Home Blog Pagina 351

Daymare: 1998, la nostra recensione su Xbox One

L’ultima volta che abbiamo incontrato gli sviluppatori di Invaders Studios è stato lo scorso anno, presso la Microsoft House di Milano, all’evento ID@Xbox dedicato ai giochi indipendenti. Curiosa storia quella di questi giovanissimi ragazzi italiani innamorati del genere horror. Per certi versi, ricorda quella dello studio di sviluppatori Crowbar Collective che, innamorati del primo Half-Life, lo hanno rifatto utilizzando le capacità grafiche avanzate di un motore di sviluppo più recente, dando così vita al bellissimo “Black Mesa”. Anche il piccolo gruppo di amici che ha fondato Invaders Studios è partito dall’amore per un gioco: la serie Resident Evil. Un amore così forte che li ha portati a pianificare lo sviluppo di Resident Evil 2 Reborn, di fatto un remake non ufficiale di uno dei più iconici successi di Capcom. Purtroppo la loro idea abortì quando ufficialmente venne annunciato il remake di Resident Evil 2 da parte di Capcom stessa. Ma i primi video che circolavano in rete del loro progetto piacquero così tanto ai fan del genere, e non solo, che come consolazione vennero invitati in Giappone a visitare il Quartier Generale della Capcom. E siccome la passione ed il talento non potevano essere buttati al vento, ecco nascere dalle ceneri della loro prima idea Daymare: 1998, un gioco survival horror che è un vero tributo ai giochi della vecchia scuola anni ’90 del genere.

La storia di Daymare: 1998 non è volutamente originale, come moltissime caratteristiche di questo gioco. Ci troviamo a Keen Sight, una città statunitense che nell’arco di una sola notte viene devastata da un pericolosissimo virus, apparentemente sfuggito da un laboratorio di un’azienda farmaceutica e che ha generato delle mostruose mutazioni che si sono impossessate dell’abitato. Il gioco si apre con l’arrivo di un elicottero dell’unità speciale H.A.D.E.S. che ha l’obiettivo di indagare sull’accaduto e cercare di recuperare i documenti ed i materiali segreti custoditi nel laboratorio. Se il soggetto del tema sembra lineare e scontato, il suo svolgimento è tutt’altro. A partire dall’intreccio della trama che ci permette di giocare e scoprire via via cosa sia successo da tre diverse angolazioni, rappresentate dai tre personaggi che potremo impersonare durante la partita: i due agenti Liev e Raven della H.A.D.E.S. ed il guardaboschi Samuel Walker.

Daymare: 1998 è un gioco in terza persona che utilizza le meccaniche classiche degli horror di sopravvivenza anni ’90, come i combattimenti con nemici difficili da abbattere, la scarsità di munizioni, ed una gestione dell’inventario per mezzo del quale potremo combinare oggetti per assemblare munizioni o creare sostanze che ripristinano la salute. A questo si aggiunge un percorso costellato da molti puzzle ambientali per sbloccare porte/accessi e tanti collezionabili o documenti da leggere con moltissima attenzione. Per gestire la maggior parte di queste attività avremo a disposizione il D.I.D., un palmare posizionato sul nostro braccio che includerà una piccola mappa dove muoverci e ci servirà per risolvere i piccoli rompicapo che proteggono l’accesso a stanze segrete dove trovare risorse, oggetti e postazioni di salvataggio.

A tutto questo, Invaders Studios ha aggiunto alcune innovazioni relative alla gestione delle munizioni e sul ripristino della salute, che hanno un forte impatto sul gameplay. Il sistema di gestione delle munizioni si basa sull’uso di caricatori che, poter essere utilizzati, prima devono essere caricati tramite l’uso del D.I.D. e, una volta consumati durante uno scontro, possono essere sostituiti in modo rapido lasciando cadere per terra quello vuoto o in modo lento mantenendo il caricatore a disposizione dell’inventario. Questo meccanismo, da un lato ci costringe a tornare sui nostri passi per recuperare i caricatori vuoti senza i quali non potremo più usare le nostre armi e dall’altro ad affrontare ogni scontro con la giusta preparazione dell’inventario, pena il trovarsi di fronte ai nemici con proiettili disponibili ma senza caricatori in cui inserirli.

Daymare: 1998

Analogamente, anche le meccaniche che governano il nostro sistema sanitario hanno subito una maggior complessità in quanto bisogna obbligatoriamente passare dal pre-caricamento di un materiale da consumo in uno slot per l’uso rapido, prima di premere il pulsante per il suo utilizzo. Non solo, ma l’uso eccessivo di un farmaco o di una miscela di sostanze, può portarci ad un’overdose che, invece di farci recuperare salute, ci porterà in uno stato confusionale. Dal punto di vista del gameplay, ho trovato molto interessanti queste novità come volontà di dare un’impronta personale a meccaniche già troppo spesso viste ed usate ma, per quanto riguarda la mia personale esperienza di gioco, a volte si sono rivelate più un ostacolo e una complicazione pratica che ha spesso influenzato negativamente il ritmo e l’efficacia degli scontri con i nemici.

Per quanto riguarda la storia, molto importante sarà dedicare tempo a raccogliere e soprattutto leggere tutte le informazioni che gli autori hanno disseminato nel gioco. Forse un po’ esagerando con l’intenzione di farci luce sugli avvenimenti che hanno dato vita ad un’intricata trama, Invaders Studios ha pensato ad un meccanismo di documentazione formata da alcuni contenuti da trovare e leggere direttamente nel gioco e altri documenti ottenibili solo dopo aver inserito dei codici in un sito web. Quantitativamente una valanga di informazioni, alcune delle quali costringono a lunghissime, e un po’ noiose, letture.

Daymare: 1998 è stato sviluppato utilizzando l’Unreal Engine e tecnicamente è stato fatto un buon lavoro per quanto concerne il level-design, il sistema d’illuminazione, un po’ meno per quanto riguarda le texture. L’abbiamo provato con una build non finale e qualche bug era presente, in particolare alcune compenetrazioni che ci hanno costretti a ricominciare dall’ultimo salvataggio ma niente che i ragazzi di Invaders Studios non potranno risolvere con una semplice patch.

Daymare: 1998 è la prima prova imperfetta di un team fatto da poche persone ma con grande passione e talento, il cui unico difetto è stato forse cercare di inserire nel gioco tutte le idee che avevano in testa. Per il resto è un gioco molto godibile che soprattutto piacerà a chi ama i classici survival horror. Sviluppatori appassionati come quelli di Invaders Studios vanno sostenuti perché li aspettiamo alla prossima prova che ci auguriamo arrivi presto e che stavolta sarà la prova di maturità

Assassin’s Creed Valhalla, il nuovo episodio del franchise di Assassin’s Creed

0

Ubisoft annuncia Assassin’s Creed Valhalla, il nuovo episodio del franchise di Assassin’s Creed che sarà disponibile in tutto il mondo per la fine del 2020 per Xbox Series X, PlayStation 5, Xbox One, PlayStation 4, Stadia e per Windows PC in esclusiva su Epic Games Store e Ubisoft Store. Il gioco sarà disponibile anche su UPLAY+*, il servizio in abbonamento di Ubisoft.

Sviluppato dallo stesso team di Ubisoft Montreal che ha creato Assassin’s Creed IV Black Flag e Assassin’s Creed Origins, Assassin’s Creed Valhalla invita i giocatori a vivere la saga di Eivor, uno spietato predone vichingo cresciuto tra miti e battaglie. Offrendo la più realistica esperienza vichinga mai realizzata, il gioco immergerà i giocatori in uno splendido scenario dinamico e liberamente esplorabile, ambientato nei “anni bui” dell’Inghilterra. In questo nuovo titolo della serie, i giocatori potranno sfruttare alcune nuove funzionalità, tra cui gli assalti, oltre alla possibilità di espandere il proprio insediamento e sviluppare il proprio potere e influenza.

“Non vediamo l’ora che i giocatori possano provare l’incredibile avventura vichinga che li attende”, ha dichiarato Ashraf Ismail, direttore creativo di Assassin’s Creed Valhalla. “Vestire i panni di Eivor, sia come predone vichingo che come leader di un clan, aiuterà i giocatori a comprendere i conflitti di questo antico popolo, mentre cercheranno di stabilire un nuovo insediamento nel cuore di una lotta di potere per il controllo dell’Inghilterra”.

Assassin’s Creed Valhalla, la trama e il protagonista

Assassin's Creed Valhalla

Nei panni di Eivor, i giocatori potranno scegliere di essere un uomo o una donna, e accedere a numerosi strumenti di personalizzazione, come la possibilità di personalizzare la pettinatura, i tatuaggi, i colori di guerra e l’equipaggiamento. Ogni alleanza politica, battaglia, dialogo o potenziamento degli equipaggiamenti potrà influenzare lo scenario di Assassin’s Creed Valhalla, perciò, durante questa incredibile avventura, sarà fondamentale fare ogni scelta con molta attenzione per proteggere il proprio insediamento, ma anche il futuro del clan stesso.

