Bloodborne: la recensione, oltre la nebbia dell’incubo

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Dopo gli acclamati Demon’s Souls del 2009, Dark Souls del 2011 e Dark Souls II dello scorso anno, From Software e il genio visionario Hidetaka Miyazaki tornano sulla scena videoludica con Bloodborne, esclusiva di peso per PlayStation 4. Lo studio giapponese mette per la prima volta – abbandonando la old-gen – le grinfie sulla nuova generazione di console con un compito difficile e ben preciso: migliorare l’esperienza di gioco rispetto al passato, sia graficamente che in termini di gameplay, pur conservando la caratteristiche che hanno reso unica la saga dei Souls.

Ci troviamo nella città abbandonata di Yharnam, un luogo oscuro nel quale arte e terrore convivono meravigliosamente. Arte perché le ambientazioni di Bloodborne, dall’aspetto gotico e vittoriano, sono un capolavoro di design. Terrore perché la trama, le bestie, i suoni e i passaggi da compiere per avanzare nella ruota dei progressi mettono a dura prova l’animo e le coronarie del giocatore. La cura dei dettagli e le rifiniture di vestiti, armi, nemici, oggetti per strada come bare, lapidi o carrozze è davvero maniacale. Fumi, nebbie, fuochi e sfondi in lontananza non fanno poi che aumentare l’angoscia generale, regalando al titolo un aspetto grafico di alto, altissimo livello. Una qualità che non sacrifica in modo estremo il framerate, fisso a 30fps e privo per la maggior parte del tempo di cali vistosi; 30fps che per lo stesso Miyazaki rappresentano il valore perfetto per giochi action di questo tipo.

Cacciatori da personalizzare in Bloodborne

Abbandonati a questo orizzonte desolato e decimato da un’atroce epidemia, che ha trasformato i vecchi abitanti in bestie feroci e affamate, vestiamo i panni di un cacciatore alla ricerca di una cura. Cacciatore che dobbiamo personalizzare prima dell’inizio della partita; From Software ha curato splendidamente anche questo aspetto, che tramite decine e decine di opzioni dettagliate ci permette di modificare e dare al nostro personaggio l’aspetto che più preferiamo. Ciò che non possiamo scegliere durante questa fase iniziale è l’abito, andando avanti con i progressi saremo in grado di comprarne o trovarne di nuovi, con punti e caratteristiche differenti.

Il gameplay generale riprende, come tradizione, i titoli della serie Souls. Abbiamo a che fare con una sorta di intricato labirinto da esplorare, sbloccando passaggi e scorciatoie, scoprendo oggetti e incontrando altri esseri umani rintanati. Di tanto in tanto si può bussare a porte e finestre, spesso con risultati sorprendenti: può succedere infatti di incappare in quest secondarie pronte ad arricchire di mistero la storia principale. Durante ogni scontro – piccolo o grande che sia – bisogna invece tenere conto dei tempi, dei danni che la nostra arma può infliggere, della stamina – l’energia a esaurimento che ci permette di sferrare colpi e scappare – e delle mosse del nostro avversario. Resta, intoccabile, la struttura che prevede numerosi boss di livello, con energia e ferocia spropositate, mosse e attacchi di vario genere.

Bloodborne

Bisogna ricordare anche che curarsi con una fiala di sangue, che i nemici possono lasciare dopo la loro morte, rallenta i nostri movimenti, dunque è bene farlo al riparo o a debita distanza dall’oppositore di turno. Per difenderci possiamo impugnare due armi differenti, una per mano: le armi da fuoco nella mano sinistra, le armi ad impatto come le asce e i martelli nella mano destra. Le pistole sono fondamentali contro bestie di grossa taglia e boss, poiché usate nel momento giusto riescono a spezzare le loro mosse e a stordirli, permettendoci di contrattaccare infilzandoli. Si tratta di un sistema di combattimento davvero dinamico e funzionale, soprattutto se guardiamo a chicche come l’energia perduta che è possibile recuperare: se un nemico ci sottrae dei punti vita, possiamo riacquistarli istantaneamente colpendo a nostra volta, in una finestra di tempo però ridotta. Unica pecca la camera in modalità ‘bersaglio’: bloccando la visuale su un nemico, non sempre si riesce a vedere la scena in modo ottimale per affrontare lo scontro, bisogna prendere la mano anche con questo.

