Il terzo capitolo della saga degli incubi arriva finalmente nelle mani dei giocatori dopo un’attesa carica di aspettative e qualche preoccupazione. Supermassive Games raccoglie il testimone lasciato da Tarsier Studios e lo fa con un approccio che oscilla tra il rispetto reverenziale e il tentativo di imprimere una propria firma. Il risultato è un gioco che funziona e intrattiene ma che non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione di essere un’opera di passaggio piuttosto che un vero balzo in avanti per la serie.
Little Nightmares 3 presenta, per la prima volta nella saga, la possibilità di affrontare l’avventura in cooperativa online. Si controllano Low e Alone, due bambini perduti nella Spirale che cercano disperatamente una via d’uscita dal Nulla. Arco e chiave inglese in mano, i due protagonisti devono collaborare per superare enigmi ambientali e sfuggire a creature grottesche in un mondo che sembra uscito dai peggiori incubi dell’infanzia.
La direzione artistica rimane uno dei punti di forza assoluti e la componente sonora continua a lavorare magistralmente sul sottotesto dell’orrore. La cooperativa funziona discretamente anche se l’intelligenza artificiale mostra evidenti limiti quando si gioca in solitaria. Il gameplay risulta più semplice rispetto ai capitoli precedenti e la durata complessiva si aggira sulle quattro ore per completare la storia principale. Gli enigmi non brillano per originalità e il combattimento appare poco sviluppato e troppo guidato. Manca, inoltre, quella figura antagonista centrale capace di incarnare l’incubo come nei capitoli precedenti. La conservazione della formula originale è un’arma a doppio taglio: rassicura i fan ma impedisce al gioco di sorprendere davvero.
Storia e personaggi
La narrazione di Little Nightmares ha sempre giocato sulla suggestione più che sull’esplicitazione. Anche questo terzo capitolo mantiene fede alla tradizione, proponendo una storia allegorica che affonda le radici nelle paure infantili più profonde. Low e Alone sono due bambini che si risvegliano in un mondo ostile dopo aver attraversato uno specchio misterioso. La loro meta è la Spirale, un insieme di luoghi inquietanti che dovrebbero condurli fuori dal Nulla.
La scelta di introdurre due protagonisti che cooperano rappresenta una svolta rispetto alla solitudine che caratterizzava Six e Mono. Questa volta la paura diventa qualcosa da condividere e il legame tra i due bambini emerge più attraverso le azioni che tramite dialoghi o cutscene elaborate. Low indossa una maschera da corvo e impugna un arco mentre Alone veste una tuta verde da aviatrice e brandisce una chiave inglese. Le loro personalità emergono timidamente attraverso piccoli gesti come darsi una mano per superare un ostacolo o chiamarsi quando uno dei due si allontana troppo.
Il mondo che li circonda rimane fedele all’estetica della serie: adulti mostruosi intenti nelle loro ossessioni quotidiane e scenari che distorcono la realtà in chiave onirica. Si attraversano deserti abitati da creature impossibili, fabbriche di dolciumi che nascondono orrori dietro colori sgargianti e carnevali dove l’allegria si trasforma in incubo. Ogni ambientazione racconta una storia senza bisogno di parole e questo è uno degli aspetti che la saga ha sempre gestito con maestria.
Tuttavia manca quella tensione narrativa che nei capitoli precedenti cresceva fino a esplodere in momenti memorabili. La Signora del primo capitolo e Lo Smilzo del secondo erano figure antagoniste capaci di incarnare l’orrore dell’intera esperienza. In Little Nightmares 3 gli antagonisti sono numerosi ma nessuno riesce a lasciare un’impronta così profonda. Il Monster Baby che apre il gioco è visivamente impressionante ma non diventa mai l’icona che ci si aspetterebbe. La Supervisora della fabbrica di dolciumi rappresenta un interessante mix di burocrazia e follia ma compare troppo poco per risultare davvero minacciosa.
