Starfield: recensione su Xbox Series X

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Un successo tanto atteso, quanto annunciato, è finalmente giunto tra noi in tutta la sua magnificenza. Starfield, il titolo della nostra recensione in esclusiva Microsoft su Xbox Series X, ci ha lasciato spiazzati, pur immaginando con cosa avremmo avuto a che fare. Ci siamo presi il giusto tempo, senza correre e metterci fretta e in circa due settimane di gioco siamo finalmente giunti ad un verdetto. Un esperienza, tutto sommato, di livello superiore, un po’ amarcord (ricordando i bei tempi di Elder Scrolls e Fallout) e a tratti estenuante (se pensiamo alle ore passate ad esplorare e perdersi nella via Lattea). Il perché di tutto questo lo lasciamo alle parole della nostra recensione di Starfield, giocato, vi ricordiamo, su console Xbox Series X.  

COINVOLGIMENTO

La presenza dei “tanti” viaggi rapidi è stata l’unica nota di demerito lato coinvolgimento. Il resto è stato un perdersi nel mondo di gioco senza alcun genere di rimorso, dimenticandosi la sequela di missioni ed incarichi che attendevano un nostro completamento.   

Prime impressioni su Starfield e interpretazione del genere

Cosa succede quando vi rendete conto di essere di fronte ad un videogioco che potrà essere ricordato ai posteri come un momento importante della storia del gaming? Quell’attesa, iniziata nel 2018. Uno sviluppo che è durato più di 5 anni e che ha visto Bethesda Game Studios (al secolo Bethesda Softworks) tornare sulla scena per ripetere il successo interplanetario di The Elder Scrolls V: Skyrim. L’ansia da prestazione si consuma in un momento, quando ci si accorge che non serve andare con la testa nello spazio, ma occorre stare con i piedi per terra.

Esorcizzato il primo approccio, Starfield si dimostra onestissimo con il giocatore di turno e mostra tutto il repertorio nel corso delle prime ore di gioco, dove tendenzialmente non farete nulla se non scoprire come ci si approccia a questo nuovo mondo di gioco. Ebbene, la prima nota dolente arriva proprio dal tempo da dedicare all’ultima fatica dei creatori della saga di Elder Scrolls, che, per forza di cose, deve essere – sempre e comunque – tanto (ma tanto). Non è un’esperienza da “toccata e fuga”, ma una storia d’amore intensa e coinvolgente. Se non rientrate in questi canoni il consiglio e quello non avvicinarcisi, finirete con il non apprezzarlo al meglio.

Starfield si presenta subito come un’esperienza compartimentale, con la dimensione esplorativa schiava del “viaggio rapido”. Un open world non molto “open”, per quanto camminare tra le città e i pianeti restituisca sempre un senso d’immensità (ma esistono sempre dei muri invisibili che delimitano i confini). E che dire delle battaglie spaziali, della possibilità di costruire e perfezionare la propria astronave, scegliere il miglior outfit, grindare e sviluppare le abilità del personaggio, seguire ogni qualsivoglia tipo di missione, diventare dei ricercati spaziali, vestire i panni di un prestigioso militare ed altre infinità di cose da fare. Perché sì, Starfield nasconde sempre cose nuove da scoprire.

Fattore ripetitività e scalabilità livello di difficoltà di Starfield

Prima di parlare della presenza o meno dell’annoso problema della ripetitività occorre fare una doverosa premessa. Todd Howard, Game Director e Executive Producer di Bethesda Game Studios, ha dichiarato che in Starfield si potranno esplorare ben 1.000 pianeti, e di questi solo 100 hanno delle forme di vita. Si, avete capito bene, 1.000 pianeti raggiungibili con la nostra astronave (sempre mediante ipersalti e viaggi rapidi) ed il 10% contiene dei fattori sfida appetibili (sempre sulla “carta”).

I pianeti vengono generati in maniera procedurale attraverso il Creation Engine 2, il motore grafico proprietario Bethesda, ed è molto facile “incappare” in modelli grafici già esplorati in altri pianeti. Il problema è che si tratta di brutali copia e incolla, con tanto di medesime disposizioni degli oggetti. Per carità, non si tratta di episodi frequenti, ma se rientrate nella categoria degli esploratori “seriali” incapperete quasi sicuramenti in questi sconvenienti deja-vu.

Un po’ come succede in Cyberpunk 2077, giusto per ricordare qualcosa di recente, scegliamo noi di “che morte morire”. Esistono degli NPC abbordabili, altri che sembrano immortali. Tutto sta a capire quando è il momento di girare i tacchi e giocarsi la carta del “ritenta sarai più fortunato”. La pazienza – sempre che si è disposti a spenderla – premia sempre coloro che sanno aspettare il momento giusto. Tanto ce ne sono 1.000 di pianeti da esplorare.