Costretto ad abbandonare la Norvegia da guerre senza fine e carestie nel IX secolo d.C., il clan vichingo di Eivor attraversa il glaciale mare del Nord per raggiungere le ricche terre dei regni infranti dell’Inghilterra. I giocatori dovranno plasmare il futuro del proprio clan, rivivendo lo spietato stile di combattimento dei guerrieri vichinghi con un sistema rinnovato, che include la capacità di impugnare due armi per affrontare una maggiore gamma di nemici. Inoltre, mentre esploreranno la costa con la propria nave vichinga, potranno assaltare qualsiasi luogo avvisteranno per ottenere le risorse e le ricchezze necessarie. Nello sviluppare il loro nuovo insediamento, i vichinghi dovranno anche superare la resistenza di alcuni nemici, tra cui i Sassoni e il Re Aelfred del Wessex, che li ritiene solo un mucchio di selvaggi pagani e intende reclamare il trono d’Inghilterra. Sfidando ogni avversità, Eivor dovrà fare tutto il necessario per far sì che il Valhalla non resti solo un miraggio.

Ubisoft ha anche annunciato le versioni Gold, Ultimate e Collector’s Edition*** di Assassin’s Creed Valhalla, oltre ad alcuni speciali prodotti di Ubicollectibles®:

  • La Gold Edition, che includerà il gioco base e il Season Pass.
  • La Ultimate Edition, che includerà il gioco base, il Season Pass e l’Ultimate Pack, dando la possibilità ai giocatori di accedere ad alcuni contenuti esclusivi per la personalizzazione: il pacchetto Dotazione del Berserker, il pacchetto Insediamento del Berserker, il pacchetto Nave lunga del Berserker e un set di rune, che consentirà di migliorare armi o equipaggiamenti.
  • La Collector’s Edition, che includerà il gioco base, il Season Pass, l’Ultimate Pack, la straordinaria replica realizzata da Ubicollectibles di Eivor e della sua Drakkar (altezza: 30 cm), una confezione da collezione, una Steelbook® decorata con un artwork unico, un certificato di autenticità numerato, una statuetta vichinga di Eivor con il suo corvo e l’ascia danese (altezza: 5 cm), alcune litografie esclusive e una selezione della colonna sonora del gioco. La Collector’s Edition è disponibile in esclusiva su Ubisoft Store.
  • I prodotti di Ubicollectibles includono la statuetta di Eivor Morso di Lupo e la replica della sua lama celata.

Pre-ordinando**** Assassin’s Creed Valhalla, al lancio del gioco, si riceverà la missione aggiuntiva La Via del Berserker, in cui i giocatori uniranno le proprie forze con un leggendario Berserker vichingo alla ricerca della sua personale vendetta.  Infine, i fan potranno immergersi ulteriormente nello splendido mondo di Assassin’s Creed Valhalla con il romanzo originale pubblicato da Penguin Random House e attualmente prenotabile.

United per l’Italia, in campo Totti e Immobile con eSport

0

Dopo il successo del primo appuntamento che ha riportato il calcio di nuovo in TV dopo settimane di assenza, i grandi campioni del pallone raddoppiano e tornano a darsi battaglia su un campo virtuale. United per l’Italia, lo speciale appuntamento che vede protagonisti 22 calciatori pronti – joypad in mano – a sfidarsi dal proprio divano di casa è una competizione eSport 11 contro 11 per supportare la campagna di raccolta fondi a sostegno del lavoro della Protezione Civile Italiana, impegnata quotidianamente per gestire la crisi da COVID-19.

IL TORNEO

Anche in questo secondo appuntamento i calciatori professionisti saranno impegnati in diretta TV, ancora una volta rendendo speciale un’occasione solidale di svago e divertimento, in compagnia dei propri idoli. Tre partite da 15 minuti ciascuna con momenti di approfondimento pre e post partita che, a partire dalle 20.00 di giovedì 30 aprile, vedranno i giornalisti di Sky Sport Mario Giunta e Gianluigi Bagnulo in collegamento con i giocatori coinvolti per commenti e interviste. Il fischio d’inizio virtuale è previsto alle 20.30, quando partirà il primo dei tre match, in diretta su Sky Sport Uno. La telecronaca degli incontri sarà di Andrea Marinozzi e Luca Mastrorilli. La squadra che avrà realizzato più gol nei diversi round si aggiudicherà il titolo di vincitrice. Sarà anche possibile seguire l’appuntamento in diretta streaming su Twitch sul canale dei Mkers, il team di eSport italiano, con il commento di e-players professionisti. Durante il torneo tutti gli spettatori potranno contribuire alla raccolta fondi benefica a favore della Protezione Civile.

TOTTI E IMMOBILE: DUE CAPITANI D’ECCEZIONE IN CAMPO

Il primo scontro ha segnato il successo della squadra di Ciro Immobile, che ha trionfato con due vittorie e un pareggio. Uno scontro che ha lasciato da subito la voglia di rivalsa negli sconfitti, tanto che a scendere in campo questa volta ci sarà il numero 10 per eccellenza: lo storico capitano della Roma, Francesco Totti, che ha voluto raccogliere la sfida e prendere le redini per tentare la rivincita, per questo ha scelto come partner d’attacco un altro ex giallorosso abituato alle imprese insieme al suo Capitano: a indossare le scarpette virtuali ci sarà, infatti, anche Antonio Cassano, che prenderà parte alla competizione benefica per aggiudicarsi il secondo round di United per l’Italia.

Oltre a Totti e Cassano, “in campo” anche Ciro Immobile e i Campioni del Mondo Marco Materazzi e Massimo Oddo. Insieme a loro, saranno della partita Miguel Veloso (Verona), Andrea Bertolacci (Sampdoria), Kevin Lasagna e Rolando Mandragora (Udinese), Vittorio Parigini (Cremonese), Riccardo Orsolini (Bologna), Adam Masina (Watford, ex Bologna), Juan Quintero (River Plate), Giulio Donati (Lecce), Alessio Cerci (Salernitana), Fabio Pisacane e Giovanni Simeone del Cagliari, Pierluigi Gollini (Atalanta) e Andrea Petagna (Spal). 

IL PROGETTO

Si tratta di una delle iniziative Sky legate alla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi Sky#IoRestoACasa (https://www.sky.it/iorestoacasa) a sostegno della Protezione Civile per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario e strumenti di ventilazione. La donazione può essere effettuata direttamente sul Conto Corrente n. 66387 (IBAN IT84Z0306905020100000066387) aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato, intestato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, con la causale SKY IoRestoACasaCovid 19.

L’iniziativa è stata ideata da UNITED ONLUS e supportata da Una World, Break_Fast, Spencer & Lewis e RedCarpet, in collaborazione con Mkers e Sky Italia, andrà in onda giovedì 30 aprile a partire dalle ore 20.00 sul canale 201 di Sky e su Twitch.

Deliver Us The Moon: la nostra recensione su Xbox One

0

Wired Productions e KeokeN Interactive, dopo aver pubblicato Deliver Us The Moon per PC nel 2019, sbarcano su Console e lo fanno dalla porta principale, almeno per quanto riguarda la console di Microsoft, perché il loro prodotto è stato incluso dal Day One del lancio nell’Xbox Game Pass.

Con Deliver Us The Moon siamo agli antipodi rispetto ai più gettonati giochi di fantascienza, dove dobbiamo sopravvivere a scontri con alieni o nemici cattivi e spaventosi. La piccola casa di sviluppo olandese KeokeN Interactive ha infatti optato per una storia di sopravvivenza a tinte thriller, in cui la nostra missione è recarci da soli sulla Luna per ripristinare una fonte di energia che potrebbe salvare l’umanità dall’estinzione.

Il gioco è ambientato in un non lontano futuro, in cui la Terra desertificata ha scoperto che nel sottosuolo lunare esiste un’immensa quantità di Helium-3, l’unica fonte di energia che permetterebbe al nostro pianeta di sopravvivere. Per poter sfruttare questo giacimento viene costituita la World Space Agency (WSA) che dovrà inviare sulla Luna una colonia di persone per costruire un impianto di estrazione dell’Helium-3 ed il relativo sistema di trasformazione in energia da trasmettere sulla Terra per mezzo di un cannone a micro-onde. La missione ha successo e per diversi anni tutto procede come pianificato, sino al giorno in cui, senza una motivazione, le comunicazioni con la colonia lunare si interrompono e così avviene anche per la trasmissione del raggio di energia. L’insuccesso di questo progetto mondiale non trova risposte e la Terra si vede costretta ad abbandonare la Luna e cercare altre fonti di energia alternative per poter sopravvivere. Ma un’ultima speranza viene da alcuni ex-collaboratori del vecchio progetto lunare che costituiscono il Team Fortuna con l’obiettivo di inviare sulla Luna un astronauta, per scoprire cosa è accaduto e possibilmente riattivare il raggio di energia verso la Terra.