Il finale cerca di chiudere il cerchio con i capitoli precedenti ma lo fa in maniera che può risultare criptica per chi non conosce a fondo la lore della serie. È una scelta che premia i fan di lunga data ma rischia di spiazzare chi si avvicina per la prima volta al franchise. La sensazione generale è quella di un capitolo che funziona più come ponte narrativo che come storia autoconclusiva.
Pro e Contro – Storia e Personaggi
Pro:
- l’atmosfera onirica e inquietante della serie viene preservata con cura;
- il legame tra Low e Alone emerge in modo naturale attraverso il gameplay cooperativo;
- le ambientazioni continuano a raccontare storie senza bisogno di dialoghi espliciti;
- la direzione artistica dei nemici rimane di altissimo livello;
- i riferimenti alla lore precedente premiano i fan storici.
Contro:
- assenza di una figura antagonista centrale davvero memorabile;
- la narrazione risulta troppo criptica per i nuovi arrivati;
- il finale lascia molte domande senza risposta;
- i personaggi di Low e Alone mancano di profondità rispetto a Six;
- la storia non riesce a raggiungere picchi emotivi paragonabili ai capitoli precedenti.
Gameplay: cooperazione e compromessi
Little Nightmares 3 introduce la cooperativa online come elemento distintivo ma lo fa con risultati alterni. La possibilità di giocare con un amico rappresenta sicuramente una novità interessante per la serie e in alcuni momenti funziona bene. Risolvere enigmi coordinandosi con un’altra persona aggiunge una dimensione sociale che può rendere l’esperienza più coinvolgente. Il problema emerge quando si gioca in solitaria affidandosi all’intelligenza artificiale.
L’IA che controlla il secondo personaggio mostra evidenti limiti. Ci sono situazioni in cui il compagno rimane immobile invece di eseguire azioni necessarie per progredire. Chiamare il partner con l’apposito comando a volte aiuta ma altre volte non sortisce alcun effetto. Questa discontinuità spezza il ritmo del gioco e trasforma momenti che dovrebbero essere fluidi in sessioni di trial and error frustranti. Il fatto che l’IA alterni fasi di autonomia efficace a momenti di totale passività crea una sensazione di inaffidabilità che danneggia l’esperienza complessiva.
Gli enigmi ambientali rappresentano il cuore del gameplay come sempre nella serie. Si tratta principalmente di puzzle che richiedono di spostare oggetti, attivare meccanismi e coordinare le azioni dei due personaggi. Low può usare il suo arco per colpire bersagli distanti o tagliare corde mentre Alone impiega la chiave inglese per abbattere muri fragili o interagire con ingranaggi. Sulla carta le meccaniche funzionano e offrono varietà ma nella pratica risultano troppo semplificate rispetto ai capitoli precedenti.
La difficoltà complessiva è stata abbassata in maniera evidente. Gli enigmi raramente richiedono più di qualche minuto per essere risolti e spesso la soluzione è così palese da eliminare qualsiasi senso di soddisfazione quando si trova la risposta. Questo approccio rende il gioco più accessibile ma toglie quella componente di sfida che nei primi due capitoli creava tensione e coinvolgimento. L’introduzione dell’ombrello, come strumento per planare, rappresenta forse l’unica meccanica davvero riuscita ma viene abbandonata a metà gioco senza un motivo apparente.
Il combattimento fa la sua comparsa in Little Nightmares 3 ma in forma talmente basilare da sembrare un’aggiunta dell’ultimo minuto. Low può stordire i nemici con le frecce e Alone può finirli con la chiave inglese. Il sistema funziona in teoria ma nella pratica si riduce a sequenze guidate dove i personaggi puntano e colpiscono quasi automaticamente. Manca qualsiasi profondità tattica e dopo le prime volte diventa una routine priva di mordente.
Le sezioni stealth costituiscono buona parte dell’esperienza e qui Little Nightmares 3 mantiene gli standard della serie. Nascondersi dai nemici e studiarne i pattern di movimento crea quella tensione che ha sempre caratterizzato il franchise. Tuttavia, anche in questo caso, emerge una certa ripetitività. Le situazioni si susseguono senza variazioni significative e la sensazione di déjà-vu diventa sempre più forte man mano che si procede.
