Home Blog Pagina 388

Far Cry 5: Ubisoft annuncia il quinto capitolo

0

Ubisoft annuncia che i giocatori ritroveranno tutto il caos, l’imprevedibilità e la brutalità della serie di Far Cry nel nuovo Far Cry 5, che sarà disponibile dal 27 febbraio 2018 per PlayStation 4 Pro, PlayStation 4, i dispositivi della famiglia Xbox One, compreso Scorpio e Windows PC.

Ambientato per la prima volta in America, nello stato del Montana, Far Cry 5 consentirà ai giocatori di esplorare liberamente, da soli o in modalità cooperativa per due giocatori, un vasto scenario in apparenza tranquillo, in cui però dovranno combattere per la propria libertà e sopravvivenza. Lo sviluppo di Far Cry 5 è guidato dallo studio Ubisoft di Montreal.

Nei panni del nuovo vice assistente sceriffo dell’immaginaria Hope County, i giocatori scopriranno presto che il loro arrivo ha scatenato un malvagio piano rimasto nascosto per anni, il Progetto Eden’s Gate, ideato da un gruppo di fanatici apocalittici che intende conquistare l’intera contea a qualunque costo. Presi alla sprovvista e trascinati in una lotta di potere, i giocatori dovranno fermare i piani del Progetto Eden’s Gate e alimentare la resistenza per ottenere la propria libertà e quella dell’intera comunità di Hope County.

Sotto assedio e isolati dal resto del mondo, i giocatori uniranno le proprie forze a quelle degli abitanti di Hope County, formando la Resistenza. La lotta contro la setta li porterà in una serie di luoghi in tutta la contea davvero unici, che garantiranno anche diverse esperienze di gioco. Nel corso della loro avventura, i giocatori potranno volare a bordo di aerei per affrontare le forze della setta in emozionanti duelli nei cieli del Montana. Mentre daranno la caccia ai seguaci della setta e cercheranno di ottenere risorse per sopravvivere tra campagne, foreste, montagne e fiumi, potranno anche mettersi al volante di alcuni iconici veicoli americani, come muscle car, camion, ATV e barche. I veicoli saranno anche un riparo utile in caso di attacco di animali o una rapida via di fuga quando le cose non andranno come previsto.

Far Cry 5

Per eliminare la setta, i giocatori dovranno sfruttare tutto l’arsenale a propria disposizione, incluse armi a distanza come pistole e granate e armi da mischia come martelli e mazze da baseball. Inoltre, potranno reclutare dei Mercenari tra una vasta gamma di personaggi e persino alcune Bestie Feroci, come orsi e puma, in grado di integrarsi al proprio stile di gioco, sia in caso di un approccio furtivo che maggiormente votato all’azione, perché in Far Cry 5 i giocatori potranno scegliere liberamente come affrontare ogni situazione e il caos che ne deriverà.

Far Cry 5 vedrà anche il ritorno dell’editor di mappe, che darà l’opportunità di creare e giocare in una quantità pressoché illimitata di nuovi scenari. L’editor di mappe includerà anche molte nuove funzionalità, che andranno ad aggiungere una nuova dimensione ai contenuti creati dagli appassionati e di cui presto sveleremo maggiori dettagli.

Inoltre, acquistando Far Cry 5, i possessori di PS4 otterranno un pacchetto di skin gratuito. Per ottenere i propri contenuti speciali è necessario avere un account Ubisoft, che può essere creato gratuitamente alla pagina http://farcrygame.com/playstationULC;. I giocatori su Xbox e PC potranno avere lo stesso contenuto disponibile accedendo al servizio Ubisoft Club.

Per tutte le ultime novità su Far Cry 5 e gli altri giochi Ubisoft, visita www.ubiblog.com.

Per maggiori informazioni su Far Cry 5, visita http://farcry.com e seguici su Facebook alla pagina www.facebook.com/farcry.it/ e su Instagram all’indirizzo https://www.instagram.com/farcrygame_it/

DiRT 4: “hands-on”, la nuova fatica di Codemasters

I fanatici dei simulatori di guida l’avranno saputo senza dubbio e così mercoledì 23 maggio avranno fatto la fila per entrare dalle 15.30 nella Microsoft House di Milano e provare in anteprima nazionale il nuovissimo DiRT 4 distribuito in Italia da Koch Media.

Noi avevamo appuntamento qualche ora prima per mettere le mani con tutta calma sull’ultima fatica di Codemasters che ci attendeva, a pochi giorni dal lancio ufficiale, presso la sede di Microsoft Italia, dove all’entrata in bella mostra erano state montate due postazioni di guida TX Thrustmaster con pedaliera 3TPA PRO, TM Leather GT Wheel, sedile sportivo e struttura tubolare per assemblare il tutto.

Per i non-addetti o, semplicemente, per i non amanti dei simulatori di guida bisogna ricordare che Codemasters è sinonimo di Rally perché il genere Racing è stato nelle loro corde sin dal 1986 quando sviluppavano per piattaforme storiche come Amiga, Atari, Commodore e ZX Spectrum. Solo più tardi, con titoli come “Colin McRae Rally” ed in seguito con “DiRT” sono diventati un punto di riferimento per le corse fuoristrada avendo all’attivo ben 12 giochi di queste serie. Infatti, per ora accantonati nuovi episodi della serie “Colin McRae Rally”, ecco che il 9 giugno sarà disponibile DiRT 4, il sesto capitolo della serie “DiRT”.