Ed è proprio dal sito di lancio WSA abbandonato “Fosenkov Cosmodrome” che prende inizio la nostra avventura come salvatore dell’umanità. Il cosmodromo è infatti il primo dei sei livelli di cui è composto il gioco ed è quello che ci permetterà di entrare in contatto con gli elementi narrativi e le meccaniche del gioco.

Deliver Us The Moon

Deliver Us The Moon è un’avventura esplorativa ed il suo gameplay è guidato dalla narrazione in cui verremo coinvolti attraverso note, audio log, ologrammi e un insieme di dati che, da un alto, ci serviranno per avvicinarci alla scoperta di quello che è successo, ma dall’altro ci forniranno le informazioni alla base delle meccaniche del gameplay. Questo ci permetterà di proseguire nel gioco superando ostacoli e pericoli ambientali grazie alla risoluzione di puzzle o all’apprendimento dell’uso di strumenti in dotazione alla base lunare. Il gameplay alterna la visuale tra prima e terza persona a seconda del livello o dal luogo in cui ci troveremo e sfrutta molto elementi di esplorazione senza gravità o con scorte di ossigeno da ricaricare a tempo. Per spostarci trai i diversi edifici presenti sulla base lunare potremo utilizzare dei veicoli o muoverci a piedi anche grazie all’aiuto di un drone che sarà al nostro fianco una volta che saremo riusciti a ripararlo.

Le diverse sezioni del gioco sono abbastanza lineari e bilanciate per quanto riguarda la difficoltà degli enigmi e degli ostacoli da superare. Ho trovato delle criticità solo nei momenti in cui, con la visuale in prima persona, si devono completare alcune sequenze senza gravità in interni ed in cui è facilissimo perdersi costringendoci a frustranti ripetizioni.

KeokeN Interactive ha trovato, in moltissimi film di fantascienza del passato e più recenti, perfette ispirazioni per creare le ambientazioni del loro gioco e, devo dire che con il loro lavoro, hanno ottenuto un ottimo risultato anche dal punto di vista tecnico perché Deliver Us The Moon ci offre ambientazioni qualitativamente ispirate grazie anche ad un ottimo uso degli effetti grafici di illuminazione. Purtroppo però la nostra avventura nello spazio selenita non ha una lunga durata perché, anche esplorando completamente tutti gli ambienti e dedicando tempo alla lettura dei documenti e all’ascolto degli audio, non ci serviranno più di circa 5 ore per completarla. Deliver Us The Moon non dispone dell’audio in italiano ma, in termini di localizzazione, non si poteva chiedere di meglio perché, oltre ai sottotitoli in italiano, sono stati tradotti tutti i testi presenti in ogni ambiente del gioco.

Deliver Us The Moon, come la maggior parte dei prodotti indie, è un gioco breve e con alcune idee non sviluppate in profondità, ma ha una sceneggiatura avvincente che non ci fa rimpiangere l’assenza di mostri e spaventi per coinvolgerci sino alla fine. La buona fattura e un prezzo abbordabile, se non addirittura già ammortizzato nell’acquisto di nel Microsoft Xbox Game Pass, ne fanno un prodotto che prima o poi merita di esser giocato.

Le ultime novità del multiplayer di Call of Duty: Modern Warfare

0

A partire dalle 19:00 del 24 aprile, i giocatori del free-to-play di Warzone possono sperimentare gratuitamente le ultime novità del multiplayer di Call of Duty: Modern Warfare. Solo per il weekend, l’intera community online potrà confrontarsi in un Moshpit multiplayer completamente nuovo. Gioca in modalità multiplayer 6v6 su cinque famose mappe, tra cui tre NUOVE mappe della Stagione 3, fino alle ore 19 del 27 aprile.

Se non hai mai giocato al multiplayer di Modern Warfare, questa è la tua occasione di scoprire cosa ti sei perso finora. Oppure, se ti è piaciuto il primo weekend di libero accesso al multiplayer e vuoi scoprire le novità, sei nel posto giusto!

Scopri le mappe e le modalità in programma per questo weekend. Accedi e preparati a combattere nel multiplayer di Call Of Duty Modern Warfare.

Come giocare gratis in modalità multiplayer di Call of Duty: Modern Warfare

Solo questo weekend, chiunque possieda Warzone può accedere alla Lobby e partecipare GRATUITAMENTE al multiplayer. Nella Lobby di Warzone, vedrai sempre attiva la Playlist. Entra e scopri le più nuove mappe 6v6 di Modern Warfare insieme a una Shoot House molto amata dai fan, tutte dotate di diverse ambientazioni da combattimento per mettere davvero alla prova le tue abilità.

Inoltre, in vero stile Moshpit, i giocatori avranno l’opportunità di giocare a una serie di modalità basate sul gioco di squadra, come Team Deathmatch, Domination, Kill Confirmed e altro.

MotoGP 20: recensione per console PS4

0

Rispettando i pronostici MotoGP 20 taglia il traguardo, tallonato dalla nostra recensione della versione per console PS4. Milestone, dopo Monster Energy Supercross 3, torna a deliziarci con un nuovo videogioco su due ruote. In realtà è il suo cavallo da battglia, forte della licenza ufficiale MotoGP e della collaborazione con Dorna Sports.

Il 2020 rappresenta un banco di prova importante per gli sviluppatori italiani. Non solo per via di una community che funge quasi da team di ricerca e sviluppo, ma anche per l’attuale situazione in cui versa il mondo sportivo internazionale. Come ben sapete, la diffusione del Coronavirus ha costretto alla sospensione di tutti gli eventi in corso. Tutti quelli in programma, invece, sono stati rinviati a data da destinarsi.

motogp 20 recensione ps4

In questo clima di estrema incertezza la MotoGP è ferma ai box, anche se i piloti hanno trovato un altro modo per riabbracciare le loro moto. 28 emittenti televisive hanno trasmesso la prima Virtual Race del MotoGP 2020. La competizione virtuale ha raggiunto più di 60 milioni di persone, con oltre 13 milioni di visualizzazioni video.

Maverick Viñales, Marc Marquez, Fabio Quartararo e altri piloti, hanno difeso i colori delle loro scuderie stando comodi sul divano e con un pad tra le mani. Un successo senza precedenti che ha proiettato il nuovo sim-racing di Milestone in una direzione del tutto inedita. Quest’anno la MotoGP si correrà, per un primo periodo, virtualmente. Ovviamente, questa è una decisione temporanea, in attesa che si ritorni alla normalità. Noi, restando a casa, ci siamo divertiti giocando al nuovo MotoGP 20, concentrando la nostre impressioni in questa recensione per PS4.

La prima piega non si scorda mai

Iniziamo la nostra recensione per PS4 di MotoGP 20, con quella che possiamo definire la nostra primissima impressione di gioco. Dopo i primi i giri in moto ci siamo detti: “Cavolo, dobbiamo imparare a guidare una moto”. È stata questa la nostra prima sensazione nei confronti del gameplay di gara di MotoGP 20.

Una moto che non rispondeva ai nostri comandi, delle pieghe troppo lente e dei cambi di direzione poco reattivi, sono solo alcune delle cose che ci sono subito “saltate all’occhio”. Questi, come molti altri aspetti, fanno parte della rivista modalità Carriera di MotoGP 20.

Secondo la nostra modesta opinione, questa rappresenta la modalità più coinvolgente di questa nuova edizione del sim-racing di Milestone. Non soltanto per la parte manageriale, che vedremo in seguito, ma soprattutto per quella che riguarda il gameplay e la giocabilità.

motogp 20 recensione ps4

Quando si scende per la prima volta in pista, la nostra moto è un mezzo senza un’anima. Non ci si conosce a vicenda e il rapporto iniziale è un po’ difficoltoso. L’elettronica si scontra con l’impostazione di gara e il consumo e l’usura delle gomme fanno il resto.

Curva dopo curva, giro dopo giro, il feeling con la nostra moto migliora sempre di più fino ad arrivare a quel traguardo a cui in molti ambiscono. Anche se si fa attendere, alla fine arriva: la prima piega perfetta non si scorda mai.

