Per gli amanti del calcio, quella di FIFA è una serie videoludica imprescindibile, che unisce grande realismo grafico alla possibilità di impersonare i propri beniamini di questo sport. Sviluppata dalla Electronic Arts, questa ha avuto inizio nel 1993 divenendo in breve uno dei titoli videoludici calcistici più venduti al mondo. Ad oggi la serie conta oltre trenta titoli, dando vita con ognuno di essi a innovazioni che dimostrano allo stesso tempo l’evoluzione di tale settore. L’ultimo capitolo attualmente rilasciato, FIFA 22, rappresenta uno dei massimi traguardi raggiunti dall’azienda, ormai sempre più padrona indiscussa di tale genere.
Il punto chiave del successo della serie fu la sua vista isometrica del campo da gioco, una grafica dettagliata e grandi animazioni. Tutti dettagli che le hanno sempre permesso di non dover temere poi tanto la concorrenza di titoli simili, come Pro Evolution Soccer. L’edizione numero venti del gioco ha poi presentato una serie di decisive novità, ancora oggi insuperate e che anche il capitolo successivo ha grossomodo riproposto. In questo nuovo titolo, inoltre, sono state introdotte diverse novità, tra cui la tecnologia HyperMotion, la quale permette, attraverso l’intelligenza artificiale e il machine learning, di ottenere animazioni più realistiche dei singoli giocatori ma anche degli spostamenti sul campo da gioco di tutta la squadra.
La modalità Carriera, inoltre, aggiunge anche le interviste interattive, il potenziale dinamico dei giocatori, la personalizzazione dell’allenatore e altre novità di gran rilievo. Disponibile dal 1 ottobre 2021, FIFA 22 è disponibile per le console Xbox One, Xbox Series X/S, PlayStation 4, PlayStation5, Microsoft Windows e Nintendo Switch. Prima di giocarvi, però, sarà in particolare utile sapere chi sono i miglioriportieri del videogioco. Saperlo permetterà di poter trarre vantaggio dalla loro presenza e usandoli in una partita sarà molto probabile ottenere maggiori risultati nelle sfide contro i propri avversari.
FIFA 22: i migliori portieri del videogioco
Una buona squadra è composta da tanti e variegati elementi. Dai difensori ai terzini, dagli esterni agli attaccanti. Ognuno di questi ruoli si rivela vitale per il successo o meno in campo. Quando però gli avversari si rivelano particolarmente tenaci e difficili da gestire, sarà assolutamente indispensabile avere un buon portiere pronto a parare qualunque tiro. Se la porta non è ben difesa, infatti, sarà estremamente facile perdere l’incontro. Ecco perché non basta avere dei buoni giocatori in campo per ottenere la vittoria e per sapere quali sono i portieri più forti su cui poter fare affidamento, ecco di seguito un elenco dove per ogni giocatore viene riportato anche il suo punteggio overall.
Jan Oblak, Atletico Madrid, Overall: 91
Manuel Neuer, Bayern Monaco, Overall: 90
Marc-André ter Stegen, Barcellona, Overall: 90
Gianluigi Donnarumma, Paris Saint-Germain, Overall: 89
Turtle Beach, brand leader negli accessori da gaming, e ROCCAT – Marchio di periferiche PC di Turtle Beach Corporation, annunciano oggi che i nuovissimi auricolari true wireless Scout Air e i SYN Buds Air da gaming sono disponibili. Perfetti per i gamer sempre in movimento, sia gli Scout Air di Turtle Beach che i SYN Buds Air di ROCCAT sono compatibili con iOS, Android, e altri dispositivi dotati di connessione Bluetoothcome Nintendo Switch, PC Windows e Mac. Gli Scout Air e i SYN Buds Air dispongono di Game Mode, con bassa latenza per assicurare il meglio delle prestazioni nei momenti più complicati del match.
Offrono inoltre 20 ore di autonomia della batteria e sono classificati IPX4 per la resistenza al sudore e all’acqua, quindi ascoltare musica o podcast durante l’allenamento non sarà un problema. Il doppio microfono offre il massimo della pulizia audio, e grazie ai molteplici ear-tip inclusi la vestibilità è assicurata. Le funzioni, tra cui i controlli personalizzabili tramite touch, la facile selezione dei preset di equalizzazione, l’attivazione della game mode a bassa latenza e il monitoraggio della batteria, sono disponibili tramite l’app Audio Hub di Turtle Beach per Scout Air e tramite l’app SYN Buds Air di ROCCAT. Gli earbuds true wireless Scout Air e SYN Buds Air sono disponibili da oggi su www.turtlebeach.com e www.roccat.com, e presso i rivenditori autorizzati ad un prezzo consigliato di 99,99 €.
“Con la continua crescita del mercato del mobile gaming, questa strategica espansione del nostro portfolio di prodotti fornisce ai giocatori l’accesso a tutti quei vantaggi competitivi che fanno delle cuffie di Turtle Beach e ROCCAT un must-have per i gamer,” dichiara Juergen Stark, Chairman e CEO, Turtle Beach Corporation. “Gli auricolari true wireless Scout Air e SYN Buds Air offrono la qualità audio, la limpidezza sonora e il comfort che i giocatori desiderano, ovunque si trovino”.
