Far Cry: New Dawn, la recensione

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Dopo meno di un anno dalla pubblicazione di Far Cry 5, Far Cry: New Dawn è già stato rilasciato come titolo multipiattaforma da Ubisoft Montreal. Il motivo è presto detto: trattandosi di uno spin-off della saga, ma anche e soprattutto di un seguito del quinto Far Cry, buona parte degli asset di gioco erano già completi e gli sviluppatori si sono potuti concentrare sulla realizzazione degli elementi originali.

Dopo un disastro nucleare, prevedibilmente il mondo come lo si conosceva è cambiato. Si tratta in primis di un acuto espediente per ripresentare la mappa del quinto capitolo della saga, con alcune opportune modifiche; è anche presente una simpatica missione secondaria di raccolta di vecchie fotografie, proprio per mostrare un di varie aree di gioco rispetto alla loro versione precedente.

Dal punto di vista estetico, Far Cry: New Dawn propone una palette di colori inusuale per un titolo post apocalittico, con colori ipersaturi sia nelle tinte fredde che in quelle calde, con evidente predominanza del colore rosa tanto in natura quanto nelle costruzioni artificiali. Il colpo d’occhio è notevole e nonostante la grafica su console non sia sempre al top (e alcune animazioni risultino poco convincenti) l’effetto d’insieme è appagante e a tratti artistico, con scorci che meriterebbero a pieni voti una cornice.

L’originalità visiva di Far Cry: New Dawn non si riflette appieno nel comparto narrativo: ambientato circa 17 anni dopo la conclusione di Far Cry 5, Far Cry: New Dawn mette il giocatore nei panni del “Capitano della Sicurezza”, vittima di un assalto al proprio treno durante il trasferimento della sua squadra in sussidio della popolazione di Hope County. Rispetto al loro predecessore Joseph Seed, le gemelle Mickey e Lou sono antagonisti poco presenti e di poco spessore: buona parte dei loro dialoghi si riduce a stizzite minacce via radio e nonostante il design accattivante e il grande potenziale che sarebbe derivato dalla loro parentela, il risultato finale difficilmente lascerà il segno nel cuore e nella mente dei giocatori.

Purtroppo o per fortuna, già dal trailer di annuncio del titolo è stato evidente come l’intero progetto New Dawn fosse stato pensato per faservice e per dunque offrire (di nuovo) a Joseph Seed la parte del leone: al contrario delle Gemelle, la presenza di Seed è una costante già dalla prima metà della campagna, anche quando non fisicamente presente. Di fatto, la conclusione della storia di Far Cry: New Dawn è una più che soddisfacente chiusura del personaggio e delle conseguenze di ogni sua azione, il tutto accompagnato da un ottimo doppiaggio italiano e una regia gradevole, per quanto limitata dall’uso della prima persona e da un protagonista muto.

Ciò che più intrigava e preoccupava di Far Cry: New Dawn era l’integrazione di meccaniche GDR all’interno di uno sparatutto action in prima persona. La buona notizia è che il sistema funziona bene e i livelli di nemici, animali e accampamenti sono ben distribuiti sulla mappa in maniera da non annoiare o frustrare. La forza del protagonista dipende dall’equipaggiamento e dai Punti Tratto: il primo è craftabile presso ogni banco da lavoro, a patto di possedere i materiali necessari e una base operativa (Prosperity) di livello adeguato, mentre i secondi richiedono un minimo di esplorazione e superamento di alcune piccole sfide.

Far Cry: New Dawn

È possibile acquistare armi, veicoli, materiali e Punti Tratto tramite microtransazioni e accelerare ulteriormente il processo ma, a meno di non voler correre disperatamente verso il finale del gioco saltando quasi ogni attività opzionale, Far Cry: New Dawn risulta godibilissimo senza spendere un centesimo oltre il prezzo di listino del gioco base.

