Tales of Kenzera: ZAU, la recensione su PS5

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Misticismo, cultura e magia, fanno da scenario alle vicende raccontate in Tales of Kenzera: ZAU, il titolo della nostra recensione per console PS5. Ancora una volta i videogiochi diventano il terreno fertile per mettere in campo una storia molto personale. Abubakar Salim ha perso suo padre. Quella guida, quel faro che ha illuminato il suo percorso di crescita, improvvisamente si è spento. Accettarlo non è facile, e il povero Salim decide di realizzare un ultimo tributo. Un estremo saluto per dirgli: “Ehi baba, ho fatto tutto questo per te!”

Per rendere questa sua volontà qualcosa di reale e tangibile, mette in piedi una software house dal nome Surgent Studios, si circonda di professionisti che si sintonizzano sulle sue stesse frequenze e danno vita a quella volontà. Dal sogno alla realtà. Ed ecco che Salim diventa, nel gioco, un tale di nome Zau. Uno sciamano in grado di governare i poteri delle maschere del Sole e della Luna che decide di evocare Kalunga, il Dio della Morte, e proporgli un patto: le anime di 3 mostri leggendari in cambio di quella di suo padre.

La scelta del sistema di gioco è ricaduta sul platform metroidvania. Surgent Studios edifica un ambientazione caratterizzata da un level design “ricorsivo”, come appunto il genere suggerisce, anche se paga l’inesperienza, inciampando su alcune scelte progettuali che minano fruibilità ed esperienza. Artisticamente parlando, il lavoro svolto è più che dignitoso, per quanto il prodotto rispecchia il budget investito. Non ci resta, quindi, che lasciarvi alle parole della nostra recensione di Tales of Kenzera: ZAU, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.

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La storia di un vuoto da colmare

Accettare una perdita non è facile per nessuno. Un parente, un amico, un animale: ognuno di essi lascia un vuoto da colmare. Riuscire a “riempire” questa incapienza non è facile, ma tutto inizia con un percorso di accettazione. Il nostro Zau, protagonista di Tales of Kenzera, non riesce ad accettare l’ultimo saluto del suo baba. Quest’ultimo, prima di spirare, ha elaborato una storia mistica, racchiusa tra le pagine di un libro. La madre del povero Zau consiglia lui di iniziare a leggerlo per ricordare il padre, ed intraprendere così questo percorso lungo e tortuoso.

Ed ecco che quelle parole danno vita al magico mondo di Kenzera, il teatro di questa avventura raccontata in stile platform metroidvania. Zau diventa uno sciamano che decide di stringere un patto con Kalunga, il dio della Morte. L’accordo è molto chiaro: riportare in vita il defunto genitore avendo in cambio lo spirito dei 3 mostri leggendari di Kenzera. Le premesse narrative sembrano essere chiare come il sole, ma il viaggio che separa Zau dalla insperata meta altro non è che un percorso interiore denso di ostacoli da superare.

Una domanda: voi lo conoscete un tale di nome Abubakar Salim? Ebbene costui, che ha prestato la sua voce a Bayek in Assassin’s Creed Origins, è il team leader di Surgent Studios, gli sviluppatori di Tales of Kenzera: ZAU. Tutto è nato dalla volontà di Salim di raccontarsi attraverso un gioco, visto che anche lui come Zau ha perso il suo baba. La scelta è stata quella di mettere in campo quella spiritualità e quei valori tipici della cultura Bantu, in un mix che talvolta non giunge come dovrebbe. Il sottotesto narrativo, infatti, non arriva sempre in maniera immediata, per quanto sia comunque in grado di stimolare quel giusto livello di curiosità.

Ed ecco che i videogiochi, ancora una volta, diventano il veicolo perfetto per lanciare dei messaggi. Il loro potere “lenitivo” rispetto al dolore a fronte di una perdita è un qualcosa di assodato già da tempo. Abubakar Salim ne approfitta, conscio del fatto che l’ultimo tributo nei confronti del defunto padre avrebbe reso costui orgoglioso, ammirando quel bambino che pian piano si era fatto un uomo, per poi diventare anche egli un baba.