Gli auricolari Scout Air e SYN Buds Air sono progettati per connettersi a dispositivi dotati di Bluetooth 5.1, PC Windows e Mac. Offrono 20 ore di tempo totale di riproduzione, con cinque ore negli auricolari e altre 15 ore nella custodia di ricarica. La custodia di ricarica è dotata di un indicatore della batteria e può ricaricare a pieno gli auricolari in soli 15 minuti. Gli Scout Air di Turtle Beach e i SYN Buds Air di ROCCAT sono anche dotati di Game Mode per un feedback a bassa latenza a 60ms, per garantire il miglior audio possibile nei momenti più concitati. Gli Scout Air e i SYN Buds Air sono inoltre perfetti per la palestra o l’allenamento all’aperto, grazie al loro design resistente al sudore e all’acqua, classificato IPX4. I microfoni doppi incorporati offrono una chat cristallina e tre set di ear-tip intercambiabili forniscono una vestibilità sicura e confortevole per tutto il giorno.
Un RPG che sorride agli hack’n’slash, questo Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, titolo della nostra recensione della versione per console PS5. Se pensate di trovare qualcosa della lore ideata dal genio creativo di Square Enix, dovete fare un grandissimo sforzo di memoria. Chi, invece, non conosce un “tubo” di Final Fantasy può tranquillamente prendere il pad in mano senza alcuna ansia da prestazione. Si è, sin da subito, pronti a giocare.
Dobbiamo essere, però, onesti: non è quello che ci immaginavamo. In verità lo avevamo già capito, anche prima della demo giocabile rilasciata i primi di marzo. A digiuno da Ninja Gaiden e Nioh è stato bello ritrovare il loro spirito in questo particolare spinoff. Ci piace considerarlo così, anche per valorizzare al meglio il buon lavoro svolto da Koei Tecmo e Team Ninja.
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin arriva dopo un inizio anno scoppiettante e denso di uscite pesanti. Dopo Horizon Forbidden West ed Elden Ring, avevamo bisogno di uno po’ di sana e disimpegnata azione. Nell’era in cui tutto è catalogabile come aRPG, trovare un qualcosa che si avvicina a delle dinamiche hack’n’slash è una gradita sorpresa. Per quanto questa nostra affermazione si dimostra – man mano che ci si avvicina al finale del gioco – in parte inesatta, il nostro lato nostalgico ne comincia ad aver bisogno.
Si è circondati da titoli “troppo” impegnativi, e il bisogno di trovare una way out inizia a farsi sentire sempre di più. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è un buon pretesto per scappare dal momento, e rifugiarci in qualcosa che rappresenta un buon compromesso tra il passato e il presente del genere aRPG. Gli esperimenti, però, sono come un boomerang e finiscono con l’essere fraintesi se non addirittura banalizzati. Non ci resta che scoprire quello che ci aspetta in questa nostra recensione della versione giocata su console PS5.
Prime impressioni: L’ombra di NiOh e il ricordo di Ninja Gaiden
Ognuno di noi ha un background, un retaggio con cui affronta la famosa prima ora di gioco. C’è è più incline all’azione, e chi, invece, predilige i ragionamenti. Il genere aRPG ha provato, nel tempo, ad accontentare entrambe le tipologie di giocatori. Sono pochissimi, però, i titoli che non sono finiti con il fare il “né carne né pesce”. Koei Tecmo e Team Ninja è già da un po’ che provano a trovare un perfetto equilibrio tra action ed RPG. Con la serie Ninja Gaiden ha gettato le basi per il successo di Nioh e Nioh 2(celebrato in grande stile con Nioh Collection, ndr).
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin stacca il piede dall’acceleratore, cercando di non eccedere in nulla. Il problema è che il gameplayvive in una sorte di limbo di difficile interpretazione, sensazione che resta valida per quasi una buona prima parte del gioco. Una volta compreso il ruolo della centralità della classe, si inizia ad apprezzare meglio anche il combat system e il sistema di progressione del personaggio.
Molto interessante, invece, il rapporto biunivoco combo/abilità. Non solo, quindi, “mazzate alla cecata”. L’ordine e le tempistiche di pressione dei tasti R1 ed R2 innescano l’attivazione di particolari skill, preconfigurate a livello di build e, ancor prima, sbloccate con lo sviluppo dello skill tree. Questo fa si che il cosiddetto “grinding” abbia un riflesso tangibile in tutte le fasi di combattimento, evitando il fisiologico smashing buttons a cui si è quasi erroneamente invitati. Tutta colpa del nostro retaggio, giusto per darci la cd. “zappa sui piedi”.
Storia e personaggi non spiccano per profondità. C’è solo un leggerissimo profumo di Final Fantasy – a livello narrativo – senza mai innescare alcun momento di stupore da colpo di scena. La lore affonda le sue radici nelle origini storiche della saga, da cui il titolo prende spunto. Ma ci vuole ben altro per innescare il fattore nostalgia.
Contesto di gioco: Ah sì, le origini…
Quando si parla di Final Fantasy ti aspetti una narrativa senza grandi sbavature, personaggi che lasciano il segno e momenti in grado di ritagliare uno spazio tra i nostri ricordi. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin non ha niente di tutto questo. È solo un gioco che non vuole impegnarci troppo, anzi, è proprio l’esatto opposto. Tanta azione e pochi ragionamenti. Anche la costruzione della build – se così la possiamo definire – ruota attorno alle classi di appartenenza. Cambia solo il modo di “menare” le mani, anche se alla fine l’importante è solo questo.