DiRT 4: Codemasters è sinonimo di Rally

DiRT 4 opinioni

 

Eccomi allora pronto per provare questo nuovo episodio; vedo una postazione Thrustmaster libera e d’istinto mi accomodo ma, dopo aver impugnato il volante, decido che forse è meglio partire da una delle otto postazioni Xbox One S. La versione installata, pur essendo una build finale, è in lingua Inglese e senza connessione online che mi priverà quindi di testare la modalità Multiplayer. Gamepad in mano faccio un piccolo giro tra i Menu giusto per scorrere gli Eventi principali presenti nel gioco. Scelgo la modalità Carriera e, essendo all’inizio, come sempre a mia disposizione non trovo molto perché la mia carriera da pilota deve ancora guadagnare i primi gradi.

Inizio quindi affrontando la “DiRT Clubman Cup” con solo due autovetture tra cui scegliere: una “Ford Fiesta R2” o una “Opel Adam R2”. Seleziono la “Opel Adam R2” solo perché mi è più simpatica e come pista mi ritrovo la “Wildwood Forest – Sprint” in Michigan (USA). Prima di partire do un’occhiata al Menu di Set-up della vettura che sembra essere completissimo. Lascio tutto come trovo, mi assicuro solo che il cambio sia su Automatico. Questo percorso è molto facile, senza curve a gomito o cieche, ed il mio obiettivo è arrivare entro i primi 25 tempi. Complice la facilità della gara posso porre attenzione ai dettagli e alla grafica del gioco. La mia visuale di guida dall’interno della vettura è gratificata dalla presenza di un’infinità di dettagli del cruscotto della mia Opel e la strada che percorro non è da meno. Prima di ogni curva o cambiamento di direzione si inserisce l’audio del co-pilota con messaggi brevi e supporto grafico a video. Lo sterrato poco insidioso alza realistiche nuvolette di polvere sulla macchina e sulle erbacce intorno, così come l’unica pozzanghera incontrata è sufficiente per bagnarmi completamente il parabrezza lasciando i classici rigagnoli sul vetro via via che procedo. Un po’ meno dettagli mi sembra di percepire sui bordi più esterni delle strade ma questo lo vedremo meglio durante la futura nostra recensione.

Per tutto il percorso non terrò conto della voce del co-pilota e, mentre comincio a prenderci la mano, mi lascio andare a derapate che inevitabilmente mi portano ad investire cartelli stradali e staccionate. Mi perdo in testacoda ma senza fatica riguadagno la giusta direzione del tracciato. Tutto questo con un audio splendido che sottolinea ogni mia devastazione con rumori diversi a seconda di ciò che rompo e nello stesso modo mi accompagna con tracce sonore del motore della vettura che variano rispettando la natura del tracciato che percorro. Mi qualifico, la gara è breve ma divertente, certo stiamo parlando di difficoltà minima e sterrato facile, ma questo depone a favore di Codemasters che ha optato per introdurre un approccio al gioco anche per i neofiti dei simulatori guida. Al termine della gara salgo di Ranking e guadagno punti che posso spendere in riparazioni e/o elaborazioni vettura nell’Area di Servizio.

DiRT 4, la modalità Freeplay Championship

DiRT 4 macchine

Ora è il momento di provare un’altra modalità di gioco, esco quindi dal Menu Carriera e entro nel Freeplay Championship. Mi viene assegnata una “Mitsubishi Space Star R5” con cui cercherò di fare il tempo migliore sulla pista “Sears Forest – Long”. Questo tracciato comincia ad essere più lungo e difficoltoso del precedente. Si tratta sempre di un fuoristrada non difficilissimo ma compaiono le prime curve a gomito e grandi pozze d’acqua che non sono ancora guadi ma sufficienti per far perdere d’aderenza l’autovettura. Anche in questo caso il gioco mi trasmette divertimento non frustrato da eccessivi tecnicismi da adottare per giungere alla fine della gara.

Con la coda dell’occhio mi accorgo che una delle due postazioni Thrustmaster si è liberata e allora lascio Xbox One S e mi precipito. Vivo sempre sensazioni strane quando mi accingo a provare un gioco usando un simulatore professionale, soprattutto quando, come in questo caso, passo senza soluzione di continuità dall’esperienza console. Assistito da un tecnico Microsoft mi sistemo all’interno della struttura a tubolari nell’attesa che lui faccia partire una demo già pronta. Qui siamo su un altro pianeta. Come immaginavo la configurazione di questa demo non è per principianti. La gara è sempre a tempo ma il percorso è un costone sterrato di montagna dove si alternano dossi ciechi a curve a gomito. Il volante trasmette ogni vibrazione della macchina, ogni cambiamento di terreno ma, soprattutto, gli attriti ed i pesi della vettura che mi costringono a fare molta fatica per tenere in strada l’auto. Chiaramente chi si può permettere una configurazione hardware di questo genere deve essere un esperto di giochi di simulazione per poterla sfruttare al meglio. Per non uscire di strada devo ovviamente andare piano ma anche così è troppo difficile per me. Mai come in questo caso la fisica del gioco è evidente nella deformazione che l’auto subisce a causa dei miei continui errori. Con il vetro ormai a ragnatela non vedo nulla e mi è facile uscire di strada. In questa demo gli errori si pagano e la mia gara termina qui.

Giornata molto positiva quella di oggi. Nonostante questa prova sia stata molto rapida, la maturità di un prodotto che fonda il suo successo sulle competenze e le capacità di uno studio come Codemasters mi ha lasciato la sensazione che DiRT 4 possa essere un gioco che tutti riescono ad approcciare ricevendone soddisfazioni immediate, anche se su piani diversi. Da divertimento immediato e facile ai sapori forti tipici dei professionisti della guida, DiRT 4 sembra poter garantire le migliori emozioni a qualsiasi guidatore videoludico.

Dragon Quest Heroes II, recensione: il sequel che non osa

A poco più di un anno dall’uscita del primo musou ispirato al GdR di Square Enix, Dragon Quest Heroes II ha raggiunto gli scaffali fisici e digitali di tutto il mondo. Per la gioia di coloro i quali apprezzarono il titolo precedente, questo sequel ne mantiene intatto sia lo spirito scanzonato e coloratissimo che il gameplay non troppo impegnato, ma sempre e comunque divertente.