La durata rappresenta un altro punto dolente. L’avventura principale si completa in circa quattro ore e anche cercando tutti i collezionabili difficilmente si superano le sei ore. Per un gioco a prezzo pieno la proposta appare piuttosto risicata. La rigiocabilità è praticamente nulla perché scegliere l’altro personaggio non cambia nulla se non il punto di vista. Gli enigmi rimangono identici e non ci sono percorsi alternativi da scoprire.
Le fasi di fuga rappresentano i momenti più riusciti del gameplay. Quando il gioco abbandona gli enigmi e costringe a correre disperatamente mentre un mostro insegue si raggiungono picchi di adrenalina che ricordano i momenti migliori della serie. Purtroppo queste sequenze sono troppo rare e quando arrivano spesso risultano più frustranti che divertenti a causa di comandi non sempre reattivi.
Pro e Contro – Gameplay
Pro:
- la cooperativa online aggiunge una dimensione sociale interessante;
- l’ombrello come meccanica di planata funziona bene finché dura;
- le sezioni stealth mantengono la tensione tipica della serie;
- i momenti di fuga possono raggiungere picchi adrenalinici;
- il sistema di checkpoint è generoso e riduce la frustrazione.
Contro:
- l’intelligenza artificiale del compagno è estremamente discontinua;
- gli enigmi risultano troppo semplici e poco originali;
- il combattimento è superficiale e troppo guidato;
- la durata complessiva è troppo breve per il prezzo richiesto;
- assenza totale di rigiocabilità;
- i comandi a volte risultano poco reattivi nei momenti cruciali;
- manca il co-op locale che avrebbe reso l’esperienza molto più accessibile.
Dimensione artistica: bellezza inquietante
Dal punto di vista artistico, Little Nightmares 3 conferma che la serie continua a possedere uno stile riconoscibile e affascinante. La direzione artistica rappresenta forse l’aspetto più riuscito dell’intera produzione. Supermassive Games ha compreso che tradire l’estetica consolidata sarebbe stato un errore fatale e ha scelto di conservare e amplificare gli elementi visivi che hanno reso unici i capitoli precedenti.
Gli scenari mantengono quella qualità onirica e disturbante che ha sempre caratterizzato la serie. Ogni ambientazione racconta una storia attraverso dettagli ambientali curati con attenzione maniacale. La fabbrica di dolciumi, con i suoi colori sgargianti che nascondono orrori industriali, rappresenta un perfetto esempio di come il gioco sappia sovvertire immagini rassicuranti trasformandole in fonte di inquietudine. Il carnevale notturno, con le sue giostre illuminate e le maschere grottesche, crea un’atmosfera sospesa tra il festoso e il macabro.
Le ambientazioni risultano più ampie e verticali rispetto ai capitoli precedenti. Si percepisce l’influenza dello stile registico di Supermassive, che lavora molto sull’inquadratura e sulla profondità di campo. Gli spazi non sono più semplici percorsi lineari ma si aprono in aree più articolate dove la camera si muove con maggiore libertà. Questo approccio crea momenti visivamente spettacolari ma a volte va a discapito della leggibilità delle situazioni di gioco.
L’uso del colore merita un discorso a parte. Little Nightmares 3 gioca magistralmente con palette monocromatiche, dove ogni variazione cromatica acquista un peso simbolico importante. Un tocco di rosso in un ambiente dominato dal grigio diventa immediatamente un punto focale che guida l’occhio del giocatore. Un bagliore azzurro, in mezzo a toni gialli e marroni, assume significati che vanno oltre la pura estetica. È una scelta poetica che eleva la componente visiva a forma d’arte vera e propria.
