di provocare enormi danni fisici oltre ad un leggero danno elementale. Inoltre, colpire ripetutamente i nemici con queste incandescenti lame rosse causerà una potente esplosione di fuoco.

In aggiunta a queste troviamo anche le magnifiche armi di ghiaccio! Questi sono i concept e prototipi che CREO ha sviluppato nei propri laboratori di Ricerca e Sviluppo. Armi create per testare materiali nella fredda oscurità dello spazio, e proprio per questo in grado di resistere a temperature estremamente basse. Non sono però progettate per il combattimento e di conseguenza provocano pochi danni fisici, ma compensano con alti danni elementali. Inoltre, brandire queste armi fornirà un bonus passivo alla salute.

Una volta installato il DLC, consulta le note della sicurezza e la newsletter CREO che troverai nell’inventario. Leggi i vari indizi che ti porteranno a trovare queste 10 armi letali e che dovrai ovviamente strappare dagli arti dei tuoi avversari!

Questo è solo l’inizio: il prossimo Premium DLC di The Surge “A Walk in the Park” sarà disponibile verso la fine del 2017! I giocatori saranno in grado di utilizzare nuove armi, combattere nuovi nemici ed esplorare un parco divertimenti abbandonato. Questo DLC sarà inoltre affiancato da un’ ulteriore aggiornamento gratuito che porterà nuovi contenuti e migliorerà l’esperienza “end-game” per i giocatori di alto livello.

Il Fire & Ice Weapon Pack di The Surge è ora disponibile gratuitamente su PlayStation 4, PlayStation 4 Pro, Xbox One e PC.

Dishonored: La Morte dell’Esterno, la recensione

Dishonored è una serie di giochi targati Bethesda e Arkane Studios che non sono mai riusciti a spopolare come altri titoli del genere, ma hanno portato a casa i loro bei voti e un pubblico soddisfatto e fidelizzato, grazie alle atmosfere curatissime e al gameplay non rivoluzionario, ma solido e divertente, presente fin dal capostipite.

Dishonored: La Morte dell’Esterno si presenta come prodotto stand alone, ma di fatto è un “grosso DLC” di Dishonored 2, sia per durata – e costo – contenuto, che per il recupero del Void Engine e di certe meccaniche di gioco, alcune delle quali disponibili soltanto dopo aver terminato la storia almeno una volta.

Dishonored: La Morte dell’Esterno è, per Dishonored 2, ciò che Il Pugnale di Dunwall e Le Streghe di Brigmore sono stati per Dishonored: offre un punto di vista differente dei fatti avvenuti nel mondo di gioco e non a caso in una fase iniziale della produzione gli sviluppatori avevano pensato di inserire Daud come protagonista, proprio come nei contenuti aggiuntivi di Dishonored; l’idea è stata scartata per evitare ridondanze nel gameplay ma anche per consentire una degna evoluzione e conclusione del personaggio, preferendo all’uomo la sua apprendista, Billie Lurk.

Dishonored: La Morte dell'Esterno

Dishonored: La Morte dell'Esterno

Con una trama ambientata pochi mesi dopo la fine del secondo titolo della saga, Dishonored: La Morte dell’Esterno mostra una non più giovanissima Billie alla ricerca del proprio mentore, il quale, una volta salvato da una sgradita prigionia, le affiderà un ultimo, fondamentale incarico: porre fine all’esistenza dell’Esterno, l’entità divina che egli ritiene responsabile del caos e delle iniquità a cui è andato incontro il mondo. Una missione semplice a dirsi, un po’ meno a farsi, visto che l’unico artefatto in grado di distruggere l’Esterno è gelosamente custodito dal culto degli Orbi.

Dal punto di vista narrativo, Dishonored: La Morte dell’Esterno non offre scene particolarmente epiche o al cardioplasma e concede momenti di tensione giusto nelle battute finali. La prima metà abbondante di gioco è estremamente cupa, con un’atmosfera e uno stato d’animo della protagonista quasi noir, nonostante l’ambientazione dieselpunk decadente, ma molto luminosa.

Dishonored: La Morte dell'EsternoDishonored: La Morte dell'Esterno

I comprimari degli eventi, Daud in primis, sono figure ormai in dirittura d’arrivo, stanche, rassegnate, con giusto un ultimo sprazzo d’odio e vendetta a spingerli in una missione deicida; lo stesso Esterno, figura rimasta enigmatica e ambigua fin dal primo Dishonored, in questo gioco appare persino più neutrale del solito e regala ai giocatori una caratterizzazione di una figura divina tra le più umane e contemporaneamente enigmatiche che il medium videoludico possa vantare.