Dragon Quest Heroes II

La sensazione, tuttavia, è che si sarebbe potuto fare molto di più e, forse a causa di tempi di sviluppo troppo brevi (l’annuncio di Dragon Quest Heroes II è arrivato a pochissima distanza dal rilascio del primo) il risultato finale è sì soddisfacente, ma davvero poco innovativo.

Dragon Quest Heroes II

Esattamente come il prequelDragon Quest Heroes II presenta una narrazione senza troppe pretese, in grado di accompagnare piacevolmente le 35-40 ore necessarie a portare a termine la campagna e, anche in questo caso, il giocatore potrà scegliere chi impersonare tra i due protagonisti, senza che questo influisca sulla trama.

I personaggi controllabili in combattimento sono numerosi e assai diversi fra loro; il roster è composto sia da personaggi originali che da volti conosciuti, provenienti dai titoli principali della saga Dragon Quest. Non mancheranno riproposizioni di figure presenti già nel primo Dragon Quest Heroes, come Jessica e Maya, ma nel complesso tutti gli avatar a disposizione risultano divertenti da controllare e permettono di creare party equilibrati per ogni occasione.

Dragon Quest Heroes II

È innegabile che il livello di difficoltà medio del gioco sia piuttosto basso, salvo giusto un paio di scontri e la sezione di battaglie end game, in cui l’ottimizzazione di abilità ed equipaggiamento risultano fondamentali. Dragon Quest Heroes II riesce comunque a intrattenere senza annoiare e anzi, strappa spesso qualche sorriso grazie alla splendida, inconfondibile caratterizzazione di personaggi e creature di Akira Toryiama, a una colonna sonora che riprende i temi classici del brand e un doppiaggio inglese e giapponese di buon livello.

Dragon Quest Heroes II

Un peccato, quindi, che la natura cross-gen e multipiattaforma ne abbia limitato l’aspetto tecnico e, di conseguenza, l’impatto estetico. La versione Playstation 4 vanta una risoluzione Full HD e un framerate pressocché granitico di 60fps, ma al prezzo di ambientazioni spoglie, quasi prive di interazioni e un field of view piuttosto limitato. Anche il bestiario, per quanto presenti numerose new entry rispetto al primo Dragon Quest Heroes, mostra davvero troppi reskin e poca varietà per non far sollevare almeno un sopracciglio.

Dragon Quest Heroes II

Esattamente come accaduto col il precedente Dragon Quest Heroes, bisogna anche tenere in considerazione la natura ibrida GdR/Hack ‘n Slash del titolo, che si ritrova in un “limbo” tra i due generi e mescola efficacemente elementi dell’uno e dell’altro, senza però eccellere su nessuno dei due fronti.

Dragon Quest Heroes II

La gestione degli equipaggiamenti si limita ad un “più è costoso meglio è”, la già citata narrazione funge da piacevole scusa per pestare le dita sui pulsanti del controller e difficilmente risulterà memorabile, così come gli elementi musou possono venire facilmente a noia a tutti gli acquirenti che – e si tratta sicuramente della stragrande maggioranza – hanno acquistato il gioco attratti più dal nome e dalla presenza dei beniamini della propria infanzia, piuttosto che dal gameplay.

Dragon Quest Heroes II

In linea di massima Dragon Quest Heroes II migliora il neonato brand sotto ogni punto di vista: il poter cambiare liberamente classe ai due protagonisti aggiunge una graditissima varietà al combattimento, oltre che una sempre benvenuta componente di roleplay; molti tipi di missioni “speciali” del primo Dragon Quest Heroes sono state ridotte in numero, quando non addirittura rimosse del tutto, evitando situazioni frustranti in cui prendere a cannonate un gigante prima che distruggesse un muro era tutto fuorché divertente; sono state introdotte le abilità di gruppo e i livelli di maestria con le varie armi, che ne migliorano l’efficienza in combattimento; le condizioni meteo delle aree di gioco, oltre a modificarne l’aspetto, alterano l’efficacia degli incantesimi e aggiungono varietà agli scontri.

Dragon Quest Heroes II

Ultimo ma non meno importante, la presenza di una componente multiplayer (del tutto facoltativa) consente di affrontare buona parte delle battaglie del titolo in compagnia di altri giocatori, con persino un sistema di password per giocare insieme ai propri amici; una feature interessante, in grado di allungare la longevità del gioco e rendere l’inevitabile farming meno ripetitivo, che però anche a pochi giorni dal lancio pare sia stata poco apprezzata, vista la desolazione dei server già a pochi giorni dall’uscita.

Dragon Quest Heroes II

Dragon Quest Heroes II riesce anche a mescolare in un contesto narrativo originale personaggi provenienti da avventure diverse, fornendo a ciascuno il giusto spazio per esprimersi ed essere apprezzato e, una volta accettata la poca profondità di gameplay, falciare mostri colorati e grassocci risulterà (quasi) sempre uno spasso.

L’unico vero neo del titolo è la già citata mancanza di innovazione, l’aver riproposto con un condimento diverso e qualche minima aggiunta lo stesso, identico piatto dell’anno scorso, sempre gustoso ma comunque venduto a prezzo pieno. Si tratta senza dubbio di un gioco che merita il suo costo ma che sa troppo di “compitino per casa”, pulito, ordinato, senza una reale identità che lo renda memorabile.

Dragon Quest Heroes II

Consigliato per i fan di vecchia data di Dragon Quest e praticamente un must buy per chi, tra loro, apprezza anche il genere musouDragon Quest Heroes II fa ciò che deve, intrattenendo per decine e decine di ore come e più del precedente titolo. Come sequel avrebbe potuto offrire molto di più, ma con dei tempi di sviluppo tanto ridotti è probabile che Omega Force abbia avuto davvero poco spazio per concrete manovre migliorative.