Non è facile arrivarci è gioca un ruolo fondamentale il rapporto con il vostro team di sviluppo. Ogni gara, a partire dalle prove libere del venerdì, si insegue l’assetto perfetto. Anche se bisogna fare i conti con un treno di gomme limitato, il feedback di gara è vitale.

motogp 20 recensione ps4

Potete intervenire su tutti gli aspetti di guida più importanti, sia direttamente che con l’ausilio dei meccanici. Per capire se la moto si comporta bene, ci sono delle sfide da completare. Queste, oltre a contribuire alla griglia provvisoria delle libere, vi servono per capire la direzione in cui versa lo sviluppo della moto.

La riuscita o meno di una di queste prove mette in palio dei punti da investire nella ricerca e lo sviluppo della moto.

Ricerca e sviluppo

Abbiamo accennato qualcosa sull’argomento “Ricerca e sviluppo” nella prima parte della nostra recensione per PS4 di MotoGP 20. È un aspetto su cui Milestone ha investito moltissimo e che rappresenta il cuore della modalità carriera.

Dopo aver fatto il vostro ingresso nella scuderia, tramite il vostro manager dovrete comporre il team che si occuperà della ricerca e dello sviluppo della vostra moto. Quando vi dicevamo prima che “la moto cresce con noi” parlavamo proprio di questo.

Lo sviluppo inizia durante i test invernali. La casa costruttrice ci fornisce 3 kit di sviluppo da poter scegliere e sviluppare nel corso delle sessioni di test e della stagione. In base al nostro stile di guida dobbiamo trovare le aree in cui la moto necessità di un’attenzione maggiore.

motogp 20 recensione ps4

Se decidete di partire dalla Moto 3 (e quindi di farvi la gavetta) potete sviluppare motore e guidabilità della moto. Aerodinamica ed elettronica saranno presenti a partire dalla classe Moto 2.

Oltre alla sessione invernale, e quella di metà stagione, il campionato sarà il vero banco di prova per capire la direzione del vostro sviluppo. Un aspetto interessante, con dei contorni quasi da RPG, è quello relativo ai punti R&D.

Questi, come vi anticipavamo sopra, si possono guadagnare con i test di sviluppo (quelli delle prove libere). Una volta ottenuti, potete investirli per sbloccare nuovi upgrade della moto.

motogp 20 recensione ps4

La stagione è lunga e gli obbiettivi della casa costruttrice, talvolta, possono essere anche ambiziosi. Non vi scoraggiate se all’inizio fallirete miseramente. Dalle sconfitte si impara molto.

Scegliete il contratto che fa al caso vostro e fatevi consigliare dal vostro manager. Partire dal basso è fondamentale per capire tutte le dinamiche e le logiche di guida dietro MotoGP 20.

Quando arriverete alla classe regina, farete tesoro di tutti gli errori e i successi del vostro passato da pilota. Prestate, comunque, sempre molta attenzione alle sessioni di prove e di sviluppo calendarizzate nella stagione. Non sono da considerare una perdita di tempo prima delle gare.

Un realismo estremo: pregio o difetto?

MotoGP 20, come Milestone ha già ribadito in diverse occasioni, è realizzato seguendo i canoni di un realismo estremo. Oltre a questa dichiarazione, l’azienda italiana ha subito chiarito in quali punti si concretizzava e quali sarebbero state le migliorie rispetto al passato. Il primo upgrade riguarda il consumo del carburante.

Rifornire la vostra moto, per quanto possa sembrare una banalità, è forse uno degli aspetti che più incide sul fattore guidabilità. Una moto leggera si controlla meglio, e quindi è più reattiva ed entra subito in curva. È sicuramente più veloce per cui sfrutta al meglio le scie delle moto avversarie.

Dovete solo stare attenti a fare bene i conti a inizio gara per evitare di rimanere a secco prima di tagliare il traguardo.

motogp 20 recensione ps4

Il secondo miglioramento riguarda il consumo asimettrico delle gomme. Rispetto alla scorsa edizione, questa volta l’usura dello pneumatico agirà in modo diverso sulla gomma. Questa tiene conto del tracciato e del vostro comportamento in gara.

Se amate sfruttare molto i cordoli, le gomme si usurano prima, causando dolori a fine gara. Man mano che queste si consumano, domare la moto diventa difficile. Le uscite dalle curve, purtroppo per voi, finiranno in derapate al cardiopalma.

In una gara ci possono essere, talvolta, degli scontri fisici piuttosto ravvicinati. Le collisioni, in MotoGP 20, generano dei danni permanenti alla vostra moto che interessano l’aerodinamica della moto. Se la mota “scoda” nei rettilinei o alle uscite dalle curve o non sfrutta bene la scia dovrete conviverci sino a fine gara.

motogp 20 recensione ps4

In ultimo abbiamo le migliorie apportate alla gestione dell’impianto frenante. Sebbene in MotoGP 20, potete selezionare, tra gli aiuti in gara, il sistema frenante congiunto, con il tempo vi renderete conto di quanto questo sia limitante.

Gestire i freni in maniera separata vi aiuta nelle staccate e, quindi, nei sorpassi. Decidere di bloccare il posteriore, alla “Valentino Rossi”, da quest’anno lo potete fare.

Cosa ci aspetta di bello

Vi abbiamo già parlato dei due aspetti principali del nuovo MotoGP, anche se le sorprese nella nostra recensione per PS4 non finiscono qui. Oltre ad una rinnovata modalità carriera e una spinta verso il realismo estremo, Milestone ha puntato molto sui suoi “cavalli” di razza. La modalità storica è stata ampliata rispetto a quella di MotoGP 19.

I fan l’hanno apprezzata molto e l’azienda italiana ha deciso di investirci anche quest’anno. 46 piloti e 43 moto che hanno scritto la storia del motomondiale si affronteranno in corse epiche e senza tempo. Mich Doohan vs Sete Gibernau, Casey Stoner vs Jorge Lorenzo: quste e molte altre sfide inedite vi aspettano.

Milestone crede ancora in ANNA (Artificial Neural Network Agent) implementando la versione 2.0. Possiamo dirvi che questo sistema dedicato alla gestione dell’AI, basato su algoritmi di machine learning, anche quest’anno impara in fretta.

motogp 20 recensione ps4

In MotoGP 19 faceva i compiti su gestioni delle corse e tempi di gara. Quest’anno, invece, con MotoGP 20 studierà come gestire gomme e carburante per implementare il suo cervellone.

Ritorna anche quest’anno l’editor grafico con nuovi adesivi, caschi, numeri di gara, adesivi e livree. Potete condividere le vostre creazioni e renderle disponibili a tutta la community di gioco. Il vostro tocco artistico potrebbe fare breccia nei cuori dei fan di MotoGP 20.

Ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, riguarda la modalità multigiocatore. Questo è un argomento da trattare con il dovuto riguardo anche perché bisognerebbe affrontarlo a stagione in corso.

motogp 20 recensione ps4

Vi possiamo confermare che i server dedicati saranno caratterizzati da una bassa latenza, connessioni reattive e un’ampiezza di banda piuttosto alta. Milestone può garantire questo, anche, grazie all’utilizzo di servizi AWS (Amazon Web Services).

A livello di modalità multigiocatore, come lo scorso anno torneranno parte pubbliche e private, con la possibilità di crearle da zero oppure unirsi a quelle disponibili nella lista lobby.

Se invece volete sperimentare le vostri doti come direttore di gara, la Race Director è quella che fa per voi.

MotoGP™ eSport Championship

Concludiamo il racconto della nostra esperienza in MotoGp 20 parlandovi, nella nostra recensione per PS4, del capitolo esports. Abbiamo esordito descrivendo la positiva esperienza della Virtual Race e del successo che ha riscosso tra pubblico e media.

MotoGP 20, in qualità di gioco ufficiale, vi consentirà di partecipare, anche questa, alla competizione esport ufficiale.

Iniziato lo scorso marzo, quest’anno la quarta stagione del MotoGP™ eSport Championship si pone come obiettivo quello di diventare un vero e proprio campionato  parallelo. Sicuramente l’assenza della controparte reale gioca un ruolo strategico in questa ottica.

motogp 20 recensione ps4

Abbiamo esordito ribadendo il contesto attuale in cui viviamo e di come la diffusione del coronavirus ha, di fatto, sospeso tutte le competizioni sportive. Il motomondiale, ad oggi, si sta interrogando su come strutturare il calendario di tutte le classi MotoGP. In parallelo, Milestone e Dorna Sports hanno puntato forte sugli esports, creando uno vero motomondiale virtuale.

L’accesso non è esclusivo. Tutti, pro-player e non, possono partecipare collegandosi con le proprie piattaforme di gioco. Ne verranno scelti 11 che si sfideranno nelle Global Series.