Probabilmente molti resteranno infastiditi da una mancata presa di posizione da parte dell’Esterno, ma per quanto i gusti personali siano sacrosanti, il suo atteggiamento “passivo” non va assolutamente inteso come carenza nella scrittura del titolo, bensì come massimo compimento del suo ruolo.

Nel bene e nel male, la grafica di Dishonored: La Morte dell’Esterno non offre nulla di diverso rispetto al titolo precedente, con quindi modelli e texture non sempre al livello degli standard di questa generazione videoludica e animazioni a tratti legnose, ma nell’insieme il gioco rimane un piacere per gli occhi grazie a un design curatissimo degli ambienti, soprattutto gli interni, una palette cromatica sempre azzeccata e un’estetica complessiva di mappe e personaggi che è riuscita a diventare iconica e immediatamente riconoscibile nel corso degli anni.

Dishonored: La Morte dell'Esterno

Per via della durata ridotta del titolo, gli sviluppatori hanno preferito concedere a giocatore e protagonista la possibilità di usare fin da subito tutti i poteri legati all’Oblio: rimangono presenti i potenziamenti e gli amuleti d’osso equipaggiabili, recuperabili tramite Mercato Nero, ma Dishonored: La Morte dell’Esterno offre immediatamente un arsenale più che adeguato a portare a termine la campagna principale senza troppe difficoltà, a patto di tenere gli occhi aperti e il cervello acceso.

L’evoluzione dal primo Dishonored si sente eccome: Billie Lurk ha in suo possesso abilità sovrannaturali che renderanno divertente tanto l’approccio stealth quanto quello aggressivo, a differenza quindi del titolo capostipite, in cui la gestione dei poteri di Corvo pendeva leggermente troppo verso le capacità offensive e rendeva la route “silenziosa” un po’ troppo vicina alla “no power”.

Manca invece del tutto il sistema del Caos, determinato dalle scelte del giocatore e sostituito da un semplice indicatore a fine missione sul tipo di comportamento mantenuto dalla protagonista, ma la sua assenza è comprensibile sia per il gameplay semplificato de La Morte dell’Esterno, che dal punto di vista narrativo dato che, a prescindere dalla scia di sangue più o meno innocente lasciata alle proprie spalle, le azioni di Billie porteranno sempre e comunque al caos e a un nuovo inizio per il mondo di Dishonored.

Dishonored: La Morte dell'Esterno

La longevità di Dishonored: La Morte dell’Esterno (come anche prevedibile, vista la natura stessa del titolo e il prezzo di listino ridotto) è inferiore rispetto ai due giochi precedenti, ma anche in questio caso si tratta di un prodotto altamente rigiocabile, grazia alla presenza di contratti opzionali e alla possibilità di concludere questi e le missioni principali in maniere estremamente diverse fra loro. A ciò va aggiunta una selezione della difficoltà personalizzabile e la Partita Originale +, un curioso New Game + in cui i poteri di Billie saranno sostituiti da altri, già conosciuti in Dishonored 2.

Non è consigliabile avvicinarsi al franchise a partire da Dishonored: La Morte dell’Esterno perchè, nonostante si tratti del titolo più “snello” e immediato a livello di gameplay, dal punto di vista narrativo presenta la fine di un arco, nella sua sezione discendente più cupa e disillusa: personaggi già conosciuti del brand, che quindi non perdono tempo a presentarsi, riferimenti costanti a eventi passati e un “cattivo” da eliminare che, se incontrato per la prima volta in questo capitolo, non riuscirebbe a trasmettere in modo efficace la sua ambiguità super partes che ne costituisce buona parte del carisma, risultando perlopiù piatto o persino incoerente.

Per coloro i quali invece hanno apprezzato titoli (e DLC) precedenti, Dishonored: La Morte dell’Esterno è una degna conclusione de “L’era Kaldwin” e delle vicende legate alla storia di Corvo ed Emily: come già accennato, Daud e Billie non sono personaggi con la voglia di far affezionare i giocatori alle loro figure, ma trasmettono alla perfezione il senso di stanchezza e cinismo che attanaglia da anni le loro vite e nelle 7-10 ore di campagna principale sarà praticamente impossibile non empatizzare con il loro punto di vista, complice anche un ottimo doppiaggio italiano, la cui unica pecca è aver attribuito alla protagonista quasi quarantenne una voce troppo giovanile.