Il character design dei nemici conferma gli standard altissimi della serie. Ogni creatura è un capolavoro di design inquietante che mescola elementi umani deformati con caratteristiche grottesche. La segretaria-ragno, che fruga ossessivamente nel suo schedario, rappresenta una brillante metafora della burocrazia che schiaccia l’individuo. Il Monster Baby che apre il gioco è un incubo fatto di proporzioni sbagliate e movimenti innaturali. Ogni antagonista potrebbe essere uscito da un quadro espressionista o da un cortometraggio di Tim Burton.
Tuttavia l’aspetto grafico non è privo di difetti. Tecnicamente il gioco mostra qualche incertezza con texture non sempre all’altezza delle aspettative e un framerate che in alcune sezioni tende a calare in maniera fastidiosa. Nulla di drammatico ma abbastanza per essere notato. L’illuminazione dinamica funziona bene nella maggior parte delle situazioni ma ci sono momenti in cui le ombre risultano poco naturali.
Il comparto sonoro rappresenta l’altra metà del quadro artistico e qui Little Nightmares 3 centra perfettamente il bersaglio. Il sound design è semplicemente eccellente. Ogni ambiente possiede una propria identità sonora costruita attraverso rumori ambientali che creano tensione senza mai essere invadenti. Il cigolio di una porta, il rumore di passi che si avvicinano, il respiro affannoso dei protagonisti: ogni elemento audio contribuisce a costruire un’atmosfera opprimente.
La colonna sonora viene usata con parsimonia e questo ne aumenta l’impatto quando entra in scena. La musica non accompagna costantemente l’azione ma interviene nei momenti chiave, amplificando le emozioni. Quando parte durante una sequenza di fuga il cuore inizia a battere più forte, quando si fa sentire durante un momento di quiete apparente crea un senso di disagio che prepara a quello che sta per accadere.
Il silenzio viene sfruttato come elemento narrativo quanto il suono. Ci sono lunghe sequenze dove l’unico rumore è quello dei passi dei protagonisti, ed è proprio questa assenza di stimoli sonori a creare la maggiore tensione. L’orecchio si affina, cercando di captare qualsiasi segnale di pericolo e ogni piccolo rumore diventa fonte di allarme. È un uso maturo del sound design, che pochi giochi riescono a padroneggiare con questa efficacia.
Gli effetti sonori legati ai nemici sono particolarmente riusciti. Ogni creatura possiede una propria firma audio che la rende riconoscibile anche quando non è visibile. Si impara presto a distinguere i suoni e a reagire di conseguenza, creando un legame diretto tra audio e gameplay che funziona alla perfezione. Il ringhio del Monster Baby o il fruscio della Supervisora diventano campanelli d’allarme che innescano risposte immediate.
Pro e Contro – Dimensione Artistica
Pro:
- direzione artistica di altissimo livello con scenari memorabili;
- character design dei nemici eccellente e disturbante al punto giusto;
- uso magistrale del colore con palette che assumono valore simbolico;
- sound design praticamente perfetto con grande attenzione ai dettagli;
- la colonna sonora usata con parsimonia aumenta il suo impatto emotivo;
- il silenzio viene sfruttato brillantemente come elemento narrativo;
- ogni ambiente possiede una forte identità visiva e sonora.
Contro:
- qualche incertezza tecnica con texture non sempre ottimali;
- il framerate cala in alcune sezioni più complesse;
- l’illuminazione dinamica mostra occasionali imperfezioni;
- le ambientazioni più ampie a volte creano problemi di leggibilità;
- manca quella rottura visiva che rendeva unici alcuni livelli del primo capitolo.
Little Nightmares 3
In conclusione
Un sequel rispettoso che preserva l’anima della serie senza però riuscire a farla evolvere in maniera significativa. Ottimo sul piano artistico e sonoro ma troppo prudente e breve per lasciare un segno profondo. Supermassive Games ha scelto la strada della prudenza conservando la formula consolidata invece di rischiare con innovazioni radicali. Il risultato è un titolo solido che funziona e intrattiene ma che non riesce a sorprendere come i suoi predecessori.