CONTESTO DI GIOCO

Una storia e un contesto narrativo da applausi, e che non può essere sottovalutato ai fini dell’esperienza di gioco. Farlo sarebbe una follia. D’altronde nessuno ci corre dietro, ed abbiamo tutto il diritto di diventare cittadini delle stelle. 

Storia e protagonisti

Non sappiamo se definire il comparto narrativo di Starfield come il grande assente o la miglior cosa vista negli ultimi anni a questa parte. Non ci siamo bevuti il cervello, per quanto la cosa possa sembrare ovvia, ma è proprio il senso di disorientamento iniziale che genera una mancanza di lucidità tangibile in fase di giudizio. Di sicuro si tratta di un’esperienza non lineare, con un grande suggerimento iniziale circa l’arco narrativo da seguire, e che poi si apre verso l’infinito mondo del rapporto causa/effetto.

Si inizia all’interno di quella che sembra una miniera, con alcuni minatori spaziali intenti a procedere verso un’enorme scoperta. Un manufatto in grado di generare dei preoccupanti scompensi gravitazionali e che nasconde parte dei segreti dell’universo. La miniera è solo il trampolino di lancio che ci porta a Nuova Atlantide, dove abbiamo modo di scoprire la storia passata e recente del mondo di gioco pensato per noi dall’allegra brigata capitanata dal buon Todd Howard. Una storia che dobbiamo necessariamente conoscere, e che vive anche in tutti gli NPC presenti intorno a noi. Una storia che merita di essere ascoltata, anche per capire da quale parte schierarsi e meglio comprendere che cosa vogliamo fare “da grandi”.

Trattandosi di un’esperienza non lineare non ci sentiamo di indicarvi quelli che per noi possono essere considerati dei “protagonisti”, in quanto le nostre strade, in sede di recensione, si sono incontrate con loro solo per via delle scelte poste in essere. Ha più senso parlare, invece, dei protagonisti della nostra storia, perché sì, in Starfield siamo noi a decidere il percorso narrativo da seguire e che ci porta a fare cose e svolgere incarichi di ogni tipo.

Credibilità rispetto al genere

Siamo di fronte ad un RPG di matrice action in vecchio stile, con una componente open world che presta il fianco ad alcuni dubbi circa la sua interpretazione. Sotto il profilo narrativo, però, il lavoro svolto è oltremodo sublime. Conosciamo bene la capacità di quelli di Bethesda di costruire mondi di gioco, ecosistemi in cui nascere, crescere e morire e parte integrante dell’esperienza. L’universo ancora mancava come frontiera, ed ecco che l’ultimo tabù è crollato.

Non vi sono limiti alle cose che si possono fare, alle vite che si possono vivere, ai mestieri che si possono intraprendere e alle scelte che si possono compiere. Sì, l’ideale sarebbe quello di essere coerenti con la lore e i tratti scelti in fase di creazione del personaggio, ma non si muore di incoerenza. Anzi, l’esserlo aiuta meglio a comprendere la propria via, magari seguendo la via Lattea. Tanto, il concetto di “limite” assume una rilevanza del tutto relativa.

CONTROLLI/GAMEPLAY

Il bello è che tutto è fruibile sin da subito, il brutto è che per conoscere l’entità delle cose da fare – o meglio – che si possono e devono fare di tempo ne dovrete passare. Ancora una volta, quelli di Bethesda sono riusciti a costruire un nuovo ed infinito mondo di gioco.

Feeling, complessità e accessibilità dei controlli

Per chi proviene dalle precedenti esperienze Bethesda Softworks, facendo un chiaro riferimento ai diversi Elder Scrolls e Fallout, si tratterà solamente di un ripasso delle lezioni. Starfield non presenta una complessità tale da essere spiegata, ci viene quasi da dire che si spiega da solo senza bisogno di alcuna forma di tutorial. Le fasi di volo e combattimento spaziale sono quelle che richiedono una maggiore attenzione del giocatore di turno, ma si tratta solo di una piccola parentesi.

Resta il fatto che la sensazione di disorientamento rispetto alle tante – e talvolta troppe – cose da fare permane nel corso di tutta la prima parte di gioco, quella che precede la nostra partenza da Nuova Atlantide (o anche la permanenza, aspetto da mettere in conto). La nebbia si dirada ad ogni metro percorso nelle strade di questa futuristica città, con una consapevolezza circa il senso della vita in-game che diventa maggiore man mano che il contatore delle ore di gioco accumula preziose unità di tempo. Una componente determinante per comprendere il vero significato di questa mastodontica esperienza di gioco.