Dishonored: La Morte dell'Esterno

Niente fughe in cerca di vendetta o lotte per la conquista del trono, Dishonored: La Morte dell’Esterno è la storia di un uomo e di una donna tormentati dal senso di colpa e con la consapevolezza di dover, ancora una volta, sporcarsi le mani per fare ciò che va fatto, ma che non è necessariamente “giusto”. Il terzo titolo della serie rappresenta la fine di un’era sia dentro che fuori il mondo di gioco; cosa avverrà dopo la scomparsa dell’Esterno, all’Impero come al franchise stesso di cui fa parte, non è ancora dato saperlo e solo il tempo potrà rivelarlo.

The Evil Within 2: il cinema horror che ha influenzato i Tango Gameworks

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Da diversi decenni ormai, i prodotti d’intrattenimento giapponesi sono enormemente popolari anche in occidente. Se, da una parte, la creatività alla base della cultura pop giapponese sembra attingere da pozzi senza fondo, dall’altra i film horror giapponesi sono riusciti a imporsi su un’intera generazione grazie all’estetica originale, alla capacità di creare tensione psicologica e all’efficacia del prodotto finale. Il «J-Horror» è parte integrante del DNA della saga di The Evil Within, non a caso prodotta da uno studio giapponese, Tango Gameworks, diretto da Shinji Mikami, noto come uno dei maestri dell’horror videoludico.

Parlando delle sue fonti d’ispirazione, Mikami racconta in particolare di una storia, letta a scuola da uno dei suoi insegnanti: lo Yotsuya Kaidan, una storia di tradimenti, omicidi e vendette avente come protagoniste delle creature simili a dei fantasmi tipici del folklore nipponico. Yotsuya Kaidan nasce nel 1825 come dramma per il teatro tradizionale giapponese kabuki e ha subito nel corso del tempo diversi riarrangiamenti e adattamenti nonché trasposizioni cinematografiche nel 1949, 1966 e 1994. In italiano il titolo potrebbe essere reso come Le storie di fantasmi di Yotsuya dal nome del quartiere di Tokyo in cui le vicende sono ambientate.

In un piccolo paese in Giappone viveva una giovane e bellissima ragazza, la ventunenne Oiwa, fidanzata con un uomo estremamente povero di nome Iemon, ma che lei amava ugualmente con tutto il cuore. Iemon un giorno le chiese di sposarla e lei ovviamente ne fu enormemente felice Dopo il matrimonio i due novelli sposi si trasferirono e presto Oiwa restò incinta del loro primo figlio. La donna però incominciò a preoccuparsi del futuro che avrebbe avuto loro figlio dal momento che non avevano risorse per assicurargli una vita dignitosa.

Nel frattempo Iemon, vedendo la sua giovane sposa non più sorridente come una volta, incominciò a corteggiare con assiduità una donna ricca di nome Oume che dopo alcuni mesi si innamorò di lui malgrado non possedesse nulla e fosse già sposato. Un giorno, il padre di Oume, decise di incontrare Iemon, dicendogli che sua figlia lo amava molto ma era disonorevole che egli fosse già sposato. Per questo motivo Iemon non avrebbe mai potuto avere né le ricchezze, né la nobiltà di Oume. Iemon pensò a lungo alle parole dell’uomo e a poco a poco un’idea crudele iniziò a prendere forma nella sua mente: l’unico modo per sposare Oume ed entrare in possesso dei suoi avere era sbarazzarsi di Oiwa e del figlio che la ragazza portava in grembo. Il veleno sarebbe stato il mezzo più efficace in quanto non avrebbe lasciato tracce.

Inconsapevole di quanto stesse tramando il marito, durante una frugale cena mentre stavano discutendo dei preparativi per la nascita del piccolo, Oiwa si accorse che l’uomo era stranamente silenzioso e nervoso. Ovviamente lei le chiese cosa non andasse, ma lui le disse che era solo molto stanco e di non aver appetito, e che quindi lei poteva mangiare la cena senza preoccuparsi di lui. Oiwa terminò la sua cena ma, poco dopo aver finito, iniziò a sentirsi male. Iemon, nel frattempo, la guardava con uno sguardo gelido senza soccorrerla, sperando che il veleno facesse subito effetto, ma così non fu. Il viso di Oiwa iniziò a bruciarsi dall’interno: il veleno le bruciava la pelle, e a poco a poco il suo bel viso si sfigurò e lei perse i sensi per il dolore.

