L’industria videoludica è una realtà ancora giovane e fortemente influenzata dall’avanzamento tecnologico, non bisogna dunque stupirsi della rapidità con cui si adatta a mode e realtà altrettanto mutevoli. A evolversi col tempo non sono stati soltanto gli aspetti puramente tecnici, oltre alle fredde cifre di fotogrammi e risoluzione, anche i contenuti – i cosiddetti “generi” – sono divenuti man mano più articolati, mescolandosi fra loro e rendendo l’esperienza del videogiocatore sempre più complessa e appagante. Salvo poche eccezioni, è sempre più difficile “definire” la tipologia di un videogame: oggi i giochi di ruolo hanno spesso meccaniche action e i giochi d’azione elementi sparatutto, che a loro volta acquisiscono aspetti da gioco di ruolo… Se lo scopo di questo articolo fosse analizzare le singole tendenze ed esprimere un giudizio su ciascuna di esse, il discorso durerebbe davvero troppo. In questa sede si parlerà di un singolo genere che, per quanto si sia evoluto, non ha mai rinnegato le proprie origini: l’avventura grafica.


Se con i giochi della software house francese abbiamo avuto a che fare con veri e propri “film interattivi”, con tanto di protagonisti ricostruiti con fattezze di attori reali, anche altre case di sviluppo – dalle mire meno ambiziose – sono riuscite negli anni a rimanere a galla, portando sul mercato avventure grafiche la cui natura “originaria” è più presente che mai. Esempi conosciuti sono la serie Broken Sword di Revolution Software e gli Sherlock Holmes di Frogwares: prodotti che di certo non rappresentano l’apice tecnologico dei loro tempi, ma che mantengono salda la propria posizione nel cuore degli appassionati, grazie a storie e dialoghi ben scritti e una massiccia presenza di enigmi e rompicapo, spesso molto complessi.


Si tratta pur sempre di un gioco che tende a “voler narrare” piuttosto che a “far giocare”, eppure riesce ove ha parzialmente fallito Beyond, dopo un geniale Heavy Rain: la presa di coscienza del giocatore su quanto le proprie scelte – e non scelte – avranno sempre ripercussioni, spesso definitive. Il fallimento è possibile e nemmeno troppo improbabile, ogni errore e imprecisione, ogni indizio ignorato potranno compromettere per sempre il destino dei giovani protagonisti, non con un semplice “Game Over” e ritorno all’ultimo checkpoint, bensì con la prosecuzione della storia senza i meno fortunati.



