Assassin’s Creed Unity, la recensione: libertà o morte

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Con oltre 74 milioni di copie vendute, facendo i conti solo fino ad aprile del 2014, la serie di Assassin’s Creed è senza dubbio una delle più giocate dell’ultimo decennio. A partire dal primo capitolo del 2007 ad oggi, sono ben otto i titoli della serie principale, spalleggiati da spin-off, giochi online e destinati alle piattaforme mobili. I riflettori di questa recensione sono puntati proprio sull’ultimo arrivato, l’attesissimo Assassin’s Creed Unity, che taglia definitivamente i ponti con la passata generazione e inaugura un nuovo e certamente lungo corso su Ps4, Xbox One e PC. Sotto analisi la versione per console next-gen, che promette un gameplay rinnovato, un mondo di gioco graficamente potenziato e features interattive che coinvolgono anche applicazioni smartphone. Che inizino le danze.

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Sotto il cielo di Parigi
Così come avvenuto per Far Cry 4 in questo stesso mese di novembre 2014, e come ricordavamo nell’introduzione, Assassin’s Creed Unity è il primo titolo della serie a sbarcare sulla nuova generazione di console Ps4 e Xbox One, dunque il primo a poter sfruttare un hardware decisamente potenziato e che strizza l’occhio al mondo PC, visti i componenti CPU e GPU, a differenza della pensionata Ps3. L’aspetto grafico è dunque da analizzare con estrema priorità, curiosità e delicatezza; sappiamo bene quanto Ubisoft investa tempo e risorse per curare l’effetto visivo generale, i titoli precedenti della saga hanno diverse volte meravigliato e spinto oltre i limiti conosciuti, e camminare nel mondo di gioco è ancora un assoluto piacere. La mappa, come ben saprete interamente ambientata a Parigi e Versailles, è ricreata con notevole precisione, palazzi, monumenti e mercati sono talmente dettagliati da poter riconoscerne molti tuttora esistenti.

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Le folle inferocite sono composte da decine e decine di figuranti, grazie all’hardware delle nuove console.

Fra tutti la cattedrale di Notre-Dame de Paris, il palazzo di Giustizia e Places des Vosges, praticamente ancora intatti. I problemi della produzione sono però altrove, almeno prima del rilascio della Patch 3 che potrebbe cambiare le carte in tavola. Gli uomini e le donne che abitano la città, insieme ai personaggi principali della storia, non risultano eccessivamente curati, i capelli inoltre non sono per nulla definiti, appaiono come masse deformi di colore sulle teste. Anche la pelle dei volti, quando non aiutata dagli effetti di luce, appare opaca e per nulla definita. Ad aggravare la situazione montagne di piccoli bug e glitches che rendono alcune persone stranamente pallide a seconda dell’inquadratura, oppure lasciano che alcune figure diventino ridicolmente sovrapposte.

Il nostro Arno affetto improvvisamente da una piccola forma di anemia...
Il nostro Arno affetto improvvisamente da una piccola forma di anemia…

Non fanno eccezione alcuni piccoli lag che bloccano talvolta il frame rate, per nostra fortuna piuttosto raramente ma tant’è, e un campo visivo ristretto, che fa apparire oggetti e persone dal nulla (perdonabile su Ps3 e Xbox 360, ma non sulla nuova generazione). Errori facilmente correggibili con futuri aggiornamenti, ma che in una produzione di tale portata restano assolutamente fastidiosi e inaspettati. Gli interni sono di buona fattura ma talvolta eccessivamente squadrati, quasi sempre ben illuminati ma inferiori agli ambienti esterni. Ambienti esterni popolati e frequentati da decine e decine di figuranti, come mai si era visto prima: le piazze in rivolta sono davvero stracolme di gente, tanto che attraversarle camminando può risultare spesso difficile e macchinoso, un passo reso possibile dalle macchine di nuova generazione.

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Più ardita, oltre che realistica e per nulla fumettata, la direzione della fotografia: tutto è pensato come se a riprendere scene e situazioni ci fosse una reale macchina da presa, accade così che spostandoci da un interno a un esterno, e viceversa, l’inquadratura venga abbagliata dalla troppa luce o dal buio, richiedendo un secondo per abituarsi. Questo avviene anche quando si sposta l’angolazione della camera con la levetta di controllo destra. Un effetto particolare, se fosse voluto, ma nella realtà dei fatti piuttosto inutile e a tratti fastidioso.

