For Honor: la recensione, “come lupi tra pecore” il centro di Ubisoft

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“Iniziò così un millennio di conflitti. Mille anni di guerra, i più grandi guerrieri che l’uomo abbia mai visto, il motivo dei loro scontri perso nel tempo.” È con questo presupposto e un’opening davvero ispirata che comincia For Honor, un titolo che ha fatto rizzare le orecchie di pubblico e critica sin dal suo annuncio, durante l’E3 2015.

For Honor

Con un pretesto tanto epico quanto vago di una catastrofe naturale, il mondo civilizzato si è ritrovato in ginocchio, costretto a lottare all’ultimo sangue per ogni risorsa disponibile; dopo centinaia e centinaia di anni, la pace sembra quasi raggiunta, fino a quando la misteriosa tanto inquietante Apollyon e la sua Legione di Ossidiana non scendono in campo a difesa della Guerra, convinti che si tratti dell’unico, meritevole stato naturale delle cose, in cui solo i più forti e degni hanno la meglio.

For Honor

La distopia di Ossidiana in For Honor

La Modalità Storia di For Honor potrebbe apparire come un elemento secondario del titolo, ma ciò non è del tutto corretto: la sua durata si attesta intorno alle 5 – 6 ore ed è altamente rigiocabile sia per la presenza di collezionabili nascosti nelle mappe che per la possibilità di affrontarla in diversi livelli di difficoltà, sbloccando elementi unici per personalizzare i propri eroi.

La distopia di Ossidiana

Questi ultimi sono (al momento) quattro per ciascuna delle fazioni: Cavalieri, Vichinghi e Samurai. Ogni personaggio possiede abilità, tecniche, punti di forza e debolezza unici, che il dipanarsi della trama porta a conoscere man mano, per quanto l’unica maniera per eccellere è una buona dose di allenamento avanzato. L’intera Modalità Storia risulta quindi un’ottima occasione per testare sul campo i vari eroi e conoscerne i retroscena narrativi, che nonostante siano poco approfonditi risultano interessanti e accompagnati da un buon doppiaggio italiano.

Unico vero neo di questa modalità è la necessità di una costante connessione alla rete, pena l’interruzione della sessione e la perdita di ogni progresso nel capitolo in corso. Per il resto, le ambientazioni sono lineari, ma varie e ben realizzate, il comparto audio offre un piacevole accompagnamento musicale e le missioni sono lunghe il giusto, divertenti e (quasi) mai frustranti.

Per l'Onore e la Fortuna

Per l’Onore e la Fortuna di For Honor

La connessione a Internet è ovviamente indispensabile anche per la modalità principale, quella Multiplayer. Come è facile immaginare, in un titolo che si fonda interamente su scontri all’arma bianca è essenziale la precisione dei tempismi di ogni azione e reazione, e dunque uno stabile collegamento alla rete.

Per evitare il più possibile disuguaglianze e svantaggi dovuti alla latenza, Ubisoft ha deciso di strutturare il sistema multigiocatore di For Honor su una base P2P (peer to peer) in cui un singolo utente funge da host per la sessione di tutti i partecipanti.

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Questo, se da una parte evita il sovraccarico, la manutenzione e i costi di eventuali server dedicati, dall’altra rende ingiocabili gli scontri nel caso in cui l’ospite non sia provvisto di connessione stabile: fin troppo di frequente, infatti, la partite vengono interrotte sul più bello, senza possibilità di rientrarvi e a prescindere dalla potenza di rete delle “vittime”. Ciò risulta frustrante, dato che non è nemmeno possibile inserire filtri nel matchmaking per obbligare il titolo ad affiancare il proprio account a partite “hostate” da giocatori della propria regione, e rende ogni scontro carico di ansia poco gradita.

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Le battaglie, in particolare i duelli 1vs1, sono il punto di forza di For Honor. Le animazioni, l’inquadratura, ogni singola azione a disposizione portano a una sana, comprensibile tensione, da controllare però con sangue freddo: il button smashing conduce inevitabilmente alla sconfitta, dato che ogni duello offre concatenazioni tra le singole mosse fin troppo tecniche per un gioco “di massa”, da conoscere, provare e soprattutto saper adoperare.

Va detto che al momento del lancio il titolo presenta qualche sbilanciamento tra le classi, ma fin da subito Ubisoft ha dato il via a una raccolta di feedback per equilibrare al meglio gli eroi, a dimostrazione che le sbavature ci sono, ma anche la volontà di correre quanto prima ai ripari.

