Death Stranding 2: On the Beach è un viaggio. Non un viaggio qualsiasi, ma uno di quelli che ti fanno fermare a riflettere, con un controller in mano e un groppo in gola. Hideo Kojima, il maestro visionario dietro Metal Gear, torna con il sequel del suo titolo più audace, e lo fa con un coraggio che pochi sviluppatori osano sfoggiare. Uscito nel 2025, questo gioco è una lettera d’amore al rischio creativo, un’esperienza che non si piega alle convenzioni e che chiede al giocatore di investire, non solo tempo, ma anche cuore e testa. È un gioco che divide, come il suo predecessore, ma che punta a restare impresso tra i ricordi.
Dopo aver trascorso decine di ore in questo mondo, tra deserti, città in rovina e connessioni umane che sfidano il tempo, siamo pronti a raccontarvi cosa rende Death Stranding 2 un’opera unica, con i suoi alti spettacolari e qualche perplessità lungo il cammino. Lanciamo un avviso che non vuole, però, spaventare nessuno: non è un gioco per tutti, ma per chi si lascia prendere. È un’avventura che lancia uno spunto di riflessione importante circa il modo di vedere e intendere i videogiochi, un possibile nuovo inizio per qualcosa che potrebbe venire.
Storia e Personaggi: la missione non è ancora finita
La storia di Death Stranding 2: On the Beach riprende le fila del primo capitolo, ma potrebbe anche non essere propriamente necessario averlo giocato per immergersi in questo sequel. Il titolo inizia con una sorta di prefazione che spiega, a grandi linee, gli eventi della prima avventura del famoso “portapacchi”, ma non basta per arrivare a comprendere il vero significato del Death Stranding e del segreto connesso (segreto che non viene svelato in alcun modo).
Sam Porter Bridges, interpretato da un Norman Reedus ancora una volta magnetico, torna come protagonista, ma non è più il lupo solitario del primo gioco. Ora è un uomo segnato dal passato, ma con una nuova missione: ricollegare ciò che resta dell’umanità in un mondo devastato dal Death Stranding, un evento che ha mescolato i confini e le dimensioni dell’umanità.
La trama si sposta su un nuovo continente, lontano dalle ambientazioni nordamericane del primo gioco, e introduce una narrazione più frammentata e onirica, che mescola temi di perdita, speranza e identità. Il cast di personaggi è uno dei punti di forza assoluti. Fragile, interpretata da Léa Seydoux, evolve da figura di supporto a co-protagonista, con un arco narrativo che esplora il suo passato e le sue scelte.
Nuovi volti, come il misterioso Tomorrow (Elle Fanning) e il carismatico Dollman (un pupazzo animato doppiato da un sorprendente Shioli Kutsuna), aggiungono strati di complessità alla storia. Ogni personaggio ha un peso emotivo, e Kojima non ha paura di prendersi il tempo per farli respirare, con dialoghi che oscillano tra il poetico e il bizzarro. La narrazione è densa (a volte troppo) e alcune sottotrame possono sembrare dispersive, soprattutto per chi cerca un ritmo più incalzante. Ma è proprio questa lentezza voluta che permette ai momenti di climax – come una scena a metà gioco che coinvolge un sacrificio straziante – di colpire dritto al cuore.
Tra i punti di forza della componente narrativa segnaliamo la presenza di personaggi profondi e memorabili (con alcune interpretazioni davvero stellari), una storia che affronta temi universali (come la connessione umana e il lutto) ed una sceneggiatura audace che non ha paura di sperimentare. Il rovescio della medaglia vede un ritmo lento che potrebbe scoraggiare chi cerca azione immediata, alcune sottotrame si perdono (e sembrano manchevoli di una giusta chiusura) e alcuni dialoghi, a volte, si presentano troppo criptici, (e che richiedono pazienza).
Gameplay: Un’evoluzione dinamica
Il gameplay di Death Stranding 2 rappresenta un’evoluzione di quello del primo capitolo, ma senza stravolgerne la formula. Vestiamo i panni di un corriere in un mondo post-apocalittico, e il nostro compito è sempre trasportare merci, costruire infrastrutture e connettere comunità. Detto così suona quasi come un more of the same, ma il gioco trasforma ogni consegna in un’epopea.