La gestione della luce in alcuni momenti è impeccabile.
La gestione della luce in alcuni momenti è impeccabile.

Da salvare a pieni voti invece costumi, vestiti e tutti gli elementi fatti di stoffa come bandiere e drappi, curati con perizia maniacale e con una fisica del tutto riuscita e deliziosa da vedere (in occasione di salti, di corse ecc). Spettacolari e impeccabili i riflessi delle pozzanghere e dell’acqua in generale, che godono di vari momenti al limite del fotorealismo. Il motore grafico Anvil Engine, utilizzato da Ubisoft da Assassin’s Creed III in poi, convince dunque solo in parte, si dimostra solido solo su alcuni elementi, mentre su altri appare immaturo per la nuova generazione, la perfezione richiede ancora tanto ma tanto lavoro.

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Libertà o morte
Dal punto di vista prettamente scritto, dunque del soggetto, della mera sceneggiatura e della trama generale, Assassin’s Creed Unity è senza dubbio uno dei migliori titoli in circolazione. Siamo a Parigi durante la rivoluzione francese e il nostro compito è di vestire i panni di Arno Dorian, sostenendolo lungo la sua via di redenzione e di vendetta, poiché a soli otto anni il padre viene assassinato davanti i suoi occhi. Il classico sistema Animus, sfruttato dalla serie per catapultare i protagonisti nel passato attraverso i ricordi, è ora sostituito da una sorta di console di gioco personale chiamata Helix, meno impegnativa e francamente più smart dell’Animus, ma anche meno affascinante. Iniziare il titolo significa dunque accendere il nuovo dispositivo e trovarsi a controllare una console nella console. Il ruolo dell’Abstergo, l’azienda produttrice del dispositivo e in passato acerrima nemica, è ora ridimensionato. Dimenticate lunghe sequenze ambientate nel presente (quanti ricordi, in Assassin’s Creed I e II), ora il flusso di ricordi viene interrotto saltuariamente e in via telematica.

Una prova di simulazione Helix ci porta nella belle époque.
Una prova di simulazione Helix ci porta nella belle époque.

Tornando nel passato, la precisione con cui la storia del personaggio principale va ad incastrarsi con le vicende storiche realmente accadute è impeccabile. Un database ricchissimo di voci e nozioni guida lo spettatore in un percorso divertente quanto istruttivo, poiché ogni edificio e ogni evento è accompagnato da descrizioni e schede informative, scritte inoltre con un linguaggio leggero e spesso ironico. Assassin’s Creed Unity non è però soltanto un libro di storia interattivo, può essere tranquillamente definito un film in piena regola. Le numerose scene preconfezionate che introducono missioni e capitoli hanno una regia, un montaggio e una fotografia da far invidia a molti autori del grande schermo. Forse la sola pecca è il numero eccessivo di sequenze filmate, che potrebbe annoiare facilmente il giocatore medio armato di non troppa pazienza.

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Non mancano inoltre momenti onirici ispirati dalle droghe, mezzo tanto amato dagli sviluppatori per sfoggiare effetti e idee surreali; peccato che, solo per citare alcuni esempi famosi, dopo la serie Batman: Arkham e Far Cry 3 il trucco risulti un po’ troppo stantio. A non convincere è invece l’aspetto logistico del flusso narrativo: la timeline principale è inframezzata da troppe quest secondarie e missioni multiplayer che seguono un sistema di difficoltà ben preciso. Perdere dunque il filo della trama è semplicissimo, così come trovarsi confusi e disorientati a compiere azioni senza un motivo preciso. Ma stiamo già invadendo il territorio più scottante di questa recensione: il gameplay.