 

The Surge: un nuovo trailer ricco di azione

0

 Mancano solo pochi giorni al lancio del videogioco action-RPG THE SURGE che sarà disponibile dal 16 maggio per PlayStation 4, PlayStation 4 Pro, Xbox One PC! Immergiti in un mondo futuristico afflitto da problemi di devastazione ambientale, corporativismo e dall’uso improprio della tecnologia, Vivi la storia di Warren durante il suo primo giorno di lavoro in CREO, una mega corporazione che è stata colpita da una devastante catastrofe.

Preparati ai brutali combattimenti e alle ambientazioni distopiche di THE SURGE con questo trailer di lancio ricco di azione!

Il giusto compromesso tra rischio e ricompensa sarà un elemento chiave per avere successo in THE SURGE, nel corso dei combattimenti potrai recidere, con una sapiente combinazione di attacchi verticali e orizzontali, le parti più interessanti del corpo meccanico degli avversari per integrarli nel tuo equipaggiamento. Quando affronterai i nemici potrai decidere se sconfiggerli più velocemente, mirando alle loro parti vulnerabili, o di rischiare di cimentarti in una battaglia più lunga e logorante per ottenere preziosi pezzi di equipaggiamento nuovi di fabbrica.

Il movimento e la velocità saranno essenziali per avere la meglio nei combattimenti; dovrai imparare a parare e a schivare gli attacchi tenendo sotto sempre controllo la tua resistenza, in modo da essere in grado di sferrare, al momento giusto, un potente contrattacco per recidere la parte dell’avversario di cui ti vuoi impossessare o per evitare un attacco letale. Le regole di combattimento valgono sia per te che per tuoi i nemici, se verrai colpito in una parte vulnerabile, subirai pesanti danni.

Sfrutta i punti deboli del tuo nemico e presta attenzione a proteggere i tuoi se vuoi uscire vittorioso e potenziato dai combattimenti!

THE SURGE sarà disponibile dal 16 maggio per PlayStation 4, PlayStation 4 Pro, Xbox One e PC

Prey: recensione del gioco Bethesda

Solo 11 anni sono passati dal precedente Prey ma stiamo veramente parlando di altri tempi. Era il periodo in cui quando si citava il termine FPS si pensava subito ad “Id Software” ed infatti quel Prey, sviluppato da “Human Head Studios” e pubblicato da “2K Games”, utilizzava il motore grafico di Doom 3 per cercare un proprio spazio in quella specifica area di videogiochi. Il nuovo Prey non è più un FPS puro, anzi, è più un action-adventure game che “Arkane Studios” ha sviluppato attingendo a piene mani dall’esperienza di “Dishonored 2” senza però utilizzare il motore grafico “Void” ma optando piuttosto per il più stabile “CryEngine 5”, soprattutto per quanto riguarda la versione PC.

“Quale sarà il futuro della nostra memoria e della nostra conoscenza?”

L’attuale Prey non ha niente a che vedere con il suo predecessore, è una totale re-immaginazione del gioco del 2006. Qui impersoniamo lo scienziato “Morgan Yu”, o il suo alterego femminile a seconda delle personali preferenze, che viene convinto dal fratello “Alex Yu” ad entrare nel gruppo di ricerca della società privata “TranStar” sulla Stazione Spaziale “Talos I” in orbita intorno alla Luna nell’anno 2032. Ci svegliamo nel nostro appartamento e veniamo condotti con un elicottero nel palazzo della “TranStar” per eseguire dei test prima di partire per “Talos I”. Mentre eseguiamo queste prove uno dei medici di vigilanza viene attaccato da uno strano mostriciattolo nero che getta nel panico tutti ed a noi fa perdere conoscenza.

Ci risvegliamo nuovamente nel nostro appartamento, ma solo per scoprire che questo luogo è semplicemente un ambiente simulato perché, in realtà, già da tre anni viviamo su “Talos I”. Grazie all’aiuto di qualcuno che ci contatta tramite chiamate audio scopriamo di aver lavorato sulla Stazione Spaziale ad un progetto segreto il cui obiettivo era sviluppare progressi nel settore della neuroscienza applicata allo studio dei Typhon, organismi alieni la cui conoscenza approfondita potrebbe migliorare l’umanità.

Questo ha portato alla creazione dei Neuromod, innesti modulari della memoria che sfruttano la fisiologia dei Typhon per ristrutturare il cervello umano facendogli ottenere nuove abilità, comprese quelle sovrumane. Ma non è tutto, non solo noi stessi siamo stati la cavia involontaria per testare i Neuromod portandoci a perdere totalmente la memoria ma, per non farci mancare nulla, purtroppo i Typhon sono sfuggiti al controllo umano e ora sono liberi nella Stazione Spaziale.

PreyPrey, il protagonista della storia: “Talos I”

Talos I è un protagonista molto importante di tutta la storia. Una struttura immensa che gravita nello spazio, la cui mappa è stata immaginata da Arkane Studios come quella di Dishonored 2, cioè un dedalo di gallerie, scale, passeggiate nello spazio e cunicoli secondari che permettono al giocatore di scegliere la propria strada per arrivare al risultato. Gli ambienti di Talos I sono in Stile Deco che ricorda molti giochi già visti ma che risulta molto efficace nel disegnare grandi ambienti con l’aggiunta di mobili ed arredi anni 60 e 70 ed ovviamente di tecnologie futuristiche per rendere più credibile il periodo in cui si svolge la storia.