Il sistema di gestione del carico è ancora centrale: occorre bilanciare il peso, scegliere l’equipaggiamento giusto e pianificare il percorso su terreni insidiosi. Le novità stanno nei nuovi gadget – come droni più versatili e un esoscheletro che permette salti spettacolari – e in un sistema di combattimento più fluido.
Le battaglie contro le creature spettrali chiamate CA (Creature Arenate) sono più dinamiche, con opzioni per affrontarle stealth o in scontri diretti. Una delle aggiunte più interessanti è il sistema di “connessione asincrona” migliorato. Si possono costruire strade, ponti e rifugi che altri giocatori possono usare, e il gioco premia la collaborazione con un sistema di “like” che dà un senso di comunità.
È emozionante vedere come una scala lasciata da un altro giocatore possa salvarci da un burrone. Tuttavia, il gameplay può risultare ripetitivo per chi non si lascia catturare dal “calmo” ritmo meditativo. Le missioni di consegna, pur varie, seguono uno schema simile, e i combattimenti, ancorchè migliorati, non raggiungono la profondità di altri titoli d’azione. È un gioco che chiede pazienza e dedizione, ma ripaga con un senso di realizzazione unico.
Guardando, dunque, l’esperienza vissuta nel primo capitolo, in questa nuova avventura emerge sicuramente il nuovo sistema di gestione del carico che si dimostra profondo e soddisfacente, seguito dalla possibilità di sfruttare una connessione asincrona (in grado di amplificare la creazione di un senso di comunità), sino ad apprezzare la presenza di nuovi gadget e meccaniche che rendono l’esplorazione più varia. Di contro, giungono alcuni vecchi ricordi come il ritmo lento (che talvolta sembra sfociare nel monotono), i ritmi dei combattimenti (migliorati ma non al livello di altri giochi d’azione) e la mancanza di originalità di alcune incarichi secondari.
Dimensione Artistica: In una parola, Capolavoro
Dal punto di vista artistico, Death Stranding 2 è un capolavoro. Il mondo di gioco è un personaggio a sé, con paesaggi che spaziano da deserti aridi a foreste luminescenti, fino a città in rovina che sembrano uscite da un dipinto surrealista. Il Decima Engine, già impressionante in Horizon: Forbidden West, qui raggiunge vette incredibili, con una cura per i dettagli che lascia a bocca aperta. La pioggia che scorre sul viso di Sam, i riflessi sulle superfici, le animazioni dei personaggi: tutto è realizzato con una precisione maniacale.
La direzione artistica di Kojima mescola elementi realistici e fantastici, creando un’atmosfera che è allo stesso tempo aliena e profondamente umana. La colonna sonora, curata da Ludvig Forssell con contributi di artisti come Low Roar, è un altro punto di forza. Le tracce si attivano nei momenti giusti, amplificando l’emozione di un lungo viaggio o di una scena drammatica. Anche gli effetti sonori – dal rumore dei passi sul terreno al lamento delle CA – sono perfetti.
L’unico difetto è che alcune ambientazioni possono sembrare meno ispirate rispetto al resto, con una ripetitività visiva che stona con la varietà iniziale. Ma è un dettaglio minore in un comparto artistico che rasenta la perfezione.
Per ricapitolare, la direzione artistica è il fiore all’occhiello di questa produzione, in grado mescolare realismo e surrealismo in maniere inecceppebile. La colonna sonora emozionante e perfettamente integrata rispetto a questa mescolanza, con il Decima Engine che si presenta in splendida forma. È vero, alcune ambientazioni si dimostrano meno ispirate rispetto ad altre, ma è come cercare il pelo nell’uovo in un comparto che si presta solo a dei grandi plausi.
Death Stranding 2: On the Beach
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9/10
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10/10
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Summary
Death Stranding 2: On the Beach non è un gioco per tutti, e non cerca di esserlo. È un’esperienza che sfida le convenzioni, un viaggio che chiede di essere vissuto con calma e apertura mentale. La storia, pur con qualche momento confuso, è un inno alla connessione umana, portata in vita da personaggi che restano nel cuore. Il gameplay, con il suo ritmo lento e le sue meccaniche uniche, premia chi si lascia immergere, anche se può risultare ostico per chi cerca adrenalina pura. Dal punto di vista artistico, è un trionfo visivo e sonoro, con pochi eguali nel panorama videoludico. Non è un gioco perfetto, ma è un’opera che osa, e in un’industria spesso ripetitiva questo è un valore inestimabile.