Il trono virtuale reclama un nuovo re.

motogp 20 recensione ps4

Complessivamente siamo soddisfatti rispetto quello che abbiamo visto in MotoGP 20. I principali punti di contatto con la scorsa edizione sono stati rivisti e migliorati. La giocabilità su due ruote è diversa rispetto a quella su quattro ruote e la zona morta dell’analogico è una “bella gatta da pelare”. Graficamente il gioco ha subito un upgrade anche se il character design, sebbene realistico, è sicuramente migliorabile. I tracciati sono “tali e quali” a quelli reali, includendo anche l’ultima new entry finlandese.

Il gameplay si rivolge a un pubblico fedele al franchise. Se siete nuovi, scordatevi di cominciare a giocare a MotoGP 20 partendo dalla classe regina. La gavetta vi servirà per capire tutte le meccaniche legate alla giocabilità. La modalità carriera rappresenta il fiore all’occhiello del gioco e racconta molto bene il dietro le quinte di questo sport.

Tutte le precedenti modalità le ritroviamo anche quest’anno con dei miglioramenti. Vogliamo, prima di lasciarci, rivolgere un grazie particolare a Milestone.

MotoGp 20 rende onore a tutti i piloti caduti in battaglia. Abbiamo rivisto Daijiro Kato e il nostro Marco Simoncelli più in forma che mai. È bello come in un videogioco il passato può essere riavvolto come in una vecchia videocassetta. Il poter rivedere in pista il nostro super “Sic” e qualcosa che non ha prezzo. Forse la vera magia di MotoGP 20 è proprio questa.

Final Fantasy 7 Remake: la recensione PS4

0

Il momento che in molti aspettavano con ansia, l’uscita di Final Fantasy 7 Remake su console PS4, è giunto e noi lo celebriamo con la nostra recensione. Alla vigilia di un’occasione importante si è soliti essere nervosi. L’agitazione cresce man mano che ci si avvicina alla consumazione del momento. Ci è successo già con l’uscita della demo di Final Fantasy 7 Remake, anche se non abbiamo perso un minuto nel raccontarvi le nostre prime impressioni.

Ci sentivamo, però, ancora non completamente “sazi”. In realtà questo antipasto ci aveva fatto venire ancora più fame di prima. E poi, quando finalmente è arrivato il giorno della sua uscita, ci siamo resi conto di come eravamo finiti nella spirale della nostalgia. Il bello della saga di Final Fantasy è anche questo. Pensate che Square Enix è riuscita a costruire uno dei franchise più longevi e più belli della storia dei videogiochi. Genitori e figli si incontrati in questa saga che ha regalato il suo primo capitolo nel lontano 1987. In molti non sanno che questo poteva essere l’ultimo, vista la difficile situazione in cui versava l’azienda al tempo. Quella poteva essere la loro “fantasia finale”. Quello che successe dopo è ormai parte integrante della memoria videoludica di ogni gamer.

Si è concordi, però, nel riconoscere Final Fantasy VII come il protagonista principale della serie. Sarà per una storia originale, delle colonne sonore emozionanti, dei personaggi profondi e un gameplay che ha fatto scuola. Ma in realtà è molto di più: è un racconto basato sugli ideali. Oggi, per uno strano scherzo del destino, quegli ideali sembra essere più attuali di allora. Iniziamo la nostra recensione PS4 di Final Fantasy 7 Remake parlando della scintilla da cui tutto è partito.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

Conoscere la storia per capire il presente

Kitase, Uematsu e Nomura: ecco i 3 nomi che hanno cambiato la storia dei videogiochi. Loro sono stati i primi a voler dare un taglio netto con il passato della saga, seguendo il loro istinto e la loro passione. Correva l’anno 1997, circa 10 anni dopo l’uscita del primo capitolo della saga. 3 cd, da giocare su Playstation, in cui si celava un capolavoro divenuto il videogioco più venduto di tutti i tempi in Giappone. Anche il resto del mondo videoludico, che all’epoca viveva ancora all’ombra del “Sol Levante”, riuscì (con quasi un anno di ritardo) ad apprezzarlo e ad amarlo. Storie romantiche dei tempi che furono.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

La storia originale, sembrerebbe essere rimasta, a grandi linee, intatta in Final Fantasy 7 Remake. Ci vuole fegato anche solo a pensare di stravolgere il lavoro creativo svolto dal trio giapponese delle meraviglie. Si parla di ecologia e dell’intenzione di salvare il pianeta, anche seguendo modi poco ortodossi. Square Enix costruisce un racconto che segue le vicende dell’Avalanche, un gruppo di ecoterroristi con a capo il gigante dal cuore d’oro Barret Wallace. Al gruppo si unisce il protagonista del gioco, Cloud Strife, un ex SOLDIER, legato da vincoli di amicizia alla bellissima Tifa Lockhart.

Il gruppo ha unico obiettivo: ostacolare in tutti i modi la Shinra, una società che si è arricchita a scapito della sopravvivenza del pianeta. Utilizzando la tecnologia ha creato un impero, specializzato nell’estrazione dell’energia Mako, la linfa vitale del pianeta. I 18 capitoli contenuti in Final Fantasy 7 Remake racconteranno i fatti di Midgar, la città governata dalla stretta morsa della Shinra. Ancora Square Enix non si è pronunciata sul futuro della saga e come si arriverà al climax di questo Remake. Abbiamo comunque potuto vedere che, per esigenze di “copione”, qualche fatto storico è stato velocizzato e/o riadattato.

Un gameplay che segue il trend

Dopo aver introdotto il contesto degli eventi, affrontiamo, nella nostra recensione PS4 di Final Fantasy 7 Remake, l’argomento gameplay. Sebbene il capitolo originale seguiva i canoni ferrei dettati dal genere JRPG, un must dell’epoca, oggi le richieste sono ben altre. La voglia di action ha contaminato qualsiasi cosa, anche mostri sacri del calibro di Resident Evil 3.

La parolina “Remake” autorizza i creatori del gioco a “rimettere mano” alla sua struttura base, senza snaturarne l’essenza. Devono riesumare l’idea iniziale e cambiarne il guscio che la racchiude. Square Enix, seguendo i due esempi positivi di Capcom, non solo ci è riuscita ma ha dato il “LA” per qualcosa di veramente innovativo. Ha potenzialmente creato un nuovo stile, sulle ceneri di quello originale.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

La visuale isometrica è stata sostituita da una terza persona e le ambientazioni prerenderizzate sono adesso esplorabili in stile open world. L’Unreal Engine 4 ha aiutato Square Enix ha convertire il primitivo 3D dell’originale in qualcosa già in aria next-gen.

Il sistema di combattimento è stato completamente rivisto, realizzando un innovativo hack’n’slash “a tempo”. Abbandonando la logica “a turni”, ogni nostro colpo che va a segno incrementa la barra ATB (Active Time Battle). Questa permette l’utilizzo di abilità, magie e oggetti. I primi due, come vedremo nella successiva sezione, sono strettamente legati al concetto di materia.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

Nel corso di un combattimento possiamo “switchare” tra i personaggi, prendendone il controllo. Questo sistema, sebbene all’inizio un po’ macchinoso, a lungo andare diventa funzionale, anche in virtù dei nemici da affrontare. Quando la battaglia diventa intensa potete ricorrere alle abilità limite (le vecchie limit) e agli Esper (un modo stravagante per dire Guardian Force).

La prima è un concentrato di forza pura che si esprime con una mossa speciale basata sull’arma utilizzata. Gli Esper, invece, sono delle entità invocate sul campo con il solo compito di scagliare incantesimi elementali. La loro presenza ha una durata, motivo per cui sfruttarla al meglio.

Un RPG materia-centrico

Le dinamiche RPG di Final Fantasy 7 Remake si ispirano fortemente alla versione originale del gioco, mettendo la materia al centro di esse. L’energia Mako estratta dalla Shinra viene immagazzinata all’interno di sfere di cristallo, le materia appunto. Queste si possono applicare ad armi ed equipaggiamento.

Il loro utilizzo consente di acquisire la padronanza di abilità e magie particolari. Ve ne sono alcune, inoltre, che celano al loro interno un Esper, un entità in grado di governare le forze della natura.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

Le materia assolvono a delle particolari funzioni e possono essere offensive, difensive e curative e strategiche. Quelle offensive si legano a degli elementi particolari come fuoco, acqua, ghiaccio, fulmine, vento e così via. Ad essi sono collegati incantesimi particolari che vengono potenziati in base all’affinità di elemento con l’Esper utilizzato. Le difensive, invece, permettono di creare delle barriere magiche che riducono i danni subiti.

Le curative vi salvano da brutte situazioni grazie ad incantesimi di guarigione, sia singoli che di gruppo. In ultimo abbiamo quelle che possiamo definire strategiche, in grado, per esempio, di analizzare il nemico e coglierne punti deboli e di forza.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

Le magie e le abilità, apprese grazie alle materia, crescono di livello (e quindi di potenza) se utilizzate per cui è molto importante studiare un build per il proprio personaggio. Ogni membro dell’Avalanche ha delle sue peculiarità per cui è importante che l’assetto da battaglia segua queste sue vocazioni. Vi sono alcuni che sono portati per l’utilizzo della magia, altri per l’utilizzo della forza bruta e altri ancora che prediligono le armi da fuoco.