Iemon, era troppo codardo per ucciderla con le sue mani così la prese e l’adagiò sul letto. Poco dopo Oiwa si risvegliò. Non ricordava nulla dell’avvelenamento e si preoccupava soltanto del bambino che scoprì subito di aver perso. Il suo viso, inoltre, era ormai diventato ripugnante e orrendamente sfigurato. Nonostante tutto questo orrore e sofferenza, però, la giovane continuò a vivere.

Iemon ovviamente era disperato e mentre fingeva di preoccuparsi della moglie, continuava a pensare ad un altro modo per sbarazzarsi della moglie. L’occasione non si fece attendere, Oiwa, una sera, volle uscire per una passeggiata. Arrivati nei pressi di una scogliera, Iemon si guardò intorno assicurandosi che nessuno li potesse vedere e, senza pensarci due volte, la spinse di sotto. Per assicurasi che fosse realmente morta e per non destare sospetti, recuperò il corpo raccontando a tutti gli altri del brutto incidente. Organizzò poi un suntuoso funerale senza badare a spese e con tanto di corteo perché tanto, a breve, sarebbe divenuto finalmente ricco.

Iemon pensando che i suoi guai fossero finalmente finiti, pianificò le nozze con Oume. Durante la notte prima del matrimonio, mentre era steso a letto cercando di prendere sonno, notò che la luce della lampada sul suo comodino si stava affievolendo e la osservò aspettando che si spegnesse. La lampada, invece, cominciò a cambiare aspetto. Improvvisamente la faccia sfigurata di Oiwa rimpiazzò la lampada, e la sua immagine spaventosamente si diffuse per tutta la stanza gridando all’uomo “Traditore!”. Iemon spaventato afferrò un bastone e lo agitò contro il viso deturpato di Oiwa che finalmente scomparve, mentre la lampada con grande fracasso si infranse e cadde sul pavimento. Da lontano gli parve di udire la fievole risata di una donna provenire dall’esterno. Iemon ancora scosso si convinse di aver bevuto troppo e che la visione fosse solo un’allucinazione dovuta all’alcool, così torno a dormire.

Il giorno seguente, Iemon aveva già dimenticato tutto riguardo al fantasma della notte precedente. Lui e Oume celebrarono finalmente il loro matrimonio ma, quando Iemon le alzò il velo, il giovane e bel viso della donna scomparve e al suo posto si palesò il volto sfigurato di Oiwa che gridò ancora una volta “Traditore!”. Inorridito dalla visione, Iemon sguainò la sua spada e decapitò lo spettro di Oiwa, La testa troncata rotolò sulla navata della chiesa, ma quando si fermò Iemon scoprì con orrore che era la testa di Oume.

Iemon sentì di nuovo in lontananza il suono di una risata prendersi gioco di lui. Cercando un posto dove nascondersi, Iemon tornò alla sua vecchia piccola casa dove un tempo viveva con Oiwa. Improvvisamente sentì bussare alla porta. Quando aprì vide Oiwa, di nuovo afferrò la spada e decapitò il fantasma, solo per scoprire che aveva appena decapitato il nonno di Oume. Ormai in preda della follia, Iemon corse alla scogliera dove portò Oiwa la sera in cui la uccise. Ormai la risata della donna lo seguiva dovunque. Si fermò davanti al dirupo guardando in basso indeciso se gettarsi nel vuoto. Tempo dopo alcuni passanti raccontarono di aver visto il fantasma di una donna spingerlo giù dal dirupo e gettarsi dopo di lui, ridendo.

Dal teatro kabuki alla filmografia horror: The Ring (Ringu, 1998), Pulse (Kairo, 2001) e The Grudge (Ju-on: Rancore , 2002)

Gli stessi temi presenti in Yotsuya Kaidan si ritrovano ripensati e rielaborati in tutte le opere di Shinji Mikami e in film oramai divenuti dei classici come Ring (Ringu, 1998), Pulse (Kairo, 2001) e The Grudge (Ju-on: Rancore) (2002) che, proprio come i giochi survival horror di Mikami hanno riscosso un enorme successo anche al di fuori del Giappone.

