Il 9 settembre 2015 sarà probabilmente un giorno che i nostri figli troveranno nei libri di storia, non parliamo solo del giorno in cui Apple ha svelato iPad Pro al mondo, anche del momento esatto in cui Phil Schiller – dal palco del Flint Center for the Performing Arts di Cupertino – ha consegnato al passato i PC portatili così come oggi li conosciamo. Intendiamoci, stiamo ovviamente parlando in toni provocatori, poiché tutti sappiamo che iOS e lo stesso iPad professionale non sono abbastanza maturi per intraprendere un’impresa di tale dimensioni oggi. Pensionare oggetti che hanno caratterizzato un’intera era tecnologica e con i quali condividiamo la vita e il lavoro, da quando erano enormi e costosi mattoni dall’autonomia inesistente sino al recente MacBook super leggero, non è certo facile come buttar giù un bicchier d’acqua. Persino lo stesso iPhone, con l’uscita del suo primo modello, aveva nel settore telefonia una missione più facile di questa, vista una concorrenza barocca e troppo legata al passato. Allora perché siamo convinti che questo nuovo tablet della mela da 12.9 pollici possa comunque cambiare, addirittura sovvertire il mercato e le nostre abitudini?
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Perché l’idea alla base è semplice e geniale, parliamo di uno schermo (Retina per giunta) che richiama esattamente le dimensioni dei notebook più diffusi (è infatti sempre più raro vedere PC enormi da 15 pollici e oltre), senza l’ingombro di una tastiera, con un’ottima durata della batteria (10 ore dichiarate, e sappiamo che gli iPad ne sono capaci), un peso piuma che si aggira attorno ai 700 grammi, una potenza di calcolo perfetta per il 99% delle applicazioni generiche e non solo. Applicazioni comuni, perché ovviamente non parliamo di un prodotto adatto a ogni tipologia di utente, i più esigenti avranno sempre e comunque bisogno di una piattaforma più performante e magari capiente. È il grande pubblico che interessa al colosso californiano, la fetta maggiore del mercato, e un tablet come l’iPad Pro esce out-of-the-box già pronto per qualsiasi operazione. Dalla lavorazione su file di testo e di calcolo sino al disegno professionale e il montaggio video. La nuova lastra di vetro firmata Apple è infatti capace di montare video con più tracce in 4K, informazione che dovrebbe bastarvi a comprendere con quale potenziale sia stata creata. E lo fa con lo stile solito della sua azienda, alla quale ogni possessore di iPad è stata abituato, lo fa con semplicità.


Debuttare con una singola entrata USB-C, esattamente come il recente MacBook, non sarebbe stata la soluzione definitiva, ma certamente avrebbe aperto strade infinite al nuovo prodotto di Cupertino. Addirittura affiancare una USB-C (neppure azzardiamo una USB 3.0, troppo grande per la natura dei nuovi prodotti Apple) all’entrata Lightning sarebbe stato un colpo ancor più forte per il mercato, che per ovvi motivi non può ancora risolvere tutto con il cloud. Inoltre sarebbe stato fondamentale aggiungere il supporto alle chiavette USB, agli hard disk esterni, a qualsiasi altra periferica funzionante con Mac Os X, compresi mouse bluetooth (con puntatore a schermo ovviamente) e touchpads. Funzionalità che avrebbero trasformato l’iPad Pro in un notebook a tutti gli effetti, posato su una scrivania, lasciandolo comunque libero di sfruttare la potenza del multitouch 3D in tutti gli altri casi. Magari con una scrivania rivista da zero, e non malamente riempita con le icone e null’altro, uno spreco di spazio che ha ormai stancato. Confidiamo che siano solo peccati di gioventù, che possano essere risolti con l’avvento della seconda generazione. Nel frattempo fossimo nei panni di un notebook, come di un MacBook qualsiasi, noi inizieremmo a preoccuparci seriamente.