Spendiamo due parole sulla gestione delle armi, aspetto estremamente curato in Final Fantasy 7 Remake. Ad ogni battaglia, a seconda della vostra performance, riceverete dei punti abilità. Questi possono essere spesi per evolvere la vostra arma, attivando i loro poteri nascosti nei nuclei di energia.

Personaggi vecchi ma con nuove idee

Come successe in passato, il delicato compito di designer dei personaggi, anche questa volta, viene affidato alle sapienti mani di Tetsuya Nomura. Chi di lui conosce meglio il carattere dei vari personaggi, le loro emozioni e lo loro più segrete paure? Ma questa volta non gli è stato chiesto un semplice “copia e incolla”. Dalle sue mani dipende la riuscita o meno di Final Fantasy 7 Remake. Non stiamo esagerando nel fare un’affermazione del genere, anche perché sono proprio loro a rendere “unico” il videogioco. Vi è pero un altro ostacolo da superare, invisibile ma non per questo meno importante: il tessuto sociale attuale. Certi comportamenti, battute, modi di fare e gesti potevano funzionare nel 1997, ma oggi sono “fuori tempo” e, in alcuni casi, scatenare delle polemiche. Certe situazioni goliardiche, come il travestimento da donna di Cloud, oggi potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno. Nell’incontrare queste esigenze, Nomura ha sempre tenuto ben presente il carattere originale del personaggio. La resa finale è, a nostro avviso, di ottima fattura.

In Final Fantasy 7 Remake la nuova versione dei protagonisti non stona in alcun modo nel contesto attualizzato. Sebbene il loro carattere di base non è cambiato moltissimo (tranne che per Tifa che a tratti appare un po’ troppo sdolcinata), i loro ideali sono forse più attuali di allora. Sarà per via del momento storico in cui ci troviamo e del reale problema ambientale che di qui a poco dovremo affrontare.Sta di fatto che un Barret che combatte fino alla morte per difendere il suo amato pianeta diventa quasi più protagonista di Cloud. Il taciturno e misterioso capellone, questa volta lo troviamo meno introverso rispetto alla versione originale. Resta il fatto che il sentire le voci di tutti, invece di leggere per ore i balooon dei dialoghi, ha aiutato moltissimo nel restyle dei personaggi.

Midgar, tra tecnologia e disuguaglianza sociale

Questo primo episodio di Final Fantasy 7 Remake segue le avventure dell’Avalanche nel loro piano di distruggere i reattori Mako di Midgar. Questi, come detto prima, hanno il compito di estrarre la linfa vitale del Pianeta e confezionarla nelle materia. Shinra ne detiene il controllo totale e decide di farne ciò che vuole, anche a scapito della popolazione locale.

Volendo ragionare per analogie, il periodo storico in cui si svolgono i fatti narrati in Final Fantasy 7 Remake potrebbe sembrare quello della prima rivoluzione industriale, con degli innesti tecnologici anacronistici.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

La corsa al Mako ha fatto si che la società si spaccasse in due: un ceto medio-alto, dove quasi tutti lavorano per la Shinra, e gli altri. Questa suddivisione non è solo sociale ma anche architettonica. I vari settori sono infatti divisi in due livelli di altezze diverse. Nella parte superiore, quasi come se fosse sospeso in aria, giace il livello dei pro-Shinra. Nei bassifondi, invece, vi sono tutti gli altri, tra cui il nostro gruppo di ecoterroristi.

Il level design delle ambientazioni di Final Fantasy 7 Remake ci permette di vivere da vicino la vita che si svolge a Midgar. Il livello di dettaglio è talmente curato che a tratti ci sembra quasi essere lì, e vivere in prima persona quei posti. Il lavoro svolto in questo senso dagli sviluppatori di Square Enix è eccezionale. Il passare da una location pre-renderizzata a una costruita da zero è stata un’operazione molto delicata. Non si trattava di costruire un modello tridimensionale qualunque ma si doveva rispettare la Midgar originale. Il risultato finale è stato un successo. Girare per le strade dei bassifondi, parlare con le persone del luogo ed essere riconosciuto come un eroe “tuttofare” è appagante.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

Giocare pensando al passato

Purtroppo, per quanto ci siamo sforzati nell’evitarlo, permetteteci una piccola finestra nostalgica nella nostra recensione PS4 di Final Fantasy 7 Remake. È difficile non pensare al 1997 e a quel cofanetto bianco contenente 3CD. Ci è successo con la demo e si è riproposta anche qui, puntale, quella cosa che si chiama nostalgia. Non è un demerito per un videogioco riuscire a stimolare queste emozioni, anzi, è tutt’altro.

Ogni sequenza di gioco, che sia un combattimento o un dialogo, rievoca dei ricordi lontani oltre un ventennio. All’epoca il mondo dei videogiochi viveva ancora all’ombra del “Sol Levante”. Il fatto che la versione originale di Final Fantasy 7 uscì quasi con un anno di ritardo rispetto alla versione giapponese, la dice lunga.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

I tempi di gioco erano completamente diversi e il mondo dei giochi di ruolo era tutto basato su belle storie e combattimenti a turni. In parole povere, JRPG. Square Enix, in Final Fantasy 7 Remake, ha lasciato la possibilità ai “puristi” di replicare quello stile di combattimento originale, scegliendola tra le opzioni. Non è però come la prima volta, anche perché ogni cosa ha il suo giusto tempo. Fa molto “strano” sentire il doppiaggio delle voci in inglese e la localizzazione in italiano dei sottotitoli. Nel ’97, oltre a tradurre le infinite parole contenute nei balloon, cercavamo di immaginare che voce potessero avere i personaggi. Un primo tentativo lo aveva già fatto Final Fantasy VII: Advent Children, il film in computer grafica che racconta i fatti avvenuti due anni dopo quelli narrati nel gioco. In molti, però, non lo apprezzarono. Square Enix, come Capcom, decide di puntare forte sul Remake. Probabilmente, se le vendite saranno buone, in futuro potrebbe diventare un modo per riproporre le avventure di Squall e Gidan ed avviare un reboot della saga. Con la next-gen ormai alle porte, qualcuno potrebbe già averci pensato seriamente.

FINAL FANTASY VII REMAKE recensione ps4

Ed eccoci giunti alla fine della nostra recensione PS4 di Final Fantasy 7 Remake. Che fosse un capolavoro annunciato lo sapevamo. Il lavoro svolto da Square Enix è stato ineccepibile. Hanno saputo ricostruire un gioco mantenendo saldi i valori e gli ideali in gioco. Si sta parlando di Final Fantasy VII, un gioco che è riuscito ad ispirare generazioni intere di videogiocatori. Gli interventi di restuaro, nonostante siano stati piuttosto invasivi, hanno rispettato tutti i valori in gioco.

Midgar è stata ricostruita da zero, come pure il sistema dei combattimenti, sposando la causa dell’action. Il comparto RPG è rimasto materia-centrico, sulla falsa riga di quello originale. Per il resto non sappiamo cos’altro dire se non il fatto di essere completamente estasiati dalla bellezza di questo gioco. Anche se non si tratta di una vera e propria IP, Final Fantasy 7 Remake potrebbe stimolare Square Enix a credere che anche il “vecchio”, se rifatto, torna “nuovo”. 

United per l’Italia: il grande calcio in campo da casa per beneficenza

0

Mentre il campionato è ancora fermo per l’emergenza sanitaria nazionale, il calcio torna in TV con uno speciale appuntamento che vede protagonisti 22 calciatori pronti a sfidarsi dal proprio divano di casa, col joypad in mano, per una nobile causa. United per l’Italia, torneo virtuale con campioni veri, è l’iniziativa promossa dalla UNITED ONLUS, una sfida eSport 11 contro 11 per supportare la campagna di raccolta fondi a sostegno del lavoro della Protezione Civile Italiana, impegnata quotidianamente per gestire la crisi da COVID-19.

Un’occasione solidale di svago e divertimento, nel giorno di Pasquetta, in compagnia dei propri beniamini. Tre partite da 15 minuti ciascuna – in modalità FIFA Pro Club, per la prima volta in assoluto con giocatori professionisti in campo – con momenti di approfondimento pre e post partita che, a partire dalle 20.30 di lunedì 13 aprile, vedranno i giornalisti di Sky Sport Mario Giunta e Gianluigi Bagnulo in collegamento con i giocatori coinvolti per commenti e interviste. Il calcio d’inizio è previsto alle 21.00, quando partirà il primo dei tre match, in diretta su Sky Sport Uno. La telecronaca degli incontri sarà di Andrea Marinozzi e Luca Mastrorilli. La squadra che avrà realizzato più gol nei diversi round si aggiudicherà il titolo di vincitrice. Sarà anche possibile seguire l’appuntamento in diretta streaming su Twitch, l’ormai celebre piattaforma-arena degli eSports più seguiti al mondo,sul canale dei Mkers, il team di eSport italiano, con il commento di e-players professionisti. Durante il torneo tutti gli spettatori potranno contribuire alla raccolta fondi benefica a favore della Protezione Civile.