The Ring è un film horror giapponese diretto da Hideo Nakata e tratto dell’omonimo romanzo di Koji Suzuki ispirato a una storia popolare giapponse intitolata Banchō Sarayashiki. La protagonista è la giovane giornalista Reiko Asakawa che sta indagando sulla morte inspiegabile della propria nipote e di alcune delle sue amiche che, si dice, avessero visto il contenuto di una videocassetta esattamente una settimana prima della morte. Le ricerche condotte la conducono in una località di vacanza dove finalmente trova la misteriosa videocassetta. Visionando le immagini surreali in essa contenute anch’ella, però, diventa vittima della maledizione. Aiutata dal suo ex-marito Ryūji, Reiko, la giornalista scopre alcune informazioni sul misterioso contenuto misterioso della cassetta e capisce che la donna che appare nel filmato è Shizuko, una sensitiva deceduta molto tempo prima. La stessa figlia di Shizuko, Sadako, anch’essa uccisa trent’anni prima, si è trasformata in uno spirito vendicativo che ha dato vita a questa maledizione. Mentre la settimana sta per scadere, Reiko e la sua famiglia dovranno fare di tutto per spezzare questa maledizione e salvare le proprie vite.

Pulse (nell’originale giapponese Kairo) è un film diretto da Kiyoshi Kurosawa e tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Kurosawa che racconta la duplice storia di due ragazzi le cui vicende andranno a intrecciarsi. La prima parte si focalizza sulle vicende di Michi, una giovane che lavora in un vivaio. In seguito al suicidio di un suo collega cominciano ad accadere intorno a lei misteriosi e inquietanti avvenimenti che hanno a che fare con uno strano sito internet ai cui visitatori viene chiesto se vogliono vedere un fantasma. Anche un altro collega di Michi sparisce misteriosamente dopo essere entrato in una delle cosiddette “stanze proibite”. Queste stanze sono degli ambienti la cui porta è stata misteriosamente sigillata con del nastro rosso. Mentre intorno a lei spariscono numerose persone, Michi cerca di aiutare l’amica Junko, diventata apatica dopo aver visitato una “stanza proibita”. Ma Michi non potrà fare nulla e Junko si volatilizzerà letteralmente davanti ai suoi occhi, lasciando una macchia nera su una parete di casa sua.

Il secondo protagonisti è Kawashima, uno studente universitario che, nel tentativo di installare la connessione internet sul proprio computer, si trova a visitare un misterioso sito internet che gli mostra inquietanti immagini di solitudine e angoscia. Spaventato, Kawashima chiede consiglio ad Harue, una compagna di università, che incomincia a interessarsi morbosamente al sito. Mentre Kawashima viene a conoscenza di una inquietante teoria secondo la quale una volta riempito il regno dei morti, i fantasmi incominciano a riversarsi nel nostro mondo, Harue rimarrà impigliata fatalmente in una rete di solitudine, angoscia e visioni spettrali. Dopo essere sparita a lungo, Harue ricomparirà davanti a Kawashima solo per spararsi in testa.

Incontratisi casualmente in una Tokyo ormai praticamente deserta, Michi e Kawashima si mettono in viaggio alla ricerca di altri sopravvissuti. I due si troveranno costretti a fare una sosta per fare benzina. Kawashima si troverà faccia a faccia con un fantasma che sconnessamente chiederà aiuto dall’eterna solitudine della morte. Intanto un aereo cargo dell’esercito americano C-130 si schianta al suolo. Kawashima fugge e ritorna da Michi e i due riescono a imbarcarsi in una nave diretta verso il Sud America dove pare ci siano altri sopravvissuti. Però Kawashima non è più lo stesso e poco dopo anche lui sparirà davanti allo sguardo attonito di Michi.

The Grudge (Ju-on: Rancore) è un film scritto e diretto da Takashi Shimizu terzo capitolo di una saga molto famosa in Giappone. Il film si apre con delle scritte sullo schermo in cui viene detto che quando qualcuno muore in modo violento o rabbioso, le emozioni di quel momento possono restare a lungo nel luogo dell’omicidio creando una sorta di maledizione che si propaga su chiunque si avvicini a quel luogo.

