BIOSHOCK The Collection: la nostra recensione

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BIOSHOCK The Collection – Così come negli ultimi due anni il ritmo di produzione di nuove Console ha ricevuto un’accelerazione tremenda, anche i Remastered di non proprio vecchi giochi appaiono con una cadenza più ravvicinata rispetto alla loro immissione sul mercato.

È il caso di BIOSHOCK The Collection che, forse anche a causa dell’indisponibilità di un nuovo episodio, viene lanciato sul mercato a meno di 10 anni dall’uscita del primo bellissimo BioShock. Era il 2007 e nella mia Xbox360 l’impatto iniziale della discesa sott’acqua verso Rapture è qualche cosa che ancora non dimentico. Impersoniamo Jack, mentre sorvoliamo l’oceano il nostro aereo prende fuoco e scampiamo al disastro raggiungendo a nuoto un Faro. All’interno troviamo una batisfera da immersione che ci conduce a Rapture, un’Atlantide artificiale creata dal magnate Andrew Ryan seguendo l’utopia di unire le migliori menti per creare un luogo perfetto dove vivere. Come per tutti i sogni utopici, non andrà come il suo creatore aveva immaginato. Ma non è stato solo l’incipit del gioco a fermarsi nella mia memoria. Gli ambienti Art Déco della città sommersa, i colori vividi, la nuova dirompente fisica dell’acqua, i combattimenti adrenalinici in spazi ristretti, la storia con il dramma morale se ad ogni livello uccidere una bambina per aumentare le nostre possibilità di sopravvivenza o salvarla e magari non riuscire a completare il gioco. Tutto sembrava perfetto in BioShock. E così era, tanto da decretargli successo di critica e di vendite sino ad entrare nell’olimpo del ranking di Metacritic come uno dei migliori giochi della storia dei videogame.

BIOSHOCK The Collection recensioneTre anni dopo ecco arrivare BioShock 2, il sequel o meglio un prequel in cui l’ambientazione rimane l’amata Rapture ma noi vestiamo i panni di un terribile Big Daddy, il difficile nemico che nel primo episodio eravamo costretti a sconfiggere per poter catturare la bambina da lui difesa. La storia non aveva continuità concettuale con il primo episodio ma, del resto, non prendeva nemmeno origine dai creatori della “Irrational Games” che avevano ideato BioShock e che nel frattempo erano stati venduti a Take-Two Interactive, ora diventata 2K. Nonostante questo, il gioco, pur non essendo ai livelli del primo, si conferma una bella esperienza grazie anche ad una nuova modalità Multiplayer che espande piacevolmente il gameplay del franchise.

Arriviamo quasi ai giorni nostri, parliamo infatti del 2013 quando viene pubblicato BioShock Infinite, pensato e creato dal geniale Ken Levine, socio fondatore della “Irrational Games” e padre del primo BioShock. Ed ecco di nuovo un Faro, ma se nel primo episodio trovavamo una batisfera ad attenderci per farci esplorare le profondità marine di Rapture, stavolta è uno strana sedia che ci imprigiona e si trasforma in razzo a portarci con un triplo salto mortale a Columbia, la città nelle nuvole. E’ l’anno 1912, impersoniamo un investigatore privato che accetta l’incarico di recarsi a Columbia per recuperare una misteriosa ragazza. In questo terzo episodio sembrano replicarsi i picchi di originalità del primo. Un luogo nuovo, sorprendente e di grandissimo impatto visivo con geniali trovate ambientali e di spostamento, basti ricordare il fantastico Sky-Hook, sorta di uncino che si aggancia un po’ ovunque ma soprattutto ad una rotaia permettendoci di raggiungere ogni luogo di Columbia. La storia da single player sembra poi quasi diventare un co-op quando recuperiamo la ragazzina che si affiancherà a noi permettendoci di terminare il gioco grazie al suo aiuto. Insomma, un nuovo capolavoro, quasi come il primo BioShock.

E siamo ad oggi, o meglio al 16 settembre quando la “2K” ha immesso sul mercato BIOSHOCK The Collection, il Remastered con grafica in 1080p ed un framerate sino a 60fps, comprendente tutti e tre i titoli, tutti i DLC pubblicati ed un interessante video inedito “I commenti del regista: la nascita di BioShock”, che contiene le intuizioni di Ken Levine. Non è presente invece la componente Multiplayer di BioShock 2. Tutti e tre gli episodi sono stati rimasterizzati solo per Xbox One e PlayStation 4. Mentre per la versione PC non è stato rimasterizzato BioShock Infinite in quanto già conforme agli standard delle attuali console.

Ho provato BIOSHOCK The Collection nella versione per Xbox One seguendo ovviamente una linea cronologica. Il primo BioShock si presenta con miglioramenti visivi significativi, l’aggiunta di nuove texture e nuove luci ottengono come risultato il farlo avvicinare quasi ad un titolo da attuale generazione di Console, fermo restando che si sentono gli anni soprattutto nella tipologia dei video/cut-scene ed in alcune meccaniche di gioco. Rapture rimane però un punto di riferimento per come era stata immaginata e costruita nel 2007, l’enormità di dettagli e lo splendido uso dei colori riesce ancora a mettere in imbarazzo alcuni giochi più recenti. BioShock è sicuramente l’episodio che esce meglio dal lavoro di rimasterizzazione fatto, ed è un vero piacere tornare a muoversi in quel mondo sommerso. Per quanto riguarda BioShock 2 il lavoro partiva già in salita avendo come gioco una peggior reputazione del precedente. Tanto che sembra abbia avuto minor attenzione in termine di miglioramenti. Il framerate è irregolare e le texture appaiono non particolarmente aggiornate. Comunque, il lavoro fatto sulle luci e sulle ombre lo rende migliore della versione originale. Il risultato sulla nuova versione di BioShock Infinite è buono, anche se parliamo di un gioco meno datato e già più in linea con gli ultimi motori grafici. Quindi in termini di rimasterizzazione è cambiato il minimo con l’aggiunta di un framerate più rapido e la grafica in 1080p.

Vale quindi la pena acquistare BIOSHOCK The Collection? Non è difficile rispondere a questa domanda. Qualcuno potrebbe dire che la saga BioShock è sopravvalutata, ma questa collezione porta con sé argomenti difficili da smontare. Partiamo dal lato quantitativo: qui c’è tutto e di più, ma soprattutto ad un prezzo ragionevole. Se poi passiamo al lato qualitativo, non solo BioShock è un riferimento in termini di influenza nel gameplay, ma anche in termini di costruzione di atmosfera, di come raccontare una storia e come dosare intelligentemente il coinvolgimento in un gioco d’azione. Poi, ciò che non manca veramente in BioShock è la bellezza del design. Rapture e Columbia sono la trasposizione in videogioco del pensiero fantastico, due esempi di mondi rappresentanti iperboli immaginifiche che vengono magnificamente realizzati. Quindi la risposta alla domanda si deve basare principalmente su quanto avete investito in passato in BioShock. Se lo avete amato da subito comperando tutti gli episodi, allora i miglioramenti visivi e una manciata di extra potrebbe non essere sufficienti a giustificarne l’acquisto. Se, invece, avete acquistato solo un episodio o peggio ancora, non vi siete mai avventurati nelle profondità ossessionanti di Rapture o volteggiato tra le mirabili costruzioni di Columbia, beh, questa è l’occasione migliore per colmare la vostra lacuna.