La storia vede impegnato un gruppo di 5 eroi, capitanati dal tenebroso Jack, alla ricerca dei cristalli di luce. Ognuno di essi rappresenta un elemento della natura che si sta, giorno dopo giorno, lasciando andare all’avanzata di Chaos. La nostra missione è quella di recuperare la luce prima che le tenebre abbiano il sopravvento, e salvare il regno di Cornelia da un destino crudele.
I protagonisti dell’avventura non spiccano per carisma. Lo stereotipo giapponese del “never give up” è sostenuto sino allo sfinimento, divenendo stucchevole già dall’inizio. Il personaggio di Jack sembra un’edizione rimasterizzata per PS1 di Cloud Strife, piatto e senza sfaccetature. Tutti gli altri sono solo delle spalle che sostengono il momento e le situazioni, senza avere una vera e propria collocazione nell’impianto narrativo. Vale a dire, se non ci fossero sarebbe la stessa cosa.
Ma in tutto questo abbiamo comunque apprezzato il lato sentimentale del gioco. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin attinge dal passato remoto della saga e, a modo suo, ne crea una sorta di universo alternativo. Jack è destinato a diventare Garland, il cavaliere oscuro di Final Fantasy I. Koei Tecmo e Team Ninja raccontano il percorso che da prode eroe lo ha portato ad abbracciare il lato oscuro della forza(ogni citazione è puramente casusale, ndr). Una storia che, però, non è mai stata raccontata in alcun titolo della saga, ma solo citata nella lore. Vi sono altri elementi di raccordo con il primo storico capitolo di Final Fantasy, come, ad esempio, il ponte settentrionale, la famiglia reale e il capitano Bikke con i pirati di Provoka. Sforzo apprezzato, ma sfiora solo lontanamente il lato sentimentale di un appassionato della saga.
Gameplay: Meglio l’azione che l’RPG
Il piatto forte di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è, sicuramente, la sua enorme carica action. Non ci si poteva aspettare altro dagli sviluppatori giapponesi delle celebri serie di Ninja Gaiden e Nioh. In verità, c’è molto più del primo e un po’ meno del secondo. La scelta di sposare una linea meno souls, lo ha fisiologicamente escluso dalle fonti di ispirazioni, anche se l’archetipo delle combo/skill lo abbiamo interpretato come un tributo al “Re senza nome”.
La logica a missioni, suddivise tra principali e secondarie, è mascherata da una trama che definire “effimera” è riduttiva. Si procede spediti, insieme ad una progressione del personaggio che viaggia di pari passo. Giocato in modalità difficile, la qualità del looting migliora sensibilmente, così come il fattore sfida. Il consiglio spassionato, se volete concludere l’avventura con soddisfazione, è quello di seguire il nostro esempio, mettendo in conto qualche sana “arrabbiatura” strada facendo.
Lo sviluppo dello skill tree lo abbiamo trovato estremamente interessante. A seconda della nostra arma equipaggiata viene scelta una classe base. Scudo, copricapo, guanti, busto, scarpe la possono completare oppure affiancarne altre connesse tra di loro. I punti abilità ottenuti potranno essere spesi per sbloccare nuove abilità o addirittura nuove ulteriori classi. Il bello di questo sistema è che non ci si stanca mai di sperimentare, anche perché non si viene lasciati mai indietro con lo sviluppo del personaggio. La qualità del looting, infatti, viaggia di pari passo con il livello del personaggio.
Altra menzione d’onore la merita il combat system. Vi sono solo due tipi di attacco, normale e con abilità, ed entrambi possono essere caricati con una pressione prolungata del tasto corrispondente. Le combo attivano le abilità sbloccate a seconda dello schema impostato in tattica. I colpi che vanno a segno incrementano le barre di sblocco abilità, fermo restando la possibilità di mettere a segno una carica d’impeto quando l’avversario “crolla” davanti alla nostra serie di attacchi.
Dimensione artistica: Niente che lascia il segno
La dimensione artistica di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin non eccelle in nulla, al punto che non sembra nemmeno concepita per console di nuova generazione. La “solita” scelta tra grafica e prestazioni non evidenzia un improvement grafico degno di nota. Morale della favola: giocatevelo in modalità Prestazioni e andate “spediti” a 60fps. Il motore deve sempre essere su di giri per elevare il lato action del gioco.
Le ambientazioni, i personaggi e il bestiario, per quanto attingano alla lore originale del primo storico capitolo dei Final Fantasy, sono tutti stati inventati da zero. Ricordiamoci che nel 1987 si viaggiava in 8bit, con il 4K che era pura fantascienza. Il lavoro di astrazione, partendo dai ricordi e dall’immaginazione degli storici sviluppatori, è stato notevole. Questo va assolutamente riconosciuto a Koei Tecmo e il Team Ninja.
Resta il fatto che il potenziale della nuova generazione andava sfruttato decisamente meglio. La risoluzione delle texture, e dei poligoni in genere, non eccelle in tutto quello che non riguarda i PG. I dettagli di contesto, talvolta, creano un effetto “impasto” con l’illuminazione globale. Non si nota nelle sessioni di combattimento, ma in quelle di esplorazione sì èd è piuttosto fastidioso.
