La memoria storica di Nintendo è lastricata di esperimenti irripetuti e di beniamini lasciati marcire nel dimenticatoio. È possibile guardare al passato – anche recente – della casa di Kyoto per accorgersi di come tantissimi marchi siano rimasti orfani, schiacciati dall’asfissiante notorietà dell’idraulico rosso e lo spadaccino color smeraldo. Negli ultimi anni non sono comunque mancati goffi tentativi di rilancio di alcuni di questi sotto il riflettore delle pubblicazioni internazionali, basti pensare a titoli sperimentali come Spirit Camera o Chibi-Robo! Let’s Go, Photo!, in cui IP conosciute per ben altri meriti ludici sono state letteralmente offerte in sacrificio alle triviali possibilità hardware dell’handheld Nintendo.
Se proprio in questo periodo Project Zero è riuscito a riprendersi il posto che gli spettava su home console, tocca ora al minuto Chibi-Robo, protagonista di simpatiche avventure pubblicate su Gamecube, rivendicare ciò che gli spetta: la fama, la gloria, l’identità, quest’ultimo concetto molto sottovalutato e letteralmente svenduto al miglior offerente durante la passata generazione di console. Basta nominare Final Fantasy, Devil May Cry, Metal Gear Solid, Soul Calibur, Tekken, titoli che da soli riuscivano a tenere col fiato sospeso milioni e milioni di videogiocatori in tutto il mondo e che oggi hanno perso quello smalto e quelle caratteristiche peculiari che fecero per molto tempo di loro un sinonimo della parola “divertimento”.
Anche in questo caso, guardando Chibi-Robo! Zip Lash, ci si trova di fronte a un qualcosa che difficilmente può essere ricollegato a quanto giocato in passato in compagnia del grazioso protagonista robotico. Anzi, si configura a metà fra un reboot e uno spin-off un po’ improvvisato che fa rimpiangere quanto attuato dalla casa di Kyoto con Fire Emblem Awakening per donare nuova vita alla serie tattico/J-RPG. L’ultima fatica Nintendo è principalmente un platform bidimensionale in cui gran parte del gameplay ruota attorno all’utilizzo della spina della corrente di Chibi-Robo, qui riciclata nella forma di lazzo allungabile con cui interagire con l’ambiente.
Il level design della quarantina di livelli che costellano l’esperienza di gioco nella sua totalità è strutturato principalmente attorno a questa caratteristica. Benché il tutto funzioni molto bene sulla carta, con l’andare delle ore e il ripetersi delle medesime situazioni è innegabile che una certa sensazione di noia possa farsi strada, specie se chi si cimenta col videogioco ha già sulle spalle un’esperienza medio-alta nel campo dei platform bidimensionali. In tal senso, fa piacere notare come i singoli schemi affrontabili siano stati riempiti di incentivi alla rigiocabilità, come collezionabili, costumi sbloccabili e aree nascoste.
Il pubblico più giovane può quindi dilettarsi nell’arrivare alla fine del livello cimentandosi nello scalare il crescente livello di sfida (comunque medio-basso), mentre i più attempati completisti possono trovare in Chibi-Robo! Zip Lash pane per i loro polpastrelli consumati dal sommarsi di ore e ore passate davanti agli intramontabili classici del genere videoludico più gettonato al mondo. La mancanza di novità rilevanti e la scarsa varietà delle situazioni è quindi mitigata dall’accomodante apertura verso un bacino di giocatori vastissimo, seppure rimanga innegabile il fatto che i fan di lunga data potrebbero non riconoscersi in questa rinascita del loro robottino preferito. Certo è che dell’immaginario scoppiettante e squisitamente pop dei titoli originali è rimasto pochino, giusto l’esile presenza di alcuni elementi estetici e ludici che caratterizzarono il marchio prima che venisse dimenticato dai tutti e da Nintendo stessa.

A conclusione dell’articolo ci si trova a parlare del comparto tecnico di Chibi-Robo! Zip Lash, una sorta di passerella in cui devono sfilare elementi che sembrano cozzare fra loro. Da una parte c’è una realizzazione media dei personaggi assolutamente ineccepibile, dove lo stesso protagonista e la sua invidiabile espressività corporea rappresentano un chiaro esempio di come si caratterizza per bene un personaggio muto all’interno dei videogiochi; dall’altra si stagliano livelli dalla composizione anonima, cubettosa e grezza, spesso irriconoscibili fra loro se non per evidenti cambi di palette cromatica o per la presenza di elementi che dovrebbero ricordare che l’avventura di Chibi-Robo si ambienta in diverse parti del globo terrestre. Non manca, quindi, l’evidente impegno profuso dagli artisti impegnati nella produzione del titolo ed evidentemente innamorati del minuto protagonista, ma ciò non basta per far brillare Zip Lash! in un contesto dove tanti altri platform 2D possono vantare ben altri valori produttivi. E, molto probabilmente, anche un’impronta autoriale più marcata.



