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Hitman, la recensione: Agente 47 a puntate

Hitman, la recensione: Agente 47 a puntate

Il primo mese del nuovo anno ha regalato una doccia fredda a tutti gli appassionati dei giochi di Agente 47; a pochi mesi dall’uscita, infatti, Square Enix e IO Interactive dichiararono un brusco cambio di programma per il nuovo Hitman e la decisione di suddividere il titolo in sei episodi, da rilasciare nell’arco di tutto il 2016. Una decisione ardita, forse non pericolosa, di certo coraggiosa ed un po’ furba. I motivi addotti sono più che condivisibili, almeno sulla carta: dare maggior peso al feedback del pubblico e plasmare il gioco sulla base di dati costanti e aggiornati sul comportamento dei giocatori ed i problemi da loro riscontrati in-game, in contemporanea ad una maggiore elasticità nella narrazione, anche in previsione di collegamenti coi titoli futuri. Progetti e promesse intriganti, che se rispettati potrebbero rendere Hitman l’avanguardia di un nuovo metodo di distribuzione dei videogiochi, non necessariamente da approvare in toto, ma comunque più trasparente del sistema, oggigiorno assai diffuso, dei DLC con contenuto dolosamente rimosso dalla versione finale di un titolo.

L’Intro Pack è disponibile all’acquisto sugli store online di PC, Xbox One e Playstation 4 al costo di 14,99 Euro e contiene al suo interno due mappe del Prologo – già presenti e giocabili in Hitman Beta – e il livello Paris. Bastano pochi minuti di gioco per dissolvere molti dei dubbi di chi ha avuto modo di provare la versione Beta: il framerate è molto più stabile, i caricamenti ancora tediosi ma comunque ridotti in durata; l’intelligenza artificiale degli avversari si “incastra” più raramente, rimanendo però assai limitata e restituendo al giocatore un impatto arcade, tattico ma “giocoso”. I controlli sono rimasti semplici ed immediati da apprendere e si comportano bene anche in spazi ristretti; infine, è presente la localizzazione italiana di menu e sottotitoli e trova conferma la possibilità di impiegare l’Istinto senza limiti, a differenza di quanto visto in Hitman: Absolution, anche se è possibile disattivarlo del tutto in qualsiasi momento dalle opzioni di gioco.

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La mappa Paris, con i suoi due bersagli da eliminare, è perfetta dimostrazione dell’elasticità del gameplay di Hitman: come suggerito dalla numerosa lista di sfide – oltre 70 – disponibili nel livello, è possibile eliminare i bersagli in almeno 6 maniere diverse, alcune discrete, altre spettacolari, altre semplicemente crudeli. L’intero sistema di gioco ruota intorno alla capacità del giocatore di mimetizzarsi con la folla ed agire senza essere individuato: uno sguardo di troppo nel momento sbagliato può infatti compromettere il travestimento e renderlo inutilizzabile. Molto interessante come – per quanto si tratti di una meccanica ampiamente presente nei titoli precedenti – i vari NPC reagiscano al nostro abbigliamento, risultando più o meno sospettosi e consentendoci o meno l’accesso a determinate aree delle mappe. Queste ultime sono ampi sandbox, sviluppate sia in estensione che in verticalità, prive di caricamenti intermedi e piene di particolari e oggetti coi quali interagire. Per quanto la grafica non sia la migliore vista in questa generazione, il design è molto curato e a livello architettonico le strutture sono realistiche e credibili, così come il posizionamento degli NPC e le eventuali ronde. Purtroppo lo stesso non può esser detto per alcune loro reazioni, dato che sarà semplicissimo attirare in un angolo buio ed isolato un militare altamente addestrato a guardia di una base segreta, il tutto con solo un paio di monete, inoltre allo schianto sul pavimento di un antico lampadario grosso quanto un cavallo, i presenti non batteranno ciglio a meno che qualcuno non rimanga ferito.

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Le scelte a disposizione di Agente 47 sono numerose quanto i pattern comportamentali dei bersagli, che al contrario – inevitabilmente – seguono degli schemi d’azione rigidi e quindi anticipabili già dopo un paio di missioni sulla stessa mappa: ciò può esser visto come un limite o come l’ulteriore conferma della natura arcade del titolo, pieno di punteggi e in cui il giocatore, con un po’ di memoria, può trasformare il lavoro di sicario in una domenica al parco divertimenti in cui spadroneggiare e pavoneggiarsi con le povere vittime. Il completismo del gioco è un elemento essenziale per chi non vuole rimanere scottato dal proprio acquisto, in quanto le missioni di trama vera e propria si riducono ad una ventina scarsa di minuti ciascuna, errori permettendo. La longevità di Hitman è infatti garantita dal ripetere più volte gli incarichi e portare a termine gli omicidi in maniere diverse, aumentando il livello di professionalità del protagonista per sbloccare nuovi travestimenti, equipaggiamenti, armi e luoghi da cui iniziare la missione. Altro elemento interessante, per quanto facoltativo, è la Modalità Contratti, in cui il giocatore può portare a termine determinati incarichi per conto di altre persone reali, o crearne di propri da condividere online, a patto che le condizioni presenti sul contratto siano state soddisfatte almeno una volta dal creatore di quest’ultimo. Si tratta di una modalità di gioco preesistente nel brand e che al momento, salvo i pochi contratti realizzati da giocatori molto abili, risulta un po’ vuota e ripetitiva e non presenta ricompense speciali, anche solo cosmetiche, che ne incentiverebbero moltissimo lo svolgimento.

È ancora presto per esprimere un giudizio definitivo sul nuovo Hitman. Il rilascio periodico dei contenuti potrebbe renderlo un gioco più vario e completo, anche se di certo rimarrebbe non per tutti: elemento chiave del successo è la pazienza del giocatore, il suo saper agire in silenzio e nel momento giusto. Solo il tempo potrà dire se il bilanciamento sfide-trama sia vincente, dato che ad un primo approccio la sensazione è il forte rischio che gli eventi della storia finiscano nel dimenticatoio, soffocati da sfide, imprese e contratti online. Di certo l’Intro Pack vale pienamente il suo prezzo, sempre che, come già detto, l’acquirente abbia chiara in mente la natura del gioco, assai diversa dai “moderni” stealth, in cui le sparatorie furibonde non mancano mai, o quasi. Hitman è più un “gioco per grandi”, per giocatori a cui piace usare la testa prima delle dita; non si tratta certamente di un livello di complessità paragonabile ad un titolo gestionale o uno strategico, ma a modo suo ne incarna parecchi aspetti. La morale è sempre quella: acquistare con cognizione, documentandosi prima di lanciare denaro verso il titolo tripla A di turno, per evitare delusioni e soprattutto acquisti indesiderati. I non avvezzi potrebbero trovarsi spaesati ed annoiarsi molto, troppo in fretta; al contrario, gli appassionati troveranno in Hitman un lieto ritorno di una IP rimasta silenziosa negli ultimi anni, un gioco ancora limitato e che forse rimarrà tale, ma che rispetta la natura dei suoi predecessori per ripresentarla, oggi, in questa ottava generazione videoludica.