Dulcis in fundo, le ambientazioni propongono delle situazioni ripetitive che amplificano l’analogo effetto anche lato gameplay. Tralasciando le missioni secondarie, il resto del gioco sembra una reinterpretazione di livelli già giocati, con tanto di colonne sonore e posizione dei mini-boss. Sotto il profilo level designer, purtroppo, la delusione è notevole. Su PS5, infine, le feature che la console di casa SONY mette a disposizione non sono state lontanamente prese in considerazione. E questo ci porta al ragionamento fatto in precedenza. Una versione next-gen solo sulla carta.
In conclusione
I nostalgici dei primordiali Final Fantasy non troveranno riparo in Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin. Questo metaverso alternativo, voluto da Koei Tecmo e il Team Ninja ed autorizzato da mamma Square Enix, ha solo il “nome” e un briciolo della lore originale della saga. Chi, invece, e alla ricerca di una sano e spensierato titolo action, approda nel porto giusto.
Non è solo pura azione, vista la presenza di una componente RPG non troppo complessa, ma la trama e i personaggi sono effimeri e privi di una consistenza degna di nota. Parlando del lato grafico, non viene riservata la stessa cura dei dettagli dei PG in ambientazioni ed elementi di contesto. È un vero peccato, anche per via della presenza del potenziale delle console di nuova generazione.
Le meccaniche di combattimento sono il fiore all’occhiello di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin. Le abilità viaggiano all’unisono con le combo, premiando uno stile di combattimento anti-smashing buttons. La progressione e lo skill tree sono molto veloci e permettono un’ampia specializzazione visto l’elevato numero di classi a disposizione.
Sony Interactive Entertainment LLC (“SIE”) ha annunciato oggi di aver stipulato un accordo per acquisire Haven Entertainment StudiosInc. (“Haven Studios”), uno studio di sviluppo con sede a Montreal formato dall’acclamata developer Jade Raymond, fondatrice di Ubisoft Toronto e Motive Studios e una delle forze creative dietro il franchise di successo di Assassin’s Creed.
Fondato nel marzo del 2021 con un investimento di SIE, Haven Studios è guidato da un team di creatori di giochi di prim’ordine con oltre un decennio di esperienza nella collaborazione ad alcuni dei titoli e dei franchise più famosi del settore. Haven Studios sta attualmente lavorando al suo primo progetto, una nuova esperienza live service per PlayStation costruita su un mondo sistemico e in evoluzione, in grado di offrire libertà, emozione e divertimento.
“Haven Studios è uno studio emergente con un team eccezionalmente talentuoso, e siamo lieti di accoglierlo in PlayStation come il nostro primo studio di sviluppo di giochi in Canada“, ha affermato Jim Ryan, Presidente e CEO di Sony Interactive Entertainment. “L’attenzione dello studio alla creazione di un gioco multiplayer AAA originale non solo mostrerà la potenza di PlayStation®5 (PS5™), ma amplierà ulteriormente il catalogo diversificato di esperienze di gioco che possono essere trovate solo su PlayStation“.
“Abbiamo avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con il team di Haven Studios nell’ultimo anno e siamo rimasti estremamente colpiti dalla crescita e dai progressi del suo primo progetto“, ha affermato Hermen Hulst, Head of PlayStation Studios. “Jade ha creato un team di livello mondiale con le capacità creative e tecniche necessarie per realizzare un progetto così ambizioso. Apprezziamo la dedizione dello studio nella creazione di un ambiente di gioco collaborativo incentrato sul giocatore e che possa durare per generazioni, e siamo entusiasti di vederli diventare ufficialmente parte dei PlayStation Studios“.
“Entrare nei PlayStation Studios offre a Haven la libertà creativa e il supporto senza precedenti per concentrarsi sulla creazione di giochi della massima qualità“, ha affermato Jade Raymond, CEO e fondatore di Haven Studios. “Siamo entusiasti di avere l’opportunità di collaborare e imparare da tutti gli eccezionali team che compongono i PlayStation Studios. Intendiamo abbracciare appieno le incredibili capacità di PS5 per creare nuovi mondi che ispirino i giocatori e consentano loro di connettersi in nuovi modi”.
Con un team di oltre 60 dipendenti in continua crescita, Haven Studios sarà il 18° studio ad entrare a far parte della famiglia PlayStation Studios. Le operazioni quotidiane successive all’acquisizione continueranno a essere organizzate dal team di gestione di Haven Studios in stretta collaborazione con il team dirigenziale di PlayStation Studios. I termini di questa transazione compreso il costo di acquisizione non sono divulgati a causa di impegni contrattuali.
Ritorna a San Francisco dal 21 al 25 marzo 2022 l’appuntamento annuale con la Game Developers Conference (GDC) manifestazione di riferimento del settore dei videogiochi, in cui programmatori, artisti, produttori, professionisti, audio, game designer, si riuniscono per scambiare idee e plasmare il futuro del settore.
Il ricchissimo programma dell’evento presenta oltre 700 sessioni tra conferenze, panel, tutorial e tavole rotonde su una selezione completa di argomenti di sviluppo dei giochi (Audio, Marketing, Design, Produzione & Team Management, Sviluppo, e Grafica) insegnati dai principali esperti del settore.
Secondo i dati disponibili, all’ultima edizione in presenza che risale al 2019 la conferenza ha attirato oltre 29.000 partecipanti, di cui il 70% provenienti dal Nord America, 12% dall’Europa Occidentale e 5% dall’Asia. Nella sezione Expo hanno esposto oltre 550 aziende, fra cui leaders settoriali quali Epic Games, NVIDIA, Intel, Google, Facebook e Amazon
L’Italia partecipa alla manifestazione in forma ibrida con una delegazione di 20 aziende, in parte presenti (7 aziende) all’interno dello stand istituzionale organizzato da ICE-Agenzia, in collaborazione con l’Associazione IIDEA, in parte (13 aziende) in forma digitale su piattaforma on line.