Starfield recensione xbox series x

Struttura del gameplay e coerenza con il genere

Come già ribadito più volte in questa recensione, la componente RPG è il punto di forza dell’esperienza di Starfield. Gli sviluppatori hanno optato per un approccio old style, risalente all’epoca di Skyrim e Fallout, con la presenza di un volume importante di NPC con cui interagire per ottenere quest e informazioni. Tutti sono utili e nessuno è indispensabile ai fini del proseguimento del gioco, a patto che seguiate una logica di progressione non legata alla casualità.

In tal senso, assume una rilevanza fondamentale il primissimo editor del personaggio, quello in cui scegliamo, oltre alla nostra fisionomia, anche i tratti e il background. Come già detto in precedenza, questi non vincolano tutte le scelte di gioco che il giocatore dovrà fare, ma semplicemente veicolano alcuni momenti dell’esperienza con dei perk e vantaggi “di classe”. Ma come già detto, non vedeteli come dei paletti, ma solo dei modi furbi per sfruttare le diverse situazioni per il proprio vantaggio.

La matrice RPG prosegue anche con la presenza di punti abilità da spendere all’interno di uno skill tree che non spicca per complessità. Ogni completamento – di incarico, quest e missione – contribuisce all’ottenimento di preziosi punti da investire nel nostro percorso di crescita, che ci obbliga a compiere delle scelte di specializzazione. Occorre sempre tenere a mente il fatto che, oltre alla dimensione RPG, vi sono anche delle intense sessioni action, con conflitti a fuoco che vedono coinvolti umani, umanoidi e creature di ogni genere e tipo.

Ed ecco che diventa quindi fondamentale esplorare anche questa altra componente, che non possiamo sicuramente evitare affidandoci sempre alle nostre arti diplomatiche (anche se ne possiamo parlare). La gestione dell’inventario e dell’equipaggiamento, per la determinazione dell’esito finale degli scontri a fuoco, è di vitale importanza. La ricerca del giusto compromesso tra prestazioni ed agilità diventerà una vera e propria dannazione.

DIMENSIONE ARTISTICA di Starfield

Storie di sacrifici necessari, e quel maledetto compromesso tra grafica e prestazioni che lascia delle vittime per strada. Gli FPS cedono il passo alla qualità grafica. Il risultato è una risoluzione delle texture e una definizione grafica che segna un nuovo standard di eccellenza.

Ambientazione, stile e fattore immersione

Il concetto di “ambientazione”, applicato a Starfield, coincide con il termine galassia. Todd Howard è stato abbastanza chiaro quando citava il numero di pianeti esplorabili, indi per cui, sotto questo aspetto, possiamo dormire sonni tranquilli. Il viaggio intergalattico, a bordo della nostra iper-astronave, non sarà sempre piacevole, e dobbiamo mettere in conto anche qualche intermezzo turbolento a suon di laser e missili.

Il vero rammarico resta nel modalità con cui sono state raccordate le battaglie spaziali con le sessioni esplorative sui pianeti, togliendo il gusto delle manovre di atterraggio e decollo in favore del “comodo” viaggio rapido. Come se ce ne fossero già pochi. Ingoiato il boccone amaro, ogni pianeta nasconde delle zone esplorabili che vengono già selezionate a priori. L’unica cosa che rientra nelle facoltà di scelta è il punto esatto in cui atterrare, che corrisponde ad un luogo esplorabile.

Il Creation Engine 2 si comporta egregiamente, costruendo pianeti morfologicamente diversi tra loro. Il primo passo sul nuovo pianeta è sempre stupendo, con lo stupore di chi non sa esattemente nulla rispetto a quello che si troverà dinnanzi. E Starfield ci riesce alla perfezione. L’unico neo, se così lo possiamo definire, è che spesso e volentieri ci si imbatte in strutture ed edifici che presentano dei fortissimi casi di omonimia. E non ci riferiamo alla sola disposizione dei locali ma anche alle suppellettili al loro interno. Dei deja-vu di troppo, insomma.

Starfield recensione xbox series x

Livello di definizione grafica

Bethesda Game Studios è dovuta scendere a compromessi, e decidere quello che era il male minore. L’ago della bilancia, come questa generazione di console ci ha permesso di constatare inesorabilmente, è sempre lo stesso: il rapporto conflittuale tra fps e risoluzione. La volontà è stata quella di enfatizzare quanto più possibile l’aspetto grafico del gioco, riservando un’importanza fondamentale alla resa finale nelle sessioni di esplorazioni. Il risultato ottenuto è quindi frutto di un sacrificio, con un framerate bloccato sui 30fps.