Certo non pensate che passeggiare per Yharnam equivalga a una qualsiasi scampagnata di piacere: Bloodborne è molto, molto difficile. È probabilmente il titolo più impegnativo visto sinora sulla nuova ammiraglia Sony, valore che farà sorridere gli appassionati della serie Souls ma che potrebbe mettere in allarme gli utenti meno esperti. Per affrontare un’avventura simile bisogna armarsi – oltre che di pistole e accette – di tantissima pazienza e attenzione. Solo chi è pronto ad osservare, a studiare, a incuriosirsi può intraprendere il viaggio. Le lanterne, che in Bloodborne sono sinonimo di checkpoint, sono davvero rare. Ogni volta che si perde la vita, cosa che avviene spessissimo soprattutto durante le fasi iniziali, si viene “risputati” all’ultima lanterna da noi accesa. Non solo si ha da ripercorrere la strada perduta, bisogna affrontare di nuovo tutti i nemici che riappaiono puntuali.

Bloodborne

Una caratteristica che può sembrare frustrante ma che, con il tempo, può persino tornarci utile per raccogliere numerosi echi del sangue e aumentare il nostro livello. Ovviamente a patto di non morire durante il cammino. Morire significa infatti perdere tutti i punti esperienza guadagnati sino a quel momento, con una sola opportunità di recuperarli: tornare, senza morire di nuovo, al punto in cui li abbiamo persi e cercarli a terra o negli occhi lucenti di un avversario. Tutti elementi che faranno uscire più volte parole pesanti dalla vostra bocca, sperando che non arrivi il momento in cui avrete voglia di scagliare il controller contro la parete più vicina (e morendo contro un boss a un passo dalla vittoria può succedere…).

Per molti si tratta di enormi difetti di produzione, scelte poco user friendly utili solo a farvi perdere tempo. Prendendo familiarità con il mondo e il sistema di gioco, ci si accorge che tutte queste peculiarità sono in realtà estremamente utili alla fruizione dell’esperienza. Avere molto da perdere vi fa giocare con più attenzione, parsimonia, vi fa camminare anziché correre, vi fa emozionare e sussultare a ogni epico scontro. Perfeziona il vostro stile di gioco, vi costringe a usare ed escogitare tattiche e strategie, vi fa disperare e gioire come davvero pochi titoli riescono a fare. Se poi ci si trova proprio in difficoltà seria, si può sfruttare il gioco online per chiamare a raccolta altri cacciatori e affrontare il tutto in compagnia.

Bloodborne

Per questi motivi Bloodborne diventa immediatamente una pietra miliare dell’attuale generazione, un’opera d’arte che rende la PS4 di Sony un must have. Un titolo che ogni giocatore che abbia voglia di mettere alla prova se stesso dovrebbe affrontare. La trama, intricata e ricca di sfumature, di dettagli da scoprire e oggetti da ottenere (c’è così tanto materiale da dover quasi studiare a tavolino…), lo rende appassionante, il sistema di combattimento invece impegnativo e appagante.

Non ci sentiamo di definirlo perfetto, proprio perché la sua complessità non si adatta facilmente a ogni tipo di giocatore, ma ci troviamo davvero a un soffio, un alito di vento fra i lamenti e le urla disperate dei contagiati di Yharnam. Niente è già scritto, il vostro destino è unicamente nelle vostre mani. E nella vostra paura.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
8.0
Contesto di gioco
8.0
Controlli/Gameplay
8.5
Dimensione artistica
9.5
Intrattenimento
8.5

Sommario

Per questi motivi Bloodborne diventa immediatamente una pietra miliare dell'attuale generazione, un'opera d'arte che rende la PS4 di Sony un must have.
Aurelio Vindigni Ricca
Fotografo e redattore sul web, caporedattore di Cinefilos Games e direttore editoriale di Vertigo24.
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Per questi motivi Bloodborne diventa immediatamente una pietra miliare dell'attuale generazione, un'opera d'arte che rende la PS4 di Sony un must have.Bloodborne: la recensione, oltre la nebbia dell'incubo