La delegazione italiana si presenta altamente specializzata con operatori che sviluppano diverse tipologie di videogames per tutte le principali piattaforme di distribuzione e con una grande varietà di generi, dal racing all’action, dalle esperienze single player alle competizioni multiplayer, con contenuti sia di intrattenimento che di e-learning.
A supporto della partecipazione italiana, ICE Agenzia – Ufficio di Los Angeles in stretto coordinamento con l’Ufficio Audiovisivo & Multimedia della Sede di Roma, ha messo a punto un pacchetto di servizi che include: stand istituzionale ICE – IIDEA di mq 18 allestito con video wall e grafica, catalogo sulle aziende italiane e una pubblicazione dal titolo ‘Games in Italy’ da distribuire durante la fiera.
Per dare maggiore enfasi alla presenza italiana alla GDC e presentare il futuro legato al gaming italiano alla business e tech community di S. Francisco, e’ inoltre previsto, il 22 marzo 2022, un evento collaterale organizzato dal Consolato Generale d’Italia a San Francisco ed ICE-Agenzia, Ufficio di Los Angeles, presso il nuovo centro innovazione e cultura INNOVIT – dal titolo ‘Games industry…Italian Style’, L’evento si aprira’ con i saluti istituzionali del Console Generale d’Italia a San Francisco, Sergio Strozzi e del Direttore di ICE-Agenzia Ufficio di Los Angeles Alessandra Rainaldi, seguiti da una panoramica sull’industria italiana del gaming di Thalita Malago’, Direttore dell’Associazione di categoria IIDEA e dall’intervento come special guest di John Riccitiello, CEO di Unity Technologies.
“Dopo due anni di assenza dovuta alla pandemia, siamo particolarmente contenti di poter riportare il gaming Italiano a S. Francisco per l’appuntamento tradizionale con il Gaming Developers Conference, uno dei forum mondiali più importanti per i videogiochi” spiega il Direttore dell’ICE di Los Angeles, Alessandra Rainaldi. “Nonostante la pandemia, in questi ultimi anni l’industria del game italiano ha registrato una crescita del 45% nell’occupazione del settore dal 2018 al 2021 con più di 1.600 developers e 160 studios ed ha confermato la sua forte vocazione internazionale. Gli USA si confermano un mercato particolarmente attraente per il settore, secondo a livello mondiale dopo il Regno unito, con una stima di crescita fino a $33,59 milioni di dollari quest’anno, pari al 7.7% annui e un numero di gamers fino a 185 milioni entro il 2026.”
“Siamo felici di ritornare a GDC dopo due anni di stop. L’evento è sempre stato un appuntamento importante per rafforzare la competitività internazionale dell’industria italiana dei videogiochi e quest’anno lo sarà ancora di più” commenta Thalita Malagò, Direttore Generale di IIDEA. “Ringraziamo il Ministero degli Affari Esteri e ICE per il fondamentale sostegno all’iniziativa e siamo pronti a giocare il nostro ruolo per rendere il brand “Made in Italy” ancora più prestigioso nei mercati internazionali grazie alla creatività e all’innovazione della nostra produzione”.
Warner Bros. Games ha pubblicato il primo video ufficiale del gameplay di Hogwarts Legacy, il gioco di ruolo d’azione open world ambientato nel mondo magico del 1800 e sviluppato da Avalanche Software. Il video offre uno sguardo approfondito sulle meccaniche di gioco, tra cui la creazione del personaggio, e mostra l’ampia varietà di incantesimi, avventure, missioni, luoghi e personaggi che i giocatori incontreranno come studenti di Hogwarts. Oggi è stato anche rivelato un video con i commenti delle menti creative dietro le quinte della realizzazione del gioco.
Hogwarts Legacyè pervaso da una coinvolgente magia che pone i giocatori al centro della loro avventura. Nei panni di uno studente del quinto anno con la rara capacità di dominare un’antica e potente magia, i giocatori vivranno storie inedite e potranno imbarcarsi in un viaggio pericoloso alla scoperta di una verità nascosta del mondo magico. Nel corso dell’avventura svilupperanno le abilità del proprio personaggio imparando a padroneggiare potenti incantesimi, preparando pozioni e raccogliendo piante magiche mentre affrontano nemici letali. Lungo il percorso, conosceranno nuovi amici che potranno accompagnarli, interagiranno con i professori della scuola e sfideranno minacce che potrebbero mettere a repentaglio il futuro delle persone con abilità magiche.
L’uscita di Hogwarts Legacy è prevista per l’inverno del 2022 e il gioco sarà pubblicato da Warner Bros. Games attraverso l’etichetta Portkey Games. Il gioco sarà disponibile per le console PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S e Xbox One, per Nintendo Switch e PC.
Per gli amanti del calcio, quella di FIFA è una serie videoludica imprescindibile, che unisce grande realismo grafico alla possibilità di impersonare i propri beniamini di questo sport. Sviluppata dalla Electronic Arts, questa ha avuto inizio nel 1993 divenendo in breve uno dei titoli videoludici calcistici più venduti al mondo. Ad oggi la serie conta oltre trenta titoli, dando vita con ognuno di essi a innovazioni che dimostrano allo stesso tempo l’evoluzione di tale settore. L’ultimo capitolo attualmente rilasciato, FIFA 22, rappresenta uno dei massimi traguardi raggiunti dall’azienda, ormai sempre più padrona indiscussa di tale genere.