Questo sacrificio ha permesso agli sviluppatori di concentrarsi maggiormente sulle risoluzioni delle texture e il livello di definizione delle superfici, come ad esempio i tessuti e le lamiere delle astronavi. Un lavoro maniacale, ci permettiamo di aggiungere, che stabilisce una nuova eccellenza nel campo videoludico. Discorso analogo per il livello di dettaglio che si respira nelle diverse città e metropoli presenti nella galassia, dove abbiamo notato dei leggeri cali di frame quando la situazione iniziava ad essere affollata in ordine al numero di poligoni presenti a video.

Colonna sonora ed effetti audio di Starfield

La star di Starfield si chiama Inon Zur, compositore di origini israeliane che ha magistralmente ideato la main theme ed altre tracce presenti nel gioco. L’artista è riuscito a cogliere al meglio il senso di magnificenza restituito dai momenti più importanti del gioco, guidando l’immersione anche sul fronte sonoro. D’altronde, se si vuole essere grandi, non si deve risparmiare in nulla.

Il livello di qualità sonora lo si ravvisa anche nella profondità uditiva presente nelle varie ambientazioni, in grado di offrire un’esperienza che ha ricordato molto quanto “ascoltato” in Cyberpunk 2077. Con quelle piazze dei mercati in grado di trascinarti dentro senza chiederti nemmeno il permesso. Lo stesso accade in Starfield, quando, per esempio, si finisce a racimolare quest nei bassifondi di Nuova Atlantide. Un ennesimo plauso.

INTRATTENIMENTO in Starfield

Dire che lo spettacolo è assicurato è pressoché una banalità. Il livello di immersione oltrepassa i confini del nostro schermo e raggiunge tutti i nostri spettatori. La speranza resta quella di un’esperienza condivisa.

Modalità di gioco e rigiocabilità

Starfield si presenta con una sola modalità partenza, un’avventura da giocare in singolo e senza alcuna apertura verso il multigiocatore (almeno al momento in cui scriviamo). Una volta giunti all’endgame si attiverà la famosa modalità “plus”, con la possibilità di ricominciare il gioco ma senza ripartire “da zero”. È ancora presto, invece, per parlare di contenuti post lancio, per quanto già il buon Todd Howard abbia già tranquillizzato i giocatori circa l’esistenza di un piano ben preciso per supportare il gioco nel corso degli anni. L’attenzione è adesso spostata verso il mondo dei modder, per adesso, solo ad appannaggio dei clienti PC (speranzosi che, un giorno, ci sia questa possibilità anche su console).

Feature multigiocatore e predisposizione allo streaming

Per quanto, come già abbiamo accennato in precedenza, non vi siano aperture verso il mondo del multigiocatore (che sia PvE o PvP), Starfield è comunque in grado di coinvolgere lo spettatore di turno e affascinarlo come pochi. I numeri di Twitch lo vedono nei 20 giochi più trend del momento, e sappiamo bene che non è facile raggiungere questi risultati in così poco tempo. Lo spettacolo, dunque, è garantito, anche per via dell’enorme interazione che il gioco porta con sé.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
8,5
Contesto di gioco
9
Controlli/Gameplay
8,5
Dimensione artistica
10.0
Intrattenimento
8.5

Sommario

E quindi uscimmo a riveder le stelle...citiamo il sommo Poeta per recuperare le ultime idee per riassumere la nostra intensa esperienza. Bethesda riesce a creare un nuovo mondo, oltrepassando i confini terrestri e addirittura generando l'illusione di un intera galassia a disposizione. 1000 pianeti per l'esattezza, ma non completamente esplorabili (solo vaste aree). Il contesto narrativo concepito è magistrale. Lo stesso vale per il livello di definizione grafica raggiunta, seppur con qualche sacrificio. Starfield è un esperienza che merita di essere vissuta, ma solo se avete tanto tempo da dedicargli.
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E quindi uscimmo a riveder le stelle...citiamo il sommo Poeta per recuperare le ultime idee per riassumere la nostra intensa esperienza. Bethesda riesce a creare un nuovo mondo, oltrepassando i confini terrestri e addirittura generando l'illusione di un intera galassia a disposizione. 1000 pianeti per l'esattezza, ma non completamente esplorabili (solo vaste aree). Il contesto narrativo concepito è magistrale. Lo stesso vale per il livello di definizione grafica raggiunta, seppur con qualche sacrificio. Starfield è un esperienza che merita di essere vissuta, ma solo se avete tanto tempo da dedicargli.Starfield: recensione su Xbox Series X