Contemporaneamente vengono mostrate sullo sfondo e in modo poco chiaro, immagini di un omicidio. Come nei precedenti capitoli della saga, anche questo film è suddiviso in diverse “scene”, non necessariamente strutturate tra di loro in ordine cronologico e intitolate al protagonista della scena.

Katsuya

Kazumi, moglie di Katsuya e nuora di Sachie, si lamenta col marito del fatto di non riuscire a dormire per dei rumori notturni, che lei attribuisce all’anziana suocera. Prima che il marito vada a lavoro, Kazumi gli ricorda che quella stessa sera attendono Hitomi, sua sorella, per cena. Rimasta sola a casa Kazumi sente dei rumori al piano di sopra. Si trova ben presto ad avere a che fare con un gatto nero e un bambino dalla carnagione bianchissima. Rientrato a casa, Katsuya trova la moglie Kazumi sdraiata sul letto, incapace di muoversi e parlare. Prima di essere in grado di chiamare una ambulanza, l’uomo avverte un’altra presenza nella stanza e vede un bambino che gira per la stanza. Hitomi arriva a casa di Katsuya per cena, solo per trovare il fratello seduto sulle scale e in stato confusionale. Quando la donna chiede a Katsuya cosa sia accaduto, lui dice che Kazumi lo ha tradito per un altro uomo da cui ha avuto quel bambino e poi la fa andare via senza spiegazioni.

Hitomi

Ancora confusa per quanto accaduto, Hitomi si sta recando nel proprio appartamento, ma prima si ferma nei bagni di un ufficio. Qui viene avvicinata da una inquietante figura femminile. Sconvolta Hitomi chiede aiuto all’addetto alla sicurezza, che si reca sul posto a controllare. Hitomi guarda dai monitor della sorveglianza, l’uomo davanti ai bagni, mentre viene letteralmente consumato dalla stessa figura vista da lei. Terrorizzata, la giovane fugge nel proprio appartamento, e da lì a poco suona il campanello. Hitomi controlla dallo spioncino, e riconosce la figura del fratello, ma una volta aperta la porta non vede nessuno. La ragazza si rifugia nel proprio letto, ma da sotto le coperte la figura spettrale di una donna la risucchia.

Rika

Rika è una volontaria dell’assistenza sociale, affidata alla cura dell’anziana signora Tokunaga Sachie. Rika trova la donna in stato catatonico e in una casa completamente nel caos. Dopo aver sentito dei rumori al piano di sopra, la ragazza trova chiusi in un armadio, un ragazzino, che dice di chiamarsi Toshio, e un gatto nero. Attirata nuovamente giù da altri rumori, Rika si ritrova davanti la signora Sachie sovrastata da una enorme figura oscura che scende dal tetto che fa svenire anche lei.

Toyama

Hirohasi, capo di Rika, non vedendo rientrare la sua dipendente, si è recato sul posto, per trovare la ragazza in stato di shock, e la signora Sachie morta. I due detective a cui vengono affidate le indagini, rinvengono i cadaveri di Katsuya e Kazumi nella soffitta, mentre non riescono a rintracciare Hitomi, la sorella di Katsuya. Anche Hirohashi viene trovato morto poco tempo dopo. I due detective si rendono conto che chiunque ha a che fare con quella casa muore, o svanisce misteriosamente, e decidono di chiedere la consulenza di Toyama. Toyama infatti aveva seguito le indagini su Takeo Saeki, che aveva ucciso la moglie Kayako e il figlio Toshio, proprio all’interno di quella casa. Toyama, vedendo le ultime immagini in cui compare Hitomi, decide che l’unica soluzione sia quella di dare fuoco alla casa, e con questa intenzione vi si reca con una tanica di benzina. Qui ha un visione sul futuro di sua figlia, Izumi, che attualmente è una bambina, in cui si sente la voce della leader Saori, comparsa nel precedente film. Subito dopo viene attaccato dal fantasma di Kayako, ma riesce a fuggire dalla casa. Non hanno migliore sorte i due detective che avevano seguito Toyama a sua insaputa.