Il punto chiave del successo della serie fu la sua vista isometrica del campo da gioco, una grafica dettagliata e grandi animazioni. Tutti dettagli che le hanno sempre permesso di non dover temere poi tanto la concorrenza di titoli simili, come Pro Evolution Soccer. L’edizione numero venti del gioco ha poi presentato una serie di decisive novità, ancora oggi insuperate e che anche il capitolo successivo ha grossomodo riproposto. In questo nuovo titolo, inoltre, sono state introdotte diverse novità, tra cui la tecnologia HyperMotion, la quale permette, attraverso l’intelligenza artificiale e il machine learning, di ottenere animazioni più realistiche dei singoli giocatori ma anche degli spostamenti sul campo da gioco di tutta la squadra.
La modalità Carriera, inoltre, aggiunge anche le interviste interattive, il potenziale dinamico dei giocatori, la personalizzazione dell’allenatore e altre novità di gran rilievo. Disponibile dal 1 ottobre 2021, FIFA 22 è disponibile per le console Xbox One, Xbox Series X/S, PlayStation 4, PlayStation5, Microsoft Windows e Nintendo Switch. Prima di giocarvi, però, sarà in particolare utile sapere chi sono i miglioriterzini sinistri del videogioco. Saperlo permetterà di poter trarre vantaggio dalla loro presenza e usandoli in una partita sarà molto probabile ottenere maggiori risultati nelle sfide contro i propri avversari.
FIFA 22: i migliori terzini sinistri del videogioco
Come i fan dello sport ben sapranno, un terzino destro è un difensore chiamato ad ostacolare le azioni offensive della squadra avversaria. Tale tipologia di giocatore ha dunque un ruolo particolarmente delicato in campo, rappresentando la difesa della propria squadra e della propria porta. In generale, in FIFA 22, per poter sperare di poter avere una difesa il più solida possibile, è suggeribile dotarsi di giocatori che vantano un elevato valore di potenziale. Più questo corrisponderà ad un numero alto, più si sarà dotati di una squadra solida da quel punto di vista. Di seguito ecco dunque un elenco con alcuni dei migliori terzini sinistri, con anche le indicazioni sul loro valore Overall.
Per gli amanti del calcio, quella di FIFA è una serie videoludica imprescindibile, che unisce grande realismo grafico alla possibilità di impersonare i propri beniamini di questo sport. Sviluppata dalla Electronic Arts, questa ha avuto inizio nel 1993 divenendo in breve uno dei titoli videoludici calcistici più venduti al mondo. Ad oggi la serie conta oltre trenta titoli, dando vita con ognuno di essi a innovazioni che dimostrano allo stesso tempo l’evoluzione di tale settore. L’ultimo capitolo attualmente rilasciato, FIFA 22, rappresenta uno dei massimi traguardi raggiunti dall’azienda, ormai sempre più padrona indiscussa di tale genere.
Il punto chiave del successo della serie fu la sua vista isometrica del campo da gioco, una grafica dettagliata e grandi animazioni. Tutti dettagli che le hanno sempre permesso di non dover temere poi tanto la concorrenza di titoli simili, come Pro Evolution Soccer. L’edizione numero venti del gioco ha poi presentato una serie di decisive novità, ancora oggi insuperate e che anche il capitolo successivo ha grossomodo riproposto. In questo nuovo titolo, inoltre, sono state introdotte diverse novità, tra cui la tecnologia HyperMotion, la quale permette, attraverso l’intelligenza artificiale e il machine learning, di ottenere animazioni più realistiche dei singoli giocatori ma anche degli spostamenti sul campo da gioco di tutta la squadra.
La modalità Carriera, inoltre, aggiunge anche le interviste interattive, il potenziale dinamico dei giocatori, la personalizzazione dell’allenatore e altre novità di gran rilievo. Disponibile dal 1 ottobre 2021, FIFA 22 è disponibile per le console Xbox One, Xbox Series X/S, PlayStation 4, PlayStation5, Microsoft Windows e Nintendo Switch. Prima di giocarvi, però, sarà in particolare utile sapere chi sono i miglioriterzini destri del videogioco. Saperlo permetterà di poter trarre vantaggio dalla loro presenza e usandoli in una partita sarà molto probabile ottenere maggiori risultati nelle sfide contro i propri avversari.
FIFA 22: i migliori terzini destri del videogioco
Come i fan dello sport ben sapranno, un terzino destro è un difensore chiamato ad ostacolare le azioni offensive della squadra avversaria. Tale tipologia di giocatore ha dunque un ruolo particolarmente delicato in campo, rappresentando la difesa della propria squadra e della propria porta. In generale, in FIFA 22, per poter sperare di poter avere una difesa il più solida possibile, è suggeribile dotarsi di giocatori che vantano un elevato valore di potenziale. Più questo corrisponderà ad un numero alto, più si sarà dotati di una squadra solida da quel punto di vista. Di seguito ecco dunque un elenco con alcuni dei migliori terzini desti, con anche le indicazioni sul loro valore Overall.