Far Cry: New Dawn Far Cry: New Dawn

Per quanto riguarda le attività secondarie, ecco arrivare anche la cattiva notizia: Far Cry: New Dawn offre una campagna principale relativamente breve, con circa una ventina di missioni e alcune scelte “morali” che però poco o nulla influiscono sul corso principale degli eventi. Punto di forza del titolo sono invece le attività opzionali: che si tratti di una spedizione con estrazione via elicottero, la caccia di selvaggina mutante e non, esplorazione di strutture abbandonate con enigmi ambientali e premi preziosi o i sempre amati Avamposti nemici, ogni missione secondaria concede al giocatore premi ghiotti. Il feeling dei comandi è ottimo per quanto riguarda il combattimento a distanza, meno preciso nel caso degli attacchi corpo a corpo, ma il risultato finale regala sempre e comunque soddisfazione.

L’IA alleata e avversaria non è delle migliori e questo porta facilmente a situazioni poco credibili e al limite del comico, specialmente nel caso di scontri all’aperto, come gli assalti alle camionette di trasferimento dei prigionieri o le cisterne di etanolo. Quest’ultimo è il materiale più prezioso di Far Cry: New Dawn, oltre che l’unico a non poter essere acquistato con denaro reale.

L’etanolo è fondamentale per il potenziamento di Prosperity e dunque, indirettamente, del protagonista: un livello di armeria più alto permetterà di creare armi di livello superiore, un livello d’infermeria superiore aumenterà la salute massima, un garage più grande offrirà un parco veicoli più ampio e così via. Nessuno obbliga il giocatore a “farmare” etanolo per potenziare al massimo le infrastrutture di Prosperity, ma è inutile dire che maggiori saranno le scelte a disposizione, maggiore sarà il divertimento e il potere distruttivo.

Far Cry: New DawnFar Cry: New Dawn

Avanzando nella main quest si incontreranno nemici via via più potenti, con una regolare progressione, ma la struttura open world permette di inoltrarsi in aree avanzate per testare la propria abilità, andando a cacciare creature pericolose o attaccando Guerrieri della Strada armati e corazzati; tuttavia, è qui che Far Cry: New Dawn mostra maggiormente il fianco alle critiche. A differenza dei predecessori, la presenza di tier di potere (i livelli, appunto) rende drammaticamente difficile abbattere persone e creature di livello particolarmente alto e questo a prescindere dall’abilità e dall’esperienza del giocatore.

Ubisoft avrebbe potuto lucrare molto di più su questo aspetto parametrico, spingendo con malizia i giocatori verso l’acquisto di armi potenti, ma per fortuna non è questo il caso. Senza dubbio moltissimi appassionati del franchise storceranno il naso davanti alla piega GDR presa da Far Cry (cosa accaduta anche al franchise Assassin’s Creed) ma per il momento queste meccaniche non sono abbastanza invadenti da stravolgere il sistema di esplorazione, saccheggio e potenziamento tipico dei Far Cry.

Piccola nota dolente per quanto riguarda le boss fight, dove l’IA scadente la fa da padrona e riduce buona parte degli scontri a una rianimazione ciclica del proprio compagno (che può essere un NPC selezionabile tra un roster di otto o un altro giocatore in carne e ossa) e una corsa in tondo nel tentativo di schivare i colpi del nemico, mentre gli si scarica addosso tutto il materiale offensivo a disposizione: un peccato, visto che questo rovina tantissimo l’atmosfera di eventi che, se gestiti meglio, avrebbero potuto regalare grandi emozioni calate in un contesto fantapocalittico estremamente curato.

Far Cry: New Dawn

Far Cry: New Dawn è un validissimo spin-off / sequel di Far Cry 5; prova a reinventare l’esperienza di gioco, riuscendoci in buona parte e offrendo una storia gradevole, un setting affascinante, esplorazione appagante e un’economia di gioco insospettabilmente solida per un titolo che prevede una così ampia scelta di microtransazioni, cosmetiche e non.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Grafica
8.0
Sceneggiatura
7.0
Gameplay
7.5
Controllo
7.5
Longevità
7.5
Lara "Phenrir Mailoki" Arlottahttps://www.youtube.com/c/phenmailokiwui
Scrivo, blatero, videogioco. Spesso contemporaneamente.
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Dopo meno di un anno dalla pubblicazione di Far Cry 5, Far Cry: New Dawn è già stato rilasciato come titolo multipiattaforma da Ubisoft Montreal. Il motivo è presto detto: trattandosi di uno spin-off della saga, ma anche e soprattutto di un seguito del...Far Cry: New Dawn, la recensione