Horizon Forbidden West: Burning Shores, la recensione del DLC su PS5

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Aloy non si prende nemmeno un giorno di pausa e ritorna, a distanza di un anno, nel DLC Horizon Forbidden West: Burning Shores, il titolo di questa nostra recensione su PS5. Il buon Sylens, ricordando la prematura scomparsa della sua controparte Lance Reddick, affida una nuova missione ad Aloy, direttamente connessa al finale della gioco regolare. Il DLC, infatti, si attiva come se fosse una nuova missione, che costringe Aloy ad un volo con il suo Solcasole in direzione Rive Ardenti.

Ad attendere la nostra eroina ci sarà la tribù dei Quen, una nuova compagna di avventura, degli upgrade importanti lato gameplay e dei temibili innesti al rinnovato bestiario. Il tutto sempre immerso in una cornice scenica che regala dei colpi d’occhio mozzafiato. Senza perderci in chiacchere, vi lasciamo alla nostra recensione del DLC Horizon Forbidden West: Burning Shores, provato, vi ricordiamo, su console PS5.

Una (quasi) nuova minaccia 

Alla chiamata di Sylens rispondiamo “Presente” per l’ennesima volta, anche perché il finale di Horizon Forbidden West non è stato proprio idilliaco. Senza spoilerare nulla di troppo, è giusto che sappiate che il nuovo nemico, spuntato nel corso della seconda avventura di Aloy, non entrerà direttamente a far parte di questa estensione narrativa della saga. La temibile intelligenza artificiale, sfuggita dalle mani dei suoi creatori (parliamo ovviamente di Nemesi), farà “solo” capolino sugli eventi di questo DLC, ma non sprigiona minimamente la sua potenza devastante. Questo a dimostrazione del fatto che il terzo capitolo delle avventure della nostra eroina – non ancora annunciato ma solo vociferato – si concentrerà, probabilmente, su questa ennesima minaccia incombente.

Burning Shores ci porterà nella nuova location di Rive Ardenti, in quel che resta della spiaggia di Santa Monica e delle rovine di Los Angeles. La natura, ormai, ha preso il sopravvento su tutto, con dei veri e propri musei all’aria aperta. Dobbiamo “dare a Cesare quel che è di Cesare”: Guerrilla Games non sbaglia un colpo, anche quando il rischio more of the same è dietro l’angolo. La capacità artistica di questa software house olandese sembra non conoscere limiti, al punto da creare delle finestre di tempo sospese quasi “profetiche” rispetto ad un possibile futuro scenario distopico e post apocalittico.

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Sotto il profilo della longevità, questo nuovo DLC offre circa una decina di ore di gioco in compagnia di Aloy e di una nuova comprimaria, Seyka, che apre ad un possibile scenario circa la possibilità di condividere l’esperienza di gioco con qualcun altro, giusto per tornare a parlare delle prove generali in vista di un terzo capitolo delle avventure della nostra determinata guerriera.

Lato gameplay, vengono aggiunte due nuove skill, una nuova specializzazione, oltre alla possibilità di cavalcare il Fendinubi, una specie di evoluzione del Solcasole. La nostra partner Seyka non starà lì a godersi lo spettacolo, ma entrerà nel vivo dell’azione con dei colpi precisi e mirati verso i serbatoi di vampa dei nemici. Azioni che saremo noi ad impartire, con tanto di selezione degli obiettivi. L’arsenale di Aloy non subisce dei miglioramenti significativi, se non dal solo punto di vista estetico. Discorso che cambia quando si parla di armature ed elementi cosmetici in genere, come sempre ben riforniti per l’occasione.

In chiave combattimento viene sempre garantita la spettacolarità delle sequenze d’azione. Le armi ora potranno essere caricate con il potere degli elementi, è il nostro rampino avrà anche il delicato compito di evidenziare un punto preciso dell’avversario di turno e renderlo vulnerabile ad un attacco di potenza immane. Insomma, l’elemento strategico nei combattimenti non manca mai.