Per gli amanti del calcio, quella di FIFA è una serie videoludica imprescindibile, che unisce grande realismo grafico alla possibilità di impersonare i propri beniamini di questo sport. Sviluppata dalla Electronic Arts, questa ha avuto inizio nel 1993 divenendo in breve uno dei titoli videoludici calcistici più venduti al mondo. Ad oggi la serie conta oltre trenta titoli, dando vita con ognuno di essi a innovazioni che dimostrano allo stesso tempo l’evoluzione di tale settore. L’ultimo capitolo attualmente rilasciato, FIFA 22 (qui la recensione per PS5), rappresenta uno dei massimi traguardi raggiunti dall’azienda, ormai sempre più padrona indiscussa di tale genere.
Il punto chiave del successo della serie fu la sua vista isometrica del campo da gioco, una grafica dettagliata e grandi animazioni. Tutti dettagli che le hanno sempre permesso di non dover temere poi tanto la concorrenza di titoli simili, come Pro Evolution Soccer. L’edizione numero venti del gioco ha poi presentato una serie di decisive novità, ancora oggi insuperate e che anche il capitolo successivo ha grossomodo riproposto. In questo nuovo titolo, inoltre, sono state introdotte diverse novità, tra cui la tecnologia HyperMotion, la quale permette, attraverso l’intelligenza artificiale e il machine learning, di ottenere animazioni più realistiche dei singoli giocatori ma anche degli spostamenti sul campo da gioco di tutta la squadra.
La modalità Carriera, inoltre, aggiunge anche le interviste interattive, il potenziale dinamico dei giocatori, la personalizzazione dell’allenatore e altre novità di gran rilievo. Disponibile dal 1 ottobre 2021, FIFA 22 è disponibile per le console Xbox One, Xbox Series X/S, PlayStation 4, PlayStation5, Microsoft Windows e Nintendo Switch. Prima di giocarvi, però, sarà in particolare utile sapere chi sono i miglioridifensori del videogioco. Saperlo permetterà di poter trarre vantaggio dalla loro presenza e usandoli in una partita sarà molto probabile ottenere maggiori risultati nelle sfide contro i propri avversari.
FIFA 22: i migliori difensori del videogioco
Una buona squadra è composta da tanti e variegati elementi. Dal portiere ai terzini, dagli esterni agli attaccanti. Ognuno di questi ruoli si rivela vitale per il successo o meno in campo. Quando però gli avversari si rivelano particolarmente tenaci e difficili da gestire, sarà assolutamente indispensabile avere una buona difesa pronta a proteggere la porta ad ogni cosa. Se questa non è ben difesa, infatti, sarà estremamente facile per gli avversari ottenere possibilità di fare gol e perdere l’incontro. Ecco perché non basta avere dei buoni attaccanti in campo per ottenere la vittoria e per sapere quali sono i difensori più forti su cui poter fare affidamento, ecco di seguito un elenco dove per ogni giocatore viene riportato anche il suo punteggio overall.
Torniamo a parlare di Assassin’s Creed Valhalla: L’Alba di Ragnarok e questa volta tocca al DLCL’Alba di Ragnarok, provato su console PS5. L’anno due giunge, come si dice in questi casi, “a bomba”. Ubisoft non guarda in faccia a nessuno, nemmeno a Santa Monica Studio, impegnata nella realizzazione di God of War Ragnarok. La sofware house canadese ci porta nella sua versione della “fine dei giorni”, secondo la mitologia norrena.
Lasciamo i panni di Eivor morso di lupo per vestire quelli di Odino. Chiamarlo un DLC è forse riduttivo vista l’ondata di nuovi contentuti che ci attende una volta arrivati nel regno nanico di Svartalfheim. Al varco ci aspettano l’invincibile gigante del fuoco Surtr e i suoi scagnozzi, complici del rapimento di Baldr, il figlio del Padre di tutti. Quando si tocca la famiglia non si guarda in faccia a nessuno ed è ciò che succede in Assassin’s Creed Valhalla: L’Alba di Ragnarok.
Un nuovo potere, intriso di magia divina, diverrà parte del vostro rinnovato arsenale. Le meccaniche di combattimento, rimaste illibate sino ad ora, subiscono un importante scossone. Lo stile aRPG apre le porte alle skill “a tempo”, abilità uniche che conferiscono al personaggio dei poteri in grado di modificare le sue stats base, oltre che delle protezioni aggiuntive. Questo nuove feature si riverberano sul gameplay in maniera piuttosto efficace, suscitando lo stupore del “nuovo” e non il solito trascinamento contenutistico.
Stessa cosa non la possiamo dire, invece, su trama e personaggi. Al pari dell’Ira dei Druidi e L’assedio di Parigi, non possiamo dire di aver trovato nulla che ha fatto breccia nei nostri cuori. L’avventura base ha saziato, probabilmente, ogni nostro appetito. E ancora oggi, sotto il profilo narrativo, resta il punto di riferimento. Anche questa avventura eredita molto delle gesta di Eivor anche se non occorre terminare il gioco base per poter accedere a questo contenuto aggiuntivo. Il livello consigliato è il 340, per cui la scelta è vostra. Vi lasciamo, dunque, alla recensione del DLC Assassin’s Creed Valhalla: L’Alba di Ragnarok, giocato nella sua versione per console PS5.