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Salta, corri, bloccati, incastrati
Tralasciando la confusione delle missioni e delle quest, che può anche essere soggettiva e dipendere da come ogni giocatore decide di proseguire il suo cammino, Assassin’s Creed Unity è afflitto da problemi decisamente più seri. Primo fra tutti il controllo. Il controllo del personaggio è purtroppo, in più di un momento, ingestibile e per nulla preciso. Capita troppo spesso che Arno si incastri, si blocchi, si fermi interagendo con gli elementi del mondo di gioco. Allo stesso modo è molto facile vederlo prendere una direzione diversa da quella desiderata, magari durante una scalata o una fuga, senza parlare dei movimenti esageratamente fuori dalla logica fisica (salti sproporzionati e allungati, senza una forza che li giustifichi). Persino scorrere la mappa all’interno del menu può risultare ostico, poiché la leva analogica del movimento ha un valore di Dead Zone troppo alto. Spostando la leva di poco, per muovere lentamente il cursore, non si ottiene nessuna risposta dal sistema, che invece fa partire il puntatore a tutta velocità un istante dopo, rendendo difficile e fastidiosa la selezione di un punto preciso. Anche la gestione delle missioni risulta caotica, con una posizione degli obiettivi su schermo piuttosto discutibile. Di minore importanza ma comunque da segnalare: non è stata prevista nessuna funzione speciale per il touchpad e il led del Dualshock 4 su Ps4, il primo non sposta niente, il secondo rimane tutto il tempo sul blu di default.

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Allontanandoci dai meri tecnicismi, gli scontri con le guardie sono decisamente impegnativi e violenti, richiedono dunque una preparazione e tanta esperienza, data anche dal sistema di abilità acquistabili. In giro per Parigi avremo inoltre decine di oggetti da raccogliere, siano essi coccarde o giornali, e scene del crimine da analizzare. Tutte idee valide che regalano ore infinite di gioco, dalle quali ci si aspettava però un po’ di dinamismo in più, non mancano infatti missioni secondarie prive di azione e con tempi morti di un certo spessore. Se una missione vi annoia particolarmente, o al contrario vi esalta, potete subito farlo sapere a Ubisoft, poiché ha messo a disposizione del giocatore Vota il ricordo, tramite il quale potrete assegnare da una a cinque stelle alla missione appena completata. Questo aspetto ci permette di aprire una parentesi che riguarda l’interattività del titolo: cercando Assassin’s Creed Unity sugli store digitali di Apple e Google, troverete infatti l’omonima App Companion.

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L’App Assassin’s Creed Unity per cellulari Android.

Questa si sincronizza con il vostro account uPlay permettendovi di visualizzare sullo schermo del cellulare la mappa del gioco e di risolvere alcuni piccoli enigmi, in cambio di ricompense e speciali forzieri altrimenti impossibili da aprire nella Parigi rivoluzionaria. Ennesima idea interessante ma del tutto superflua, poiché gli enigmi giocabili tramite smartphone non sono accattivanti e vedere decine di forzieri bloccati sulla mappa di gioco è decisamente frustrante. Non è il solo passo falso di Ubisoft, che alla stregua dei videogiochi mobile mette a disposizione su console abilità da comprare a caro prezzo. L’esperienza di gioco non viene ovviamente compromessa, non acquistando crediti e aiuti aggiuntivi, ma l’idea di dover pagare ulteriormente degli elementi – che non siano DLC e aggiornamenti di peso – dopo aver già sborsato 70 euro per la copia ufficiale è piuttosto fastidiosa. Chiude questa infelice carrellata di difetti un sonoro per nulla all’altezza: gli sviluppatori hanno esaltato l’effetto stereo, aggiungendo però un effetto riverbero sui suoni centrali del protagonista, che sembra dunque incastonato in una botte di legno. Un effetto tridimensionale che rovina l’esperienza generale, in alcuni casi può anche portare a discreti mal di testa, e non è disattivabile in nessun menu.

Il sistema di crediti acquistabili separatamente.
Il sistema di crediti acquistabili separatamente.

Cosa aspettarsi, in definitiva, da Assassin’s Creed Unity su console next-gen? Un titolo per molti versi immaturo, nonostante sia l’ottavo della serie. Un prodotto arrivato in pompa magna sulla nuova generazione di console senza forse averne colto l’essenza, al contrario di giochi come Far Cry 4 che al contrario la esaltano. Forse troppa presunzione da parte di Ubisoft, che ha fatto della sua serie fortunata un carrozzone pronto a generare soldi da ogni poro (vedi abilità a pagamento e app companion), prima di appassionare e coinvolgere i giocatori. Troppi bug, troppe imperfezioni, troppe funzioni superflue, che oscurano una narrazione fatta come sempre di grandi momenti storici e di buona azione. Ciò che è sempre stato sospinto dal cuore e dalla passione è ora mosso dal freddo glaciale, ed è un enorme peccato.

Aurelio Vindigni Ricca
Fotografo e redattore sul web, caporedattore di Cinefilos Games e direttore editoriale di Vertigo24.
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