Perle ai porci

Perle ai porci

Non fa quindi piacere scoprire che il Duello (1vs1) e la Mischia (2vs2) siano sia le tipologie di battaglia quelle con attività minore nonostante risultino le più tecniche, ragionate e, di fatto, originali. Le altre due modalità, Deathmach e Dominio, riprendono invece le più classiche meccaniche dei PvP online, ovvero gli scontri a eliminazione e “acchiappa la  bandiera”. Qui, For Honor perde buona parte della propria attrattiva in un realistico quanto sgradevole caos, tra bot e giocatori impegnati ad azzuffarsi, un’inquadratura necessariamente più larga e scontri impari (definiti “disonorevoli”) ove anche il giocatore più abile deve rinunciare alle finezze tecniche dai tempismi chirurgici per gestire la situazione nel suo insieme, con parate “generiche” in base alla direzione di provenienza dei colpi e un uso smodato della Vendetta, condizione di buff del personaggio durante il quale la capacità offensiva e difensiva risultano potenziate e i colpi subiti non ridurranno i punti salute ma solo la durata della Vendetta stessa.

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Per quanto divertenti, dunque, le due modalità 4vs4 non brillano per originalità e rischiano di stancar presto, proprio perché privano For Honor di tanti, troppi punti di forza. Si spera che Ubisoft continui a investire seriamente nel titolo, migliorando le opzioni offerte dal gioco e implementandone di nuove per sfruttarne al meglio il potenziale senza necessariamente omologarlo ai titoli multiplayer più “classici”.

For Honor
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Chi bello vuole apparire…

Ultimo, ma non meno importante, è il sistema di personalizzazione degli eroi: è possibile modificare colori e decorazioni dell’armatura o dei tatuaggi, aggiungere ornamenti agli elmi ed effetti particolari alle azioni eseguibili. Gli elementi decorativi sono recuperabili dall’UbisoftClub o col raggiungimento di un determinato livello e notorietà o, semplicemente, attraverso l’acquisto con moneta di gioco dal negozio dedicato.

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Purtroppo anche questo aspetto di For Honor presenta un suo lato negativo: nonostante il gioco sia stato rilasciato a prezzo pieno, presenta menù e meccaniche che ricordano fin troppo un free-to-play: il denaro (o Acciaio) è senza dubbio accumulabile semplicemente giocando e completando gli obiettivi giornalieri, ma il rapporto tra le quantità ottenute e la comodità di un acquisto tramite denaro reale pende con prepotenza a favore di quest’ultimo metodo.

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Estetiche costose ed accattivanti, scrigni di equipaggiamento per potenziare (e render più belli) gli eroi e uno status di “Campione” con vari bonus all’esperienza e al drop-rate sono solo alcuni dei vantaggi che spingono il giocatore a scegliere cosa investire: decine e decine di ore nell’assoldare e potenziare ciascun personaggio (equipaggiamenti, livelli e tecniche non sono condivisi nell’account, ma dedicati ai singoli eroi) o, più semplicemente, qualche decina di euro per avere tutto e subito, quando non addirittura con oggetti e vantaggi esclusivi.

Per amor di precisione, va messo in chiaro che il gioco risulta godibilissimo anche senza spendere un centesimo e che gli equipaggiamenti hanno effetto solo in determinate modalità e non, ad esempio e per fortuna, negli scontri 1vs1… Tuttavia, la presenza di simili meccaniche lascia l’amaro in bocca.

Il coraggio rende immortali

Il coraggio rende immortali in For Honor

For Honor ha magnetizzato le aspettative di centinaia di migliaia di giocatori sin dal suo annuncio ed è riuscito a non deludere le aspettative, grazie a un iter di sviluppo che ha prestato occhi e orecchie ai feedback dell’utenza. Si tratta di un gioco con ancora diverse imprecisioni, elementi migliorabili ed un sistema infelice di gestione del matchmaking, ma la software house sembra pronta ad accogliere ogni critica costruttiva.

For Honor

È ancora presto per dire se il successo riscosso da titolo risulterà o meno un fuoco di paglia ma, come sempre accade ai titoli multiplayer online, tutto dipenderà da come verrà gestito nel tempo. Quel che è certo è che For Honor possiede un enorme potenziale e un combat system all’arma bianca intrigante come pochi, che può ed essere sfruttato in modalità meno banali in grado di esaltarne le finezze, senza la paura di “non piacere perché diverso”.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Grafica
8
Sceneggiatura
7
Gameplay
8
Controllo
7.5
Longevità
8.5

Sommario

È ancora presto per dire se il successo riscosso da titolo risulterà o meno un fuoco di paglia ma, come sempre accade ai titoli multiplayer online, tutto dipenderà da come verrà gestito nel tempo.
Lara "Phenrir Mailoki" Arlottahttps://www.youtube.com/c/phenmailokiwui
Scrivo, blatero, videogioco. Spesso contemporaneamente.
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È ancora presto per dire se il successo riscosso da titolo risulterà o meno un fuoco di paglia ma, come sempre accade ai titoli multiplayer online, tutto dipenderà da come verrà gestito nel tempo. For Honor: la recensione, "come lupi tra pecore" il centro di Ubisoft