Come detto all’inizio Prey non è un FPS puro, è anche un FPS, ma è soprattutto un’avventura d’azione dove gli scontri quando si possono evitare è meglio ed infatti gli spostamenti “Stealth” sono consigliati. Non volendo svelar troppo, il nostro obiettivo principale sarà fuggire vivi dalla Stazione Spaziale evitando di venir uccisi dagli alieni ostili ed il percorso sarà lungo, difficile ma molto appassionante e divertente. Il gioco inizia lentamente anche se faremo subito conoscenza con i nostri nemici grazie all’incontro con i Mimic e gli Spettri.

I Mimic possono essere considerati forse l’organismo base di tutti i Typhon. Nella loro forma principale e nel loro essere più fastidiosi che pericolosi mi ricordano molto l’”Headcrab velenoso” di “Half-Life 2”; questi però si muovono velocissimamente, cambiano forma estendendosi ma soprattutto si nascondono assumendo le sembianze di diversi oggetti. Gli Spettri sono un’aggregazione di Mimic in forma antropomorfa, molto aggressivi ed in grado di lanciare “palle di fuoco”.

PreyPer molte ore del gioco, se vorremo affrontarli, potremo affidarci solo a una classica Chiave Inglese, a una Pistola o a un Cannone GLOO, una specie di Fucile che lancia una schiuma solidificante. Ma lo scontro con loro andrà di pari passo con il recupero della nostra memoria e la scoperta di ciò che nasconde “Talos I”. Avremo obiettivi Principali e Secondari e volutamente non ci sarà chiaro l’obiettivo finale, continuerà a sfuggirci il grande disegno dietro tutto questo.

Non ci resterà che esaminare gli ambienti che, anche se sembrano esteticamente poco vissuti, pullulano di oggetti che possiamo raccogliere sino a saturazione dell’inventario. Scordatevi però di trovare armi super-potenti come lanciamissili e fucili laser, siate invece pronti a raccogliere di tutto, ma soprattutto cercare i Neuromod sparsi nella Stazione. Questi moduli che ci inietteremo nel bulbo oculare miglioreranno inizialmente solo poteri e abilità umane come il nostro combattimento, la capacità di creare oggetti o la nostra capacità di muoverci in “Talos I”. Nel frattempo tutto il ciarpame raccolto lo potremo buttare nei “Riciclatori” che di tanto in tanto troveremo nella Stazione Spaziale e che ci restituiranno componenti da usare negli “Assemblatori” per creare Medi-Kit, Munizioni, Nuove Armi e altro ancora. Ma, nonostante questo, più procederemo più ci accorgeremo che ci sono tessere del puzzle ancora vuote. Non è possibile che questi mostriciattoli possano ucciderci con pochi colpi! Dove sono le vere armi? Dove sono i veri poteri? I nemici sono i Typhon o i colleghi scienziati che hanno costruito “Talos I” e che ci hanno ingannati?

Tutto cambierà quando troveremo lo Psicoscopio. Un casco che una volta indossato ed integrato con altri Neuromod ci permetterà di scansionare gli ambienti per vedere ed identificare gli alieni, ma soprattutto potremo sbloccare le abilità aliene sino a riuscire a mimetizzarci come loro. Questo è il punto di svolta di Prey. Sin’ora eravamo un semplice umano che faceva fatica a sopravvivere all’attacco di forme aliene, ora non solo le nuove abilità ci consentono di maneggiare poteri per un combattimento evoluto ma il loro uso ci rende meno umani, ci stiamo trasformando in una nuova specie mutante, né umano, né alieno. Questa svolta narrativa dona al gioco una nuova vita non solo in termini di gameplay ma anche da un punto di vista etico. Se da un lato avremo nuove armi che ci permetteranno di affrontare i combattimenti in maniera più sciolta, dall’altro cominceremo ad incontrare essere umani che potrebbero essere posseduti dalle forme aliene o semplici sopravvissuti e noi dovremo decidere se salvarli o lasciarli morire. Qualunque sarà la nostra scelta il gioco ne verrà influenzato in termini di risorse a nostra disposizione e di dubbio sulla nostra vera identità.

Prey – la caccia è aperta

Prey - la caccia è apertaPrey non è classificabile come genere. Sì, può essere considerato un FPS ma sarebbe veramente riduttivo, infatti, come detto in precedenza, incorpora numerosi concetti di gioco di “Dishonored 2”, che a sua volta è stato ispirato dai altri giochi dove i giocatori sono incoraggiati a trovare soluzioni creative per superare gli ostacoli. Di certo, Prey è sicuramente un’avventura complessa con vaste mappe disegnate splendidamente, da attraversare sia in maniera lineare seguendo le indicazioni del gioco, che usando vie più creative come cercare varchi tra finti specchi, utilizzare il Cannone GLOO per creare scale a pioli, oppure passando da una mappa all’altra galleggiando nello spazio.

In più, in Prey vi è un’impressionante profondità narrativa che rende il gioco una esperienza mnemonica avvolgente. L’assenza di memoria del protagonista e quindi il suo non sapere viene ribaltato sul giocatore sino a quando la quantità di nuova conoscenza sarà troppo ingombrante per il nostro libero arbitrio. O meglio, il nostro nuovo stadio evolutivo ci metterà di fronte ai classici dubbi esistenziali umani e ad una strada comportamentale dove sapere e memoria artificiale si confonderanno così come il vero e il falso ed il bene e il male.

Non fermatevi alla Demo scaricabile di Prey perché non rende onore alla versione completa che è un unicum nel panorama dei videogiochi. Alcune imperfezioni grafiche e i tempi di caricamento un po’ lunghetti tra una mappa e un’altra sono elementi che non cambiano il giudizio molto positivo su Prey.

Persona 5, la recensione: un JRPG (quasi) perfetto

A prescindere dalla propria nazionalità, un videogiocatore appassionato di JRPG non potrà non conoscere la longeva saga dei Shin Megami Tensei. Persona 5 è il quinto titolo (esclusi i numerosi e sempre godibili titoli paralleli, privi di numerazione) del più apprezzato spin-off del brand, rilasciato in Giappone nel 2016 in concomitanza del ventennale dall’uscita di Revelations: Persona su Playstation.