Molto più di un DLC
Se dovessimo analizzare tutti gli Assassin’s Creed sinora pubblicati, Valhalla è sicuramente il capitolo più ambizioso di tutti. I contenuti post lancio ne sono un esempio piuttosto evidente, e Ragnarok rappresenta la ciliegina sulla torta. Considerarlo, però, solo un DLC, a nostro modesto avviso, è troppo riduttivo. La “pagnotta” si porta a casa tra le 12 e le 14 ore, giocate con un livello di difficoltà normale. Il consiglio,però, è quello di adeguarlo al livello del vostro personaggio, giusto per ravvivare i combattimenti. Ci rendiamo conto che, al giorno d’oggi, non è facile bilanciare un gameplay di un gioco base, figuriamoci quello di un contenuto post-lancio, dove ci si arriva con i punteggi esperienza più disparati.
Ma non è questo il punto. Vogliamo concentrare la nostra attenzione su alcuni aspetti del gameplay che ci hanno piacevolmente colpiti, anche in vista di un futuro prossimo (e non troppo remoto, ndr) della saga. Lo zodiaco dello skill tree si espande grazie alla nuova forma divina del nostro Eivor. Il potere di Odino cambia considerevolmente le nostre prospettive, sia in termini di esplorazione che di combattimenti. Il potere del mutaforma ci consente di assumere le sembianze di un corvo e volare sopra le terre sconfinate di Svartalfheim. Ne consegue che il concetto di inaccessibilità diventa relativo, con la possibilità di sbloccare tutti i punti di osservazione sin da subito. Questo potere ci aiuta anche in battaglia, concretizzando un vantaggio tattico non indifferente in chiave stealth.
Il numero di armi non ci ha sorpreso più di tanto, cosa che, invece, non possiamo dire della lancia Atgeir. Non vogliamo illuderci – e in un certo modo abbiamo anche paura di quello che abbiamo pensato – ma il cambio di posa e il modo di attaccare è stato come un déjà-vu. Al momento non abbiamo ancora la possibilità di scegliere le stance, ma non escludiamo che questa cosa non sia destinata a restare immutata (per caso stavamo parlando di Nioh?, ndr).
Il lato “magico” di Eivor in Assassin’s Creed Valhalla: L’Alba di Ragnarok
Il mondo di Assassin’s Creed non è mai è stato aderente, in maniera così esplicita, a quello dell’ultraterreno. Fedele ai libri di storia – e con qualche gradita licenza poetica – ci si è sempre mossi in una zona “reale” che lambiva i miti e le leggende. L’Alba di Ragnarok rompe questi schemi, con l’intento di sondare l’appeal della community. Basta con i DLC safe, utili per espandere la mappa e proporre nuove missioni. Ci vuole qualcosina di più per scordarsi “il mazzo” che ci siamo fatti in Norvegia e in Inghillterra. Nonostante questo, il contenuto aggiuntivo che apre l’anno due ripropone alcune attività già note sinora, come le razzie e le quest secondarie.
La nostra attenzione si è pero concentrata sulla presenza dell’Arena delle Valchirie. Spunta fuori un contenuto che si apre verso il multigiocatore, seppure in maniera molto “safe”. Sfide che interessano la community, ma senza mai – almeno rispetto a quello che sappiamo – esporsi verso il PVP/PVE. Niente, però, è destinato a restare immutato, e il sogno di vivere un’Assassin’s Creed in formato MMORPG resta ancora vivo.
Un altro punto di interesse è da ricercare nel rinnovato stile di combattimento di Eivor/Odino. La presenza delle abilità divine fornisce approcci diversi per ingaggiare e superari ostacoli, anche in chiave tattica. Abbiamo la possibilità di resuscitare i nemici caduti sotto i nostri colpi, camminare sul magma ardente, trasformarci in un corvo per poi attaccare alle spalle, potenziare la resistenza ai colpi e aumentare la forza dei nostri attacchi. La durata di queste abilità non è infinita ed è possibile equipaggiarne solo due per volta.
Dal punto di vista delle ambientazioni, Ubisoft dimostra, ancora una volta, che fa bene i compiti a casa, ma senza esagerare. La vastità del mondo di gioco è sicuramente apprezzabile, come pure la diversità dei paesaggi e degli ecosistemi. Il problema è che si passa troppo tempo a scalare, invece di correre e sorvolare. Un artificio che maschera una precisa scelta di sviluppo, che ha deciso di premiare più le dinamiche aRPG e meno quelle open-world.
In conclusione
Con Assassin’s Creed Valhalla: L’Alba di Ragnarok siamo ben oltre il classico more of the same a cui siamo abituati con i DLC. Diciamoci la verità, L’Ira dei Druidi e L’assedio di Parigi non hanno apportato dei grossi cambiamenti rispetto l’esperienza vissuta nella campagna base. Per quanto la storia e i contesti fossero diversi, il gameplay non è stato interessato da cambiamenti vistosi. Ubisoft, in questa occasione, “se la rischia”.
Abbiamo apprezzato le novità introdotte lato combattimenti, al punto che ci piacerebbe che queste diventassero “titolari” anche in futuro. Una sperimentazione più che positiva, anche in virtù del contesto “mitologico” in cui siamo immersi. Vestire i panni di Odino ci è piaciuto, anche se i personaggi di contesto non sono ancora all’altezza di quelli incontrati in Norvegia ed Inghilterra. Le ambientazioni incantano dal punto di vista artistico, ma non soprendono per estensione territoriale. Le troppe scalate ci hanno stancato.