IN CAMPO

Tra i protagonisti intenti a maneggiare i controller per guidare la loro versione virtuale in campo ci saranno: l’attaccante della Lazio e capocannoniere della Serie A Ciro Immobile, il portiere dell’Atalanta “dei miracoli” Pierluigi Gollini, l’ex difensore dell’Inter e Campione del Mondo 2006 Marco Materazzi. E ancora, i giocatori della Premier League Moise Kean (Everton), Davide Zappacosta (Roma) e Adam Masina (Watford, ex Bologna), Alessandro Florenzi (in prestito dalla Roma al Valencia), Luca Pellegrini, Fabio Pisacane e Giovanni Simeone del Cagliari, Andrea Bertolacci (Sampdoria), Riccardo Orsolini (Bologna), Filippo Falco e Giulio Donati (Lecce), Andrea Petagna (Spal), Juan Quintero (River Plate), Luca Vido (Pisa), Luca  Lezzerini (Venezia) e l’ex portiere di Brescia e Sampdoria Emiliano Viviano.

IL PROGETTO

Si tratta di una delle iniziative Sky legate alla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi Sky #IoRestoACasa (https://www.sky.it/iorestoacasa) a sostegno della Protezione Civile per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario e strumenti di ventilazione. La donazione può essere effettuata direttamente sul Conto Corrente n. 66387 (IBAN IT84Z0306905020100000066387) aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato, intestato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile, con la causale SKY IoRestoACasa Covid 19.

L’iniziativa supportata da Una World, Break_Fast, Spencer & Lewis e Red Carpet, in collaborazione con Mkerse Sky Italia, andrà in onda lunedì 13 aprile a partire dalle ore 20.30 sul canale 201 di Sky e su Twitch.

Gli Easter Eggs di DOOM Eternal

0

Il team di sviluppo di Doom Eternal (recensione), in occasione della Pasqua si sono sbizzarriti per regalarci una sfilza di Easter Eggs sapientemente nascosti. Si tratta di omaggi, uno più incredibile dell’altro, dedicati alla saga stessa e ad alcuni dei suoi personaggi più iconici, ma anche a film, libri, videogiochi.

Parte degli Easter Eggs di DOOM Eternal

1. DAISY Il cuore del Doom Slayer non è di ghiaccio, almeno quando sente quel nome. Come i fan di lunga data sapranno, il punto debole dello space marine più temuto dai demoni non è una donna, bensì la sua adorata coniglietta. Ci sono diversi riferimenti a Daisy sparsi nella Fortezza del Destino, come un dolcissimo dipinto che la ritrae in braccio al suo padrone oppure una gabbietta vuota. Inoltre, è possibile avvistare la coniglietta stessa all’interno del gioco, in particolare all’interno del secondo livello.

2. LA LIBRERIA DELLE CITAZIONI. La Fortezza del Destino, rifugio del Doom Slayer, è una miniera di riferimenti, letteralmente sparsi in ogni angolo: i nomi dei file sul pc, i magazine sulla scrivania, il soul cube di Doom 3. Ma le citazioni più divertenti sono concentrate nella libreria. In cima ad essa dominano il casco e l’arma di Commander Keen, uno dei primi titoli id Software. Il ripiano più alto è una concentrazione notevole di riferimenti letterari, con titoli esilaranti basati su giochi di parole riferiti al gioco stesso. Il meglio, tuttavia, si trova nel ripiano inferiore (su cui è poggiato un pupazzo del Doom Slayer), con titoli che si rifanno principalmente al mondo dei videogiochi: Fallout, un ipotetico Prey 2, Half Life, Deus Ex, System Shock, Duke Nukem e molti altri ancora.

3. DOPEFISH. Proprio lui, l’orrendo pesce palla verde dai denti sporgenti, nemico di Commander Keen. Per qualche strana ragione, è uno di quegli Easter Egg ricorrenti nel mondo dei videogames. Potete trovarlo anche in DOOM Eternal, nel livello della Cultist Base, alla sua massima definizione. Grottesco, ma appagante per gli estimatori della cultura pop.

4. DOOM 1 E DOOM 2. Torniamo nella Fortezza del Destino, dove si trova un vecchio PC anni 90. Interagendo con esso sarà possibile sbloccare i classici capitoli della serie, Doom 1 e 2. Per poter giocare a Doom 1 sarà prima necessario trovare tutti i 14 floppy disk sparsi nei vari livelli del gioco. Per Doom 2, invece, basterà inserire la password FLYNTAGGART, ovvero il nome del protagonista della serie di romanzi di DOOM. A prova di hacker, insomma.

Parte degli Easter Eggs di DOOM Eternal

5. SKATEBOARD. Potrete notarlo a fianco della scrivania situata nella fortezza. A quanto pare il nostro Doom Slayer è uno skater. Si tratta di un curioso riferimento a Tony Hawke’s Pro Skater 3: nella versione per PC del gioco, digitando IDKFK è possibile andare sullo skate nei panni del Doom Slayer.

6. IDDQD e IDKFA. Notevole è la presenza di cheat codes, sparsi nel gioco sotto forma di 14 floppy disk collezionabili. Anche in questo caso il team di sviluppo si è fatto prendere dalla nostalgia e, a sorpresa, ha voluto inserire gli indimenticabili codici IDDQD e IDKFA. Per cosa stanno gli acronomi? ID sta probabilmente per id Software. DQD sta per Delta Q Delta, confraternita fittizia di cui faceva parte Dave Taylor, uno dei programmatori di Doom. KFA semplicemente significa Keys in Full Ammo. Per i novellini, si tratta di due codici che era possibile utilizzare nel classico capitolo di Doom rispettivamente per sbloccare tutte le armi e potenziare l’armatura.

7. MINIMARKET. Giocando nel livello ARC Complex, arriverete in un minimarket pieno di riferimenti a id Software: caramelle di Dopefish e di Commander Keen, perfino un pacchetto di carne essiccata con il volto di Hugo Martin, creative director di Doom Eternal.

8. TERMINATOR. Nel team creativo di Doom deve esserci qualche fan sfegatato della nota saga cinematografica. Come già visto nel reboot di DOOM del 2016, anche in DOOM Eternal c’è infatti un riferimento alla celebre morte di T-800 in Terminator 2. Se il vostro Doom Slayer dovesse disgraziatamente fare un tuffo nella lava incandescente e il bagno durasse troppo a lungo, poco prima di morire imiterà il gesto del “pollice in su”. Una citazione a bruciapelo, si potrebbe dire.

Parte degli Easter Eggs di DOOM Eternal

9. UNMAYKR. Un FPS che si rispetti deve avere armi eccezionali. Il nuovo capitolo di DOOM offre ai più nostalgici la possibilità di mettere le mani su una delle armi più iconiche e amate: la balestra Unmaykr, l’arma segreta di DOOM 64. La potentissima balestra Unmaykr è custodita dentro la Fortezza del Destino e sbloccarla non sarà semplicissimo: sarà necessario trovare tutte e 6 le Chiavi Slayer, aprire i relativi Cancelli Slayer e completare le Sfide Slayer per ottenere le Chiavi Empiree. Un’impresa ardua, ma quel gioiellino ne vale davvero la pena.

10. BUON COMPLEANNO! Una piccola chicca già presente in DOOM 2016, in DOOM Eternal ritroviamo il palloncino con la scritta “Happy Birthday!”.

11. SPRITE E TEXTURE CLASSICI. In DOOM Eternal la nostalgia si percepisce anche nelle piccole cose. Sebbene il nuovo FPS di id Software non includa veri e propri livelli tratti dai classici capitoli (a differenza di DOOM 2016), è comunque possibile imbattersi in alcuni sprites 2D, texture ed effetti sonori retrò tratti da Doom 1 e 2.

Parte degli Easter Eggs di DOOM Eternal

12. NEMICI. Chi non muore si rivede e il tempo è stato clemente con i nemici del Doom Slayer. Il loro design in DOOM Eternal ricorda molto quello dei demoni e degli zombie visti in DOOM 1 e 2, naturalmente rivisitati in chiave moderna. A colpire per l’accurata trasposizione 3D sono i soldati zombie, ma è il Cyberdemone a rubare la scena: completamente ridisegnato in DOOM 3 e nel capitolo del 2016, finalmente in DOOM Eternal torna al suo aspetto classico.