Nonostante il mercato videoludico sia ormai pressoché globalizzato e punti a date di uscita contemporanee in tutto il mondo, Persona 5 è arrivato in Occidente praticamente un anno dopo dal rilascio giapponese, preceduto da una – più che meritata – aura di adorazione e perfezione, che ha reso gran parte delle recensioni americane ed europee un surplus al giudizio che la community aveva già ben chiaro in mente da mesi.

Persona 5

Persona 5 è la dimostrazione di come un genere ormai in declino, quale il JRPG a turni, possa innovarsi e adattarsi al mercato odierno, perennemente ammiccante verso tutto ciò che è action e button-smashing; non rinnegando la propria natura, Persona 5 alleggerisce molte meccaniche tipiche del genere, rendendole più user friendly, ma non per questo meno profonde e, contemporaneamente, mantiene la propria inconfondibile identità all’interno dell’immenso panorama dei JRPG.

Persona 5

Più di qualunque Shin Megami Tensei, i Persona hanno presentato sempre una forte componente dating sim/social: fondere le varie creature (i Persona, appunto) per generarne di più potenti non basta, le interazioni tra protagonista e comprimari sono indispensabili per la creazione di un party efficace. Tutto questo comporta però un’enorme mole di dialoghi ed eventi “mondani” a cui partecipare durante l’avventura, per la maggior parte opzionali, ma troppo utili per essere ignorati e che “annacqueranno” il ritmo di scontri e trama principale con slice of life e simpatici siparietti comici.

Persona 5

Va da se che questa caratteristica dei Persona, pienamente presente nel quinto capitolo, è talmente insita nella natura stessa del brand da non poter essere considerato un problema, anzi: la sua realizzazione in Persona 5 è magistrale, la libertà di scelta offerta al giocatore pulsa di role-play con un’intensità sconosciuta ai GDR moderni e dialoghi, eventi e personaggi riescono a coinvolgere fin dai primissimi minuti.

Persona 5

Nonostante Playstation 4 stia vivendo l’arco finale della propria “carriera”, Atlus ha comunque pubblicato Persona 5 come titolo cross-gen, sia per quest’ultima che per la precedente Playstation 3; inoltre, i meno avvezzi alla lingua inglese avranno una pessima notizia, dato che la localizzazione italiana non è presente né nel parlato né in menu e sottotitoli.

Questi due aspetti sono ciò che più si avvicina a dei difetti in Persona 5, pur senza diventarlo. Atlus non è nuova al rilascio di titoli sprovvisti di lingue diverse da inglese e giapponese e il gioco, nonostante non sforzi al massimo la piattaforma su cui gira, risulta visivamente impressionante: design, colori e animazioni sprizzano stile da ogni pixel e regalano una caratterizzazione indimenticabile a menu di gioco, ambientazioni, protagonisti e creature alleate e avversarie.

Il comparto sonoro non è da meno, con musiche orecchiabili (quando non indimenticabili) e sempre in linea con le atmosfere e dialoghi doppiati ottimamente sia in giapponese che in inglese, piacevoli da ascoltare anche dopo decine e decine di ore di gioco.

Persona 5

Come già accennato, l’aspetto narrativo di Persona 5 è un elemento imprescindibile dall’esperienza complessiva: a dispetto di un incipit adrenalinico e dalle tinte dark/oniriche, infatti, la narrazione alterna situazioni drammatiche e cariche di tensione a momenti di calma e pacata quotidianità, che permettono di conoscere ed affezionarsi al silenzioso protagonista e ai suoi amici e compagni d’avventura. La trama prevede dei classici banter “a là giapponese”, carichi dei cliché a cui il mondo nipponico ci ha abituati, ma non mancano i colpi di scena e situazioni particolarmente crude e spietate, soprattutto per un titolo che porta un PEGI 16 sulla confezione.

Se per almeno il 60% del tempo i giocatori trascorreranno le giornate in game chiacchierando, facendo shopping, annaffiando piantine e perdendo sanità mentale all’arcade, il gameplay di Persona 5 è tutto fuorché secondario. L’esplorazione dei vari dungeon si fonde perfettamente con i numerosi scontri a turni in cui lo stile folle e pop esplode in un tripudio di colori.

Persona 5

La curva di difficoltà è onesta e solo le battaglie opzionali potrebbero risultare particolarmente spietate; di contro, poter selezionare il livello di sfida consente anche ai meno avvezzi al genere di apprezzare Persona 5 senza troppi picchi di frustrazione. Gli scontri prevedono l’alternanza di turni alleati ed avversari, durante i quali sarà possibile compiere un numero di azioni sempre maggiore, tra magie, abilità fisiche, impiego di armi da fuoco e corpo a corpo, oggetti e molto altro; portare a segno un attacco particolarmente efficace contro il nemico dona una mossa extra, viceversa un errore nella strategia potrebbe far perdere numerosi turni e rendere una carneficina anche gli scontri all’apparenza ordinari.

Persona 5

I Persona, in questo titolo, rappresentano la vera natura dei protagonisti, che una volta riusciti a risvegliarla otterranno abilità uniche, così come punti deboli che il giocatore dovrà tenere a mente; Joker, il personaggio principale, è l’unico in possesso del potere della Blank Card, che gli consente sia di possedere più di un Persona per volta che di fonderli fra loro per ottenere entità sempre più potenti.