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Un platform metroidvania narrativo

Il gameplay di Tales of Kenzera: ZAU è quello tipico di un platform metroidvania. L’immediatezza dei comandi rappresenta il più grande vantaggio di questo genere di videogiochi, anche se i più virtuosi si lanciano verso la narrazione e la componente RPG (e qualcuno ci schiaffa anche dentro un po’ di roguelike). La storia effettivamente è molto ben curata, e si percepisce, in maniera pressoché immediata, che dietro le vicende videoludiche si celano quelle personali.

I personaggi principali spiccano sicuramente meglio rispetto quelli di contesto. Il duetto Zau/Kalunga, che perdura per tutta l’avventura (salvo qualche innesto extra), non stanca mai. I dialoghi, per quanto non sia mai facile sorbirsi numerosissime linee di testo da leggere (ed ascoltare), non presentano mai argomenti “vacui”. In tal senso, constatiamo – con estrema felicità – come la localizzazione del gioco sia curata magistralmente.

Lato gameplay, Tales of Kenzera: ZAU alterna ai momenti di esplorazione altri di natura puramente action. L’equilibrio, tra i due, ci sembra rispettato, anche se vi sono alcune zone d’ombra che non rendono l’esperienza perfettamente fruibile. La mappa di gioco è strutturata per essere “ricorsiva”, ovvero si può (e, talvolta, si deve) ritornare nello stesso punto prima di procedere verso una nuova zona. In questo passaggio “obbligato”, ve ne sono altrettanti facoltativi che aiutano a scoprire segreti e sbloccare dei potenziamenti passivi. Non siete obbligati “a scervellarvi” sul come e dove trovarli, visto che non sono bloccanti ai fini della progressione nella storia. Il gioco, però, non vi da nessuna potenziale indicazione circa la loro esistenza. Se siete fortunati, infatti, ci finite davanti per caso.

La scelta del dualismo, con la maschera della Luna e del Sole, funziona e ci ha anche convinto. L’idea di offrire, sin da subito, una variante “al volo” nel combat system alimenta quella vena strategica tipica dei metroidvania. Tanto, se si muore, si ricomincia dal check point più vicino e si riprova. L’AI dei nemici è piuttosto variabile, non consentendo mai di avere dei punti di riferimento “scontati” mentre si ingaggia. Un respawn dinamico delle posizioni dei cattivoni, però, poteva ulteriormente incrementare l’effetto surprise (e, quindi, il fattore sfida).

La progressione del personaggio – e lo skill tree in genere – viaggia all’unisono con l’avanzamento dei livelli di gioco. Si arriva alle boss battle sempre ben equipaggiati lato abilità, che gravitano attorno allo sviluppo del potenziale delle maschere del Sole e della Luna e non solo. Anche le capacità atletiche del personaggio godranno di alcuni upgrade che renderanno la vita, in quel dì Kenzera, più agevole (sempre per modo di dire).

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
8,0
Contesto di gioco
8.0
Controlli/Gameplay
7.0
Dimensione artistica
7.5
Intrattenimento
7.0

Sommario

La scelta del sistema di gioco è ricaduta sul platform metroidvania. Surgent Studios edifica un ambientazione caratterizzata da un level design "ricorsivo", come appunto il genere suggerisce, anche se paga l'inesperienza, inciampando su alcune scelte progettuali che minano fruibilità ed esperienza. Artisticamente parlando, il lavoro svolto è più che dignitoso, per quanto il prodotto rispecchia il budget investito.
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La scelta del sistema di gioco è ricaduta sul platform metroidvania. Surgent Studios edifica un ambientazione caratterizzata da un level design "ricorsivo", come appunto il genere suggerisce, anche se paga l'inesperienza, inciampando su alcune scelte progettuali che minano fruibilità ed esperienza. Artisticamente parlando, il lavoro svolto è più che dignitoso, per quanto il prodotto rispecchia il budget investito.Tales of Kenzera: ZAU, la recensione su PS5