Kayako

Rika si è più o meno ripresa dal trauma avuto nella casa di Kayako, benché sia spesso vittima di inquietanti visioni di cui è protagonista il fantasma di Toshio. Tuttavia scopre che la sua amica Mariko si è recata nella casa maledetta per visitare Toshio, come fece Kobayashi, e per tentare di salvarla si reca sul posto. Rika fa appena in tempo a vedere Mariko risucchiata su per la botola che collega l’armadio alla soffitta. Nel tentativo di seguire l’amica, Rika viene attaccata da Kayako. Rika riesce a fuggire, ma guardandosi in uno specchio vede il suo riflesso con le fattezze di Kayako. A questo punto, si rende conto che lei stessa è stata posseduta dal fantasma della donna, e di lì a poco le compare il fantasma di Takeo, che la uccide nello stesso modo in cui uccise la moglie.

Izumi

La scena si sposta a diversi anni dopo, e Izumi, la figlia di Toyama è una adolescente, mentre suo padre è stato trovato morto. Anche Izumi è entrata nella casa maledetta, ma a differenza delle sue due amiche morte all’interno, lei è riuscita a fuggire, anche se qualche tempo dopo condurrà una vita da isolata, nel terrore di essere presa dalle sue amiche morte. Tuttavia a sorprendere Izumi saranno i fantasmi delle sue amiche, che la trascineranno a Kayako. Poco prima della morte di Izumi, una scena mostra la televisione accesa sul telegiornale, in cui si sta parlando del ritrovamento del cadavere di Rika.

La seduzione dell’horror giapponese

Ma cos’ha di così seducente l’horror giapponese? Particolare attenzione viene data a elementi che normalmente verrebbero ignorati. Per esempio, la cura posta nel presentare progressivamente il carattere di un ambiente tramite le immagini o il suono.

È difficile dimenticare l’urlo prolungato in The Grudge o mantenere la calma quando si ascolta il rumore di sottofondo di una TV in The Ring.

Questa attenzione all’aspetto sonoro trova una corrispondente visiva nella stilizzazione dei mostri che popolano l’horror giapponese. La cultura giapponese è piena di credenze in merito all’esistenza di presenze sovrannaturali nel mondo degli umani. Tengu, yokai e onryō si nascondono in angoli bui di case comuni, in tronchi vuoti o sulle rive di un fiume.

Spesso le storie horror giapponesi si svolgono in un ambiente casalingo e familiare, innestando la paura in una vicenda dai toni intimi. È Sebastian Castellanos a farsi largo nell’incubo della figlia nel tentativo di salvarla e a ritrovarsi, per un brevissimo istante, nel familiare ambiente di casa sua un attimo prima che prenda fuoco. Si tratta di idee e luoghi in grado di risuonare nell’animo di ogni spettatore o giocatore e che contribuiscono a creare una paura ancora più viscerale, proprio perché legata a elementi familiari. Un concetto riassunto perfettamente dalle parole di un altro maestro dell’horror, Wes Craven: «I film horror non generano nuove paure. Liberano quelle già presenti in noi».…

The Evil Within 2: il trailer “Il sacerdote retto e vendicativo”

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Guarda il nuovo trailer di The Evil Within 2 che ha come protagonista il misterioso Padre Theodore.

Insieme a Stefano Padre Theodore è uno dei “mostri” umani che ritroverete nel mondo dello STEM e che ora è pronto per diffondere il suo messaggio alle masse, un messaggio che promette una furia moralmente legittima e il martirio per chi oppone a lui Sebastian dovrà sopravvivere alla furia di questo maestro della manipolazione se vuole avere la speranza di trovare sua figlia Lily e fuggire dall’incubo dello STEM. Prenota subito The Evil Within 2 per ricevere il pacchetto Ultima possibilità. Gli oggetti del pacchetto ti aiuteranno ad affrontare gli inquietanti nemici e a salvare tua figlia Lily. Il pacchetto Ultima possibilità contiene:

  • Pistola automatica – Quest’arma esclusiva è disponibile soltanto tramite il pacchetto Ultima possibilità e utilizza i proiettili standard della pistola, che possono essere trovati nell’ambiente di gioco o creati.
  • Materiali di creazione – Potenzia le tue armi, crea munizioni extra, oppure trappole per bloccare i nemici grazie a queste scorte, disponibili all’inizio del tuo viaggio attraverso Union.
  • Kit medici – Dovrai restare in vita per salvare Lily, e questi rifornimenti ti aiuteranno ad avventurarti nelle profondità della follia.

The Evil Within 2 sarà disponibile per PlayStation 4, Xbox One e PC a partire da venerdì 13 ottobre. Per ulteriori informazioni, visita www.TheEvilWithin.com.