Il solo discutere i vari metodi di fusione tra i centinaia di spiriti disponibili richiederebbe un articolo a parte, così come delle combinazioni delle abilità di ciascun personaggio e Persona, direttamente influenzate dal livello di affinità del protagonista con questi ultimi. Ciò che è certo è che Persona 5 è pienamente riuscito nell’intento di snellire quegli elementi che oggi potrebbero davvero stuccare, come la presenza opprimente (sic!) degli incontri casuali nei titoli precedenti, senza però sminuire la componente tattica delle battaglie, sempre coinvolgenti grazie alla combo perfetta di estetica, musicalità e strategia.

Persona 5

Ciliegina sulla torta, Persona 5 eccelle anche nel fattore longevità, dato che la durata media di una partita, completismo escluso, raggiunge facilmente le 80-90 ore, tempo che riesce a più che raddoppiare nel caso si punti alla massimizzazione dei rapporti coi compagni di squadra e delle caratteristiche individuali di Joker… Per non parlare delle missioni opzionali e della raccolta di ogni singolo Persona disponibile, il più potente dei quali è ottenibile solo durante una Nuova Partita +.

Persona 5

Persona 5 nasconde i propri limiti grafici da titolo cross gen grazie allo stile e al design accattivante e si fa perdonare la mancata localizzazione italiana con la sua narrazione sempre fresca e coinvolgente; di certo rimane un titolo “pesante” per chi non è un estimatore seriale dei JRPG vecchio stampo, ma la mole di dialoghi e il monte ore necessario per completarlo non devono apparire come difetti od ostacoli, bensì come conferme della sicurezza che Atlus nutre nei confronti del fortunato brand, ritenuto in grado di sostenere lo spietato mercato moderno senza scendere a compromessi e risultando un titolo praticamente eccellente sotto ogni punto di vista.

 

Prey finalmente disponibile in tutto il mondo

0

Bethesda Softworks, una società di ZeniMax Media company, annuncia oggi che Prey, il gioco d’azione fantascientifica in prima persona di Arkane  Studios, è ora disponibile in tutto il mondo per Xbox One, PlayStation 4 computer entertainment system e PC. Le forse aliene sono riuscite a fuggire al contenimento, indossa la tua uniforme TranStar, Sali a bordo di Talos I e preparati a combattere l’invasione.
 
Prey è ambientato in un mondo immersivo ricco di elementi shooter e RPG. I giocatori possono costruire il proprio stile di gioco operando scelte a livello di gameplay, incorporando allo stesso tempo abilità aliene e skill uniche,” ha dichiarato il Direttore creativo Raphael Colantonio. “Siamo lieti di mostrare finalmente il mondo fantascientifico di Prey ai giocatori di tutto il mondo.”
 
In Prey, vi risveglierete a bordo della Talos I, una stazione spaziale che orbita intorno alla luna nel 2032. Indosserete i panni dell’oggetto di un esperimento destinato a cambiare per sempre l’umanità, ma le cose hanno preso una terribile piega. La stazione spaziale è stata invasa da alieni ostili che hanno iniziato a darvi la caccia. Mentre vi addentrerete nei più profondi segreti di Talos I e del vostro stesso passato, dovrete sopravvivere usando gli strumenti trovati nella stazione, la vostra intelligenza, le armi e abilità incredibili. Il destino di Talos I e di tutti è nelle vostre mani.
 
Pubblicato in tutto il mondo venerdì 5 maggio 2017 per PlayStation 4, Xbox One e PC, Prey è l’attesissimo gioco d’azione fantascientifico in soggettiva di Arkane Studios, i creatori della premiata serie Dishonored, che comprende il Gioco dell’Anno del 2012 e l’acclamato seguito, Dishonored 2. Per maggiori informazioni su come affrontare l’invasione, visita prey.bethesda.net.

Prey

Yooka-Laylee, la recensione: quando la nostalgia non basta

La quinta generazione videoludica ha segnato il periodo d’oro dei platform game tridimensionali, grazie a degli hardware finalmente in grado di gestire il 3D e assicurare comandi reattivi, animazioni gradevoli e un tripudio di colori.

Se la Nintendo 64 ha ovviamente come proprio mostro sacro e “killer app” il leggendario Super Mario 64, non bisogna cadere in errore e pensare che la grande N sia un’azienda meritevole solo per i propri titoli first party.

Yooka-Laylee

Banjo-Kazooie è infatti un brand che ha visto la luce proprio sulla fortunata console Nintendo e che ha immediatamente colpito grazie al suo stile colorato, dialoghi azzeccati e gameplay intuitivo e divertente; i titoli successivi, come spesso accade, non sono riusciti a mantenersi allo stesso livello del primo e, lentamente, Banjo-Kazooie è sprofondato nell’oblio dei primi anni duemila insieme a tanti, troppi altri beniamini dei videogiochi a piattaforme.

Yooka-Laylee

Qui entra in gioco Yooka-Laylee, sviluppato da Playtonic Games, una software house composta da alcuni sviluppatori dell’originale Banjo-Kazooie per Nintendo 64, quali ad esempio Steve Mayles e Chris Sutherland.

La produzione del titolo è stata finanziata tramite una campagna Kickstarter di gran successo, che con oltre 70.000 donatori ha permesso di raccogliere più di due milioni di dollari. Obiettivo del progetto era la realizzazione di un seguito spirituale di Banjo-Kazooie e non si può negare che, pur con qualche sbavatura, il risultato sia stato raggiunto.

Yooka-Laylee

È curioso come, a dispetto di una raccolta fondi conclusasi positivamente, Yooka-Laylee mantenga un livello qualitativo altalenante. L’Unreal Engine 4 ha permesso di realizzare un’estetica “gommosa” e coloratissima di ambienti e personaggi, che si adattano alla perfezione all’atmosfera e allo spirito del gioco.

Yooka-Laylee

Il design nel complesso è abbastanza ispirato e punta a riprodurre un feeling “anni ’90”, riuscendoci molto bene. Il level design alterna sezioni davvero semplici ad altre inutilmente macchinose e anti intuitive, piene di salti millimetrici e/o percorsi a tempo e a punti da portare a termine con un minimo margine di errore, ostici persino per giocatori abitudinari: in linea di massima la sensazione trasmessa è soddisfacente, ma la difficoltà oscillante lascia spiazzati e infastidisce.