13. BOSS FINALE. Rimaniamo in tema di nemici, ma SPOILER ALERT! Seriamente, non leggete se non volete rovinarvi la sorpresa. Demone avvisato… Il boss finale è *rullo di tamburi* il temibile DOOM Sin (così battezzato da John Romero) in carne ed ossa! Alla fine di DOOM 2 i giocatori dovevano vedersela con un’enorme testa di demone incastonata in una parete… all’interno della quale c’era la testa di John Romero! Da allora tutti i giocatori si sono sempre immaginati una vera sfida contro il DOOM Sin e gli sviluppatori hanno voluto avverare questo piccolo sogno. A differenza dell’originale da cui prendere ispirazione, non sembra esserci alcuna traccia di Romero in DOOM Eternal, tuttavia il design del boss finale è sicuramente ispirato a quello visto in DOOM 2.

14. POST CREDITS. Una volta finito Doom, non siate frettolosi di passare al prossimo gioco saltando i titoli di coda: l’attesa ne varrà la pena. Gli sviluppatori hanno infatti voluto regalarci un’ultima, adorabile sorpresa: una scena tagliata di uno zombie che gioca con due collectable…

Resident Evil 3 Remake: la recensione XBOX ONE

Dopo il successo ottenuto con Resident Evil 2 Remake uscito lo scorso anno, non è stato difficile per la produzione decidere di dare l’ok anche al progetto del Remake di Resident Evil 3: Nemesis. E così Capcom ha avuto una nuova possibilità di rivitalizzare il franchise, ancora una volta rifacendo completamente l’episodio con l’ausilio della tecnologia di vent’anni dopo. Un senso logico nell’affrontare dopo un solo anno il Remake del secondo episodio in effetti c’è, in quanto le storie di RE2 e RE3 viaggiano su binari paralleli e dal punto di vista narrativo sono state pensate all’interno di un progetto che avrebbe potuto essere la trama di un unico gioco ma, come peraltro confermato in seguito, gli obiettivi commerciali di Sony avevano forzato la mano perché Capcom sviluppasse due distinti episodi.

Dal punto di vista della trama, Resident Evil 3 Remake non si allontana molto dalla versione originale. I terribili esperimenti sulle armi biologiche della Umbrella non sono ancora noti ai più, nonostante gli sforzi di renderli pubblici fatti da Jill Valentine, un agente del gruppo antiterrorismo statunitense chiamato S.T.A.R.S.. Jill si trova a Raccoon City completamente in balia dei mostri generati dal virus dell’Umbrella e l’unica opzione disponibile sembra essere la fuga dalla città. La Umbrella però, al fine di ostacolare la diffusione della verità, ha creato Nemesis, un’incredibile creatura programmata esclusivamente per eliminare i membri della S.T.A.R.S., dotata di forza sovrumana e con incredibili poteri che le permettono di mutare forma se ferita a morte. Il giocatore, nei panni di Jill, dovrà quindi cercare di lasciare Raccoon City, sopravvivendo alle mostruosità presenti, ma soprattutto alla caccia che Nemesis darà a Jill per tutto il gioco.

Similmente alla possibilità di impersonare personaggi differenti che caratterizzava Resident Evil 2, anche in questo episodio c’è la possibilità di ricoprire ruoli diversi ma, mentre in RE2 potevamo giocare campagne single-player distinte in un ruolo o nell’altro, qui possiamo solo giocare parte della storia nei panni di Jill e altre nelle vesti di Carlos, un mercenario appartenente all’unità U.B.C.S. ai soldi della Umbrella, ed inviato a Raccoon City per non precisate attività di supporto. Rispetto alle sezioni con Carlos, quelle in cui impersoneremo Jill, che per fortuna coprono la maggior parte della storia, sono meglio studiate e ci permettono di vivere più intensamente l’atmosfera survival-horror del gioco.

Resident Evil 3 Remake

Un gameplay meno ricco

Le meccaniche del gameplay di Resident Evil 3 Remake sono quelle tipiche del franchise basate su perlustrazioni di aree per raccogliere oggetti ed informazioni che possono esserci utili per creare armi e medicine, oppure per risolvere puzzle che sbloccano porte o nuove potenzialità. Purtroppo però, i puzzle e gli enigmi, chiave portante di Resident Evil, sono in questo Remake sorprendentemente scarsi e semplici da risolvere, togliendo al gioco una certa difficoltà e una sua caratteristica naturale. Alta nota dolente è l’impossibilità quasi totale di “backtracking”, togliendoci l’opportunità di poter tornare a completare l’esplorazione di alcune aree e raccogliere così quegli oggetti che avevamo trascurato/abbandonato, vuoi per fretta o vuoi perché non in possesso degli strumenti necessari per aprire armadietti o casseforti. A fronte di un taglio vistoso di enigmi abbiamo molti più ambienti esterni rispetto all’originale, senz’altro per giustificare gli scenari di scontro tra Jill e Nemesis che richiedono più spazio altrimenti soccomberemmo in continuazione. Per ciò che riguarda le differenze fra le due versioni, Capcom ha mantenuto in questo Remake la parte in cui vengono riutilizzati alcuni ambienti di RE2, ma avendo adottato una nuova impostazione del gioco, ha dovuto rinunciare alla possibilità di selezionare un percorso narrativo o di un finale diverso a seconda delle scelte prese durante le sequenze filmate, qui totalmente assenti.

Visivamente sbalorditivo

Se dal punto narrativo Resident Evil 3 Remake è abbastanza fedele al soggetto dell’originale, dal punto di vista della sua realizzazione tecnica Capcom ha fatto un lavoro straordinario con il motore grafico RE, consegnandoci un gioco visivamente sbalorditivo. A partire dal ripensare il carattere e l’aspetto di Jill, modernizzandola e allontanandola dagli anni 90, per restituirci un personaggio avventuroso e risoluto come un’odierna Lara Croft. Ovviamente quello che ha forse più beneficiato di questo Remake è sicuramente Nemesis che con le sue nuove e mirabolanti fattezze pre e post mutazioni, ha portato ai massimi livelli le trasformazioni orrorifiche che Rob Bottin aveva introdotto con “La Cosa”. Ma è l’insieme del prodotto che rende Resident Evil 3 Remake in tutto e per tutto una produzione cinematografica ai massimi livelli. Filmati e sequenze scriptate sono i collanti di un gameplay supportato da un livello grafico ed effetti luce che superano il grandissimo risultato ottenuto solo lo scorso anno con Resident Evil 2 Remake.

Spiace che tutto questo duri molto poco perché, anche se Resident Evil 3: Nemesis non era un gioco lunghissimo, era quantomeno più rigiuocabile cambiando i percorsi della storia. Non avendo Resident Evil 3 Remake questa possibilità, il gioco ha uno svolgimento molto lineare che richiede dalle 6 alle 8 ore per essere completato in modalità Normale. Per tentare di allungarne la longevità, Capcom ha introdotto Resistance, una nuova Modalità Multiplayer asimmetrica 4 vs 1 in cui un giocatore Mastermind si accanisce, scagliando mostri e lanciando trappole, contro una squadra di 4 Sopravvissuti. Una gara a tempo in cui i Sopravvissuti, dopo aver scelto uno tra i sei profili a disposizione con caratteristiche e abilità diverse, devono entrare in una tra quattro location diverse e superare tre aree per raggiungere l’uscita. Ogni area ha un obiettivo che deve essere superato e vari oggetti sparsi che servono per potenziare il proprio personaggio. Per ostacolare i Sopravvissuti, Mastermind potrà selezionare gli enigmi, controllare le telecamere, posizionare le trappole, usare i mostri e, raggiunto un certo livello, anche usare una delle armi biologiche del franchise Resident Evil come, per esempio, il Tyrant. L’idea non è male, soprattutto se pensate cosa possa inventarsi il Mastermind per impedire ai Sopravvissuti di arrivare all’uscita.

Detto questo, al momento il matchmaking di Resistance soffre la tipica assenza di giocatori dovuta al fatto che il gioco è appena arrivato sul mercato. Nonostante ciò, l’impressione avuta dopo, le poche partite a cui sono riuscito a partecipare, non è stata delle più positive perché tecnicamente mi è sembrato abbastanza instabile e poi perché, al momento, sembra esserci uno sbilanciamento delle forze in gioco a favore del Mastermind. Resident Evil 3 Remake è una produzione patinata e molto divertente ma perde le componenti qualitative di gioco che lo scorso anno avevano portato a definire Resident Evil 2 Remake un capolavoro. Rimane comunque un Remake che val la pena d’esser giocato, ma la sua breve durata porta più a considerarlo come un DLC che un episodio a sé stante e a prezzo pieno.