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Molto più di un More of The Same

È facile considerare un DLC come un classico more of the same, “pompato” in maniera più che dignitosa dal punto di vista commerciale. Il restare delusi è un classico, anche perché non possiamo aspettarci un gioco completamente nuovo, ma solo un’estensione di quello che abbiamo appena terminato. In questi contesti si utilizza anche spesso e volentieri il termine endgame, riferendoci a tutti quei contenuti che si possono affrontare una volta giunti ai titoli di coda. Nel caso di Horizon Forbidden West, arrivare alla conclusione del nuovo capitolo di Aloy è una bella impresa appagante, che richiede uno sforzo ben più ampio rispetto alla prima avventura.

Burning Shores è molto più di un more of the same, perché fornisce delle chiare indicazioni su quello che probabilmente sarà il nuovo capitolo della saga. È un messaggio che non arriva diretto, questo è piuttosto chiaro, ma gli elementi in campo ci sono tutti. Alcune “criticità” – se così le possiamo chiamare – derivate da alcune scelte lato progettuale a livello di level design, trovano un possibile rimedio in questo DLC. Ci riferiamo alla presenza di molte più zone “al chiuso” rispetto a quelle aperte, un qualcosa a cui eravamo abituati bene in Zero Dawn e che invece Forbidden West ha preferito limitare in funzione degli spazi aperti, come l’open world insegna.

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La nuova zona di gioco esplorabile è ricca di ambientazioni, colori ed ecosistemi che non sono un mero riciclo di quanto abbiamo già visto nel corso dell’esperienza dello scorso febbraio. Il Decima Engine ormai è in grado di auto-riprodursi, costruendo in maniera procedurale un vero e proprio pianeta di gioco, con tanto di elogio dei vertici Sony, proprio in questi giorni, nei confronti del motore grafico proprietario di Guerrilla Games.

Aloy non vivrà questa avventura da sola ma ci sarà con lei un altra collega guerriera, importante spunto per quello che sarà. E fa anche capolino un discorso circa l’importanza dell’esistenza delle fazioni, e magari chissà il terzo capitolo della saga punterà anche su un sistema di alleanze e conflitti, con Aloy “in mezzo” a fare il giudice di pace (o almeno è quello che si spera).

L’osservato speciale però in questo DLC non è stato solamente il solito trittico made in cinema (ambientazione-trama-personaggi), ma anche il gameplay ha ricevuto delle belle boccate di ossigeno. Ad iniziare dal bestiario che riceve un significativo aggiornamento in termini di avversari ma anche di monte e cavalcature piuttosto inedite. Ormai non esistono più confini per Aloy, cielo, terra e mare sono stati conquistati. La fase di combattimento riceve un significativo upgrade con la possibilità di sfoderare una nuova mossa in grado di evidenziare il lato debole del nemico, facendolo diventare vulnerabile agli attacchi della nostra guerriera.

Quanto appena narrato non fa altro che enfatizzare un aspetto che è stato già esplorato nel corso di Forbidden West. Ci riferiamo, infatti, al lato strategico della dimensione action, dove al cospetto di uno scontro, che all’apparenza si rivela impossibile, ogni espediente si rivela utile per farlo volgere a nostro favore. Nell’arsenale di Aloy c’è sempre qualcosa di utile da poter sfruttare nel migliore dei modi.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
8.5
Contesto di gioco
8.0
Gameplay
9.0
Dimensione artistica
9.0
Intrattenimento
8.5

Sommario

Ad attendere la nostra eroina ci sarà la tribù dei Quen, una nuova compagna di avventura, degli upgrade importanti lato gameplay e dei temibili innesti al rinnovato bestiario. Il tutto sempre immerso in una cornice scenica che regala dei colpi d'occhio mozzafiato. Molto più di un classico more of the same.
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Ad attendere la nostra eroina ci sarà la tribù dei Quen, una nuova compagna di avventura, degli upgrade importanti lato gameplay e dei temibili innesti al rinnovato bestiario. Il tutto sempre immerso in una cornice scenica che regala dei colpi d'occhio mozzafiato. Molto più di un classico more of the same. Horizon Forbidden West: Burning Shores, la recensione del DLC su PS5