Yooka-Laylee

Il doppiaggio e il sonoro di Yooka-Laylee riprendono a piene mani lo stile di Banjo-Kazooie. Le voci dei personaggi sono realizzate con versi buffi, probabilmente fastidiosi anche alle orecchie dei più giovani ma che, insieme a musiche ed effetti sonori, causeranno pesanti crisi di nostalgia ai giocatori stagionati.

Yooka-Laylee

La trama in sé è quasi priva di senso, ma è lo stesso Yooka-Laylee a non prendersi mai sul serio, essendo pregno di autoironia, easter egg e rotture della quarta parete. La sensazione generale, tuttavia, è che gli sviluppatori non abbiano osato più di tanto per paura di distaccarsi dallo spirito di Banjo-Kazooie e deludere i fan nostalgici – e finanziatori. Molti elementi risultano anacronisticamente old school e ricalcano non solo lo stile anni ’90, ma anche i limiti e i difetti dei platform game di quel periodo, level design in primis.

Yooka-Laylee

Certe mancanze sono ormai accettabili solo nel caso di titoli delle generazioni passate e concorrono a rendere Yooka-Laylee un titolo fortemente bipolare: da una parte personaggi geniali e ben animati, mappe curate, dialoghi brillanti e soundtrack azzeccate; dall’altra, frigoriferi gialli vestiti da casalinga e altri incubi usciti direttamente dai Kinder Sorpresa di trent’anni fa, livelli dispersivi (senza mappa) e con problemi di telecamera, musichette anonime e quasi fastidiose, enigmi insulsi e fotocopiati che urlano al riempitivo.

Yooka-Laylee

A ciò si aggiunge il fatto che, pur con la lodevole varietà di skill a disposizione dei protagonisti, Yooka-Laylee richiede circa 15 ore per essere portato a termine, ore durante le quali andranno esplorate mappe popolate da NPC dotati del dono dell’ubiquità e con una scarsa fantasia in merito a capricci e richieste da sottoporre al giocatore, che non potrà fare a meno di trovare il tutto estremamente monotono nel caso in cui abbia superato l’età prepuberale.

Yooka-Laylee

Yooka-Laylee è sicuramente un gioco realizzato con amore, passione, sogni e tante ottime idee, ma fallisce nell’indirizzarsi ad un target specifico: con il suo PEGI 7 e stile della vecchia guardia, i giovani e i giovanissimi lo troveranno noioso, banale, dispersivo e inutilmente macchinoso, mentre è probabile che i giocatori più rodati prendano coscienza di come non abbiano più il tempo e la pazienza di rivivere i problemi tecnici e di design dei titoli della loro infanzia.

A dispetto delle numerose magagne, rimane sicuramente godibile e in grado di regalare ore e ore di sorrisi e divertimento, se approcciato col giusto spirito e senza l’illusione di trovarsi davanti a una reale rinascita del genere platform.

Prey: disponibile la demo, e nuovo trailer

0

Talos I è stata invasa da esseri alieni, e toccherà a te fermare l’infestazione Typhon prima che possa distruggere l’umanità a noi nota. Per prepararti allo scontro, abbiamo pubblicato gratuitamente la prima ora di Prey per PlayStation 4 e Xbox One.

Sarai l’ultima (e unica) speranza dell’umanità, perciò indossa la tua uniforme TranStar, sali a bordo di Talos I e affronta oggi stesso la prima ora di gioco prima della pubblicazione mondiale di Prey del 5 maggio!

La demo di Prey: Prima ora ti porrà nei panni di Morgan Yu, capo scienziato a bordo di Talos I impegnato in una ricerca scientifica che cambierà per sempre l’umanità. Quello che era iniziato come un normale primo giorno di lavoro prenderà ben presto una piega oscura. Ti ritroverai da solo a bordo di Talos I, una sfarzosa struttura di ricerca interstellare, ora abbandonata. Letali alieni hanno invaso la stazione spaziale e stanno dando la caccia ai membri superstiti dell’equipaggio… compreso te. Se queste creature dovessero raggiungere la Terra, la vita così come la conosciamo avrebbe termine. Toccherà a te svelare i misteri di Talos I e proteggere il mondo dalla minaccia dei Typhon, perciò assicurati di visitare (https://bethesda.net/it/article/6At50JUQPSi0EqGK6qgYya/prey-system-specs-achievements-demo-launch)  per ulteriori dettagli su come prepararti all’invasione aliena.

 

Pubblicato in tutto il mondo venerdì 5 maggio 2017 per PlayStation 4, Xbox One e PC, Prey è l’attesissimo gioco d’azione fantascientifico in soggettiva di Arkane Studios, i creatori della premiata serieDishonored, che comprende il Gioco dell’Anno del 2012 e l’acclamato seguito, Dishonored 2.

Sniper Ghost Warrior 3: trailer di lancio

0
Sniper Ghost Warrior 3 racconta una storia di fratellanza, fede e tradimento in una terra bagnata dal sangue di una guerra civile. I giocatori vestono i panni di un cecchino americano, Jonathan North, che si trova nel nord della Georgia, vicino al confine russo. Ha una missione ufficiale ed una personale, trovare suo fratello.
 

 
Esplora una vasta mappa open-world con clima dinamico ed il ciclo giorno notte che ha un impatto sul gioco e sulle decisioni. Equipaggiamento, armi, accessori, veicoli e droni personalizzabili. Scegli il tuo stile di gioco: Sniper, Ghost o Warrior.

 

Sniper Ghost Warrior 3 è disponibile su PC, PlayStation 4 e Xbox One